giovedì 28 luglio 2016

Il cinema erotico di Tiziano Longo



Tiziano Longo (1924 - 1978) proviene da esperienze di attore, direttore della produzione e produttore in proprio di pellicole commerciali. Comincia a fare il regista con un film per ragazzi come Michelino Cucchiarella (1964) per poi dedicarsi quasi esclusivamente a commedie erotiche e sceneggiate napoletane. Nella commedia sexy concentra la sua attenzione sull’erotico provinciale e firma lavori non pregevoli come Sedicianni (1973), La profanazione (1974), La prova d’amore (1974), Lo stallone (1975) e Peccatori di provincia (1976). 


Sedicianni è il film che lancia come protagonista sexy una giovanissima e disinvolta Ely Galleani. Nel cast troviamo Eva Czemerys (mamma) e Giorgio Ardisson (padre), mentre la Galleani è la viziosa figlioletta sedicenne che ruba l’amante alla madre (Antonio De Teffè). Si tratta della prima commedia erotica interpretata da Ely Galleani che si esibisce in alcune scene di nudo malizioso e in atteggiamenti da lolita per irretire l’adulto. Il film fa scalpore, prende un divieto ai minori di anni diciotto, dopo essere stato sequestrato e rilasciato. La produzione sfrutta l’evento per vendere la pellicola ai potenziali guardoni e fa scrivere sui manifesti a caratteri cubitali: “Finalmente libero! In edizione assolutamente integrale. Ecco un film che presenta gli ambigui risvolti del primo abbandono sessuale di una sedicenne”. “Questi film hanno avuto un unico grande merito, ovvero quello di essere stati girati con due lire e aver fatto una montagna di soldi al botteghino. Io presi soltanto un milione per Sedicianni”, confessa Ely Galleani a Cine 70.


Tiziano Longo vuole Ely Galleani anche sul set de La prova d’amore (1974), dramma erotico conturbante che manda in crisi i censori e fa sognare i ragazzini. La pellicola è un melodramma erotico che vede la Galleani accanto a Bruno Zanini, ma anche Jenny Tamburi conferisce un’ulteriore sensualità. La Galleani è una ragazzina illibata che si concede al compagno Bruno Zanin, ma dopo aver dato “la prova d’amore” si accorge che ha sprecato la sua verginità per un poco di buono.


La profanazione (1975) non è commedia sexy, ma rappresenta l’ultimo ruolo erotico per Simonetta Stefanelli che interpreta una suora innamorata di un medico. Nel cast ci sono anche Jean Sorel, Anita Strindberg e Teodoro Corrè. La Stefanelli è una suora - infermiera che lavora in ospedale insieme a un bel medico, si innamora, ci finisce a letto insieme e chiede di sciogliere i voti per sposarsi. I guai cominciano dopo il matrimonio,  perché la ragazza è sessualmente inibita da problemi di coscienza che provocano liti nella vita matrimoniale. Alla fine l’amore trionfa e l’ex suora si lascia andare.  Lo stallone (1975) è scritto da Piero Regnoli e non può essere classificato come una commedia sexy, vista la seriosità del dramma familiare che coinvolge Anna Grapputo, Dagmar Lassander, Gianni Macchia e Giorgio Ardisson. Lo stallone del titolo è il bel Gianni Macchia che se la fa con madre mignotta (Lassander) e figlia loliteggiante (Grapputo).


