venerdì 15 maggio 2015

Il bocconcino (1976)

di Romando Scandariato



Regia: Romano Scandariato. Soggetto e Sceneggiatura: Romano Scandariato. Fotografia: Vittorio Bernini. Montaggio: Francesco Bertuccioli, Adalberto Ceccarelli. Direttore di Produzione: Gino Soldi. Musiche: Carlo Maria Angera. Edizioni Musicali: Nazionalmusic (Milano). Teatri di Posa: Icet - De Paolis (Milano). Costumi: Itala Scandariato. Scenografia: Lucia Terzuolo. Colore: Telecolor spa. Sonorizzazione: N.C. con la collaborazione della Cooperativa Doppiatori. Mixage: Bruno Moreal. Produzione: Armando Bertuccioli per la Lido Cinematografica. Aiuti Regista: Giacomo Gramegna, Paolo Petrucci. Trucco: Carlo Sindici. Operatore alla Macchina: Dario Mulazzani. Assistente Operatore: Lanfranco Lucarelli. Fonico: Sergio Basili. Sarta. Valeria Mariani. Interpreti: Antiniska Nemour (Gemma), Flora Saggese (Betty), Lucio Flauto (Amedeo), Hélène Chanel (Michela), Claudio Gallone (Gigi), Italia Vaniglio (Gelsomina), Fabio Conti, Lucio Como.



Romano Scandariato (Fiume, 1938 - Roma, 2010) entra nel cinema come aiuto di Domenico Paolella, lavora con Aristide Massaccesi, Sergio Sollima, Maurizio Lucidi, Ugo Liberatore e soprattutto Marino Girolami. Si ricorda soprattutto come ottimo sceneggiatore (La morte ha sorriso all’assassino, Un bounty killer a Trinità, La via della prostituzione, Grazie nonna, Sesso profondo e Il marito in vacanza), gira alcuni documentari e una manciata di film non certo memorabili. Il debutto dietro la macchina da presa è con Fra Tazio da Velletri (1973), firmato Romano Gastaldi, seguito da Il bocconcino (1976) - dove fa quasi tutto, a parte montaggio e fotografia - e tre Nino D’Angelo movie (L’ammiratrice, 1983; Quel ragazzo della curva B, 1986; La ragazza del metrò, 1988). Scandariato gira anche Attraverso l’Italia (1986), ventiquattro documentari alla scoperta dei luoghi più suggestivi della penisola.



Il bocconcino è il solo lavoro del regista di Fiume classificabile come commedia sexy, basata sulle grazie da ninfetta Antinesca Nemour (qui Antiniska), telefonista della popolare trasmissione televisiva Portobello condotta da Enzo Tortora e meteora cinematografica. Il bocconcino la vede ricoprire il malizioso ruolo della lolita perversa che insidia il cugino Gigi (Gallone), liceale in vacanza alle prese con i primi turbamenti. Pare che la sexy telefonista abbia sostituito nel ruolo principale Taryn Power, sorella di Romina, che avrebbe chiesto troppi soldi. L’informazione proviene da Stracult di Marco Giusti, vero florilegio di inesattezze, quindi va presa con il beneficio dell’inventario. A proposito de Il bocconcino, il critico romano parla di Febo Conti come interprete e aggiunge che il film è girato sul Lago Maggiore, notizie errate che purtroppo riporto nel mio testo Sexy made in Italy. Ricordiamo Antinesca Nemour nei panni di una vittima sacrificale nel Salò (1975) di Pasolini e come presenza sexy ne La sposina (1977) di Bergonzelli, che ha avuto una versione hard: Taxi Love servizio per signora (1977).



Protagonista maschile de Il bocconcino un modesto Lucio Flauto (per Mereghetti il solo che si salva), mentre lo studente irretito dalla bella cugina e da una sexy insegnante d’inglese (Flora Saggese) è Claudio Gallone (adesso giornalista). Da un punto di vista erotico, la palma della miglior presenza spetta alla più anziana: Hélène Chanel, nome d’arte della franco - russa Hélène Stoliaroff (1941), attiva nel cinema italiano e nel mondo dei fotoromanzi, bionda sexy dagli occhi chiari, doppiata da Luisella Visconti. Il bocconcino la vede procace moglie di Flauto, protagonista di rumorosi rapporti sessuali che il nipote scambia per scosse di terremoto. Penultima apparizione sul set, prima del canto del cigno con Mogliamante di Marco Vicario (1977).



