martedì 27 ottobre 2015

Peccato veniale (1974)

di Salvatore Samperi
 
 
Regia: Salvatore Samperi. Soggetto: Salvatore Samperi, Ottavio Jemma. Sceneggiatura: Ottavio Jemma, Alessandro Parenzo. Montaggio: Sergio Montanari. Fotografia: Tonino Delli Colli (Technicolor). Scenografie e Costumi: Ezio Altieri. Aiuto Regista: Marcello Crescenzi. Opeartore alla Macchina: Carlo Tafani. Assistenti Operatore: Renato Doria, Alessio Gelsini. Musiche: Fred Bongusto. Arrangamneti: José Mascolo. Edizioni Musicali: Ameuropa International. Segretario di Produzione: Neri Parenti. Fotografo di Scena: Angelo Samperi. Tecnico del Suono: Franco Bassi. Organizzazione di Produzione: Giorgio Adriani. Produttore: Silvio Clementelli. Casa di Produzione: Clesi Cinematografica. Interpreti: Laura Antonelli, Alessandro Momo, Orazio Orlando, Monica Guerritore, Massimo Vanni, Lino Banfi, Lino Toffolo, Lilla Brignone, Ria De Simone, Dominique Boschero, Fred Bongusto, Tino Carraro, Stefano Amato, Lino Banfi, Fiona Florence, Maria Grazia Bon, Michaels Barnes, Maurizio Mannocci, Maurizio Mastino, Pinara Pavarini, Carmen Sulli, Complesso Franco e i V. 10.
 
Salvatore Samperi scrive un nuovo film insieme a Jemma e Parenzo cucito sul personaggio sexy e conturbante di Laura Antonelli che così tanto aveva stregato il pubblico in Malizia e nel successivo Sessomatto, girato da Dino Risi. Ancora una volta accanto alla bella attrice troviamo Alessandro Momo per ricostruire una coppia vincente sullo schema della commedia erotica che prevede un peccato in famiglia, con la matura cognata che seduce il cugino adolescente. La presenza di Laura Antonelli è così importante nell'economia della pellicola che i titoli di testa si aprono con la scritta a caratteri cubitali: Laura Antonelli in Peccato veniale. Peccato veniale fa registrare un nuovo successo di pubblico, pure se è una commedia balneare più debole e con minori pretese rispetto alla saga familiare di Malizia, riuscita critica di un ambiente sociale siculo e di una ben precisa epoca storica. Buona la regia - che non si fa mancare neppure uno spleetscreen a tendina per mettere in scena una telefonata -, senza pecche la sceneggiatura, interpretata da un cast è di tutto rispetto, sottolineata da una suadente colonna sonora scritta da Fred Bongusto - che interpreta se stesso come cantante di night - e arrangiata da José Mascolo. Citiamo alcuni brani d'epoca che completano un'intensa suggestione musicale: Meravigliose labbra, cantata da Johnny Dorelli, Cha cha cha della segretaria, Lacrime amare, interpretata da Fred Bongusto. Citazione cinematografica: Totò lascia e raddoppia? (1956) di Camillo Mastrociqnue, quando il ragazzino porta al cinema Laura e la fidanzata e tra di loro comincia un gioco di seduzione. Il film è ambientato a Forte dei Marmi, nell’estate del 1956, racconta l’iniziazione sessuale di un sedicenne, così innamorato della provocante cognata da trascurare le attenzioni di una bella coetanea (Guerritore).
 

Orazio Orlando è l’incauto marito che affida la bella moglie Laura nelle mani di un fratellino adolescente, prima soltanto turbato dalle grazie femminili ma con il passare del tempo sempre più intraprendente. Laura sembra trattare l'adolescente come un bambino, ma poi tra i due comincia un gioco di seduzione sempre più spinto - a imitazione delle sequenze di Malizia -, fino a quando la donna si concede nella cabina al mare dove il ragazzo si era rifugiato in preda allo sconforto. Samperi calca la mano sul grottesco immortalando il marito cornuto in un brindisi finale alla perduta verginità del fratello minore, inconsapevole che proprio sua moglie è stata la nave scuola. Merita le corna perché rappresenta un personaggio gretto e sciocco, che cerca di tradire la moglie con una vecchia amante (Boschero) e non porta a compimento il progetto solo per vigliaccheria. Laura e il cognatino adolescente hanno compiuto il loro peccato veniale e sono complici nel tornare ognuno alla vita normale, senza confessare ad alcuno la trasgressione.
 
