di Massimo Troisi
Regia: Massimo Troisi. Soggetto: Massimo Troisi. Sceneggiatura: Massimo Troisi, Anna Pavignano, Ottavio Jemma, Vincenzo Cerami. Fotografia: Sergio D’Offizi. Montaggio: Antonio Siciliano. Musiche: Pino Daniele. Scenografia e Costumi: Maria Grazia Pera. Durata: 108’. Genere: Commedia. Produttori. Fulvio Lucisano, Mauro Berardi. Interpreti: Massimo Troisi (Gaetano), Fiorenza Marchegiani (Marta), Cloris Brosca (Rosaria, sorella di Gaetano), Lino Troisi (Ugo, padre di Gaetano), Giovanni Febraro (don Ciro), Renato Scarpa (Robertino), Luciano Crovato (Alfredo), Lello Arena (Lello), Marco Messeri (malato mentale), Carmine Faraco (Salvatore), Marchetta Farinelli (Silvia), Vincent Gentile (Frankie), Jeanne Mas (Jeanne), Michele Mirabella (Ferretti), Marina Pagano (zia), Pino Piccolo (Pasqualino), Patrizio Rispo (Patrizio), Giuliano Santi (Umberto), Laura Nucci (signora Ida), Deddi Savagnone (madre di Gaetano), Marta Bifano (Anna), Giuseppe Borrelli (Luciano), Ettore Carlone (Carlone), Giuseppe Piciccio (Maurizio).
Ricomincio da tre
è il primo film da regista di Massimo Troisi, scritto insieme ad Anna Pavignano,
uscito sull’onda del successo televisivo del gruppo comico La Smorfia. Prima nazionale a Messina con inatteso successo di
pubblico che porta interesse in tutta Italia e un cartellone di repliche interminabili
finire nelle sale più importanti della penisola. Vince due David di Donatello
(miglior film e miglior attore), piace a tutti, sia al pubblico che alla
critica, cosa per niente facile, soprattutto nei primi anni Ottanta. Il motivo
del successo lo si comprende rivedendo il film quarant’anni dopo, scoprendosi a
ridere di battute che si conoscono a memoria, di situazioni note, di monologhi costruiti
benissimo sulle doti mimiche di un attore naturale.
Ricomincio da tre è basato su un soggetto risicato, una storia ai
minimi termini che racconta le vicissitudini di Gaetano, ragazzo napoletano che
decide di andare a vivere a Firenze in casa della zia. Una volta arrivato nel
capoluogo toscano Gaetano si innamora di Marta, una bella infermiera che scrive
romanzi e ha una concezione piuttosto libera dell’amore. Il suo amico Lello,
importuno e inopportuno, lo raggiunge e vorrebbe essere ospitato da lui che non
ha una casa, per tornarsene a Napoli dopo aver dato vita ad alcuni divertenti siparietti
comici. Finale sospeso con la famosa battuta del nome da dare al figlio che
nascerà - non si sa chi è il padre - e che non dovrà chiamarsi Massimiliano, ma
Ugo, tutt’al più Ciro, per motivi di rapidità di rimprovero.
Film che vive di
battute storiche come il dialogo tra Troisi e Arena sulla decisione di ricominciare da zero, con il primo che risponde:
Ricomincio da tre, perché tre cose buone
in vita mia le ho fatte, perché dovrei ricominciare da zero? San Giorgio a
Cremano è il punto di partenza per spiccare il volo, per uscire dalla monotonia
del quotidiano, senza essere un emigrante (un
napoletano che viaggia dev’essere per forza un emigrante?) ma solo per scoprire
il mondo e vedere cosa c’è oltre il solito orizzonte.
Personaggi azzeccati come
Lello (Arena), l’amico ossessivo (spalla perfetta), ma anche Messeri nei panni
di un pazzo (Sì, certamente!),
Mirabella depresso cronico, la bella Marchegiani fidanzata atipica (la sua
carriera si orienterà su televisione e teatro, con poco cinema), Scarpa succube
di una madre protettiva, Lino Troisi (nessuna parentela con Massimo, pure se
interpreta il padre) che attende il miracolo di una mano da ricrescere, Marina
Pagano zia innamorata …
Un film dove funziona tutto, persino le pause e i
momenti fiacchi, perché sembrano messi ad arte, come un piccolo miracolo di
sceneggiatura. Fotografia luminosa di Napoli e di Firenze curata da Sergio D’Offizi,
montaggio di un esperto Antonio Siciliano, colonna sonora del grande Pino
Daniele (sound napoletano), utili consigli di sceneggiatura (non accreditati)
di Cerami e Jemma.
Ricomincio da tre
è un film teatrale, fatto di monologhi e battute, che fa a meno della consequenzialità
logica e della trama, grazie all’interpretazione di Troisi. Piccolo capolavoro irripetibile.
Una scena del film (Robertino):
Il mio cinema è su Futuro Europa:
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