sabato 27 gennaio 2018

A Bigger Splash (2015)

di Luca Guadagnino

Regia: Luca Guadagnino. Soggetto: Alain Paige. Sceneggiatura: David Kajganich. Fotografia: Yorick Le Saux. Montaggo: Walter Fasano. Scenografia: Maria Djurkovic. Costumi: Giulia Piersanti. Produttori: Michael Costigan, Luca Guadagnino. Produttori Esecutivi: Olivier Courson, Ron Halpern, David Kajganich, Marco Morabito. Case di Produzione: Frenesy Film Company, Cota Film, Mibact, Sicilia Film Commission. Distribuzione: Lucky Red. Durata: 120’. Genere. Drammatico. Interpreti: Ralph Fiennes (Harry Hawkes), Tilda Swinton (Marianne Lane), Dakota Johnson (Penelope Lanier), Matthias Schoenaerts (Paul De Smedt), Aurore Clémente (Mireille), Corrado Guzzanti (maresciallo dei carabinieri), Elena Bucci (Clara), Lily McMenamy (Sylvie)



A Bigger Splash vorrebbe essere una sorta di remake de La piscina (1969) di Jacques Deray, un omaggio a una pellicola che vedeva protagonisti Alain Delon, Romy Schneider, Maurice Ronet e Janet Birkin. La storia è molto simile, quasi ricalcata pedissequamente - e non se ne comprende l’utilità - a parte la suggestiva ambientazione siciliana e i collegamenti con il mondo della musica rock. In breve la storia. Marianne Lane (Swinton) è una grande rockstar, operata alle corde vocali si reca a Pantelleria con il giovane fidanzato Paul (Schoenaerts), fotografo, ex alcolista e aspirante suicida. Un bel giorno arriva Harry (Fiennes), produttore discografico e vecchio amante di Marianne, con la figlia Penelope (Johnson). Comincia una strana storia di seduzioni incrociate, una certa simpatia pare rinascere tra Harry e Marianne, cosa che manda in crisi Paul. Finale melodrammatico quanto comico - una caratteristica dei film di Guadagnino - con la scazzottata in piscina tra Harry e Paul e la morte del primo, annegato dal secondo. I carabinieri indagano, ma un buffo Guzzanti - che quando parla siciliano sembra Franco Franchi - non giunge a capo di niente, in compenso insegue la diva del rock sotto la pioggia per chiederle un autografo. La figlia del defunto rientra a casa in aereo mentre la coppia dei fidanzati è libera di tornare alla propria vita. 



Fischi a non finire a Venezia, più che meritati, pure se agli americani - di bocca buona - pare che questa storia raffazzonata e mal copiata da un vecchio film sia piaciuto un sacco. Pochi i pregi di un lavoro inutile: la fotografia sicula (che si fa da sola), la colonna sonora e gli attori, tutti piuttosto bravi (a parte Guzzanti che è penoso) ma diretti senza nerbo e costretti a recitare un copione strampalato. La sceneggiatura è prevedibile e insulsa, il montaggio è lento e compassato, la tecnica di regia molto più classica del precedente Io sono l’amore, ma sempre condizionata dall’uso frenetico del piano sequenza, della soggettiva, della panoramica documentaristica, dei particolari inutili e dei primissimi piani. I film di Guadagnino cominciano con buone speranze, si perdono con il passare dei minuti, naufragando in un mare di banalità, approdano a finali sconcertanti, eccessivamente drammatici, da rasentare il trash e la comicità involontaria. Lavori esteticamente perfetti, meri esercizi di stile che non lasciano niente, se non un senso di fastidio per il tempo sprecato nel seguire i voli pindarici di un imitatore di Antonioni. A Bigger Splash è davvero il niente fatto cinema, pellicola sprecata avrebbe detto Fernando di Leo. 


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giovedì 4 gennaio 2018

Colpo di luna (1995)

di Alberto Simone









Regia: Alberto Simone. Soggetto e Sceneggiatura: Alberto Simone, Gioia Magrini, Dido Castelli. Fotografia: Roberto Benvenuti, Romolo Eucalitto. Montaggio: Enzo Meniconi Kohout. Musiche: Vittorio Cosma. Scenografia: Andrea Crisanti. Costumi: Beatrice Bordone, Luigi Bonanno. Produttore: Roberta Manfredi, Alessandro Olivieri. Paesi di Origine: Italia, Paesi Bassi. Durata: 86’. Genere: Drammatico. Interpreti: Tchéky Karyo, Nino Manfredi, Isabelle Pasco, Jim Van Der Woude, Johan Leysen, Mimmo Mancini, Paolo Sassanelli, Andrea Cagliesi, Davide Cincis, Barbara De Luzenberger, Andrea Giudici, Annelie Harrysson, Cinzia Mascolo, Vasco Mirandola, Daniela Rompietti, Anouschka Sarafzade, Anna Scaglione, Francesco Scali, Francesco Guzzo, Giacinto Ferro, Turi Scalia.

