mercoledì 26 agosto 2015

Emanuele Mattana e il progetto Z - Area


EMANUELE MATTANA E IL PROGETTO Z-AREA

Abbiamo avvicinato il regista e sceneggiatore Emanuele mattana che ci ha parlato di un suo interessante progetto legato al tema che da anni gli sta più a cuore: gli zombi. Sentiamo che cosa ci ha detto.


In un momento in cui sembra che a registi indipendenti e non solo piaccia far fare agli zombie qualsiasi cosa, noi rimaniamo fedeli e nostalgici al modello romeriano! La sequenza di apertura della puntata zero del nostro progetto Z-Area vuole essere anche un omaggio ai tradizionali zombie lenti e decadenti.

Anche per questo motivo ci siamo appassionati alla serie tv prodotta da Asylum e messa in onda dal canale Sci-Fi (in Italia AXN), Z-Nation: per i riferimenti classici e ironici alla tipologia tradizionale di zombie, al di là delle situazioni assurde in cui sono inseriti!

Z-Area vuole essere un spin-off di Z-Nation. Una (web) serie ambientata nello stesso scenario e contesto della narrazione originale, ma con protagonisti e situazioni parallele e differenti.


Per ora abbiamo girato un pilot intitolato “Z'n'Chips”, la cui lavorazione si è conclusa verso fine luglio, dopo un mese circa di riprese, montaggio e post-produzione. Esportato il video abbiamo inoltrato tutto ad Asylum e ai contatti che abbiamo preso nel corso dei mesi.

Emanuele (Mattana) è, infatti, il curatore del sito italiano ufficiale di Z-Nation (www.znation.it) ed è costantemente in contatto diretto con la produzione della serie per quanto riguarda la diffusione sulle pagine web italiane di materiale informativo e immagini inedite. Dopo un certo interesse dimostrato nei confronti del progetto, ora siamo in attesa di sviluppi e di feedback più completi sul lavoro concluso! Sappiamo che potrebbe volerci del tempo, ma rimaniamo fiduciosi!


Z-Area è un progetto ideato da Emanuele Mattana (www.sognihorror.it, www.znation.it) e Marco Lamanna (www.blackduckmovies.com). La stesura del soggetto e della sceneggiatura dell'episodio pilota è stata seguita insieme, così come l'intera produzione della puntata e tutte le scelte artistiche. Marco Lamanna ha curato la regia e le riprese, lavorando poi personalmente alle varie fasi della post produzione (montaggio, effetti visivi ecc.). Le musiche principali sono state affidate alla bravissima Aurora Rochez, con il contributo di alcuni brani di Luca Auriemma e Cullah.


Nel cast del primo episodio troviamo, oltre agli attori principali Luz Lattanzi, Romeo Tofani e Alessandro Cerri, una partecipazione di Michael Segal, ben noto al pubblico della scena indipendente italiana e non solo, e Loris Pagani, già apparso in diverse produzioni targate Blackduck (Hello Bingo, Rapito). Il trucco sul set è stato realizzato da due unità distinte: Chiara MechanicDoll Mariani e la crew composta da Jlenia Paradiso, Martina Micheletti, Emanuele Mattana e Davide del Vitto.

In attesa di capire come potere portare avanti questo progetto, in allegato è possibile vedere la sequenza iniziale (opening title) e la sigla ufficiale della serie!

Opening title

Sigla

oltre ai vari riferimenti web:





http://www.youtube.com/user/BlackDuckTube/

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Buon compleanno, Annamaria!



Buon compleanno, Annamaria Rizzoli! pubblichiamo questa breve filmografia commentata in occasione del suo 62esimo compleanno. La bella attrice è nata il 26 agosto 1953.  Annamaria Rizzoli è una delle attrici italiane più belle e desiderabili degli anni Ottanta, ma purtroppo per lei il cinema non ha saputo utilizzarla al meglio delle sue doti. Nasce negli anni Cinquanta (non c’è certezza sulla data) e resta famosa come “il seno più bello d’Italia”, ma anche come sexy testimonial vestita da Babbo Natale del liquore Stock. La Rizzoli è una bella ragazza bionda, alta e formosa, dallo sguardo finto ingenuo e ammaliante, che fa parlare di sé soprattutto grazie agli spogliarelli televisivi durante la trasmissione Playboy di mezzanotte condotta da Enzo Tortora e Lucio Flauto. Sa gestire bene la sua immagine e si spoglia anche sulle pagine della rivista patinata per adulti Playboy, fino a quando nel 1979 riesce addirittura a condurre il Festival di Sanremo accanto a Mike Bongiorno. In televisione la ricordiamo insieme a Walter Chiari (con cui ha avuto una lunga relazione) e Vittorio Caprioli nel programma comico - musicale Io te tu io (1979). Per la televisione recita anche nello sceneggiato a puntate I ragazzi di celluloide di Sergio Sollima con Massimo Ranieri. Annamaria Rizzoli è stata oggetto di una “proposta indecente” - in tempi antecedenti l’uscita del famoso film - da parte di un industriale milanese che offrì ottanta milioni per una notte d’amore con lei.



La sua carriera cinematografica si concentra in pochi anni (1979 - 1982) e rappresenta il canto del cigno della commedia sexy, che mette in campo una delle sue rappresentanti più belle proprio quando le idee sono in via di esaurimento. Edwige Fenech sta passando al cinema d’autore e si spoglia sempre meno, Annamaria Rizzoli rappresenta l’alter ego biondo della Fenech e si spoglia con generosità sul set per una manciata di commedie sexy che le fanno toccare l’apice della popolarità nel 1980. Il suo debutto cinematografico avviene nel 1976 con Milano… difendersi o morire di Gianni Martucci, dove recita accanto a Marc Porel in un poliziottesco cult quasi introvabile che vede nel cast anche Gorge Hilton e Al Cliver. Annamaria Rizzoli è la cugina del perfido boss Al Cliver che la costringe a battere sui marciapiedi di Milano, mentre Hilton (commissario di polizia) e Porel (malvivente galantuomo) si alleano per combattere i suoi loschi traffici. Un film dal budget abbastanza ricco ma che non decolla soprattutto per colpa di una regia che non impone il dovuto mordente alla pellicola. Il vero debutto nel cinema sexy avviene dopo l’inizio della love story con Walter Chiari che lancia definitivamente Annamaria Rizzoli. Stiamo parlando dell’episodio Prete per forza del film Ride bene chi ride ultimo di Marco Aleandri (1978), una commedia di grana grossa (come la definisce Mereghetti) composta da quattro barzellette recitate da Gino Bramieri, Pino Caruso, Walter Chiari, Orchidea De Sanctis, Macha Méril e Luciano Salce. Non è un capolavoro, però si ride.



