lunedì 16 gennaio 2012

J. Edgard (2011)

di Clint Eastwood


Regia: Clint Eastwood. Sceneggiatura: Dustine Lance Black. Fotografia: Tom Stern. Montaggio: Joel Cox, Gary D. Roach. Scenografia: James J. Murakami. Produttore: Clint Eastwood, Robert Lorenz, Brian Grazer, Ron Howard per Imagine Entertainment, Malpaso Productions, Wintergreen Productions. Interpreti: Leonardo Di Caprio, Armie Hammer, Naomi Watts, Josh Lucas, Ed Westwick, Lea Thompson, Dermot Mulroney, Jeffrey Donovan, Stephen Root, Judi Dench, Ken Howard.


J. Edgard è un film che divide la critica. Alcuni lodano l’opera come un capolavoro che conferma la grande maturità artistica di Clint Estwood, altri lamentano un passo indietro per narrazione monotona e personaggi monocordi. Gianni Rondolino su La Stampa del 16 gennaio 2011 scrive che la sceneggiatura di Dustine Lance Black è lenta, i personaggi di contorno sono monodimensionali, che il film è espresso in una forma narrativa inadatta a mostrare il lato umano del personaggio e quarant’anni di storia statunitense. Non condivido una simile stroncatura. J. Edgard è un film che coniuga l’aspetto storico - biografico con i drammi interiori, racconta il pericolo comunista degli anni Venti, la criminalità organizzata, i gangster, l’assassinio Kennedy, le proteste nere, Martin Luther King, l’avvento di Nixon, narrando la vita di John Edgard Hoover, direttore dell’F.B.I..


Clint Estwood descrive con delicatezza la storia di un amore omosessuale tra Edgard e il suo braccio destro Clyde Tolson, rapporto che li unisce per tutta la vita senza avere consacrazione pubblica. Edgard avrà bisogno di Clyde per tutta la vita, la sola persona capace di dargli sicurezza, oltre alla segretaria privata Helen, che dopo la sua morte distruggerà i fascicoli segreti. Il regista mostra con dovizia di particolari il carattere di Edgard: succube della madre, balbuziente corretto dai medici e per questo soprannominato spiccio, determinato, innamorato del lavoro, ossessionato dal pericolo comunista e deciso a tutto pur di salvare la sua patria. Toccante la parte che ricostruisce il rapimento e la morte del piccolo Lindbnerg con le meticolose indagini che portano alla cattura del responsabile. Gli attori principali sono molto bravi. Leonardo Di Caprio è convincente sia quando interpreta Edgard da giovane, pieno di insicurezze e di timidezza mascherata da atteggiamenti eccessivi, sia da anziano, con le paure tipiche di un’età che lo porta a temere la morte. Armie Hammer è un ottimo Clyde Tolson, sempre vicino al suo uomo, pronto a correggere errori e far notare difetti, fino alla fine, quando lo accusa di aver dettato un’autobiografia poco sincera. Brava anche Naomi Watts nei panni di una segretaria che condivide le scelte di Edgard per tutta la vita.


Il regista mette in scena una sceneggiatura riflessiva ma non ripetitiva, mai noiosa e a tratti commovente (la morte della madre, i due amici che invecchiano…) che alterna passato a presente, usando molti flashback e geniali dissolvenze per raccontare la storia degli Stati Uniti e la vita privata di due uomini. Un film che a torto è stato definito inutile, mentre è un lavoro geniale e coraggioso che cerca di far luce su alcuni momenti oscuri della storia americana. 

Trailer:

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