di Ugo Tognazzi
Il 1976 è l’anno della consacrazione artistica di Edwige Fenech con il salto di qualità nel cinema che conta. Regia di Ugo Tognazzi. Film: Cattivi pensieri. Una pellicola indefinibile, a metà strada
tra l’erotico, il giallo e la commedia che non piace a molti, ma che a nostro parere è un piccolo gioiello. Marco Giusti la definisce “uno dei lavori più disastrosi di
Ugo Tognazzi … di una noia paurosa… ripetitivo come pochi”. Paolo Mereghetti parla di un prodotto “assai curioso e perfino disturbante, ma ingiustamente
bistrattato”. Il soggetto è di Antonio Leonviola, la sceneggiatura dello stesso
Tognazzi, i dialoghi di Enzo Jannacci e
di Beppe Viola (che interpreta il commissario). Cast: Ugo
Tognazzi, Edwige Fenech, Massimo Serato, Luc Merenda, Paolo Bonacelli, Orazio
Orlando, Piero Mazzarella, Veruschka, Mircha Craven, Mara Venier e Ricky
Tognazzi.
Un film erotico
puro piuttosto ben fatto, niente a che vedere con il giallo e con la commedia
sexy, lo abbiamo visto con piacere diverse volte nel corso di questi anni. Per chi vuole apprezzare Edwige Fenech in una delle interpretazioni più
“calde” della sua carriera è un film imperdibile. Nuda così non l’avevano mai
vista e soprattutto in situazioni piuttosto scabrose, quasi sempre immaginate
nel corso di parti oniriche da un Tognazzi che interpreta un marito convinto di essere
cornuto. La Fenech
regge tutto il film con la sua conturbante presenza di moglie stupenda e fedele
che il marito immagina puttana e fedifraga. L’avvocato Mario Marani
(Tognazzi) non parte da Malpensa per colpa della nebbia e quando torna a casa
vede due piedi nudi maschili nell’armadio di casa. Crede che la moglie
nasconda un amante e per vendetta decide di chiuderlo nell’armadio, di
sprangare casa e di partire per una battuta di caccia insieme ad alcuni amici.
Durante la giornata il marito immagina una serie di situazioni
scabrose con protagonista la moglie e i presunti amanti. La Fenech è molto bella,
vestita da borghese elegante, con una mise
sensuale, il viso angelico e provocante. Tra le parti oniriche ricordiamo una
scena molto spinta tra Edwige Fenech e Luc Merenda (donnaiolo venezuelano) che scopano
sopra un tavolo e poi si lanciano sul letto a rallentatore. Un altro rapporto
immaginario mostra la Fenech
insieme a Mircha Carven (attore porno), maestro di sci di Madonna di Campiglio
che come un novello Sandokan delle nevi uccide un orso e poi fa l’amore con lei
pieno di graffi sulla pelle. I sogni di Tognazzi si alternano a scenate di
gelosia e umiliazioni come quando in un albergo di Torino fa sollevare la gonna
alla moglie e dice: “Fammi vedere le cosce. Tirati su la sottana. Quanti te
l’hanno infilato lì dentro?”.
Lei pare disinteressata e reagisce svogliata. Un altro sogno mostra la Fenech nuda in piscina circondata da uomini
con enormi peni eretti finti. Molto eccitante la parte onirica con il socio
di Tognazzi (Orazio Orlando) che insieme alla Fenech osserva due cavalli fare
l’amore. Un richiamo esplicito a La bestia di Walerian Borowczyk (1975),
film erotico che un anno prima aveva fatto scalpore. In ogni caso la parte che più si
ricorda ritrae la Fenech mentre si getta nel fieno e si mette a novanta gradi, “preparandosi
animalescamente” al rapporto. Infine a bordo di un aereo privato di un amico
industriale la Fenech
cita Emmanuelle di Just
Jaeckin (1973) e “la scopatina in volo” di Sylvia Kristel. Subito dopo Tognazzi
immagina un rapporto sessuale tra lei e il fratello (Paolo Bonacelli), noto
playboy.
Interessante pure questa sequenza che vede la Fenech vestita da dark lady con stivaloni a tacco alto e
gonna corta mentre si denuda lentamente e si fa fotografare con disinvoltura
prima un seno e poi le natiche. “Bel puttanone, fammi vedere il tuo seno”, dice Bonacelli arrapato mentre la fotografa. Tognazzi immagina anche la moglie in un rapporto saffico mentre concede un bacio appassionato alla bionda Yanti Somer.
Queste scene sono il punto forte del film, la Fenech ne esce fuori alla
grande interpretando sequenze molto spinte e a tratti quasi surreali.
Ricordiamo Tognazzi nudo che spinge la Fenech priva di veli sopra un carrello domestico con le parti intime sapientemente nascoste
da un gioco di inquadrature. Alla fine il marito scopre di aver chiuso
nell’armadio soltanto il figlio del portiere (Piero Mazzarella), un rivoluzionario
da quattro soldi che era entrato in casa per rubare dei fucili da caccia.
La polizia salva il ragazzo, vivo per miracolo e grazie all’intervento del fratello di
Tognazzi. Un doppio finale ci fa capire che il marito geloso manda avanti da tempo un rapporto con la bella Veruschka. Tognazzi parte in aereo con
l’amante, ma immagina ancora la
Fenech mentre fa l’amore sul prato dello stadio di San Siro a
Milano insieme al figlio del portiere. E pensare che la moglie è
insensibile al sesso, rifiuta la corte del fratello e dice che deve ancora
innamorarsi per poter andare a letto con un uomo.
Possiamo recepire un
velato discorso femminista, mentre il maschio borghese vecchio stampo interpretato da
Tognazzi non ci fa una bella figura. Presenze atipiche del film sono una
giovane Mara Venier e i divi del porno Veruschka e Mircha Carven, non molto utilizzati. Ricordiamo un giovanissimo Ricky Tognazzi aiuto regista e
in una breve apparizione da giovanotto antiborghese. Marco Giusti su Stracult parla di Carmen Russo ma non l’abbiamo vista… pure lui aggiunge un
punto interrogativo.
Per leggere mie recensioni di cinema:http://www.futuro-europa.it/
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Il bacio tra la Fenech e la biondina è veramente da sogno...
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