Celebrità (1981) di Ninì Grassia
Regia. Ninì Grassia. Soggetto: Ninì (Antonio) Grassia
(tratto dalla canzone Celebrità di
Annona - D’Angelo, discografia Vis Radio). Sceneggiatura: Ninì Grassia, Angelo
Fusco. Fotografia: Federico Zanni. Negativi e Positivi: Stacofilm. Montaggio:
Franco Malvestito. Musiche: Nino D’Angelo. Arrangiamenti e Direzione: Augusto
Visco. Edizioni Musicali: Gesa (Milano). Direttore di Produzione: Luigi
Ciotola. Produzione: Giada Cinematografica srl. Operatore alla Macchina: Renato
Doria. Assistente Operatore: Roberto Marsigli. Assistente al Montaggio:
Filomena Paoletti. Aiuto Montaggio: Renata Bosingo. Aiuto Regista: Romano
Scandariato. Fonico: Davide Gentile. Capo Macchinista: Giuseppe Argento.
Macchinisti: Ciro De Falco, Gaetano Rutigliano, Francesco Ferro. Capo
Elettricista: Andrea Guarino. Elettricisti: Giuseppe Nardone, Vincenzo Guarino.
Truccatore: Aldo Navarra. Parrucchiere: Mario Turco. Sarta: Giusy. Segretaria
di edizione: Maria Nunzia De Maria. Fotografo di Scena: Enzo De Turris.
Scenografo: Giovanni Biascioli. Gruppista: Savino Libertazzi. Ispettore di
Produzione: Giovanni Garbetta. Segretario di Produzione: Luigi Ciotola. Mixage:
Sandro Occhetti. Tecnico del Suono: Gianni Ruggero. Doppiaggio: Cinemontaggio
Colangeli. Direttore Doppiaggio: Roberto Del Giudice. Titoli: Studio Mafera.
Esterni: Napoli, Aversa. Interni: Edenlandia, Agenzia Pompe Funebri Citarella
(Aversa), Discoteca Old Station, Circolo Club Punto D’Incontro, Il Lanternone
(Palinuro). Genere. Musicale, Drammatico. Durata: 117’. Interpreti: Nino
D’Angelo, Regina Bianchi, Sonia Viviani, Lino Crispo, Bianca Sollazzo, I
Fatebenefratelli, Luciano Iannantuoni, Stefania Di Giandomenico, Mimmo
Postiglione, Renato Devi, Gigi Capone, Gianni Rossetti, Michela Gallo, Armando
Rossi, Ciro Scarfato, Gennaro Strazzullo, Enzo Berri.
Ninì Grassia
Ninì Grassia (Aversa, 1944 - Castelvolturno,
2010) s’inventa Nino D’Angelo attore cinematografico, dopo aver debuttato
dietro la macchina da presa con La
pagella (1980) e L’ultima volta
insieme (1981), scrivendo - insieme ad Angelo Fusco - un melodramma
romantico, con accenni di farsa e musicarello,
ispirato alla canzone Celebrità.
Ricorda Nino D’Angelo in alcune interviste quanto Grassia fosse convinto che il
suo personaggio avrebbe fatto furore al cinema, perché il regista intravedeva
il carisma dell’attore oltre a quello del cantante. Ninì Grassia replica il
successo con L’Ave Maria e Lo studente, anche se nello stesso
periodo deve condividere il cantante napoletano con Alfonso Brescia (Tradimento e Giuramento, 1982). Produttore, scrittore di cinema e compositore,
realizza prodotti di gradimento popolare con pochi mezzi, molto spesso
localizzati nella zona di Napoli, come nel caso di Amaré, interpretato dal cantante Gigi D’Alessio, un incasso di
circa mezzo miliardo solo in Campania. Regista legato al Nino D’Angelo movie, vero e proprio sottogenere che nasce grazie
alla scommessa di portare al cinema una storia tratta da una canzone che in
parte rispecchia le vicissitudini del giovane cantante. Grassia resta attivo
fino al 2003 - ultimo film Come sinfonia
-, noto anche come organizzatore di concerti neomelodici a Napoli e per gli
emigrati italiani all’estero.