Dove vai in vacanza? è un altro film a episodi del 1978 e rappresenta la prima interpretazione da protagonista della Rizzoli a fianco di un ottimo Paolo Villaggio. L’episodio che riguarda la bionda attrice si intitola Sì buana ed è diretto dal grande Luciano Salce che la mette sul set nei panni di una seducente cacciatrice. Il film è davvero ottimo, uno dei migliori prodotti degli anni Settanta, composto da tre episodi intrisi di umorismo e trovate geniali. I registi dei tre episodi sono Mauro Bolognini, Luciano Salce e Alberto Sordi che collaborano per lasciare tre ritratti memorabili dell’Italia di fine anni Settanta. Sì buana è scritto da Continenza e Scarpelli ed è una sorta di parodia di un romanzo d’avventura ambientato in Africa, con un Villaggio scatenato a suon di rutti e circuito dalla bionda Rizzoli. L’episodio racconta le disavventure di Villaggio coinvolto nell’omicidio dell’amante della Rizzoli (Daniele Vargas) e si ricorda soprattutto per il sexy costume panterato della bionda attrice. Villaggio è molto bravo e le scene comiche da allupato cronico alle prese con tanta bellezza sono memorabili, come quando lei si infila nuda dentro al suo sacco a pelo. Memorabili anche gli altri due episodi: Sarò tutta per te, con un grande Ugo Tognazzi coadiuvato da Stefania Sandrelli e da una nudissima Lorraine De Selle, e Le vacanze intelligenti, con il mattatore Alberto Sordi in una delle sue regie più ispirate. Non concordo con il pesante giudizio di Piero Mereghetti che definisce i tre episodi “pecorecci, inutili e qualunquisti”. Si tratta di uno dei migliori film a episodi degli anni Settanta, per certi versi assolutamente memorabile e da rivedere.



Annamaria Rizzoli recita anche nel pessimo Play motel di Mario Gariazzo (1978), un thriller debole che prima di uscire viene infarcito di sequenze hard recitate da altre attrici. Quando la Rizzoli viene a sapere questa cosa abbandona il set scandalizzata, insieme a Ray Lovelack e allo stesso Mario Gariazzo che è del tutto estraneo alla manipolazione. Pare che l’attrice non abbia neppure ricevuto l’intera cifra pattuita perché il cachet veniva pagato ogni settimana e lei non aveva ancora riscosso. La produzione riesce a far uscire il film cucendo le poche scene girate da Gariazzo con le nuove sequenze hard. Marco Giusti definisce il film come “una divertente pornocommedia diretta dal re del trash Mario Gariazzo in doppia versione soft e hard”, pure se le cose stanno diversamente. Gariazzo dirige solo un thriller un po’ spinto ma poi ci pensa la produzione addizionando al lavoro le nuove scene girate da una disinibita Marina Frajese. Il thriller erotico è ambientato in un motel dove il direttore fotografa e ricatta le coppiette che si appartano in intimità. Ray Lovelock e Annamaria Rizzoli sono due sposi novelli coinvolti nella morte della moglie del direttore che ritrovano cadavere nella loro auto. Un film da ricercare perché è diventato un mito del trash.



Riavanti marsh! di Luciano Salce è sempre del 1978 ed è un gustoso film comico ambientato nel mondo delle caserme. Il cast è di lusso: Renzo Montagnani, Silvia Dionisio, Carlo Giuffrè, Olga Karlatos, Alberto Lionello, Aldo Maccione, Paola Quattrini, Annamaria Rizzoli, Adriana Russo, Stefano Satta Flores, Sandra Milo, Gigi Reder e in una parte secondaria c’è persino Carmen Russo. Una vera apoteosi di stelle e di bellezze per un film sexy comico di fine anni Settanta pieno di macchiette divertenti e di personaggi memorabili. Annamaria Rizzoli è Immacolata, la gelosissima moglie siciliana del barone Carlo Giuffrè. La storia racconta di cinque quarantenni richiamati alle armi per un corso di aggiornamento che quando si ritrovano si comportano da ragazzini come vent’anni prima. Una sorta di Amici miei versione caserma che diverte ancora oggi con i suoi ritratti di personaggi eternamente infantili e con poca voglia di prendersi le loro responsabilità. Il servizio militare è descritto come un bel ricordo di un periodo giovanile che non può tornare, ma intanto i protagonisti se la godono e vivono intensamente quel momento spensierato. Se quando arriva la cartolina precetto la vivono come una sorta di punizione, al momento di tornare alle normali occupazioni i cinque richiamati provano solo tanta nostalgia.



Scusi lei è normale? è un tipico gay movie girato sulla scia del successo de Il vizietto di Edouard Molinaro (1978) con Ugo Tognazzi e Michel Serrault. Inutile dire che il film di Lenzi è inferiore a un’opera che ha derivazioni letterarie (vedi la commedia Le Cage aux folles di Jean Poiret), ma resta pur sempre un prodotto commerciale dignitoso e divertente. Scusi lei è normale? ironizza sull’omosessualità senza abbandonarsi alla curiosità morbosa e tratta in modo leggero un argomento difficile da affrontare. Il successo internazionale de Il vizietto produsse sequel meno riusciti come Il vizietto II (1980) e Matrimonio con vizietto (1985), ma anche la divertente parodia Dove vai se il vizietto non ce l’hai? di Marino Girolami. Si tratta sempre di film dove il rapporto omosessuale è rappresentato senza scendere nei particolari erotici, ma ricorrendo a un apparato scenico di mossette e gridolini che fanno sorridere il pubblico. Scusi lei è normale? è scritto, sceneggiato e diretto da Umberto Lenzi che per la parte creativa si fa aiutare da Dardano Sacchetti. Sia il regista che lo sceneggiatore hanno dato il meglio in generi diversi dalla commedia sexy, ma se la cavano con disinvoltura. La fotografia è di Guglielmo Mancori e serve soprattutto a mettere in risalto le forme abbondanti di Anna Maria Rizzoli, le musiche da discoteca piuttosto datate sono di Franco Micalizzi, il montaggio è dell’esperto Eugenio Alabiso, mentre le scenografie sono di Carlo Gentili e i costumi di Antonio Randaccio. Produce Maria Pia Gardini per la Pal Cinematografica. Interpreti principali: Ray Lovelock, Enzo Cerusico, Annamaria Rizzoli, Sammy Barbot, Renzo Montagnani, Aldo Maccione, Marcello Martana, Dante Cleri, Luca Sportelli, Vinicio Diamanti, Susanna Schemmari, Enzo Andronico e Salvatore Jacono. 



