di Massimo Dallamano
Regia:
Massimo Dallamano (Max Dillman). Soggetto: Luis L. Moreno, Juan C. Sainz.
Sceneggiatura: Romano Migliorini, Giambattista Musetto. Fotografia: Emilio
Foriscot. Montaggio: Gianmaria Messeri. Scenografia. Jaime Perez Cubero.
Costumi: Carlo Gentili. Trucco: Dante Trani. Produttore Solly V. Bianco. Case
di Produzione: Epic Film, Hesperia Films. Genere: Western. Durata: 91’. Interpreti:
Enrico Maria Salerno (Richard Martin), Terry Jenkins (Ricky Shot), Venantino
Venantini (Billy Kane), Maria Martin (Betty Starr), Marco Guglielmi (Kramer),
Cris Huerta (Vigonza).
Massimo Dallamano
(Milano, 1917 - Roma, 1976), frequenta il Centro Sperimentale, debutta come
operatore di documentari e direttore della fotografia. Per oltre vent’anni
direttore della fotografia, attività nella quale eccelle, dal bianco e nero al
colore, senza soluzione di continuità. Passa alla regia a cinquant’anni, dopo
aver collaborato ai western di Sergio Leone, nel 1967, con lo pseudonimo di Max
Dillman, debuttando con Bandidos.
Tra i suoi lavori migliori, tutti nel cinema di genere, ricordiamo l’erotico Le malizie
di Venere (1969) con Laura Antonelli, il thriller Cosa avete fatto a Solange? (1972), il sexy Innocenza e turbamento
(1974) e il poliziottesco La polizia chiede aiuto (1974). Molto
interessanti due pellicole ricche di suggestioni horror come Il Dio chiamato Dorian (1970) e Il
medaglione insanguinato - Perché?
(1975).
Ci
siamo occupati spesso di Massimo Dallamano, nei libri sul cinema horror
italiano e nei volumi dedicati alla commedia sexy, ma non avevamo avuto modo di
apprezzare Bandidos, il debutto assoluto.
Grazie a Cine 34 abbiamo visto questo western violento e crudo (vietato ai
minori!), interpretato dal grande Enrico Maria Salerno e da due buoni comprimari
come Venantino Venantini e lo sconosciuto americano Terry Jenkins. Un revenge movie - come ben lo definisce
Matteo Macini nel fondamentale Spaghetti
Western (volume 2) - puro cinema della vendetta in salsa western, ricco di
originali soluzioni di regia. Il film, girato in Spagna, prodotto dall’egiziano
Solly V. Bianco, scritto da Luis L. Moreno e Juan C. Sainz, narra la voglia di rivalsa
di un vecchio pistolero (Salerno) nei confronti di un ex allievo (Venantini) che
gli ha distrutto le mani con due colpi di pistola.
Il vecchio crede di aver
trovato in un ragazzo evaso di galera (Jenkins) la persona adatta per compiere
la vendetta, per questo motivo lo prende con sé e lo allena nel tiro al
bersaglio. La vendetta sarà compiuta, alla fine del film, non come il vecchio
avrebbe voluto, perché lui stesso non ne uscirà vivo. Soggetto iberico, sceneggiatura
tutta italiana (Romano Migliorini e Giovanbattista Musetto), abbastanza
prevedibile, anche se un ispirato Dallamano rende godibile il film grazie a carrelli,
panoramiche, soggettive e piani sequenza d’autore. Il vecchio west è descritto
come faceva Sergio Leone, tra polvere e vento, sporcizia e cani randagi,
assalti al treno e risse da saloon in mezzo a procaci ballerine.
Molto
realistico, anche se i personaggi sono appena tratteggiati (soprattutto il
ragazzo e il cattivo), il solo carattere approfondito è quello del vecchio,
reso magistralmente da Salerno. Scene piuttosto crude con inquadrature in primo
piano degli omicidi, molto sangue che per anni ne ha decretato l’impossibilità
di trasmetterlo in televisione, adesso aggirata con qualche rapido taglio.
Tra
le cose migliori: l’assalto al treno con la truce carrellata dei morti, l’uccisione
di un bandito nel saloon sotto il quadro di Sardanapalo, il buco nel cappello
di un pistolero con la mdp che riprende da una singolare ottica visiva e le
originali sequenze del duello finale. Un film ricco di suspense e di tensione
narrativa, da vedere non solo per interessi storici ma anche perché invecchiato
molto bene. Ottimo debutto alla regia di un nostro grande artigiano.
Il mio cinema è su Futuro Europa:
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