Regia:
Gian Luigi Polidoro. Soggetto e Sceneggiatura: Rodolfo Sonego. Fotografia.
Roberto Forges Davanzati. Montaggio: Raimondo Crociani, Laura Caccianti. Scenografia.
Luciano Spadoni, Renato Lori. Costumi: Luciana Marinucci, Roberta Guidi Di
Bagno. Trucco: Luciano Giustini. Musiche: Umberto Smaila. Produttore: Claudio
Bonivento. Casa di Produzione. Numero Uno Cinematografica, Reteitalia. Interpreti:
Jerry Calà (Luigi), Angelo Infanti (Antonio), Antonella Interlenghi (Paola),
Annie Papa (Athena). Durata. 93’. Genere: Drammatico.
Luigi
(Calà) lavora in una fabbrica del trevigiano, vive con Paola (Interlenghi), moglie
depressa, sempre sotto psicofarmaci, sogna di comprare un bar (vede l’insegna
sotto casa) e cerca di trovare il modo per guadagnare i soldi che gli servono. Pensa
a un finto infortunio sul lavoro, perdere un braccio gli procurerebbe una discreta
somma, ma quando sente dire che cercano personale in Norvegia per lavorare su
una piattaforma artica, decide di partire. Arrivato sul posto di lavoro,
conosce il connazionale Antonio (Infanti) che gli rende sopportabile la permanenza,
trova Athena (Papa), una donna con cui ingannare la solitudine, infine comprende
diverse cose sul passato del collega che lo riguardano da vicino.
Paola aveva
stipulato una polizza (rivelatasi fasulla) con il presunto amico, pagando il
contratto con l’orologio d’oro del marito (ricordo del padre), quindi era andata
a letto con lui. Tutte cose che Calà, al ritorno, terrà per sé, pur facendo
capire alla moglie di sapere ogni cosa, mostrando il vecchio orologio,
decidendo di mettere una pietra sul passato e ricominciare insieme. Un film
scritto da Rodolfo Sonego, destinato ad Alberto Sordi, girato in mezzo alle
nevi perenni della Norvegia con tecnica a metà strada tra il documentaristico e
il televisivo. Jerry Calà è impegnato in un’interpretazione non strettamente comica,
non se la cava male, ma il soggetto sembra troppo diluito, al punto che
attendiamo il finale sempre dietro l’angolo.
La fine perfetta sarebbe dopo un
grave incidente sulla piattaforma con Antonio che rischia la vita per salvare Luigi;
in ospedale pare che l’amico sia morto, fino a quando (con un labiale vaffanculo) fa capire a tutti di averla
scampata. Regista e sceneggiatore, purtroppo, vanno avanti imperterriti,
allungano un brodo abbastanza insipido, mostrano litigi tra amici, partite a
poker (con carte italiane), vincite milionarie e un ritorno a casa con la consapevolezza
di un tradimento.
Troppo lento il montaggio, anonima la fotografia - nonostante
i paesaggi stupendi -, monocorde la colonna sonora, sceneggiatura in affanno,
il film termina lentamente, tra sbadigli e noia. Un’ambientazione perfetta per
un documentario ma i tempi sono più vicini alla necessità di comunicare informazioni
che ai ritmi spettacolari. Nel grigiore di un’opera trascurabile, si salvano
Calà e Infanti, coppia ben assortita, con qualche battuta d’altri tempi del
primo (Per me vanno bene tutti: froci, lesbiche,
intellettuali!) e un po’ di romanesco alla Milian/Amendola del secondo. Girato
tra Pieve di Soligo (titoli di testa) e la Norvegia (Comune di Alta, contea di
Finnmark). Leitmotiv del film: un
orologio d’oro da tasca, che è la chiave di tutto.
Gian
Luigi Polidoro (Bassano del Grappa, 1928 - Roma, 2000) - allievo di Francesco Pasinetti,
diplomato al Centro Sperimentale, grande vecchio del nostro cinema e ottimo
documentarista - è alla sua ultima prova d’autore. La costante della sua opera
è l’analisi dei comportamenti degli italiani all’estero, cosa che affronta
anche in Sottozero, come aveva già
fatto ne Il diavolo (interpretato da
Alberto Sordi) e ne Le svedesi,
sulla differenza tra italiani e svedesi in tema di sesso. I suoi film non strettamente
documentaristici (Terra di pastori, Gente della laguna, Festa delle gondole …) stigmatizzano il provincialismo della cultura
italiana e approfondiscono argomenti di natura erotica. Tra i lavori di un
certo interesse: Una moglie americana
(1964), Sadik (episodio di Thrilling, 1965), Una moglie giapponese? (1968), Satyricon
(1973), Fischia il sesso (1973), Permette signora che ami vostra figlia? (1973).
Gian Luigi Polidoro
Il mio cinema è su Futuro Europa:
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