La storia è costruita attorno alla bellezza di Annamaria Rizzoli, ballerina provetta, attrice di fotoromanzi porno e figlia di un importante uomo politico. Renzo Montagnani è un integerrimo pretore che tutela la moralità degli spettatori, ma si eccita mentre visiona le pellicole porno sequestrate. Enzo Cerusico interpreta in modo credibile il travestito Nicole, innamorato di Ray Lovelock, che finisce per irretire il pretore di ferro e per  costruire una relazione con lui. Lo schema da commedia degli equivoci prevede Ray Lovelock come nipote del pretore e Anna Maria Rizzoli, castigata figlia di un uomo politico, ma in segreto spregiudicata Mimì Pon Pon. Inutile dire che le grazie della protagonista femminile sono mostrate in abbondanza e che finiscono per convincere Lovelock che forse non è del tutto gay. Il film non è molto uniforme e alterna parti divertenti e rapide ad altre strutturali che si faticano a seguire, ma il ritmo complessivo della commedia raggiunge livelli di sufficienza. Renzo Montagnani è bravissimo come sempre nel ruolo di un pretore integerrimo, figura simbolica che serve a ironizzare sulla censura eccessiva e bacchettona di quel periodo storico. Il pretore lo vediamo all’opera sin dalle prime sequenze quando fa tappare i seni della Rizzoli su un manifesto pubblicitario. Il massimo della comicità e della satira si raggiungono durante la visione dei film sequestrati, quando Montagnani a parole esprime disgusto e riprovazione ma di fatto è parecchio eccitato. “Il senso del dovere mi impedisce di sospendere la proiezione” dice a un sottoposto mentre guarda: Bidella di notte, La pornosuocera, Perversioni intime di un ostetrica e li definisce “film di chiappa e spada”. Il pretore cerca con ogni mezzo di incastrare la Rizzoli che recita nei fotoromanzi porno come Mimì Pon Pon, ma non ci riesce. Non sa che la stessa attrice è figlia dell’onorevole Grisaglia perché lei si è sempre presentata come una ragazza casta e timorata di Dio.



Annamaria Rizzoli è la bellezza attorno alla quale viene costruito il film, i giornali la definiscono “la bomba sexy dell’anno” e la sua popolarità aumenta in un periodo in cui le protagoniste storiche della commedia scollacciata cominciano a rivestirsi. “Era un film simpatico che però non andò molto bene, quando uscì nelle sale. L’abbiamo girato in piena estate a Roma, in una mansarda di via Margutta dove faceva un caldo da impazzire con tutti quei fari accesi” ha detto Annamaria all’intervistatore di Nocturno. La pellicola è anche un omaggio alla bellezza della Rizzoli, che vediamo subito impegnata in una gara di ballo, vestita in modo sensuale con stivaloni rossi a tacco alto e una gonna corta che le scopre il sedere. La sua presenza conturbante mette in crisi il rapporto tra i due gay Cerusico e Lovelock, al punto che il primo si ingelosisce e minaccia di uccidersi. Lenzi realizza un’interessante satira al genere con il personaggio di Enzo Andronico - regista di fotoromanzi porno - che fa recitare la Rizzoli vestita da suora mentre cita vecchi film anni Settanta come Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno. Molto divertente la sequenza con la bella attrice che esce dal set vestita da suora per entrare in farmacia e chiedere un test di gravidanza, ma anche quella dove mostra le cosce nude in auto a un poliziotto arrapato e infine quando scende in mezzo al traffico seminuda e provoca incidenti a ripetizione. Jimmy Il Fenomeno (immancabile presenza trash) grida a ripetizione. “Ho visto la Madonna!”. In questa parte del film, Lenzi si sbizzarrisce in alcune scene acrobatiche che lo hanno reso famoso nel poliziottesco e infatti gli incidenti automobilistici sono molto ben realizzati. Annamaria Rizzoli e Ray Lovelock cominciano la loro relazione nella sala di ballo e si incontrano ancora a casa del pretore quando lei si presenta come la timorata figlia dell’onorevole Grisaglia. Lovelock ha il suo bel daffare a nascondere il fotoromanzo porno con la Rizzoli vestita da sexy suora che poco prima aveva messo tra le carte dello zio. Un’altra sequenza tipica del miglior Lenzi poliziottesco vede una sgommata acrobatica di Lovelock distratto dalle cosce nude della Rizzoli a bordo della sua auto. Non poteva mancare una classica situazione da commedia sexy con la Rizzoli sotto la doccia e la macchina da presa che scruta, come fosse l’occhio indiscreto dello spettatore, glutei e seni esibiti tra acqua e sapone. “Sono ambidestro!” confessa Lovelock eccitato.



Aldo Maccione è un divertente commissario di polizia che non sopporta i gay e nelle prime scene della pellicola indaga sul presunto suicidio di Nicole. A un certo punto il commissario crede che Lovelock sia colpevole di un omicidio, ma prende un granchio dietro l’altro e non ne azzecca una. Quando interviene per sedare la lite tra Cerusico e Lovelock non si accorge che il primo ha sparato con una scacciacani e pensa che la Rizzoli sia un travestito. La bella attrice deve mostrare un seno perfetto per far ricredere il commissario che continua a sospettare Lovelock di omicidio solo perché è gay. Alla fine Maccione resta ancora più sorpreso perché il vero assassino lo scoprono i carabinieri e viene fuori che è un appuntato di pubblica sicurezza in pensione. Enzo Andronico - storica spalla di Franco e Ciccio - è davvero bravo come regista di fotoromanzi porno, molto espressivo con uno sguardo torvo e gli occhi storti, erotomane quanto basta e tutto preso dal suo lavoro di fotografo di parti anatomiche. Il pretore Montagnani fa chiudere il suo set mentre sta girando il fumetto de L’Inquisitore, basato su una serie di primi piani sui sederi femminili. La pellicola sa essere polemica nei confronti di certi pretori integerrimi che predicavano bene ma razzolavano male. Montagnani è perfetto in questa macchietta da avanspettacolo e il culmine della commedia degli equivoci si raggiunge nel rocambolesco finale. Il pretore si presenta a casa del nipote e continua a dare la caccia a un’introvabile Mimì Pon Pon che è proprio accanto a lui. Il pretore si invaghisce del travestito Nicole, pure se pensa che sia una donna, mentre il nipote cambia idea sui gusti sessuali e si dedica alle bellezze muliebri della Rizzoli. Un sensuale tango tra Montagnani e Cerusico prelude a un lento che fa appartare Lovelock e la Rizzoli per fare l’amore. Montagnani e Cerusico  ballano ancora mentre il primo afferma: “Non è l’abito che fa il monaco”. Immancabile la risposta: “A chi lo dici!”. Da citare il leitmotiv sonoro del film “You are what you are” cantata da Vivian Huston e scritta da Umberto Lenzi, M. Douglas e Franco Micalizzi.



