di Franco
Indovina
Regia: Franco Indovina. Soggetto e Sceneggiatura.
Tonino Guerra, Franco Indovina, Luigi Malerba. Fotografia: Aldo Tonti.
Montaggio: Marcello Malvestito. Musiche: Luís Enriquez Bacalov. Scenografia e
Costumi: Pier Luigi Pizzi. Produttore: Mario Cecchi Gori. Causa di produzione:
Fair Film (Roma). Durata: 86’.
Genere: Commedia. Interpreti: Vittorio Gassman, Martha Hyer, Gila Golam, Karin
Skarreso, Massimo Serato, Carmelo Bene, Steffen Zacharias, Jacques Herlin,
Caludio Gora, Gigi Proietti, Giovanni Ivan Scratuglia, Mario Cecchi Gori, Aldo
Tonti, Piero Vida.
Franco Indovina (1932 - 1972)
Lo scatenato
è un film molto originale, atipico
nella produzione italiana degli anni Sessanta, che risente positivamente della
scrittura originale di Tonino Guerra e Luigi Malerba. Bob Chiaramonte (Gassman)
è un attore di pubblicità che impazzisce perché si sente perseguitato dagli
animali. Un cane gli fa pipì sulla gamba, un toro lo fa cadere in un fiume, alcuni
topi rosicchiano una corda che lo teneva
appeso a un elicottero, uccelli lo tormentano con le deiezioni. Bob si rifiuta
di girare pubblicità con animali e viene licenziato. Si impiega come
truccatore, ma una mosca lo tormenta, lui cerca di ucciderla, ma non ci riesce,
in compenso combina un mare di disastri.
Il più grave è quando taglia un baffo
a un ministro e poi cerca di riappiccicarlo sul volto durante un comizio
televisivo. La mosca muore per cause impreviste, ma i guai non finiscono. La
moglie (Hyer) lo abbandona perché crede che abbia tentato di ucciderla, mentre la
polizia lo giudica un sovversivo perché aveva detto in televisione la parola mosca. Bob finisce per impazzire, quando
discute con uno scimpanzé al giardino zoologico. La scimmia ha la meglio, fugge
dalla gabbia e lascia l’uomo dietro le sbarre, a ricevere noccioline dai
bambini. Un film delizioso, fuori dal tempo, intriso della
cultura pop sessantottina ma godibile ancora oggi, tra brevi riferimenti al
periodo storico e un umorismo visivo, farsesco, slapstick.
Il regista porta avanti un discorso freudiano, molto alla Woody Allen, insolito in una commedia
italiana. Il registro comico passa senza soluzione di continuità dalla commedia
classica e sofistica, alla farsa più grossolana. Ne conseguono, tra alti e
bassi, una certa mancanza di continuità e un film troppo frammentario. Molto
intellettuale, ma per tutti. Bravissimo Gassman, in un ruolo adatto alla sua
comicità da mattatore, un anno dopo L’armata Brancaleone (1966) di Mario
Monicelli e nella stesa stagione de Il
tigre (1967) di Dino Risi.
Martha Hyer
Il ruolo della moglie è ricoperto dalla sensuale
attrice statunitense Martha Hyer, che apprezziamo in un costume da bagno
molto sexy, al tempo presentata come “la risposta della Universal a Grace Kelly”.
Presenze minori: Carmelo Bene (prete), Massimo Serato (agente di polizia),
Claudio Gora (ministro senza un baffo), Gigi Proietti (truccatore), persino il
direttore della fotografia Aldo Tonti (regista) e il produttore Cecchi Gori
(pubblicitario).
Martha Hyer
Rassegna critica. Morando Morandini on line (due stelle per la critica, una
per il pubblico): “Da un bel soggetto di Tonino Guerra, adattissimo alla
versatile vena comica e farsesca di Vittorio Gassman, Franco Indovina ha cavato
una commedia insolita, ma troppo frammentaria che non sa mettere a fuoco i temi
freudiani delle fobie e delle nevrosi indotte dai mass media. Commercialmente,
un fiasco”. Pino Farinotti (due stelle): “Apologo non del tutto riuscito,
nonostante l’ottimo cast”. Paolo Mereghetti (due stelle): “Commedia
intellettuale che sembra quasi uno studio freudiano sulla patologia
persecutoria. Gassman si auto denigra in modo convincente, ma a volte eccede
nel cercare il risvolto comico della situazione. Del resto una certa discontinuità
di registro si avverte anche nel copione, scritto a sei mani da Luigi Malerba,
Tonino Guerra e Franco Indovina”.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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