di
Castellano & Pipolo
Regia: Castellano & Pipolo. Soggetto: Jerri Calà,
Stefano Sudriè. Sceneggiatura: Jerry Calà, Castellano & Pipolo. Fotografia:
Emilio Loffredo, Franco Vitale. Montaggio: Antonio Siciliano. Scenografia: Emilio
Baldelli. Assistente alla Regia: Alessandro Metz, Valerio Tassara. Musiche:
Bruno Zambrini. Produttore. Sergio Panno. Durata: 98’. Genere: Commedia.
Interpreti: Jerry Calà, Ezio Greggio, Rodolfo Laganà, Corinjne Clery, Marina
Giuliana Cavalli, Guido Nicheli, Pippo Stanastaso, Mattia Sbragia, Maria
Kalinina, Jeanette Vredeveld, Ralf Moeller, Franco Diogene, Franca Scagnetti.
La trama di Occhio
alla perestrojka segue i canoni della commedia all’italiana, stemperandosi
in farsa e pochade, con risultati
abbastanza deludenti. Fulvio (Calà), Marco (Greggio) e Filipo (Laganà) sono tre
dipendenti della ditta Moschini in trasferta a Sofia che stringono
un’affettuosa amicizia con tre ragazze bulgare: Olga (Kalinina), Monica e
Tatiana (Vredeveld). I tre dipendenti si comportano come veri cialtroni,
raggirano le ragazze, raccontano un sacco di balle, convinti che loro non potranno
mai venire in Italia. Non hanno fatto i conti con la caduta del muro di Berlino
e la fine della cortina di ferro. La perestrojka rompe le uova nel paniere a
Fulvio, sposato con Angela (Clery) e padre di due figli. Marco, vicino al
matrimonio con Francesca (Cavalli), figlia del principale (Nicheli), è più tranquillo
perché la sua bella è minorenne e non può espatriare. Filippo è l’unico single
e non vede l’ora che Tatiana lo raggiunga.
Arrivano Tatiana e Olga,
quest’ultima con prole, perché dal rapporto con Fulvio è nato Yuri. Intanto
alla ditta Moschini giunge una delegazione bulgara per concludere un affare. Tra
i bulgari c’è anche Sergeij, un culturista enorme, fratello di Monica, che alla
fine porterà via la fidanzata a Marco. Fulvio fa i salti mortali e una vita
infernale per nascondere le due compagne l’una all’altra, fino al giorno in cui
Olga viene assunta come cameriera e la famiglia allargata diventa una realtà,
accettata da tutti. Filippo resta pure lui deluso, perché Tatiana è
un’arrampicatrice sociale che finisce nel letto del principale e farsi assumere
come direttore del personale. Tutti e tre vanno in cura da un analista. Fine
del film con il pensiero rivolto alla nuova frontiera: la Cina, meta per nuove
scappatelle extraconiugali. “Ma se crolla la muraglia cinese?”, si chiedono.
Marco teme di incontrare la sorella di Bruce Lee…
Guido Nicheli
Occhio alla
perestrojka è un film cucito addosso
alla comicità strampalata e surreale di Jerry Calà, cabarettista che comincia
con I Gatti di Vicolo dei Miracoli (Arrivano
i gatti, Una vacanza bestiale, 1980) per poi mettersi in
proprio e godere di grande popolarità nel corso degli anni Ottanta. In questo
film collabora a soggetto e sceneggiatura, cosa che in seguito farà sempre più
spesso, dedicandosi anche alla regia. Doveva ancora lavorare nei comico -
balneari Abbronzatissimi 1 e 2 (1991 – 1992, Bruno Gaburro) e Saint Tropez - Saint Tropez
(1991, Castellano & Pipolo), ma soprattutto Diario di un vizio di Marco Ferreri (1993), sua unica
interpretazione drammatica. Diciamo che questa pellicola segna la sua decadenza
comica, il momento di declino nei gusti del pubblico e una svolta verso la
regia di alcune pellicole che non vengono gradite dalla critica. Ezio Greggio è
la sua spalla comica, pure lui surreale e cinico, dotato di una comicità
demenziale molto televisiva e difficilmente utilizzabile in chiave
cinematografica. Sono due figli del Drive
In di Antonio Ricci, che Greggio continua a praticare conducendo Striscia la notizia.
La sola trovata
comica indimenticabile di Occhio alla
perestrojka è un sorta di surreale balletto che Greggio e Calà mettono in
scena nelle situazioni più disparate e che termina sempre con un litigio per
una variante non prevista eseguita da Calà. E poi ci sono gli inevitabili: “Ce
la fa, ce la fa… non ce la fa, non ce la fa!”, inventati da Greggio. Gli
occhiali con gli occhi dipinti di un Calà stremato, il suo umorismo trash a base di gridolini e mossettine
che riportano ai bei tempi dei Gatti.
Battute come: “Mi suicido! Vedo già il giornale: Cremato a Crema!”. Pessimo
Rodolfo Laganà, una presenza comica quasi inesistente. Ricordiamo Maurizio
Nicheli classico cummenda milanese e
Pippo Santonastaso, nel ruolo comico - mimico del fratello del padrone. Una piccola
parte da portiere d’albergo per il caratterista Franco Diogene. Molto belle le
attrici. A partire da un’intramontabile Corinne Clery, donna di gran classe e
interprete professionale. Pure le sconosciute Maria Kalinina e Jeanette
Vredeveld, la prima mora raffinata, la seconda bionda appariscente, non se la
cavano per niente male. Brava anche Maria Giulia Cavalli, pure lei sensuale
quanto basta, ma impostata su una recitazione comico - ironica.
Rassegna critica. Morando Morandini on line (una stella per la critica, due
per il pubblico): “Commedia degli equivoci che scade a prolissa barzelletta
sceneggiata. Deprimente”. Pino Farinotti (una stella): “Film comico di
scarsissimo interesse e, fortunatamente, di scarsissimo successo di pubblico. Solo
per i fan di Greggio e Calà”. Paolo Mereghetti (una stella): “Operazione
furbastra e mediocre sul gallismo italiano unito al fenomeno delle donne
dell’Est a caccia di marito occidentale. I temi sono ovvi, parodiati e fiacchi.
La maschera di Calà (anche sceneggiatore assieme ai registi) non trova posa,
superando il sopportabile”. La critica colta
è unita nella stroncatura, che nella sostanza condivido. Il film risente di una
struttura televisiva, è girato in video, la sceneggiatura è fiacca, le
situazioni comiche sono prevedibili e risapute. Nonostante tutto ritengo che
due stelle siano meritate, perché, una volta accettata la natura trash del prodotto, si guarda persino
con piacere.
Nessun commento:
Posta un commento