di Mario Monicelli
Regia: Mario Monicelli. Soggetto: Rodolfo Sonego.
Sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Luigi Magni. Fotografia: Carlo Di Palma.
Montaggio: Ruggero Mastroianni. Scenografia: Giorgio Desideri. Costumi:
Maurizio Chiari. Musiche: Peppino De Luca. Produttore: Gianni Hecht Lucari per
la Documento Film. Produzione: Italia/ Gran Bretagna. Durata: 102’. Genere: Commedia.
Interpreti: Monica Vitti, Stanley Baker (doppiato da Sergio Rossi), Carlo
Giuffrè, Corin Redgrave, Anthony Booth, Dominic Allan, Deborah Stanford,
Catherine Feller, Helen Downing, Stefano Satta Flores, Tiberio Murgia, Aldo
Puglisi (doppiato da Pino Caruso). Premi: Monica Vitti, migliore attrice al
Festival di San Sebastian (1968); David di Donatello 1969: Monica Vitti
(migliore attrice) e miglior produzione; Nastro d’Argento 1969 a Monica Vitti,
migliore attrice.
La ragazza
con la pistola è un film importante
per Mario Monicelli che perfeziona i canoni della commedia all’italiana, ma lo
è molto di più per Monica Vitti, alla prima esperienza convincente come attrice
comica. Monicelli imprime una sterzata alla carriera della brava attrice
romana, fino a quel momento impegnata soprattutto in ruoli drammatici sotto la
guida di Michelangelo Antonioni. Luciano Salce (Ti ho sposato per allegria)
e Pasquale Festa Campanile (La cintura
di castità) avevano già intuito le capacità comiche di Monica Vitti, ma
Mario Monicelli la impiega in un ruolo da protagonista che convince pubblico e
critica. Il regista toscano dieci anni prima aveva compiuto identica operazione
con Vittorio Gassman e anche questa volta lancia un’attrice che diventerà una
colonna della commedia all’italiana. La
ragazza con la pistola fa incetta di premi, quasi tutti assegnati a Monica
Vitti, ma viene candidato pure all’Oscar come miglior pellicola straniera.
Vediamo la trama. Assunta Patanè (Vitti) è una giovane
siciliana sedotta e abbandonata da Vincenzo Macaluso (Giuffrè), che per non
assumersi le sue responsabilità fugge in Scozia. Assunta è la tipica donna
siciliana, tutta casa e onore, impugna una pistola, parte alla volta del Regno
Unito per vendicarsi. A questo punto comincia una pellicola on the road per le strade della Gran
Bretagna, a caccia del traditore, tra ristoranti, pub e famiglie britanniche tradizionali.
L’uomo evita la vendetta facendosi credere morto, mentre la donna conosce un
giocatore di rugby, un omosessuale insicuro e un medico che la fa innamorare. Assunta
tenta di uccidere Vincenzo quando scopre che è ancora vivo, ma il colpo di
pistola ferisce la sua amante. Il carattere di Assunta cambia grazie all’amore
di un medico britannico che la introduce in un mondo nuovo, meno legato alla
tradizione. Poco a poco la ragazza riesce a concepire il divorzio,
l’indipendenza e la libertà; decide di vivere Londra e di lavorare nel mondo
della pubblicità. Il ritorno di Vincenzo, che vorrebbe sposare una donna della
sua terra, non riesce a farle fa cambiare idea, anzi, serve a consumare una vendetta
da donna libera. Assunta molla l’uomo dopo averlo sedotto, proprio come aveva
fatto lui alcuni anni prima, in Sicilia. Vincenzo resta a Brighton, convinto
che Assunta sia una bottana, mentre
lei raggiunge il medico inglese nell’isola di Jersey.
Monica Vitti è straordinaria interprete dello stereotipo
della siciliana gelosa, legata alle usanze della sua terra, ma che riesce ad
aprirsi alle novità. Alcune battute indimenticabili: “Sola in casa con un uomo
non ci sto”, “Tu uomo, io donna e tu guardi la tivù”, “L’uomo è uomo e ci deve
provare, ma la donna è donna e si deve difendere”.
Monicelli, con la
collaborazione di Sonego e Magni, tratteggia un ritratto credibile delle
differenze culturali tra due mondi, ponendo l’accento sulle istanze femministe
e rivoluzionarie che stanno modificando la società. La fotografia inglese e
sicula di Carlo De Palma è straordinaria. Le sequenze oniriche ambientate in
Italia sono girate in Puglia, nella suggestiva cornice di Polignano a Mare e di
Conversano. La parte britannica si svolge in Scozia, a Edimburgo, ma anche a
Londra, Sheffield, Bath e Brighton. La scena finale della pellicola con
Vincenzo che insegue la donna e afferma: Bottana
eri e bottana sei rimasta, viene girata nel porto di Ancona. Apprezziamo
sequenze di archeologia industriale britannica, porti ventosi, partite di
rugby, flashback siculi con donne
vestite di nero, comicità slapstick
che trasforma la commedia in farsa.
Il tema da dibattere è il delitto d’onore,
ma anche il carattere della donna sicula (“Non è normale sposare una donna che
è già stata con un altro uomo”, dice Assunta) e degli uomini meridionali legati
alla tradizione (“Se mi vuoi bene, in casa devi stare”, afferma Vincenzo). Il
medico inglese è un ottimo Stanley Baker, anche se alcune battute che gli
assegna il copione sono troppo didascaliche: “Sei indegna di vivere tra gente
civile”, “Doma i tuoi istinti da selvaggia”, “Tu stai bene in una caverna”.
Carin Redgrave, fratello della ben più nota Vanessa, è il ragazzo gay, uno
degli amori sbagliati di Assunta. Ricordiamo anche Anthony Booth, il giovane
che accoglie Assunta a Sheffield. Mal dei Primitives non fa parte del cast, ma
canta alcune canzoni della colonna sonora. Carlo Giuffrè è bravissimo come
seduttore siculo che considera le donne semplici oggetti, pure lui lanciato da
Monicelli nel ruolo della sua vita, che replicherà in un numero incalcolabile
di commedie, anche minori.
Tiberio Murgia e Aldo Puglisi, i due picciotti che
comunicano la finta morte, sono due perfette macchiette sicule. Le parti
migliori del film sono i piani sequenza, le visioni oniriche che riportano la
ragazza nel paese natio, vestita da donna perduta, per sottoporsi al giudizio
dei compaesani. I paesaggi britannici godono di una fotografia fantastica, tra
cimiteri sul mare e bianche scogliere.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle e
mezzo): “Commedia all’italiana pre-sessantotto
che riutilizza macchiette e stereotipi inneggiando all’emancipazione. Fizzante
e via via sempre meno prevedibile, ha il suo punto di forza nel catapultare la
siciliana assetata di vendetta nella Swinging London anni Sessanta, dando al
personaggio una nuova dignità”. Morando Morandini (due stelle per la critica,
tre stelle per il pubblico): “Commedia all’italiana in trasferta inglese.
Confezione di lusso, sostanza da avanspettacolo, caricaturale più che satirica,
con una bieca insistenza sui più vieti luoghi comuni del Sud”. Tre stelle per
Pino Farinotti, che non motiva, ma assegna la valutazione corretta a un film che
diverte e non rinuncia a far pensare.
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