Tralasciamo Arabella di Salvatore Nocita, uno sceneggiato televisivo del 1980, interessante solo per documentare il successo della bella Annamaria. La cameriera seduce i villeggianti di Aldo Grimaldi è un’altra pellicola sexy del 1980 che purtroppo porta i segni di tutta la stanchezza del genere. Il regista non è un esperto di commedie scollacciate ed è noto soprattutto per essere figlio di Gianni e per aver diretto qualche prodotto dichiaratamente commerciale. Gli attori non sono tra i più significativi: Giorgio Bracardi e Pippo Santonastaso risultano divertenti alla radio e in televisione ma al cinema naufragano miseramente. Isabella Biagini, Maurice Poli e Carlo Giuffrè alzano un poco il livello di recitazione, ma si cade pesantemente quando entrano in scena Ada Pometti e soprattutto il pessimo Raf Luca. La stessa Rizzoli bolla il film come “un filmetto mediocre”, soprattutto perché mancano le idee ed è una tarda commediaccia senza nerbo e inventiva. Il regista punta solo sulle grazie della bella attrice milanese, esibita in costume da bagno e in piscina, spesso nuda sotto docce interminabili, ma la pellicola non si regge su una storia valida. La Biagini e Giuffrè sono i padroni di un albergo che seducono una coppia di creditori per salvarsi dai debiti. Annamaria Rizzoli è una sexy cameriera molto procace e disinibita che entra in possesso di una partita di droga. Dardano Sacchetti, autore di soggetto e sceneggiatura, si trova meglio lavorando su copioni avventurosi e questo per lui è solo un lavoro alimentare.



La compagna di viaggio di Ferdinando Baldi (1980) è un altro pessimo prodotto commerciale salvato dalla presenza di Gastone Moschin. Nel cast troviamo anche Annie Bell, Giorgio Bracardi, Marisa Mell, Pino Ferrara, Raf Luca e le future dive del porno Moana Pozzi e Marina Frajese. Fernando Baldi non è un regista adatto al cinema sexy, la sua produzione migliore resta nel poliziottesco e nel cinema d’avventura, e non si trova bene realizzando sullo schermo un soggetto come questo. Il film è girato su un treno e riunisce un buon gruppo di bellezze attorno alla presenza carismatica del “barone” Gastone Moschin. La Rizzoli si dà un gran da fare e una delle poche cose memorabili sono le scene dove compare nuda, ma la storia è assente. Siamo al canto del cigno della commedia sexy e la bella attrice ha la sfortuna di raggiungere la popolarità quando le cose migliori sono già state dette.



L’insegnante al mare con tutta la classe di Michele Massimo Tarantini (1980) è una prova lampante di questo assunto, perché anche se alla guida del film c’è uno specialista del genere non è facile raccontare qualcosa di nuovo sul tema sexy scolastico. La Rizzoli si deve misurare con Edwige Fenech e la sua fondamentale trilogia, ma pure con tutte le sexy studentesse e docenti allupate che hanno imperversato al cinema negli anni Settanta. Ne esce fuori male e non solo per colpa sua. Il film è scritto da Milizia, Mariuzzo e Tarantini, ma ricalca situazioni già viste e sfrutta i soliti canoni del passato. Nel cast sono fondamentali le presenze di Lino Banfi, Alvaro Vitali, Franco Diogene, Francesca Romana Coluzzi, Adriana Facchetti, Jimmy il Fenomeno (irrinunciabile!) e Gino Pagnani. Il solo problema è che questa insegnante arriva troppo tempo dopo le altre per destare un minimo motivo di interesse. La curiosità degli spettatori è stata soddisfatta ampiamente e questa versione marinara della bella professoressa va incontro a un insuccesso annunciato. La Rizzoli si mostra molto nuda e le situazioni voyeuristiche vanno dagli studenti che la spiano dietro le rocce ai professori appostati dietro al buco della serratura. La trama del film ricalca L’insegnante di Nando Cicero (1975) e racconta la storia di un padre ricco (Banfi) che invita una procace insegnante di francese (Rizzoli) nel suo albergo al mare per dare ripetizioni di francese al figlio (Gelardini). Questa è la scusa ufficiale di Banfi, ma in realtà il suo desiderio è quello di portarsi a letto la Rizzoli. Marco Gelardini interpreta lo studente affascinante che soffia la bella insegnante di francese al padre Lino Banfi, perennemente arrapato ma sposato con la giunonica Francesca Romana Coluzzi. Banfi finisce addirittura in carcere per guai finanziari e la moglie si consola con un superdotato Alvaro Vitali.



La ripetente fa l’occhietto al preside di Mariano Laurenti (1980) si inserisce nel solito filone sexy scolastico, ma pure questo ha il difetto di essere un prodotto tardivo. L’affiatata coppia Laurenti - Milizia non sa trovare (e non era nemmeno facile) niente di nuovo da dire su un tema troppo sfruttato. Resta la bellezza di Annamaria Rizzoli che non lesina nudi a tutto schermo, ma i tempi sono cambiati e l’epoca del voyeurismo cinematografico è prossima alla fine. Le prime televisioni private e l’avvento dei videoregistratori stanno cambiando mercato e mentalità. Nel cast segnaliamo le ottime presenze di Lino Banfi, Alvaro Vitali, Ria De Simone, Carlo Sposito, Jimy il Fenomeno, Ermelinda De Felice e Loredana Martinez. Se c’è qualcosa che ancora salva il film e che a distanza di anni ne giustifica la visione è proprio la magistrale interpretazione di Lino Banfi come preside innamorato della bella Rizzoli, sexy ripetente figlia di un industriale. La ripetente finge di amoreggiare con il preside sia per far ingelosire un compagno di classe che per approfittarne scolasticamente. Vitali interpreta pure lui un ruolo da professore e dà la caccia alla sexy insegnante Ria De Simone (la professoressa Zappa… beato chi ti pappa!, dice Vitali) che però lo manda in bianco. Il corpo della Rizzoli è esposto con generosità e il suo sedere la fa da padrone in diverse scene ammiccanti, pure se il seno resta la parte più inquadrata e giustamente famosa della bella attrice.



Ragionier Arturo De Fanti bancario precario di Luciano Salce (1980) vede Annamaria Rizzoli nel ruolo dell’amante showgirl di Paolo Villaggio e insieme a lei recitano pure Enrica Bonaccorti, Catherine Spak, Anna Mazzamauro, Carlo Giuffrè, Paolo Paoloni e Gigi Reder. Il film è una sorta di Fantozzi apocrifo, pure se regista e attore sono gli stessi, ma De Fanti è una pura imitazione del vecchio personaggio villaggesco. Il vero motivo cult del film è comunque rappresentato da un’Enrica Bonaccorti pretelevisiva che non esita a mostrare cosce e tette in un insolito ruolo da sexy cameriera. Villaggio è un imbranato bancario che ha deciso di vivere un pericoloso menage familiare in una casa piccola e periferica insieme a moglie (Spak) e amante (Rizzoli) che lo dominano tra continue angherie. La casa del bancario diventa una sorta di comune che accoglie i rispettivi amanti, gli ex coniugi, i nuovi compagni e gli amici. Tutto questo per superare le difficoltà economiche e la crisi degli alloggi. Salce nella sua lunga carriera ha fatto di meglio, pure se La Rizzoli è molto nuda in una commedia degli equivoci con spruzzatine sexy.  