Celebrità è composto da due film distinti che procedono
come rette parallele senza toccarsi, per congiungersi in sporadiche occasioni,
grazie a eventi che coincidono tra la storia principale e la sottotrama. Il
film comico, direi quasi farsesco, da puro avanspettacolo, vede protagonisti I
Fatebenefratelli (Edo e Gigi Imperatrice), un duo comico napoletano che vive un
periodo di effimero successo televisivo, teatrale e cinematografico. I due
comici gestiscono un’impresa di pompe funebri dal nome improbabile (Le ore liete dei fratelli Fate Bene) e
sono amici di uno sciocco meccanico, proprietario dell’officina dove lavora il
nostro Pasqualino Capece (D’Angelo). La parte comica è affidata tutta a loro,
basata su una serie di malintesi tra donne e morti, motori e sesso, funerali
che si fermano per mancanza di benzina, persone che vengono quasi convinte a
morire in cambio di ricca sepoltura e via con amenità da avanspettacolo. Il
film principale vede Nino D’Angelo mattatore, operaio meccanico figlio di
povera gente, vorrebbe fare il cantante ma viene truffato da un finto agente
privo di scrupoli e si trova a delinquere per restituire una somma di denaro
prestata da amici malfattori. Il nostro eroe finisce in galera ma è la sua
fortuna perché durante uno spettacolo per detenuti dimostra le doti canore,
quindi un boss lo raccomanda a un vero impresario che lo fa scritturare per
alcuni spettacoli e in poco tempo arriva il successo. Non è finita la serie
delle prove che attendono Pasqualino - che ha cambiato nome in Nino D’Angelo - perché
deve cadere nella rete tesa da una malafemmina
(Sonia Viviani), bella e ricca, che lo vorrebbe tutto per sé come un oggetto da
esibire. La morte della madre per infarto riporta il giovane sulla retta via,
anche se il dramma finale lo vede sconvolto e in lacrime a rimproverarsi sul
lungomare per non aver capito in tempo quale fosse la strada da seguire.
Ninì Grassia pesca a piene mani dalla vita di
Nino D’Angelo, drammatizzando alcuni episodi e rendendoli più cinematografici,
con la collaborazione di Angelo Fusco. La canzone Celebrità viene messa in scena sul palcoscenico di una Napoli
solare e povera, tra quartieri dove vivono i diseredati e via Caracciolo dove
si va a passeggio sul lungomare. La lunga soggettiva iniziale sulla quale
scorrono i titoli di testa fa capire che Napoli è protagonista, come sono
importanti i suoi abitanti, la gente che ci vive, i luoghi della città vera,
negli anni Ottanta già caotica e percorsa da intenso traffico. Il regista
realizza un film che profuma di musicarello
e di sceneggiata napoletana, ricco di musica neomelodica composta da Nino
D’Angelo. Il soggetto proviene da una sola canzone, anche se nel corso del film
ne vengono cantate altre di simile tenore, fino alla conclusiva -
strappalacrime - dedicata alla mamma. Tutte le componenti della sceneggiata
sono presenti: l’amore tra madre e figlio, la brava ragazza da sposare, la malafemmina, gli amici buoni, i
compagni mariuoli, il truffatore, il boss uomo d’onore, le umili origini, la
famiglia unita … Tutto questo contesto è schizzato di musica napoletana che
richiama i classici popolari del genere ma anche di comicità da avanspettacolo
e di romanticismo che nel finale diventa cupo melodramma. Ninì Grassia
inserisce parti prese da veri concerti di D’Angelo, spezzoni girati in
discoteca e programmi televisivi per realizzare sempre di più la
compenetrazione tra personaggio e attore, rendendola indissolubile. Il film ottiene
uno straordinario successo di pubblico, soprattutto a Napoli e in Campania, ma
poco a poco fa scalpore e riempie le sale di tutta la penisola, contribuendo a
consolidare il fenomeno dello scugnizzo dal volto buono che mentre canta
racconta la sua vita. A Napoli si deve
ricorrere alla forza pubblica per regolare l’affluenza degli spettatori in
sala, perché a ogni spettacolo c’è una folla incredibile fuori dal cinema.