 
Samperi affronta ancora una volta il tema dell’attrazione sessuale tra una donna adulta e un ragazzino, condizionando la creazione di uno stereotipo che farà scuola, riprodotta in numerosi film della commedia sexy che adatteranno l’idea originale a situazioni diverse. Si pensi a pellicole come La cognatina (1975) di Sergio Bergonzelli, interpretata da Karin Well, ma l’elenco delle imitazioni - molte di livello davvero infimo - è interminabile. Laura Antonelli consolida la sua immagine di prima attrice del cinema erotico italiano, una donna bellissima che sfoggia un sorriso genuino, un mix di ingenuità e dolcezza, ma anche di malizia e provocazione. Peccato veniale mette in scena situazioni già viste in Malizia, ma resta un prodotto di livello medio alto, di gran lunga superiore alle pellicole che lo imiteranno. Debutta nel cinema una giovanissima Monica Guerritore (fidanzata del ragazzino), destinata negli anni Ottanta a ricoprire ruoli interessanti in pellicole softcore ma successivamente anche in intensi lavori drammatici. La pellicola non presenta molte sequenze erotiche e Laura Antonelli compare sempre in vesti molto castigate, secondo la lezione di Samperi tutto va intuito e il trucco malizioso sta sempre nel limite incerto, quel si vede - non si vede che conferma uno stile d'autore.
 
 
Peccato veniale segue la tradizione della commedia balneare lanciata da Luciano Emmer (Domenica d'agosto) e anticipa le moderne produzioni dei fratelli Vanzina (Sapore di mare), mettendo in scena un film corale composto da una vera e propria galleria di tipi umani. Abbiamo il conte cornuto (Banfi) che racconta barzellette e ride solo lui, la ragazza pelosa (Ria De Simone), il bagnino veneto (Toffolo), il culturista sciocco (Vanni) che interpretano una sceneggiatura a base di sesso e comicità. Si vede solo un seno nudo in tutto il film ed è quello di Ria De Simone, convinta dai ragazzini che una pomata sulle mammelle le farà scomparire la peluria dal viso. Laura Antonelli è protagonista di molte situazioni maliziose ed è fotografata in tutto il suo splendore da Samperi che la immortala in audaci pose mentre indossa seducenti bikini color rosso fuoco. Basti ricordare quando si spalma le gambe di crema solare davanti al cognato e rivaleggia in seduzione con la bellissima Fiona Florence (moglie del cornuto Banfi). Altri momenti sexy: le palpate di sedere di Orazio Orlando a ogni saluto, il ragazzo che osserva la cognata in spiaggia nascosto dietro a un fumetto per non mostrare un'improvvisa erezione, la crema spalmata sul corpo, il seno nudo sul pattino (solo intuito), il cambio di costume in cabina, la lotta erotica con il ragazzino sul letto, il voyeurismo dalla porta di camera, infine il rapporto sessuale che non viene mostrato. Il film è intriso di malizia, non mostra molto, lascia spazio all’immaginazione, ma non per questo è meno erotico. Ottimi gli attori più anziani (Lilla Brignone e Tino Carraro), nel ruolo dei genitori del marito di Laura, ben calati nella parte comica da coppia navigata e inossidabile. Alessandro Momo è bravo, pur giovanissimo e di bassa provenienza artistica (fotoromanzi), muore a diciotto anni, dopo aver interpretato Profumo di donna (1974) di Dino Risi. Lino Banfi debutta in una commedia alta, dopo tanti lavori minori, e il suo personaggio che si esprime in un buffo pugliese (Ti spezzo la noce del caapocollo! Porca puttena!) che cambia le a in e resterà come topos irrinunciabile della commedia sexy. Stefano Amato è un'altra presenza che ritroveremo nel sexy scolastico.

Rubrica bisettimanale di cinema di Gordiano Lupi su Futuro Europa:
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giovedì 15 ottobre 2015

Italian gigolò (1999)

di Ninì Grassia

 
Regia: Ninì Grassia. Soggetto e Sceneggiatura: Ninì Grassia. Fotografia: Luigi Ciccarese. Montaggio: Alessandro Perrella. Musiche: Ninì Grassia, Aldo Tamborelli. Scenografia e Costumi: Laura Cavallito. Casa di Produzione: Produzioni Associate Cinema e Televisione. Distribuzione: Produzioni Associate Cinema e Televisione. Genere: Thriller/Erotico. Durata: 86’. Interpreti: Roberto Farnesi, Eleonora Vallone, Pascal Persiano, Patrizia Prelle, Donatella Parpagiola, Paola Ambrosoni, Argia Bignami, Loredana Bontempi, Alessandra Liuzzo, Francesco Lombardi, Elide Marigliani, Giuseppe Pagano, Giovanna Chicco.

