Regia, Soggetto,
Sceneggiatura: Pupi Avati. Produttore: Antonio Avati. Fotografia: Pasquale
Rachini. Montaggio: Amedeo Salfa. Collaboratori al Montaggio: Luciano Nusca,
Roberto Gianadrea, Maria Gianandrea. Musiche: Riz Ortolani. Scenografia:
Giuseppe Pirrotta, Mauro Venturini, Rita Celletti. Costumi: Maria Teresa
Venturini, Raffaele Curi. Trucco: Alfonso Cioffi. Suono in Presa Diretta:
Raffaele De Luca. Assistente alla Regia: Piermaria Benfatti, Salvatore
Marcarelli. Casa di Produzione: Duea Film, DMW Distribuzione, Rai Uno.
Distribuzione: Sacis. Durata: 101’. Genere: Drammatico. Interpreti: Carlo Delle
Piane (Avvocato Santelia), Diego Abatantuono, Gianni Cavina (Ugo), Alessandro
Haber (Lele), George Eastman (Luigi Montefiori) (Stefano), Kristina Sevieri
(Martina), Gianna Piaz (Adriana), Ferdinando Orlandi. Premi: Coppa Volpi a Carlo
Delle Piane quale Miglior Attore alla XLIII Mostra Cinematografica di Venezia. David
di Donatello: Miglior Canzone Originale (Regalo di Natale, di Riz Ortolani), Miglior
Suono (Raffaele De Luca). Nastro D’Argento Miglior Attore Non Protagonista (Diego
Abatantuono).
Una trama semplice per
un progetto a basso budget, dopo il parziale flop di pubblico - ma non di
critica - con Noi tre e Impiegati, Avati si trova a dover fare i conti con l’esigenza di
scrivere una piccola storia, girata in interni e interpretata da cinque attori.
Un successo, anche perché il cast viene scelto con cura e gli interpreti sono
perfetti per i ruoli, soprattutto Delle Piane e Abatantuono, premiati con
riconoscimenti prestigiosi. In breve la trama. Quattro amici - Lele (Haber),
Ugo (Cavina), Stefano (Eastman) e Franco (Abatantuono) - si ritrovano la notte
di Natale per giocare una partita a poker insieme a un misterioso avvocato
(Delle Piane) di Milano, noto nell’ambiente per essere uno che perde. Ugo ha
contattato l’avvocato e subito dopo ha convinto il vecchio amico Franco a
giocare, perché soltanto lui è ricco e può controbattere il gioco al rilancio del
ricco avvocato. Il rapporto tra Franco e Ugo è uno dei temi centrali del film,
perché tra i due l’amicizia non esiste più da quando il secondo ha tradito la
fiducia del primo portandosi a letto la donna della sua vita.
Franco si
convince a giocare solo perché potrebbe vincere facilmente e con quei soldi
riuscirebbe ad avviare la ristrutturazione del cinema di cui è proprietario. Il
film procede con immagini della partita, brevi pause per mangiare, dialoghi e
intensi flashback che narrano la
storia tra Ugo, Franco e Martina (Sevieri), causa della fine di un’amicizia. La
partita comincia bene per Franco, poi l’avvocato si riprende e quello che
sembrava uno sconfitto predestinato vince alla grande, offrendo pure la
possibilità a Franco di andarsene e di lasciare il tavolo senza perdite. Franco
non accetta e perde tutto, ma alla fine capisce che ha giocato contro un
professionista e che Ugo gli ha giocato un altro brutto scherzo, spartendosi la
vincita con l’avvocato.
Personaggi ben
caratterizzati e storia sceneggiata a dovere, sono i punti di forza di un film
che ha avuto anche un sequel meno
riuscito nel 2004, interpretato dagli stessi attori: La rivincita di Natale. Ottimo montaggio di sequenze tra partita e
flashback, con la visione di Martina, la donna che ha provocato la lite con Ugo
e di cui Franco è ancora innamorato che apre e chiude la storia. Nelle prime
sequenze è l’avvocato a osservarla, tentando un approccio impacciato dopo che
lei ha salutato il marito e attende l’amante. A metà della storia incontra
Lele, forse pure lui segretamente innamorato di lei, infine sarà Franco -
reduce dalla sconfitta - a non vederla, anche se entrando in camera con
l’amante lo sfiora nel corridoio dell’albergo. Martina è presente nei brevi flashback che narrano amore e
tradimento, ben fotografati da Rachini in una luce soffusa, che tende al
bianco, per sottolineare il ricordo. I quattro amici sono personaggi a tutto tondo, non macchiette caricaturali,
ma esseri umani veri pieni di difetti, ai quali lo spettatore si affeziona.
Lele è il giornalista imbranato che nessuno considera, con velleità da
scrittore, innamorato di John Ford al punto che ha scritto un libro su di lui.
Ugo è un fallito che vive facendo televendite in una televisione locale,
separato dalla moglie che ha lasciato con un sacco di figli e che non vuol
vedere neppure per Natale. Franco è un imprenditore di cinema ma in realtà ha
un sacco di debiti e il vizio del gioco, oltre ad aver sposato una donna che
non ama, visto che pensa ancora al primo amore. Stefano è il proprietario di
una palestra frequentata da gay, pure lui in odore di omosessualità, forse il
personaggio meno approfondito. L’avvocato Santelia è il mistero fatto persona,
ha avuto due mogli, vive con il vecchio padre, ama le belle donne e sembra un
giocatore sprovveduto, ma è tutta finzione, in realtà è un professionista del
poker. Avati sceglie subito come interpreti Delle Piane e Cavina, Haber invece
si propone da solo ma convince il regista dopo un colloquio che assume toni
eccessivi, perfetto per il ruolo che avrebbe dovuto interpretare.
Montefiori
viene preso in sostituzione dell’attore Jean-Pierre Léaud che appena arrivato a
Roma si mette nei guai con la giustizia ed è costretto a rinunciare alla parte.
Abatantuono è una seconda scelta, perché Avati in un primo tempo pensa a Lino
Banfi, che rifiuta per fare I pompieri
con Neri Perenti. Per l’attore milanese comincia una seconda vita artistica ed
è l’inizio di una serie di interpretazioni drammatiche, guidato da registi del
calibro di Comencini, Bertolucci, Salvatores, oltre allo stesso Avati che lo
inserisce nella sua factory e lo
vuole con sé per altre operazioni interessanti. Il merito di aver fatto
risorgere un Abatantuono in crisi, affrancandolo dal cliché del terrunciello è di Avati, visto che i
suoi ultimi film risalivano a quattro anni prima ed erano Attila flagello di Dio e Il
ras del quartiere.
Regalo
di Natale è un film molto teatrale, tutto girato in interni,
con intensi primi piani sui volti e le espressioni dei giocatori, giocato sui
rapporti tra gli amici e il ricordo del passato. “I protagonisti sono i ragazzi
di Jazz Band che invecchiando hanno perduto le illusioni e si trovano a tirare
avanti in una vita troppo diversa da quella che si attendevano”, ha detto
Avati. Il poker diventa metafora della vita e la partita serve per raccontare
il passato e i ricordi perduti, soprattutto un grande amore finito nel nulla e
un’amicizia svanita. Colonna sonora di Riz Ortolani suadente e drammatica,
perfetta per creare tensione e per scandire i momenti della partita, così come
assume toni romantici nei frequenti flashback. La canzone inedita della sigla
viene premiata con il Nastro d’Argento.
Il mio cinema, due volte a settimana, su Futuro Europa:
http://www.futuro-europa.it/dossier/cineteca
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