Ornella Muti diretta da Eleonora Giorgi
Un recente lavoro che Ornella Muti interpreta è molto importante ed è stato sottovalutato dalla critica. Sto parlando dell'esordio alla regia di Eleonora Giorgi con Uomini & donne, amori & bugie
(2003). Sono lontane le tempeste giovanili, le risse sul set di Appassionata (1974) e le polemiche televisive
sui nudi adolescenziali. Le amiche - rivali di un tempo si ritrovano per
lavorare a una pellicola che racconta il rapporto genitori - figli dal punto di
vista di una figlia.
Il film è buono, anche se la ricostruzione
dell’atmosfera anni Sessanta non è perfetta, ma la Muti ricopre a dovere il
ruolo di madre abbandonata che alleva i figli in assenza del marito. Eleonora
Giorgi scrive, sceneggia e dirige un confortante film d’esordio, anche se il
suo lavoro vero resta quello di produttrice. Paolo Giommarelli è il peggiore
del cast nei panni di un marito fedifrago, sempre assente, interessato solo a
lavoro, carriera e denaro. Il suo
personaggio è monodimensionale, troppo fumettistico ed esageratamente negativo
per essere credibile. Aggiungiamo anche una recitazione troppo impostata e
priva del necessario coinvolgimento.
Ornella Muti è fantastica, il tempo pare
non essere passato su un fisico perfetto, ma in questo lavoro dimostra
soprattutto di essere una buona attrice drammatica. La bella attrice romana interpreta
una donna sola, che a un certo punto della vita si rende conto di non possedere
niente, perché non ha un lavoro, si trova senza amiche e le restano soltanto i
figli.
All’improvviso, però, trova la forza di ribellarsi e dà un taglio netto
con il passato: molla un marito che non la merita e si dedica al lavoro di
pittrice a tempo pieno. Eleonora Giorgi racconta la netta divisione dei ruoli tra
uomini e donne tipica degli anni Sessanta - Settanta, le prime ribellioni
femministe, le proteste studentesche, i turbamenti e gli amori giovanili, la
famiglia che si sfalda, i divorzi sempre più frequenti. In una parola, compone
un affresco interessante degli ultimi quarant’anni di storia italiana, con
umiltà, ma senza sbagliare un colpo.
Da ricordare il racconto al femminile di
un tentativo di violenza carnale non denunciato, perché nessuno dà importanza
alla cosa e l’amico di famiglia colpevole continua a frequentare la casa. Il
primo uomo sbarca sulla luna, le donne pretendono uguaglianza e libertà sessuale,
ma i tempi non sono ancora maturi per ottenere rispetto. Il film presenta
alcune parti troppo didascaliche, litigi sforzati e scenate che stonano nel
contesto della narrazione, momenti morti, ma nel complesso la prova è
incoraggiante.
La voce fuori campo - della stessa regista - spesso è invasiva e
tende a raccontare ciò che non viene mostrato per immagini. La fotografia è
ottima, la scrittura fin troppo lineare, raccontata spesso dall’esterno come un
lungo flashback della bambina. Da
riscoprire.
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