Giulio
Berruti
Nude sì ma sotto la doccia
La censura e il comune senso del pudore in nome del popolo italiano
Il Foglio Letterario - La Cineteca di Caino
Pag. 305 - Euro 15
Nude sì ma sotto la doccia
La censura e il comune senso del pudore in nome del popolo italiano
Il Foglio Letterario - La Cineteca di Caino
Pag. 305 - Euro 15
Tra
i tanti libri di cinema ne consiglio uno scritto da Giulio Berruti - autore de L’albero verde, collaboratore di Corrado
Farina per Hanno cambiato faccia e
valido documentarista - che scandaglia il mondo della censura nel cinema
italiano, compiendo una vera e propria analisi sociologica. Berruti parla di
cinema, cita titoli come Vedo nudo, Signore e signori buonanotte, Tre passi nel delirio, La dolce vita, La grande abbuffata, Rogopag,
La classe operaia va in Paradiso, La moglie più bella, Zabriskie point … Nel suo racconto parla
di dive che hanno avuto vita difficile grazie a solerti censori, attrici come
Sylva Koscina, Stefania Sandrelli, persino Gigliola Cinquetti giovanissima
cantante e Ornella Muti moglie troppo giovane. Registi contrastati dal potere e
dalla censura serva dello stesso potere, gente come Visconti e Pasolini -
emarginati pure per motivi di scelta sessuale - ma anche Antonioni e Fellini (La dolce vita fu definita da Scalfaro
sul quotidiano cattolico L’Avvenire
come La sconcia vita!). Berruti fa
capire l’evoluzione del comune sentimento
del pudore nel corso degli anni, spiegando come una norma inserita nel
codice penale fascista abbia continuato a essere applicata per sequestrare e
modificare pellicole pericolose. Se
in un film si ironizzava troppo sulle forze dell’ordine tutto veniva ricondotto
alla presunta normalità, quando
c’erano esposizioni di epidermide eccessive si limitavano, venivano imposti
tagli e sforbiciate di sequenze erotiche, spesso soprattutto per le
implicazioni religiose e politiche che certe sequenze incriminate comportavano.
Un saggio interessante e documentato, con molte foto d’epoca in bianco e nero,
che racconta la crescita della società italiana del dopoguerra attraverso il
cinema, dal primo neorealismo e i film con Totò (il principe ebbe problemi di
censura politica con la sua Carolina)
ai grandi autori degli anni Sessanta impegnati politicamente come Fellini,
Pasolini e Visconti. Un lungo viaggio muniti di forbici per conoscere tutti i
fotogrammi censurati dal cinema italiano, le immagini e le frasi che non
potremo più apprezzare. Scritto come un romanzo.
Il mio cinema è su Futuro Europa:
Nessun commento:
Posta un commento