La settimana bianca di Mariano Laurenti (1980) è una nuova variazione sul tema scolastico - vacanziero che inaugura la serie di film che la Rizzoli interpreta assieme alla nuova coppia comica Bombolo - Cannavale. Fanno parte del cast anche Gianfranco D’Angelo, Jimmy il Fenomeno, Carmen Russo, Vincenzo Crocitti, Giacomo Furia e Renzo Ozzano. D’Angelo è il ragioniere di un’azienda che guida in settimana bianca un gruppo di dipendenti con mogli e figli. Il film pare un precursore delle varie vacanze dei Vanzina e anticipa un tema che in seguito sarà molto sfruttato. Molte trovate sono desunte dai vecchi scolastici e a tener desta l’attenzione dello spettatore non basta la Rizzoli che mostra seno e fondoschiena, tra l’altro con minor generosità del solito. Tutti i dipendenti in vacanza corteggiano la bionda collega ma lei ha occhi solo per un affascinante maestro di sci (l’inespressivo Paolo Giusti, divo dei fotoromanzi). Carmen Russo è l’altra presenza sexy del film e si spoglia ancora meno della Rizzoli nel ruolo della cameriera che va sempre in bianco. L’interpretazione di Carmen Russo ricalca quanto aveva già fatto vedere durante la tramissione televisiva Drive In come cameriera spogliarellista. La sceneggiatura de La settimana bianca non è all’altezza di prodotti simili del periodo d’oro, visto che si ride poco e le parti esplicitamente sexy sono molto ridotte. Da salvare solo Bombolo e Cannavale, alla loro prima uscita come coppia comica, che tirano fuori battute del tipo: Cannavale (riferito alle chiavi della porta che non trova): “Le chiavi?” Bombolo (che si trova in compagnia di due bellone): “Ahò, le ho appena conosciute!”. Giacomo Furia interpreta una buona parte da cieco e ci permette di vedere la Rizzoli seminuda nella scena in cui per errore le toglie lo slip. Annamaria Rizzoli ha confessato a Nocturno: “Per noi è stata davvero una settimana bianca. Non era un lavoro, tanto che durante il giorno spariva sempre qualcuno perché andava a fare una sciata. Eravamo tutti affiatatissimi, una vera famiglia”.



La settimana al mare di Mariano Laurenti (1981) è un vero e proprio sequel de La settimana bianca e va da sé che non è un capolavoro. Lo scrivono Milizia e Laurenti per un cast identico al precedente puntando soprattutto sulla comicità di Bombolo e Cannavale e sulla bellezza di Annamaria Rizzoli. Il ruolo di bello maschile tocca ad Andrea Occhipinti, nuova star da fotoromanzo ma pessimo attore, che ha il solo merito di far spogliare la bionda attrice impegnata per buona parte del film in docce e bagni ristoratori. Bombolo è divertente nei panni di un finto vu cumprà arabo corretto al romanesco. Cannavale è il padre di Occhipinti e porta il figlio in vacanza al mare convinto che sia un po’ imbranato, ma alla fine scopre che è più sveglio di quanto creda. Tutti ci provano con la Rizzoli ma soltanto lui se la porta a letto. Per Mereghetti il film è un concentrato di “tette al vento e porte in faccia”. Difficile dire il contrario.



Una vacanza del cactus di Mariano Laurenti (1981) è un altro Bombolo e Cannavale - movies scritto da Francesco Milizia che ricalca vecchie idee e situazioni della commedia sexy. Il tema portante è quello de La settimana bianca con Cannavale direttore d’azienda che organizza un viaggio a Rodi per portarsi a letto l’impiegata Rizzoli. L’arrivo della moglie del direttore complica le cose e dà il via alla commedia degli equivoci. Bombolo deve piantare un cactus (tema portante comico del film) sulla tomba di uno zio (Mario Brega) che dovrebbe essere morto in Grecia, ma non lo è per niente. Bombolo e Cannavale sono bravi e divertono con le loro trovate mimiche che sono un po’ sempre uguali, ma la commedia scollacciata è al canto del cigno e si vede. Mancano le idee, pure se la Rizzoli si spoglia con generosità ed esibisce a più riprese un fisico mozzafiato.



Annamaria Rizzoli riscuote un successo così grande che viene chiamata a interpretare I ragazzi di celluloide, un serial televisivo per Rai 2 che Sergio Sollima gira nel 1981 e che viene replicato con un sequel tre anni dopo. In tre puntate vengono ricostruite le vicende di un gruppo di cineasti allievi del Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Il periodo è quello del 1940 - 41 ed è un momento destinato a cambiare le sorti del cinema italiano. Massimo Ranieri è il protagonista maschile ed è diviso fra l’amore per due compagne di corso tra le quali non sa decidere. Lo scoppio della guerra fa cambiare molte cose e pone i ragazzi di fronte a scelte difficili per la vita e per la professione. I ragazzi di celluloide 2 va in onda nel 1984 e riprende la storia dei giovani e dei loro professori partendo dalla guerra e arrivando sino alla nascita del neorealismo.



Uno contro l’altro… praticamente amici (1981) è di Bruno Corbucci, regista simbolo del Tomas Milian trucidone. Nemmeno a farlo apposta la sceneggiatura e il soggetto sono dello stesso Corbucci e Mario Amendola che si inventano un’insolita coppia comica composta dal compassato Renato Pozzetto (Franco Colombo) e dallo sguaiato Tomas Milian (Quinto Cecioni detto ancora “Monnezza”) che ottiene un buon successo di pubblico. Gli altri interpreti sono: Annamaria Rizzoli, Riccardo Billi, Bombolo, Alfredo Rizzo, Caterina Boratto, Sergio Di Pinto, Anna Cardini, Ennio Antonelli, Leo Gavero, Franco Anniballi, Franco Ukmar, Vasco Santoni, Andrea Aureli, Piero Vivaldi, Salvatore Baccaro, Tony Scarf, Valerio Isidori, Jon Teare ed Elisa Mainardi. Si tratta di un Monnezza apocrifo quello che Corbucci fa interpretare a Tomas Milian, un Monnezza commerciale che sfrutta l’originale inventato da Lenzi e Sacchetti per il poliziottesco e che poi ha contribuito alla genesi di Nico Giraldi. Il Monnezza di questo film si chiama Quinto Cecioni e ha una sorella bella come Annamaria Rizzoli (Silvana), una moglie borgatara e coatta come lui (Anna Cardini) e un nonno scorreggione detto Chiavica (Riccardo Billi). L’idea dei due sceneggiatori era quella di unire due tipi di comicità così diversi come quello di Milian e di Pozzetto, che al tempo andavano per la maggiore presso diverse tipologie di pubblico. La trama vede Renato Pozzetto nei panni di Franco Colombo, un industriale varesino che va a Roma per corrompere un sottosegretario ma perde la valigetta con dentro cento milioni. Monnezza lo aiuta nella ricerca e cerca di dimostrare il suo onore di ladro di borgata. Al primo incontro tra i due c’è un’autocitazione da parte di Tomas Milian che prima si qualifica come medico, poi dice la verità e confessa di essere un ladruncolo che è uscito dar gabbio dove era stato rinchiuso dal maresciallo Nico Giraldi (nuova citazione). Monnezza fa da autista all’industriale ma quando restano senza benzina dice: “Io so’ ospite, spigni te!”. Franco  si innamora anche della bella sorella di Monnezza che lui definisce “Tutta casa e Luna Park”, visto che lavora al Luna Park dell’EUR. In mezzo a una trama così flebile trovano spazio le trovate di Pozzetto (sempre uguali) e le battute pecorecce di Milian condite con la comicità genuina di Bombolo. Franco Lechner entra in scena al ristorante “Dar Buiaccaro” dove Monnezza conduce Franco e presenta i suoi bizzarri compagni ladruncoli come medici. Qui c’è la scena cult con l’oste che snocciola un menù romanesco a base di spaghetti alla puttanesca, bucatini alla zozzona e rigatoni alla cachetesotto. Franco chiede un panino al prosciutto. E Monnezza: “Ao’ non t’offende che questo vie’ dar settentrione!”. Il film fu un successo, incassò un miliardo e ottantasei milioni decretando la nascita di una nuova coppia comica (mai riproposta). Matteo Norcini su “Cine 70” dice che l’incontro di questi due attori ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo e che ha rappresentato “l’unione tra l’ironia timida e nebbiosa e la straripante verve borgatara, l’incrocio tra il sussurro bonario e l’urlo fagiolaro, tra il pettinato e lo spettinato, tra il composto e lo scomposto…”. La Rizzoli è bella quanto basta per sostenere la parte della bambolona disponibile ma il film è più comico che erotico. 