Peccatori di provincia (1976) è una commedia erotica non eccezionale che passa spesso sui canali satellitari. Nel cast ci sono Renzo Montagnani, Riccardo Garrone, Macha Meril, Lauretta Masiero, Luciana Turina e Femi Benussi. Tiziano Longo dirige un erotico - provinciale di taglio campagnolo che parte da un’eredità contesa e una serie di scene stile Malizia con mutandine rosse sotto il vestito da lutto (Femi Benussi). Riccardo Garrone è l’avvocato che dà buoni consigli su come impugnare un testamento che concede tutto a una figlia naturale del defunto. Renzo Montagnani e Macha Meril sono due ottimi marito e moglie che cercano con ogni mezzo di risolvere a loro vantaggio il problema eredità. L’erede è Daniela Halbriter che veste in modo modesto e alla prima apparizione regala un anonimo spogliarello prima di andare a letto. La pellicola presenta rapporti sessuali da barzelletta con mariti che fanno i loro comodi e mogli frigide, ma il difetto principale sta nella lentezza e macchinosità della trama. Montagnani è un mattatore ma può fare poco per valorizzare un soggetto scontato e poco intrigante. Tutti provano a farsi la ragazzina per prendere possesso dell’eredità, ma nessuno ci riesce. A un certo punto i parenti la drogano per fotografarla nuda insieme a Femi Benussi e sputtanarla moralmente. Montagnani mostra le foto rubate alla ragazzina che esclama: “È opera del demonio!”. Per i parenti serpenti è importante soltanto che la ragazza perda ogni diritto sull’eredità. Alla fine si scopre che la ragazza è una suora, non voleva il denaro ma una famiglia e ha capito di non averla. Lascia tutto al figlio di Montagnani che si è dimostrato buon amico e lo trasforma nella nuova preda degli avidi parenti. Le parti più erotiche della pellicola sono interpretate da Femi Benussi, immancabile sexy cameriera che non lesina nudi quasi integrali. Il film è modesto, lontano anni luce dai migliori lavori della commedia erotica. 

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lunedì 11 luglio 2016

Corrado Farina, regista dei miei sogni


Muore Corrado Farina e per me muore un amico, non il regista di Hanno cambiato faccia e Baba Yaga. Muore l’intellettuale colto, gentile e raffinato che conobbi a Livorno, in occasione di un Joe D’Amato Horror Festival dove incontrai un sacco di gente sgradevole e poco interessante, al punto che fu in tale occasione decisi di non frequentare più i festival di cinema. Il solo bel ricordo legato a quelle tre giornate livornesi di quasi quindici  anni fa resta Corrado Farina, che presentò al Cinema Gran Guardia il suo Hanno cambiato faccia su grande schermo. Adesso quel che resta del Gran Guardia è solo il nome, non è lo stesso cinema ma una tristezza. Muore Corrado Farina e io ricordo l’umiltà di un grande regista nello scendere a Piombino per ritirare un Premio Cappelletti alla carriera, parlare di cinema in una saletta di periferia, raccontare i suoi sogni. 


Muore Corrado Farina e io mi ricordo tutti i libri che ci siamo scambiati nel corso di tanti anni passati a vergare passioni sui fogli. Ricordo la sua rubrica su Nocturno, dove scrisse molto bene di un mio libro su Fellini e la lunga intervista che mi concesse per la Storia del Cinema Horrior Italiano volume 4 (“Cosa cavolo c’entro io con l’horror?” mi chiedeva stupito). Ma tra di noi era scoccata una scintilla, una sorta di affinità elettiva, un reciproco concederci che entrambi qualcosa di interessante l’avevamo fatto, lo stavamo facendo. Certo, lui molto più di me, in tutti i sensi. 


E se c’è una cosa di cui vado orgoglioso è di aver pubblicato la sua autobiografia, Attraverso lo specchio - film fatti e film visti, che nasce da una mia idea, da un mio input. Ci vedemmo in uno squallido bar di Venturina, in una giornata di pioggia per firmare il contratto, come se tra me e lui fossero serviti i contratti, ma Corrado era un uomo preciso, al limite della pignoleria. E il contratto andava firmato. Venne da me a Venturina, in compagnia della sua signora, ci vedemmo per l’ultima volta, gli detti il mio libro su Franco & Ciccio, poi ci siamo messi a fare il libro, che per fortuna è uscito. Ricordo che a un certo punto lo chiamò al telefono suo figlio Alberto e lui con la grande modestia che lo contraddistingueva gli disse: “Sai che c’è un editore folle che vuole pubblicare un libro sulla vita di tuo padre?”. Ecco tutto quel che mi resta di Corrado, a parte i suoi film, i suoi libri, le sue parole. Ecco che mi viene ancora a mente il suo stupore: “Ma tu pensi che ci sia davvero qualcuno disposto a leggere quel pensa Corrado Farina sul cinema?” Penso proprio di sì, Corrado. Penso proprio di sì. Come so che mi mancherai.

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