di Luciano Ercoli (André Colbert)
Regia: Luciano Ercoli
(André Colbert). Musiche: Franco Micalizzi. Interpreti: Fred Robsahm, Eva
Czemerys, Gabriella Lepori, Gianni Cavina, Pier Maria Rossi, Piero Lulli, Liliana
Gerace, Anna Fadda, Salvatore Puntillo, Carla Mancini, Vittorio Fanfoni.
Presenti in immagini di repertorio: Agostina Belli, Arturo Trina.
Il figlio della sepolta viva è un sequel
apocrifo di Sepolta viva, pensato
per sfruttare il grande successo di pubblico del film precedente che aveva
inaugurato il minifilone melodrammatico. Il soggetto è estrapolato da un feuilleton di Carolina Invernizio, a
base di lacrime e sangue, mentre Luciano Ercoli prende il posto di Aldo Lado,
sfoggiando un improbabile pseudonimo francese. Il figlio della sepolta viva torna al castello dei Cambise senza
sapere di essere il legittimo erede, per tutti è Francoise (Robsahm),
innamorato perso della bella Elisabetta (Lepori), figlia del conte Amadeus
(Lulli). Il ducato dei Cambise è governato dalla perfida Giovanna (Czemerys), protetta
da un losco figuro detto l’italiano (Rossi) e dalla madre che ha tramato
nell’ombra lo scambio dei piccoli. Per ringraziamento, la figlia ucciderà la
madre, ma dovrà subire la vendetta organizzata dal legittimo erede e dal
buffone di corte. Dany (Cavina) rivelerà lo scambio di neonati, praticato al
convento dalla madre di Giovanna, cosa che costerà diverse vite e atroci
torture, mentre a lui è già costato il taglio della lingua. Alcune sequenze in flashback mostrano immagini del
precedente film con protagonisti Agostina Belli e Arturo Trina. Un escamotage narrativo prevede la morte per
crepacuore della sepolta viva subito
dopo aver appreso che il marito è stato ucciso.
Il figlio della sepolta viva non è certo un lacrima movie, ma un feuilleton avventuroso, più cappa e spada che melodramma, molto truce e sanguinolento, con diversi colpi di scena e alcune sequenze da cinema horror. Gli attori sono inferiori al film capostipite del sottogenere, perché Eva Czemerys non vale Agostina Belli nel ruolo da protagonista, anche se come perfida duchessa se la cava discretamente. Fred Robsahm, marito della sepolta viva nel primo film, qui è il figlio sconosciuto che uccide la malvagia impostora, torna a sedere sul legittimo trono e sposa la bella Elisabetta. Gianni Cavina non dice una parola perché la sceneggiatura prevede che gli venga tagliata la lingua durante le prime sequenze. Diligente il resto del cast.
Luciano Ercoli è un
buon artigiano, usa molto lo zoom e il primissimo piano, ambienta la storia
quasi interamente nel Castello Odescalchi di Bracciano (sede della duchessa di
Cambise) riservando poche scene per il Palazzo Patrizi a Castelgiuliano (dove
vive il conte Amadeus). Ottima la musica di Franco Micalizzi che contribuisce a creare
un’atmosfera da thriller melodrammatico e da cinema avventuroso, con accenni
horror tipici della narrativa d’appendice della Invernizio. Fotografia nitida
in technicolor e montaggio abbastanza serrato. Interessanti le sequenze con
torture e uccisioni, truce un volto sfigurato, intensi i duelli a colpi di
spada e le cavalcate nella foresta, così come è ben ricostruito un processo per
stregoneria e il conseguente rogo. Ercoli illustra a dovere il perverso rapporto
tra la cattiva duchessa e il demoniaco figuro, a base di violenze
carnali, torture e depravazioni. Un agnello scarnificato
nell’acido si spera sia soltanto un trucco di scena, ma non ne siamo certi. Il
finale è un piccolo capolavoro di tensione con una corda che sta per spezzarsi e
potrebbe far precipitare Elisabetta nell’acido. Va da sé che sarà la duchessa a
fare una brutta fine. Lieto fine scontato per un romanzo d’appendice che sa molto
di fumetto, in pratica un fotoromanzo horror - sentimentale, ma che (una volta accettati
i limiti del genere) si guarda ancora con piacere.
Per leggere mie recensioni di cinema: http://www.futuro-europa.it/
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