Attenti a quei P2 di Pierfrancesco Pingitore (1982) è un film comico con qualche intenzione di critica sociale un po’ qualunquista, secondo lo stile del Bagaglino. Il film è scritto e sceneggiato da Castellacci e Pingitore e segue lo schema della rivista e del cabaret. Intepreti principali sono Pippo Frnco, Giorgio Porcaro, Bombolo, Oreste Lionello, Pippo Santonastaso, Franco Diogene e Luigi Leoni. Il film propone la versione comica della loggia massonica P2 con Oreste Lionello mattatore nei panni di Licio Belli (non si fatica a capire che il bersaglio è Gelli). Pippo Franco è un ministro democristiano corrotto e viscido che si chiama Forlotti (nasconde poco bene il vero Forlani). Bombolo è il portiere d’albergo più sboccato della storia (“Fa duecentomila più iva… i vaffan…”) e Annamaria Rizzoli ci delizia con le sue grazie da bambolona bionda ma le espone con molta parsimonia. Per Mereghetti è “un rozzo tentativo di satira politica a colpi di trovate banali e stanche”, ma secondo noi il film è ancora oggi piuttosto divertente e ben riuscito. 



La sai l’ultima sui matti? di Mariano Laurenti (1982) è un pessimo barzelletta-movie uscito sulla scia dei tanti Pierini che imperversavano nei primi anni Ottanta. Gino Capone è il colpevole di aver scritto tante pessime barzellette sui matti e gli attori di questo film sono la mitica coppia Bombolo - Cannavale, Giorgio Porcaro (il finto Abatantuono terrunciello ciento per ciento), Sandro Ghiani, Tuccio Musumeci, Gegia, Renzo Ozzano, Sergio Di Pinto, Nino Terzo, Mimmo Poli, Enzo Andronico e Mireno Scali (il terribile sosia di Benigni). Annamaria Rizzoli è la sola presenza femminile di un certo rilievo e riveste i panni (spesso svestiti) della dottoressa Vanessa Lelli che si prende cura di uno scatenato reparto psichiatrico. Mariano Laurenti è molto bravo, far ridere è il suo mestiere e i tempi comici sono ben scanditi, così come ci sanno fare Bombolo e Cannavale, ma il soggetto è talmente scontato e le barzellette così risapute che si fa fatica ad arrivare in fondo alla pellicola. Resta un cult del trash per le battute pecorecce di Bombolo, cose tipo: “Pronto, Ciampino?” “Si?” “Mettetelo ar culo!”, oppure “Pronto, casa Laterza?” “Sì?” “Metti la quarta e vattene affanculo!”. Annamaria Rizzoli si vede poco e nell’economia del film serve solo a gettare una spruzzatina di sesso in mezzo a tante barzellette scontate. Farinotti definisce il film “volgare e insulso, ai limiti della sopportabilità e per giunta noioso”. 



Il sommergibile più pazzo del mondo di Mariano Laurenti (1982) è un film davvero brutto, ai limiti dell’inguardabile, un tardo prodotto della commedia erotica che ne denuncia la prossima fine.  Milizia e Capone non riescono a mettere insieme una storia decente e a bordo del pazzo sommergibile naufragano miseramente Giorgio Ariani, Bombolo, Cannavale, Felice Andreasi e la bella Rizzoli. Il film è passato poco o niente al cinema, ma in compenso lo replicano a più non posso in televisione dove possiamo fare a meno di guardarlo. Girato all’Isola del Giglio a bordo di un sommergibile di polistirolo che fa acqua dappertutto, in piena sintonia con la sceneggiatura. Per Mereghetti si tratta di “una farsa squinternatissima che cerca di parodiare i film demenziali americani”, ma le sole cose che fanno sorridere sono poche barzellette di grana grossa e alcune trovate surreali.  La trama parla di un gruppo di richiamati selezionati da un computer per dare la caccia a un sommergibile americano. Annamaria Rizzoli è la sola donna del gruppo e si arruola spacciandosi per il fidanzato operato. 



Le boureau du coeur di Christian Jones (1983) è l’ultimo film per il cinema di Annamaria Rizzoli, una pellicola francese con Aldo Maccione che non è mai stata distribuita in Italia. Ricordiamo la bella Rizzoli alle prese con il mezzo televisivo tra il 1985 e il 1986, in un periodo in cui la commedia sexy è ormai morta e sepolta e il piccolo schermo comincia a prendere il posto del cinema di genere. Il cappello sulle ventitrè con Maurizio Mosca è un programma notturno che la vede in un ruolo sexy da spogliarellista. Per quaranta puntate ammiriamo il suo corpo stupendo sul piccolo schermo, poi come tute le altre protagoniste della commedia scollacciata si ritira in buon ordine. Il successo cinematografico di Annamaria Rizzoli è durato meno rispetto a quello di altre colleghe, lanciata come risposta bionda alla Fenech si è affievolita dopo due anni di pellicole poco memorabili che hanno segnato il canto del cigno di un genere in declino. Durante la sua carriera artistica ha inciso qualche disco (si ricorda il quarantacinque giri Dammi), in perfetto stile Guida - Fenech, ma pure a lei mancava la voce per cantare. In un secondo tempo ha fatto la ballerina con uno spettacolo itinerante che ha girato l’Italia e alla fine si è allontanata dal mondo dello spettacolo per dedicarsi alla famiglia. Dopo il divorzio ha lavorato in teatro niente meno che con Strehler dimostrando indubbie doti recitative. Oggi si occupa di beneficenza e di ambientalismo ed è una convinta sostenitrice della lotta al silicone.



