Annie Belle al telefono
Regia: Paolo Spinola.
Soggetto: Paolo Spinola. Sceneggiatura: Poalo Spinola, Carlo Castellaneta.
Musiche: Daniele Patucchi. Edizioni Musicali: Cam (Roma). Fotografia: Aldo Di
Marcantonio. Scenografia: Carmelo Patrono. Montaggio: Vincenzo Verdecchi.
Direttore di Produzione: Claudio Biondi. Aiuto Regista: Fritz Golner. Fonico:
Ivo Morbidelli. Assistente Operatore: Sandro Battaglia. Doppiaggio: Sincrovox,
diretto da Emilio Cigoli. Distribuzione: INC - Italnoleggio Cinematografico.
Produzione: Bruno Ridolf. Casa di Produzione: Co. M. E. C.. Teatri di Posa,
Colore, Suono: Cinecittà. Interpreti: Al Cliver (Pier Luigi Conti), Annie
Belle, Mariangela Giordano, Violetta Chiarini, Livia Cerini, Filippo Panseca.
Al Cliver (1951), il protagonista maschile
Paolo Spinola conclude
la sua attività di regista con Un giorno
alla fine di ottobre, scritto nel 1969 – in piena contestazione studentesca
– ma girato soltanto alcuni anni dopo ed entrato in distribuzione nel 1977,
quando i problemi erano altri, si parlava di terrorismo, non di scontri di
piazza tra polizia ed extraparlamentari, tra studenti e forze dell’ordine. Un giorno alla fine di ottobre è
comunque - al momento in cui scriviamo - il più raro e invedibile film di
Spinola, al punto che ci siamo dovuti accontentare di un riversamento DVD da
VHS di un’edizione doppiata in castigliano. Il film non guadagna dal pessimo
doppiaggio iberico, perché sentire Al Cliver e Annie Belle esprimersi in un
forbito spagnolo da Real Accademia non aiuta lo svilupparsi della storia e
l’immedesimazione nella tematica contestatrice. Tra l’altro la solerte censura
iberica concede il visto del Ministero della Cultura (numero 15861)
sconsigliando la visione ai minori di anni 13. Film sessantottino, dunque, ma
in definitiva storia d’amore e politica del 77, ché gli scontri di piazza non
mancano neppure in quel periodo storico. Al Cliver è Lorenzo, dirigente in
carriera alla Montedison di Milano, non troppo convinto del ruolo, innamorato
della vita e delle belle donne. Mariangela Giordano è la sua segretaria -
amante, che vede per lui un futuro radioso in azienda, vorrebbe sposarlo e
intanto lo presenta ai genitori borghesi. Annie Belle è Cristina, la variabile
impazzita, la ragazzina (figlia di borghesi) pervasa da idee contestatrici inculcate
da un fratello movimentista finito in galera per aver compiuto espropri
proletari.
Annie Belle (1956), la protagonista femminile
Lorenzo s’innamora perdutamente di Cristina, dopo aver trascurato un’altra
possibile conquista (Livia Cerini) e soprattutto il lavoro, ma la ragazza
concede solo una notte d’amore in albergo, quindi si nega e si ritira nella
solitudine della famiglia. Finale scontato con Al Cliver che corre nella notte
a bordo di una moto, non rispetta uno stop e si schianta a gran velocità sulla
fiancata di un camion. Paolo Spinola è un buon regista e anche questa storia
presenta alcuni motivi di interesse, anche se resta il prodotto meno originale
tra i suoi quattro lavori. Da un punto di vista tecnico abbiamo un intelligente
uso del flashback, diversi split screen a tendina, insolite
dissolvenze e persino una parte girata come se Al Cliver e Annie Belle fossero due
personaggi dei cartoni animati. Fotografia autunnale con toni che tendono al
giallo ocra, visione di una Milano
grigia e nebbiosa, tra parchi gelidi e traffico cittadino, metropolitane
affollate e primi cartelli pubblicitari invasivi. Colonna sonora suadente,
romantica, con toni di tromba e pianoforte.
Impostazione teatrale, dialoghi lunghi e forbiti, a tratti grondanti
retorica, infarciti di accuse e contestazione nei confronti di un sistema
marcio e consumista. Si ente la mano di Carlo Castellaneta (1930 - 2013) nella
scrittura del testo e nella sceneggiatura, soprattutto l’influenza del romanzo Notti e nebbie (1975) da cui fu tratta
una miniserie televisiva, diretta da Marco Tullio Giordana, ambientata a Milano. Al Cliver interpreta un
ruolo insolito, da seduttore e borghese pentito, mostra persino un nudo
integrale dopo una doccia (forse in polemica con la commedia sexy che
inflaziona il mercato di docce femminili) e interpreta alcune intense sequenze
erotiche con la seducente Annie Belle. Commedia sviluppata secondo toni
grotteschi: l’incontro con la ragazza per aver risposto a una chiamata taxi, l’intervista
surreale sul traffico cittadino, i momenti di vita in fabbrica... Non mancano elementi
drammatici, caratterizzati da attenzione sociale, come sequenze di scontri tra
polizia e studenti, immagini d’epoca miscelate con sequenze di fiction, oltre a una violenta aggressione di teppisti a una coppia
che sta passeggiando.
Il precedente film di Spinola (1969)
Un po’ datata la filippica antiborghese, portata avanti
da una ragazzina che più borghese non si può, ma intrisa di idee contestatrici.
Da citare la partecipazione dell’artista Filippo Panseca, nella parte di se stesso,
che spiega il suo modo di fare pittura contestatrice, in funzione
anticonsumistica e anticapitalistica. Film politico, dunque, forse il solo film
politico di Spinola, che nei precedenti si era limitato ad analizzare
introspettivamente complesse figure femminili in conflitto con la società. Pure
qui il personaggio più interessante è caratterizzato da Annie Belle, ma la sua
figura femminile risente di troppi cliché del periodo storico - è una ribelle
anticonformista di maniera - ed è meno originale rispetto ai ritratti
precedenti messi in campo da Spinola. Per aggiungere retorica al già visto
abbiamo la figura di un aristocratico annoiato, invaghito della ragazza, ma
impregnato di tendenze autodistruttive. In definitiva troppi i cliché espressi da
Spinola per essere accettati: la ragazzina ribelle e rivoluzionaria figlia di
buona famiglia, l’aristocratico corrotto che sente il peso della fine di
un’epoca, il borghese che accetta la società ma va in crisi per colpa della
ragazzina. La storia d’amore tra un borghese integrato e un’aspirante
rivoluzionaria finisce con la ricerca del suicidio e il crollo delle certezze,
come regola impone e come sceneggiatura prevedibile pedissequamente tratteggia.
Pieno di difetti, certo, ma a suo modo interessante, da vedere come documento
di un periodo storico.
Seguite la mia rubrica Cinema su Futuro Europa:
http://www.futuro-europa.it/category/dossier/cineteca
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