Il regista dimostra mestiere, usa lo zoom a più
non posso come costume del periodo, ma fotografa molto bene una Napoli solare e
marina, realizzando alcune buone sequenze da film d’azione. Va da sé che siamo
in presenza di un film convenzionale dove la malavita viene dipinta a colori
tenui e il protagonista finisce per trionfare dopo aver superato diverse prove
che lo fanno diventare uomo. Nino D’Angelo è cantante dialettale dalla voce
invidiabile e attore abbastanza naturale, mentre Regina Bianchi è una madre
coraggio straordinaria, la vera attrice del film. Sonia Viviani interpreta un
ruolo da cattiva e perfida amante senza precedenti, molto castigata e ben
calata nel ruolo. Ricorda in un’intervista rilasciata a Cine 70 nel 2003 che immaginava di trovare un attore alto, bruno,
molto mediterraneo e che restò sorpresa nel vedere un ragazzo piccolo, magro e
ossigenato. Sonia Viviani viene accolta bene dal pubblico partenopeo durante la
prima, nonostante il suo ruolo sia da malafemmina,
ma rientra nei caratteri tipici della sceneggiata anche la donna fatale che fa
morire di crepacuore la madre del protagonista. I Fatebenefratelli se la cavano
discretamente nella parte comica, restando coinvolti persino nel finale
drammatico.
I dialoghi sono artefatti e carichi di patos
drammatico, da pura sceneggiata napoletana; nel finale il melodramma diventa ancora
più commovente, non si resta insensibili alla morte della madre mentre Nino
canta in televisione e poco dopo accorre al capezzale per finire sul lungomare a
intonare musica e parole struggenti. La musica di Nino D’Angelo è tra le cose
migliori del film, cambia tonalità a ogni sviluppo della storia, come da
lezione del miglior melodramma. La durata di 117’ sconcerta, se si pensa che
tutto deriva da una canzone, ma molto contribuisce la parte comico - farsesca
che , come abbiamo detto, è un film nel film.
Alcuni giudizi critici, tutti impietosi. Paolo
Mereghetti (una stella): “Il climax del film è la scena della morte della mamma
mentre il figlio canta Celebrità in
televisione. D’Angelo è meno legnoso quando a dirigerlo è Mariano Laurenti”.
Pino Farinotti (una stella): “Tutto come la sceneggiata impone: il povero
ragazzo ingenuo si fa traviare dalle cattive compagnie e tenta la strada del
canto. Finisce in prigione. Ma mamma muore e lui capisce il senso della vita”.
Morando Morandini (due stelle): “Melodramma canoro di produzione partenopea che
affonda le radici nella gloriosa tradizione della sceneggiata. Strappalacrime e
con qualche sdolcinatura di troppo, ma gli interpreti funzionano e le canzoni
pure”. Marco Giusti (Stracult): “Primo
film di Nino D’Angelo. Lo dirige Ninì Grassia. È un successo. Nino D’Angelo,
già gelataio alla stazione ferroviaria di Napoli e cantante di matrimoni, viene
scoperto da Grassia a teatro, dove si esibiva alla grande”.
Per vedere il film: https://www.youtube.com/watch?v=pmNr3IHGv94
Per vedere il film: https://www.youtube.com/watch?v=pmNr3IHGv94
Il mio cinema è su Futuro Europa:
Grande Nino, la sua voce e' unica e inimitabile.
RispondiEliminaI suoi film bistrattati dalla critica ottusa un giorno verranno rivalutati come quelli di Franco e Ciccio.