FILMOGRAFIA DI ANNAMARIA RIZZOLI

Milano… difendersi o morire di Gianni Martucci (1976)
Ride bene chi ride ultimo di Marco Aleandri (1978)
Dove vai in vacanza – episodio Sì buana di Luciano Salce (1978)
Play motel di Mario Gariazzo (1978)
Riavanti marsh! di Luciano Salce (1978)
Scusi lei è normale? di Umberto Lenzi (1978)
Arabella (TV) di Salvatore Nocita (1980)
La cameriera seduce i villeggianti di Aldo Grimaldi (1980)
La compagna di viaggio di Ferdinando Baldi (1980)
L’insegnante al mare con tutta la classe di Michele Massimo Tarantini (1980)
Ragionier Arturo De Fanti bancario precario di Luciano Salce (1980)
La ripetente fa l’occhietto al preside di Mariano Laurenti (1980)
La settimana bianca di Mariano Laurenti (1980)
I ragazzi di celluloide (TV) di Sergio Sollima (1981)
La settimana la mare di Mariano Laurenti (1981)
Una vacanza del cactus di Mariano Laurenti (1981)
Uno contro l’altro… praticamente amici di Bruno Corbucci (1981)
Attenti a quei P2 di Pierfrancesco Pingitore (1982)
La sai l’ultima sui matti? di Mariano Laurenti (1982)
Il sommergibile più pazzo del mondo di Mariano Laurenti (1982)
Le boureau du coeur di Christian Jones (1983)
I ragazzi di celluloide 2 (TV) di Sergio Sollima (1984)

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mercoledì 19 agosto 2015

È già ieri (2004)

di Giulio Manfredonia


Regia: Giulio Manfredonia. Soggetto: Danny Rubin. Sceneggiatura: Valentina Capecci, Andres Koppel, Giulio Manfredonia, Harold Ramis, Danny Rubin. Fotografia. Roberto Forza. Montaggio: Roberto Martucci. Musiche: Mario De Benito. Paesi Produzione. Italia, Spagna, Gran Bretagna. Genere. Commedia. Durata: 99’. Interpreti: Antonio Albanese, Goya Toledo, Fabio De Luigi, Asunción Balaguer, Pepón Nieto, Esther Ortega, Beatriz Rico, Linus, Antonio de Bejar Martinez.


Giulio Manfredonia (1967), nipote di Luigi Comencini, aiuto regista per Antonio Albanese, Luigi e Cristina Comencini, esordisce con Tanti auguri (1998) e si conferma con la commedia fantastica Se fossi in te (2001). Non siamo di fronte a un grande regista, la sua cosa migliore è La nostra terra (2014), film scolastico e a progetto. Molti i prodotti commerciali, soprattutto i due dimenticabili episodi dell’epopea di Cetto La Qualunque interpretati da Albanese. È già ieri tutto sommato è un buon lavoro che soffre il limite della non originalità, perché si tratta del remake italiano di Grondhog Day (Ricomincio da capo, 1993), interpretato da Bill Murray. In breve la trama. Filippo Fontana (Albanese) è un arrogante divulgatore scientifico televisivo - specializzato in animali -  che tratta tutti male e disprezza il suo lavoro. Il film è ambientato in una piccola isola delle Canarie dove il giornalista si reca per realizzare un documentario sulle cicogne, restandovi intrappolato per un tempo indefinito a causa di un meccanismo fantastico. 


Il giornalista rivive all’infinito lo stesso giorno che si ripete senza soluzione di continuità seguendo un meccanismo caro alla narrativa russa di Gogol e ai racconti surreali di Borges. Il protagonista prova a cambiare il corso degli eventi vivendo lo stesso giorno sempre in maniera diversa, conquistando donne, compiendo imprese assurde, modificando comportamenti, ma non c’è niente da fare. Il futuro cambierà soltanto dopo la conquista di Rita (Toledo), la bella biologa al seguito della troupe con la quale aveva sempre avuto scontri e frizioni, che lo convincerà a tenere comportamenti non egoisti, curandosi di più del prossimo.


Una pellicola interessante, ben interpretata da Albanese, un attore adatto a simili ruoli surreali, che conferisce credibilità a un personaggio e a situazioni non convenzionali. Persino Fabio Di Luigi è meno stereotipato del solito nei panni di un timido cameraman - ex boy scout - che non riesce a confessare il suo amore a una bella indigena. Citiamo Linus come voce che esce dalla radio e sveglia ogni giorno il protagonista presentando il solito programma. Ottima la fotografia insulare, suggestive scenografie, discreti piani sequenza. Si poteva realizzare meglio la scena della cicogna che becca la testa di Albanese. Sceneggiatura senza difetti, con il solo limite della poca originalità. Da riscoprire.



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domenica 16 agosto 2015

Cornetti al miele (1999)

di Sergio Martino


Regia. Sergio Martino. Soggetto e Sceneggiatura: Luciano Martino, Sergio Martino, Herbert Simone Paragnani. Fotografia: Roberto Girometti. Montaggio: Alberto Moriani. Scenografia e Costumi: Valentina Di Palma. Musiche: Daniele Cestani. Produzione: Devon Cinematografia, Rai. Interpreti: Antonio Catania, Carla Signoris, Marina Giulia Cavalli, Alessia Merz, Armando De Razza, Elio Germano, Lando Buzzanca, Romano Talevi, Sonia Topazio, Elisabetta Pellini, Rocco Riccardo Montillo, Michela Lo Noce, Alberto Bognanni.



Cornetti al miele è un film per la televisione che Luciano e Sergio Martino scrivono con la chiara intenzione di rendere omaggio a quella commedia sexy di cui sono stati celebrati autori. Sono cambiati i tempi, i soggetti e gli interpreti, purtroppo. Non basta il rimando ironico al vecchio Cornetti alla crema (1981), una commedia degli equivoci ai massimi livelli, pochade condominiale tra portieri curiosi, vicini impiccioni, donne che vanno e vengono da un appartamento all’altro. Cornetti alla crema viveva di una sceneggiatura impeccabile, priva di tempi morti, la comicità Fenech - Banfi era figlia di un affiatamento totale, la parte sexy non era meno interessante. Cornetti al miele, diciotto anni dopo, racconta di un protagonista (Catania) angosciato per le responsabilità familiari, preoccupato per moglie e figli, che vive una profonda crisi matrimoniale e non perde occasioni per farsi le amanti. Non solo, tradisce l’amante ufficiale - la migliore amica della moglie - persino con la giovanissima ex fidanzata del figlio, in un meccanismo logoro e consunto da pochade senza idee. 