Colpo di luna è l’interessante opera prima di Alberto Simone - apprezzato da Nanni Moretti - presentata al Festival di Berlino, dove è stata premiata soltanto per la bravura del cast di contorno. A nostro parere ci sono molti aspetti che rendono la pellicola importante nell’asfittico quadro cinematografico dei nostri anni Novanta. Prima di tutto la tematica disagio mentale, affrontata con leggerezza e profondità, per non parlare di una delle ultime ottime interpretazioni di Nino Manfredi. In sintesi la trama. Lorenzo (Karyo, doppiato da Roberto Pedicini) torna in Sicilia dopo la morte della madre, nella casa della sua infanzia, che deve restaurare e vendere. Prende contato con Salvatore (Manfredi) che si presenta alla villa con due insoliti aiutanti che soffrono di turbe psicologiche. Lorenzo si rende conto che a casa di Salvatore si è insediata una vera e propria comunità diretta da uno psicologo (Leysen), che si prende cura di ragazzi affetti da disagi mentali. Salvatore ha un figlio schizofrenico (Mancini) che cura con affetto, nella consapevolezza che la sua assenza nel momento del bisogno ha aggravato la malattia mentale. La madre è morta nel darlo ala luce e Salvatore è tornato a casa dalla Germania - dove si trovava per lavoro - solo cinque anni dopo. Lorenzo è uno scienziato che si occupa di buchi neri e problematiche astrofisiche, in un primo tempo vorrebbe scappare e tornare prima possibile al suo lavoro, ma poco a poco si affeziona alla comunità, vive una sorta di rapporto sentimentale con Luisa (Pasco), comincia a curare i ragazzi e decide di restare. Perfetta l’interpretazione degli attori che si calano in maniera credibile nelle turbe psichiche che devono rappresentare, dopo lunghe fasi di studio a contatto con veri malati di mente, insieme al regista e agli autori. Il film è ben sceneggiato, a parte alcuni dialoghi un po’ retorici e diverse sequenze (ben fotografate) meramente calligrafiche. Il regista cita Il posto delle fragole di Ingmar Bergman con la tematica del ritorno a casa e della riscoperta dell’infanzia grazie alle cose che si rivedono con gli occhi nuovi dell’età adulta. Tra tutti è emblematico l’episodio dell’automobile di famiglia riscoperta nel garage e rimessa in sesto per spostarsi, che produce alcuni flashback di un Lorenzo bambino seduto nei sedili posteriori. Citato esplicitamente Il dormiglione di Woody Allen, sia nel contenuto che nel dialogo della poetica sequenza. Abbiamo il tema della diversità tra Sud e Nord, la vita che va sempre di fretta, presa troppo sul serio dai milanesi, contro il fatalismo meridionale e i tempi lenti della calda Sicilia. Nino Manfredi è straordinario - pur con il suo accento ciociaro -  come vecchio lavoratore siculo, ignorante ma tutto cuore, innamorato di suo figlio e della vita. Tchéky Karyo nei panni del protagonista sfoggia sempre la stessa espressione, non è il massimo della recitazione mimica, ma in definitiva compie con diligenza il suo dovere. Contributi comunitari alla realizzazione del film  per il tema portante prettamente sociale e per aver affrontato l’argomento disagio mentale con spirito didattico (e mai didascalico). Ottima la colonna sonora realizzata da Vittorio Cosma, che si avvale di alcuni pezzi classici e sinfonici.

Alberto Simone (Messina, 1956) gira nella sua Sicilia un’opera prima ispirata e compiuta, proviene da esperienze di psicologo e psicoterapeuta, quindi conosce bene il tema di cui parla. Candidato al David di Donatello come miglior regista esordiente, ha la sfortuna di incontrare sulla sua strada uno straordinario Paolo Virzì. Produce Dauphin Film Company, fondata insieme alla moglie Roberta Manfredi (figlia di Nino), mentre il suocero collabora come attore in un ruolo che gli calza a pennello. Globo d’Oro alla migliore opera prima, assegnato dalla stampa estera. Simone non ha più girato niente per il cinema, ma ha cominciato una proficua attività come regista televisivo e sceneggiatore Rai. Ricordiamo tra i molti lavori realizzati nei due ruoli: Linda e il brigadiere (2000), Una storia qualunque (2000) - sempre con Nino Manfredi protagonista -, Un difetto di famiglia (2002), Le ragioni del cuore (2002), In nome del figlio (2008), Il commissario Manara (2009 - 2011), L’ultimo papa re (2013).

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