 
Italian gigolò è il terzultimo film di Ninì Grassia (Aversa, 1944 - Castel Volturno, 2010), uno dei registi - artigiani più prolifici e meno considerati del nostro cinema. Musicista sociologo in prestito al cinema, agente teatrale e cinematografico, soggettista, sceneggiatore, produttore e organizzatore di concerti. Debutta come regista nel 1978, lanciando Marisa Laurito ne La pagella. Inventa il personaggio di Nino D'Angelo in funzione post meroliana e lo guida in alcuni film di buon successo: Celebrità (1981), L’Ave Maria (1982) Lo studente (1983). Fa di tutto, abbastanza male, ma di tutto: commedie, erotici, film per ragazzi, thriller, prodotti indefinibili. Gira pellicole con pochi soldi e in breve tempo per mercati in espansione e per il cinema commerciale statunitense. Scrive e produce a ritmi forsennati senza badare alla qualità, lasciando 43 pellicole, fino a Il lattante (2003), ultimo lavoro del suo ricco palmares.


Italian Gigolò è un thriller erotico che produce, scrive e sceneggia - imitando in maniera spudorata American gigolò (1980) di Paul Schrader con Richard Gere -occupandosi persino delle musiche. In breve la trama. Il giovane Alessio (Farnesi), bello e ben dotato, è un gigolò al servizio di ricche signore, un giorno conosce la stilista Roberta (Vallone), che lo assume come modello nella sua azienda. In realtà continua a fare il gigolò e si porta a letto una serie di donne tra le più brutte mai viste nel cinema erotico italiano. Alessio conosce in azienda l’indossatrice Corinne (Prelle) e se ne innamora, ma lei è la donna di un mafioso e paga con la morte la relazione con il ragazzo. Finale assurdo, assassino scoperto sin dall'omicidio, da quanto è risibile la trama gialla, erotismo ai minimi termini, sembra cinema porno tagliato. La pellicola esce con divieto ai minori di anni 18 in un periodo di crisi epocale del cinema. Ancora oggi passa spesso a notte fonda su AB Channell e su quel che resta delle vecchie antenne libere. Ninì Grassia si è sempre vantato di aver scoperto e lanciato nel mondo del cinema Roberto Farnesi, un bello da fotoromanzo che in questo film si sforza di imitare Richard Gere in pose e atteggiamenti. Farnesi somiglia molto al divo statunitense, a parte le capacità recitative, quindi l’operazione non risulta difficile. Non è che Farnesi dopo questa esperienza abbia fatto sfracelli tra cinema e televisione, ma certo ha migliorato non poco la sua visibilità, anche se in Italian gigolò ottiene il primo posto sul manifesto con tanto di immagine a tutto campo.


Eleonora Vallone - figlia di cotanto padre -  interpreta uno dei suoi ultimi ruoli e dimostra una volta di più che il cinema non è il suo mestiere e che certe attitudini non sono trasmissibili per via ereditaria. Non è più una ragazzina, tra l’altro,  si intravede seminuda in una rapida sequenza, poi si riveste e assume le sembianze della donna manager. Tra le attrici - se così possiamo chiamarle - citiamo Loredana Bontempi (pornostar), Elide Marigliani (copertina su Playboy del giugno 1995) e Giovanna Chicco. Doppiaggio orribile.


Attori improponibili. Sceneggiatura paragonabile a uno scolapasta da quanto è piena di buchi e di assurde scelte narrative. Sequenze softcore più comiche che erotiche. Location poverissime, colonna sonora riciclata da La puritana (1989), sempre di Grassia. La cosa più bella è il finale, che merita la visione per la stupidità assoluta, da premio Oscar al contrario, come la cosa peggiore vista al cinema negli anni Novanta. Girato tra Palinuro e Roma, fa parte di un cospicuo numero di film erotici curati da Grassia dal 1987 al 1999. Non sono cose che tolgono il sonno ai nostri critici, ma c’è una grande confusione sulla data di realizzazione di questo film tra 1989 e 1999. Confermiamo che è stato realizzato nel 1999.

