domenica 22 settembre 2013

Uomini & donne, amori & bugie (2003)



Ornella Muti diretta da Eleonora Giorgi


Un recente lavoro che Ornella Muti interpreta è molto importante ed è stato sottovalutato dalla critica. Sto parlando dell'esordio alla regia di Eleonora Giorgi con Uomini & donne, amori & bugie (2003). Sono lontane le tempeste giovanili, le risse sul set di Appassionata (1974) e le polemiche televisive sui nudi adolescenziali. Le amiche - rivali di un tempo si ritrovano per lavorare a una pellicola che racconta il rapporto genitori - figli dal punto di vista di una figlia. 


Il film è buono, anche se la ricostruzione dell’atmosfera anni Sessanta non è perfetta, ma la Muti ricopre a dovere il ruolo di madre abbandonata che alleva i figli in assenza del marito. Eleonora Giorgi scrive, sceneggia e dirige un confortante film d’esordio, anche se il suo lavoro vero resta quello di produttrice. Paolo Giommarelli è il peggiore del cast nei panni di un marito fedifrago, sempre assente, interessato solo a lavoro, carriera e denaro.  Il suo personaggio è monodimensionale, troppo fumettistico ed esageratamente negativo per essere credibile. Aggiungiamo anche una recitazione troppo impostata e priva del necessario coinvolgimento. 




Ornella Muti è fantastica, il tempo pare non essere passato su un fisico perfetto, ma in questo lavoro dimostra soprattutto di essere una buona attrice drammatica. La bella attrice romana interpreta una donna sola, che a un certo punto della vita si rende conto di non possedere niente, perché non ha un lavoro, si trova senza amiche e le restano soltanto i figli. 

 
All’improvviso, però, trova la forza di ribellarsi e dà un taglio netto con il passato: molla un marito che non la merita e si dedica al lavoro di pittrice a tempo pieno. Eleonora Giorgi racconta la netta divisione dei ruoli tra uomini e donne tipica degli anni Sessanta - Settanta, le prime ribellioni femministe, le proteste studentesche, i turbamenti e gli amori giovanili, la famiglia che si sfalda, i divorzi sempre più frequenti. In una parola, compone un affresco interessante degli ultimi quarant’anni di storia italiana, con umiltà, ma senza sbagliare un colpo. 
 

Da ricordare il racconto al femminile di un tentativo di violenza carnale non denunciato, perché nessuno dà importanza alla cosa e l’amico di famiglia colpevole continua a frequentare la casa. Il primo uomo sbarca sulla luna, le donne pretendono uguaglianza e libertà sessuale, ma i tempi non sono ancora maturi per ottenere rispetto. Il film presenta alcune parti troppo didascaliche, litigi sforzati e scenate che stonano nel contesto della narrazione, momenti morti, ma nel complesso la prova è incoraggiante. 
 

La voce fuori campo - della stessa regista - spesso è invasiva e tende a raccontare ciò che non viene mostrato per immagini. La fotografia è ottima, la scrittura fin troppo lineare, raccontata spesso dall’esterno come un lungo flashback della bambina. Da riscoprire.

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