domenica 15 settembre 2013

Occhio alla perestrojka (1990)


di Castellano & Pipolo 

   
Regia: Castellano & Pipolo. Soggetto: Jerri Calà, Stefano Sudriè. Sceneggiatura: Jerry Calà, Castellano & Pipolo. Fotografia: Emilio Loffredo, Franco Vitale. Montaggio: Antonio Siciliano. Scenografia: Emilio Baldelli. Assistente alla Regia: Alessandro Metz, Valerio Tassara. Musiche: Bruno Zambrini. Produttore. Sergio Panno. Durata: 98’. Genere: Commedia. Interpreti: Jerry Calà, Ezio Greggio, Rodolfo Laganà, Corinjne Clery, Marina Giuliana Cavalli, Guido Nicheli, Pippo Stanastaso, Mattia Sbragia, Maria Kalinina, Jeanette Vredeveld, Ralf Moeller, Franco Diogene, Franca Scagnetti.


La trama di Occhio alla perestrojka segue i canoni della commedia all’italiana, stemperandosi in farsa e pochade, con risultati abbastanza deludenti. Fulvio (Calà), Marco (Greggio) e Filipo (Laganà) sono tre dipendenti della ditta Moschini in trasferta a Sofia che stringono un’affettuosa amicizia con tre ragazze bulgare: Olga (Kalinina), Monica e Tatiana (Vredeveld). I tre dipendenti si comportano come veri cialtroni, raggirano le ragazze, raccontano un sacco di balle, convinti che loro non potranno mai venire in Italia. Non hanno fatto i conti con la caduta del muro di Berlino e la fine della cortina di ferro. La perestrojka rompe le uova nel paniere a Fulvio, sposato con Angela (Clery) e padre di due figli. Marco, vicino al matrimonio con Francesca (Cavalli), figlia del principale (Nicheli), è più tranquillo perché la sua bella è minorenne e non può espatriare. Filippo è l’unico single e non vede l’ora che Tatiana lo raggiunga. 
Arrivano Tatiana e Olga, quest’ultima con prole, perché dal rapporto con Fulvio è nato Yuri. Intanto alla ditta Moschini giunge una delegazione bulgara per concludere un affare. Tra i bulgari c’è anche Sergeij, un culturista enorme, fratello di Monica, che alla fine porterà via la fidanzata a Marco. Fulvio fa i salti mortali e una vita infernale per nascondere le due compagne l’una all’altra, fino al giorno in cui Olga viene assunta come cameriera e la famiglia allargata diventa una realtà, accettata da tutti. Filippo resta pure lui deluso, perché Tatiana è un’arrampicatrice sociale che finisce nel letto del principale e farsi assumere come direttore del personale. Tutti e tre vanno in cura da un analista. Fine del film con il pensiero rivolto alla nuova frontiera: la Cina, meta per nuove scappatelle extraconiugali. “Ma se crolla la muraglia cinese?”, si chiedono. Marco teme di incontrare la sorella di Bruce Lee… 
 Guido Nicheli
Occhio alla perestrojka è un film cucito addosso alla comicità strampalata e surreale di Jerry Calà, cabarettista che comincia con I Gatti di Vicolo dei Miracoli (Arrivano i gatti, Una vacanza bestiale, 1980) per poi mettersi in proprio e godere di grande popolarità nel corso degli anni Ottanta. In questo film collabora a soggetto e sceneggiatura, cosa che in seguito farà sempre più spesso, dedicandosi anche alla regia. Doveva ancora lavorare nei comico - balneari Abbronzatissimi 1 e 2 (1991 – 1992, Bruno Gaburro) e Saint Tropez - Saint Tropez (1991, Castellano & Pipolo), ma soprattutto Diario di un vizio di Marco Ferreri (1993), sua unica interpretazione drammatica. Diciamo che questa pellicola segna la sua decadenza comica, il momento di declino nei gusti del pubblico e una svolta verso la regia di alcune pellicole che non vengono gradite dalla critica. Ezio Greggio è la sua spalla comica, pure lui surreale e cinico, dotato di una comicità demenziale molto televisiva e difficilmente utilizzabile in chiave cinematografica. Sono due figli del Drive In di Antonio Ricci, che Greggio continua a praticare conducendo Striscia la notizia

La sola trovata comica indimenticabile di Occhio alla perestrojka è un sorta di surreale balletto che Greggio e Calà mettono in scena nelle situazioni più disparate e che termina sempre con un litigio per una variante non prevista eseguita da Calà. E poi ci sono gli inevitabili: “Ce la fa, ce la fa… non ce la fa, non ce la fa!”, inventati da Greggio. Gli occhiali con gli occhi dipinti di un Calà stremato, il suo umorismo trash a base di gridolini e mossettine che riportano ai bei tempi dei Gatti. Battute come: “Mi suicido! Vedo già il giornale: Cremato a Crema!”. Pessimo Rodolfo Laganà, una presenza comica quasi inesistente. Ricordiamo Maurizio Nicheli classico cummenda milanese e Pippo Santonastaso, nel ruolo comico - mimico del fratello del padrone. Una piccola parte da portiere d’albergo per il caratterista Franco Diogene. Molto belle le attrici. A partire da un’intramontabile Corinne Clery, donna di gran classe e interprete professionale. Pure le sconosciute Maria Kalinina e Jeanette Vredeveld, la prima mora raffinata, la seconda bionda appariscente, non se la cavano per niente male. Brava anche Maria Giulia Cavalli, pure lei sensuale quanto basta, ma impostata su una recitazione comico - ironica.


Rassegna critica. Morando Morandini on line (una stella per la critica, due per il pubblico): “Commedia degli equivoci che scade a prolissa barzelletta sceneggiata. Deprimente”. Pino Farinotti (una stella): “Film comico di scarsissimo interesse e, fortunatamente, di scarsissimo successo di pubblico. Solo per i fan di Greggio e Calà”. Paolo Mereghetti (una stella): “Operazione furbastra e mediocre sul gallismo italiano unito al fenomeno delle donne dell’Est a caccia di marito occidentale. I temi sono ovvi, parodiati e fiacchi. La maschera di Calà (anche sceneggiatore assieme ai registi) non trova posa, superando il sopportabile”. La critica colta è unita nella stroncatura, che nella sostanza condivido. Il film risente di una struttura televisiva, è girato in video, la sceneggiatura è fiacca, le situazioni comiche sono prevedibili e risapute. Nonostante tutto ritengo che due stelle siano meritate, perché, una volta accettata la natura trash del prodotto, si guarda persino con piacere.

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