Tra le cose da salvare la presenza di Lando Buzzanca come consulente sexy del marito fedifrago che mette al servizio tutta la sua passata esperienza. Antonio Catania è un buon attore ma non è adatto a interpretare simili ruoli, fa rimpiangere non poco attori del calibro di Banfi e Montagnani ed è in grande imbarazzo nelle sequenze sexy. Carla Signoris è una moglie anonima, Maria Giulia Cavalli un’amante bella ma del tutto incapace di recitare in maniera credibile, mentre Alessia Merz risolleva un minimo il tasso erotico e convince nel ruolo della lolita che manda in estasi il quarantenne. Elio Germano - alle prime armi - si vede poco nei panni del fidanzato che mette incinta la figlia di Catania e nell’economia della pellicola è del tutto irrilevante. Quel che non funziona è il meccanismo da commedia degli equivoci, proprio ciò che nei migliori lavori anni Settanta era perfetto, sia per la sceneggiatura che per un’interpretazione da manuale. Tutto sa di già visto, di già detto, di inutile, sembra un remake di una serie di vecchi film condito in salsa televisiva. Fotografia e montaggio sono da television-movie e la tensione narrativa degna di una fiction di terz’ordine. La parte comica naufraga miseramente in una serie di battute scontate e prevedibili, la parte sexy - trattandosi di un prodotto televisivo - è del tutto stemperata con il regista che stacca la macchina da presa sempre al momento giusto. Dai fratelli Martino era giusto attendersi di meglio. Sic transit

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venerdì 14 agosto 2015

La Gazzetta di Parma parla del mio Soprassediamo


Personaggi Campioni della comicità grottesca, girarono decine di film di enorme successo popolare - Franco e Ciccio, le maschere della parodia
di Vanni Buttasi
da la Gazzetta di Parma - Cultura/Libri
Il cinema, negli anni Sessanta, ha prodotto tanti generi e sottogeneri. Ma le pellicole di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia rappresentano un mondo a parte. In questi film c'è una comicità, grezza e popolare, che ha sancito il grande successo dei due comici siciliani. Due maschere uniche, irripetibili. Il loro torto maggiore, forse dettato da un passato di povertà, è stato quello di lavorare troppo, senza badare alla qualità. Franco e Ciccio sono due clown amati dal pubblico e disprezzati dalla critica (che li rivaluterà successivamente, un po' come accadde al grande Totò), forse perché la loro comicità è legata ad un genere poco capito come la parodia. Il loro linguaggio comico è grottesco perché basato sul malinteso, sul qui pro quo. «Le maschere di Franco e Ciccio - scrive Gordiano Lupi nel suo libro “Soprassediamo! Franco e Ciccio Story” (edito da Il Foglio Letterario) - sono quelle di due cretini inadeguati ad ogni situazione che, nella vita, vogliono solo cercare di farla franca nel modo migliore possibile, senza capire la realtà che li circonda». E' doveroso sottolineare come Franco e Ciccio siano due attori che recitano a braccio, partendo da un canovaccio precostituito, ma basano tutta la loro comicità sull'improvvisazione. Franco Franchi (nome d'arte di Franco Benenato 1928-1992) e Ciccio Ingrassia (1922-2003) hanno formato una coppia comica tra le più amate dal pubblico italiano e, come abbiamo già detto, rivalutata troppo tardi dalla critica. Debuttano insieme nel 1954 ma è negli anni Sessanta che diventano popolari. Una filmografia che tocca tutti i generi e soprattutto porta incassi favolosi ai produttori. Franco e Ciccio sono stati mafiosi, evasi, toreri, agenti segretissimi, marines, sanculotti, figli di Ringo, nipoti di Zorro, deputati e maghi del pallone. Ho già precisato come risulti difficile la scelta di alcuni film in un panorama così ampio ma posso scrivere che tra i miei preferiti (lo confesso ho sempre amato Franco e Ciccio e sono cresciuto con le loro pellicole) c'è, senza ombra di dubbio, «Due marines e un generale» di Luigi Scattini, in cui recitano a fianco del grande comico americano, Buster Keaton: un vero e proprio cult. Da vedere assolutamente. Diversi i registi che hanno «esaltato» la comicità di Franchi e Ingrassia: Lucio Fulci è quello che loro amavano di più. Proficua la produzione con lui: tredici film. Tra questi ricordiamo «Il lungo, il corto, il gatto», «I due evasi di Sing Sing», «Come svaligiammo la Banca d'Italia». Tra gli altri registi prolifici possiamo ricordare Giorgio Simonelli (11 film) e Marino Girolami (9 film). Insomma, nella loro lunga carriera sul grande schermo, non si sono fatti mancare nulla facendo divertire il pubblico dei cinema di seconda visione, salvando qualche volta anche i produttori come nel caso della pellicola di Sergio Corbucci, «I figli del leopardo», facendo recuperare buona parte dei soldi spesi dalla Titanus per il capolavoro di Luchino Visconti, «Il gattopardo». Abbiamo detto che la parodia è il genere preferito da Franco e Ciccio: esce «Ringo» e i nostri girano «I due figli di Ringo»; arriva «Indovina chi viene a cena?» e loro replicano con «Indovina chi viene a merenda?»; la Deneuve è «Bella di giorno» e loro sono «Brutti di notte». Divertente «Il bello, il brutto, il cretino», parodia del film di Sergio Leone. E poi come non ricordare «Farfallon», evidente il richiamo a «Papillon», sotto la regia di Riccardo Pazzaglia. Senza dimenticare «Satiricosissimo» e «Nel giorno del Signore»: facili, per chi ama il cinema di quegli anni, il riferimento a «Satyricon» di Fellini e «Nell'anno del Signore» di Magni. Indimenticabili anche le interpretazioni di Franco e Ciccio nei musicarelli, un genere che negli anni Sessanta andava per la maggiore: da «Stasera mi butto» con Rocky Roberts e Lola Falana a «Nel sole» con Al Bano e Romina Power, da «Lisa dagli occhi blu» con Mario Tessuto e Silvia Dionisio a «W le donne» con Little Tony e Pippo Baudo. Senza dimenticare la loro straordinaria interpretazione nel «Pinocchio» televisivo di Luigi Comencini: erano il Gatto e la Volpe. E «Kaos» dei fratelli Taviani, l'ultimo film interpretato insieme da Franchi e Ingrassia, nel 1984. Ma, nell'immaginario di noi ragazzi degli anni Sessanta, Franco e Ciccio sono quelli del nonsense, della battuta pronta, della grande gestualità del primo e della flemma inglese del secondo. Due signori della comicità che hanno fatto ridere, veramente, diverse generazioni e che, rivisti anche oggi, non hanno perso la loro freschezza.

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