di Luigi
Nasca (1974)
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Luigi Nasca. Aiuto
Regista: Maria De Simone. Montaggio: Giuseppe Giacobino, Erminia Marani.
Fotografia: Giuseppe Aquari. Scenografia e Arredamento: Giorgio Luppi. Costumi:
Mario Giorsi, Fiamma Bedendo. Musiche: Sante Maria Romitelli. Edizioni
Musicali: Rolex - Curci. Operatore alla Macchina: Emilio Giannini. Assistente
Operatore: Carlo Aquari. Colore: Telecolor. Teatri di Posa: Dear spa (Roma).
Presenta: Nicolaas J. D Wit. Distribuzione: Lifeguard. Produttori Esecutivi:
Enzo Giulioli, Rinaldo Marsili. Produttore: Roel Bos. Casa di Produzione:
Belial Film srl. Interpreti: Valeria Moriconi, Al Cliver (Pier Luigi Conti),
Janet Agren, Cinzia Bruno, Giancarlo Marinangeli, Leopoldo Trieste, Pia Morra, Giancarlo
Badessi, Daniele Dublino, Luigi Gatti, Maria Tedeschi, Marina e Franca
Chiummarulo, Winni Riva, Carlo Monni, Nerina Montagnani, Valentino Macchi,
Orazio Stracuzzi, Luca Sportelli, Barbara Herrera, Clara Colosimo, Rina
Franchetti, Marisa Traversi, Dada Gallotti.
Il termine saprofita, dal greco saprós (marcio) phytón
(pianta), indica quegli organismi (funghi…) che si nutrono di materia organica
morta o in decomposizione. Luigi Nasca, in un convincente esordio, racconta la
vita di Ercole (Cliver), un ex seminarista bello e dannato, quasi muto dopo un
grave trauma, che viene assunto da una baronessa (Moriconi) e riesce a
trasformarsi in un saprofita umano.
Ercole diventa l’amante della baronessa, l’amico fidato del figlio paralitico
(Marinangeli), la preda maschile da concupire per la figlia (Bruno), assorbendo
la linfa vitale dal vuoto e gretto ambiente alto borghese che lo circonda.
Sergio Nasca, assistente di Marco Bellocchio, rompe tutte le convenzioni del
cinema italiano e realizza un’opera interessante, ricca di personaggi privi di
redenzione, ben calati in una decadente e torbida atmosfera meridionale. Primo
film di Al Cliver (Pier Luigi Conti), in una parte insolita, visto che dopo
interpreterà quasi esclusivamente action
movie, horror, western e cinema fantastico. Carlo Monni debutta con la
caratterizzazione di un santone - cialtrone e - coadiuvato da Nerina Montagnani
- mette in ridicolo la credulità popolare e la fede nei miracoli.
La pellicola
è girata per gli esterni a Ostuni, in Puglia, con molte sequenze rubate a
Lourdes, usando lo zoom come si faceva negli anni Settanta, tra i pellegrini in
fila per ottenere la grazia. Molte soggettive dei protagonisti, piani sequenza,
intensi primi piani e una straordinaria fotografia pugliese, tra case bianche e
vicoli stretti di paese. La tecnica del flashback
è usata con proprietà per raccontare il passato da seminarista di Ercole, ma
anche una gretta famiglia di origine che lo avrebbe voluto prete per risolvere
i problemi economici.
Nasca non salva nessuno: la baronessa è la borghesia
terriera priva di scrupoli, ma anche i poveri non sono migliori, ripresi in
tutta la loro piccolezza e amoralità. La famiglia baronale è un coacervo di
difetti e di rapporti malsani. Il figlio paraplegico, Parsifal, è innamorato
della madre (porta a letto una sua gigantesca fotografia), spia la sorella Brumilde
mentre si spoglia ma di fatto la odia. Non esiste amore nei rapporti familiari.
Il barone - un generale in pensione - si suicida dopo essere stato isolato da tutti
e trattato con disprezzo da moglie e figli. Pure lui non è una vittima, perché
si è rovinato la salute con le prostitute dei bordelli di città. Il funerale
sfarzoso e il finto dolore che la moglie mette in scena è un inno all’ipocrisia
borghese e alle convenzioni religiose. Bravissimo Leopoldo Trieste come laido
parroco di paese che approfitta della situazione per farsi sovvenzionare un
pellegrinaggio a Lourdes. Bene Cinzia Bruno nei panni di una sorella che odia
madre e fratello, vorrebbe concupire Ercole, ma non ci riesce, contesta
l’ambiente borghese, ma ne fa parte come degna componente.
Colonna sonora
eccellente, composta al piano e al violino, che sottolinea i momenti più
drammatici e a tratti confeziona una suspense
da film thriller. Alcune sequenze erotiche sono ottime, vedono all’opera
Valeria Moriconi - mai così nuda e disinibita - con l’aitante Al Cliver, ma
ricordiamo anche Janet Agren - pellegrina a Lourdes - concupita da Ercole nelle
sequenze finali. Teresa (Agren) sembra l’unico personaggio positivo della
storia, presentata come una donna angelicata, che porta la nonna a Lourdes in
cerca di un miracolo - ma il vero
miracolo è imparare a convivere con il proprio destino, afferma - e lascia
intuire una speranza d’amore per Parsifal. Niente da fare. Pure lei cade nella
rete del saprofita, getta nella
disperazione il ragazzo e lo spinge verso la morte. Ercole è un personaggio
interessante che Al Cliver interpreta con bravura silenziosa, un uomo che si
guadagna la fiducia di tutti, soprattutto del ragazzo, ma finisce per ucciderlo
facendolo precipitare lungo la tromba delle scale.
L’ultima sequenza del film
vede Ercole riacquistare la voce e gridare al miracolo costringendo alla
preghiera gli ospiti dell’albergo. Un dramma erotico - psicanalitico, che mette
in scena la rappresentazione del complesso di Edipo, molto bellocchiano (I pugni in
tasca), una feroce accusa contro la corruzione della borghesia e una
stigmatizzazione della famiglia - inferno quotidiano, ma anche un lavoro
polemico nei confronti della religione cattolica e della credulità popolare. Da
recuperare, in dvd, visto che è reperibile un’edizione Cecchi Gori. Peccato che
il romano Luigi Nasca (1937 - 1989) abbia girato soltanto sei film, perché la
sua feroce polemica e la rabbia contro convenzioni e ambienti borghesi
avrebbero potuto produrre risultati interessanti. Tra le cose migliori
ricordiamo il dissacrante Vergine e di
nome Maria (1975), che ebbe
qualche problema con la bigotta censura del tempo e il suo ultimo film - La posta in gioco (1988) - girato un
anno prima della morte, un interessante atto di accusa contro certa politica
corrotta.