Il bocconcino è un classico prodotto d’imitazione, un Malizia in salsa lombarda, girato tra Desenzano e Salò, sul Lago di Garda (e non sul Lago Maggiore come dice Giusti), invece che in Sicilia. Roberto Poppi riferisce un gustoso aneddoto: “Scandariato mi raccontava che aveva scritto una storia quasi drammatica (anche se con elementi erotici) ma il produttore Bertuccioli non ne voleva sapere. O la trasformava in commedia o ciccia. Romano cercò di proporre ad altri il suo lavoro ma senza risultati. Quando gli ritelefonò Bertuccioli per sapere cosa avesse deciso, gli rispose ok... ho riscritto tutto. In realtà s’inventò una nuova sceneggiatura finendola in tre giorni. E così nacque questo capolavoro”. Pare difficile immaginare un film drammatico dalla revisione di sceneggiatura de Il bocconcino, una sorta di Malizia rivisto e corretto secondo la lezione di Cugini carnali di Sergio Martino, L’insegnante di Nando Cicero e La nipote di Nello Rossati. Il film parte lento, racconta il ritorno a casa del ragazzino per le vacanze estive e la sua passione per i libri mentre tutti gli altri non pensano che a scopare. Migliora con la sequenza di Lucio Flauto in un sexy spogliarello dove rifà in salsa farsesca il mitico strip di Sophia Loren in Ieri, oggi e domani. Raggiunge l’apice con il gioco di sguardi complici tra componenti della famiglia dopo l’equivoco terremoto - scopata sofferto dal ragazzino. Scandariato mette sul piatto della bilancia tutto l’apparato tipico della commedia sexy: voyeurismo a piene mani, buchi della chiave dai quali spiare ragazze nude, specchi che mostrano seni e sederi, rapporti sbirciati e interrotti, mani che toccano cosce sotto tavoli malandrini, scambi di stanze e di coppie, esibizione di nudi. Tra le parti erotiche, originale la gara tra ragazze sul seno più bello con la mela da consegnare alla vincitrice come se Gigi fosse un novello Paride. Non ci sono docce né bagni e insaponature, forse caso unico nella commedia sexy italica che si distingue per le attrici più pulite della storia. Molti luoghi comuni (il rapporto tra moglie e marito va rivitalizzato, una donna va corteggiata…), un velato discorso sociale con i figli che contestano i genitori e un tentativo di critica al perbenismo piccolo - borghese. 



Comicità ai minimi termini, tutto è nelle mani del povero Lucio Flauto, che con la sua erre moscia, lo slang milanese e un’autocritica del genere di film che sta interpretando non raggiunge livelli memorabili. Provocazioni sexy insistenti da parte di Nemour e Saggese che aprono alla fast-motion quando il cuginetto è costretto a prestazioni sessuali dai ritmi forsennati. Lucio Flauto si dà al sadomaso comico con una prostituta che gli ricorda il bel tempo andato. Battuta epica: “Se ti piace mollo, ti faccio impazzire!”. Nonostante tutto, alla fine, il marito mette incinta la moglie, così come Gigi regala un figlio a cugina e professoressa, ma le due ragazze non abbandonano i rispettivi fidanzato che si accollano i frutti del peccato. Il bocconcino del titolo, nonostante quel che si possa pensare, è il maschietto. Pochade ai minimi termini. Ha ragione Mereghetti. Da ricercare per soddisfare reminiscenze giovanili, quando certi film li vedevamo sulle prime televisioni private e ci sembrava di compiere chissà quale trasgressione. 

Leggete la mia rubrica di cinema su Futuro Europa: http://www.futuro-europa.it/

1 commento:

  1. Nonostante abbia una discreta conoscenza del cinema 'di genere', questo film non sapevo neanche che esistesse (e pensare che ho anche intitolato un mio racconto allo stesso modo).

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