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lunedì 12 ottobre 2015

Stelle e stelline degli anni Settanta


Rivedere il cinema degli anni Settanta per fare un viaggio nella bellezza che non può tornare, nei ricordi di un’adolescenza sconvolta da presenze conturbanti, da volti di attrici che imperversavano sul grande schermo e nelle fantasie dei ragazzini. Eravamo così noi quattordicenni degli anni Settanta, disposti a fare carte false pur di vedere un film vietatissimo come Salon Kitty, interpretato dalla bellezza selvaggia e sensuale di Thérèse-Ann Savoy. 




Ricordo ancora la paura di essere scoperto al botteghino del Teatro Metropolitan e di non venire ammesso al cinema, come rammento i sogni erotici che mi portavano a rivedere nella memoria le scene più calde. La Savoy che cammina a quattro zampe davanti a Helmut Berger, la torrida scena di sesso finale, l’amore con il pilota nel bagno di una stazione. Non era così facile vedere una donna nuda a quattordici anni e allora avevamo il cinema, questo tipo di cinema che dava l’illusione di poter sognare accanto alla bella attrice del momento. 


E t'innamoravi di Michela Miti che impersonava una Biancaneve sporcacciona degna del miglior fumetto porno, stravedevi per la biondissima Daniela Poggi e per il seno stupendo di Anna Maria Rizzoli, ti perdevi dietro alle forme abbondanti di Carmen Russo. Lasciatemi dire che era un cinema poetico fatto di piccole cose, un cinema che ti portava per mano alla scoperta dell’erotismo e del corpo femminile, che ti sconvolgeva tra calze a rete calate e ragazzine che salivano su scale ammiccanti, servette che si facevano tastare il sedere da padroni maiali e adolescenti in calore che spiavano nudità stupende dal buco della serratura. 


Tra i miei amori cinematografici degli anni Settanta, è indimenticabile la bellezza esotica di Laura Gemser, una delle protagoniste dei miei libri. Tutti noi abbiamo straveduto per Emanuelle, forse più per lei che per l’originale francese con due emme interpretato da Sylvia Kristel. I suoi viaggi per il mondo erano il nostro unico modo di viaggiare, di sognare posti sconosciuti, di vedere la Thailandia, l’Africa, Santo Domingo e l’America. Oggi che tutto sembra così facile e i paesi all’altro capo del mondo sono raggiungibili con un semplice volo di aereo, pare quasi impossibile, ma c’è stato un tempo che non era così e certi sogni esotici li dispensava soltanto il cinema. 



Gli amori saffici di Emanuelle, le trasgressioni da fotografa dell’amore, i tanti incontri a base di sesso sfrenato, sono stati parte della nostra adolescenza e ancora adesso resta il ricordo indelebile di lussuriosi corpi femminili che scomparivano al risveglio. Era l’Italia sconvolta dalle battaglie femministe, un mondo che faceva apparire come una colpa la bellezza femminile, ma era anche l’Italia democristiana e baciapile dei censori bacchettoni ed era pure l’Italia della prima rivoluzione sessuale. Una donna doveva essere apprezzata solo per quello che aveva in testa, dicevano le guerrigliere acide del post Sessantotto. Le nostre attrici preferite erano aborrite e contestate da queste donne che rifiutavano la femminilità e che volevano vestire con jeans strappati e maglioni cadenti. 


Per reazione noi ragazzini di quei tempi ci rifugiavamo tra le calde membra immaginarie di Ria De Simone, nel seno piccolo e ben fatto di Zigi Zenger, tra le forme acerbe di Ely Galleani e Cinzia Monreale. Forse per questo mi trovo spesso a parlare di loro, delle tante stelle minori d'un panorama quasi infinito, d'un sogno perduto di tanti anni fa. Il cinema degli anni Settanta che si spinge a contaminare i primi anni Ottanta per poi morire di televisione, come un triste destino. Diamo il ciack iniziale e lasciamole sfilare, come modelle immaginarie della nostra memoria: Laura Gemser, Thérèse-Ann Savoy, Michela Miti, Daniela Poggi, Zigi Zanger, Anna Maria Rizzoli, Carmen Russo, Franca Gonella, Ely Galleani, Cinzia Monreale, Ria De Simone, Simonetta Stefanelli, Karin Schubert, Paola Senatore, Sonia Viviani, Martine Brochard, Dada Gallotti...


Gordiano Lupi

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