di Pier
Paolo Pasolini
Regia: Pier Paolo Pasolini. Soggetto e Sceneggiatura:
Pier Paolo Pasolini. Consulente ai dialoghi: Sergio Citti. Fotografia: Tonino
Delli Colli. Montaggio: Nino Baragli. Scenografia: Flavio Mogherini. Musiche:
Carlo Rustichelli (rimaneggia Antonio Vivaldi). Aiouto Regia: Carlo Di
Carlo.Assistente Alla Regia: Gianfrancesco Salma. Produttore: Alfredo Bini.
Produzione: Arco Film (Roma). Distribuzione: Cineriz. Interni: Incir De Paolis
(aprile - giugno 1962). Esterni: Roma, Frascati, Guidonia, Subiaco. Durata: 115’. Genere: Drammatico.
Prima: XXIII Mostra di Venezia, agosto 1962. Premio Mostra di Venezia della
FICC (Federazione Italiana Circoli di Cinema). Interpreti: Anna Magnani (Mamma
Roma), Ettore Garofolo (Ettore), Franco Citti (Carmine), Silvana Corsini
(Bruna), Luisa Orioli (Biancofiore), Paolo Volponi (il prete), Luciano Gonini
(Zaccarino), Vittorio La Paglia (il signor Pellisser), Piero Morgia (Piero),
Leandro Santarelli (Bengalo, il Roscio), Emanuele di Bari (Gennarino, il
Trovatore), Antonio Spoletini, Nino Bionci, Roberto Venzi, Nino Venzi, Maria
Bernardini, Santino Citti, Lamberto Maggiorani, Franco Ceccarelli, Marcello
Sorrentino, Sandro Meschino, Franco Tovo, Pasquale Ferrarese, Renato
Montalbano, Enzo Fioravanti, Elena Cameron, Maria Benati, Loreto Ranalli, Mario
Ferraguti, Renato Capogna, Fulvio Orgitano, Renato Troiani, Mario Cipriani,
Paolo Provenzale, Umberto Conti, Sergio Profili, Gigione Urbinati.
Pier Paolo Pasolini realizza il secondo film da regista
e aggiunge un importante tassello al suo viaggio nell’umanità dolente delle
borgate romane. Accattone (1961) mostra
il mondo del sottoproletariato urbano della capitale visto dalla parte del
maschio, con un grande Franco Citti, sublime interprete del ragazzo di vita pasoliniano. Pasolini continua l’adattamento
cinematografico della sua opera letteraria (Ragazzi
di vita, Una vita violenta, Il sogno d’una cosa, Poesia in forma di rosa…), definendo un
discorso aperto da sceneggiature importanti come La notte brava (1959), di Mauro Bolognini, tratto proprio da Ragazzi di vita. Accattone narra la vita quotidiana dei ragazzi delle borgate
romane, tra litigi, notti insonni, bravate, giornate all’osteria, piccoli furti
e prostitute. La Borgata Gordiani viene messa in primo piano da sapienti
movimenti di macchina, carrellate, poetiche panoramiche, primi piani e mirabili
piani sequenza.
Mamma Roma gode della stessa ambientazione borgatara di Accattone, ma la protagonista è una
donna, Anna Magnani nei panni di una prostituta romana che vuole cambiare vita
per dedicarsi al figlio Ettore. Sergio Citti è fondamentale come consulente per
i dialoghi in romanesco, recitati da attori dilettanti, a parte la grandissima
Magnani. Le tematiche sono quelle care a Pasolini che accompagneranno tutta la
sua vita artistica: gli emarginati, il sottoproletariato confinato in un ghetto
di incomunicabilità con le altre classi sociali, la sconfitta del diseredato,
l’impossibilità di affrancarsi da un destino di sofferenza. Anna Magnani non
lega con il regista, le rispettive visioni del mondo non coincidono, ma
nonostante tutto regala un’interpretazione memorabile.
La sua Mamma Roma è una
madre coraggio in pena per la sorte d’un figlio ribelle, in preda alle tempeste
adolescenziali, che contraccambia il suo amore ma non lo sa esprimere. “Mia
madre? A me che me frega di mia madre? In fondo credo di volerle bene, perché
se morisse mi metterei a piangere, confessa a Bruna, la ragazza che lo fa diventare
uomo. Vediamo in breve la trama. Mamma Roma (Magnani) decide di abbandonare la
vita da prostituta quando Carmine (Citti), il protettore, si sposa, liberandola
da ogni obbligo. La donna decide di dedicarsi anima e corpo al figlio, Ettore
(Garofolo), che non sa niente del suo mestiere ed è cresciuto nella vicina
Guidonia. Mamma Roma si mette a vendere frutta e verdura, si trasferisce in un
appartamento alla periferia di Roma, segue il figlio, cerca di indirizzarlo
nelle scelte femminili e di trovargli un lavoro. Mamma Roma non vuole che il
ragazzo faccia la sua fine, che si seppellisca nella periferia romana, ma sogna
per lui un futuro di tranquillità, con un lavoro rispettabile. A un certo punto
il protettore torna a cercare Mamma Roma e la riporta sulla strada, come il
passato che non si può cancellare, l’ineluttabilità del destino. Ettore viene a
sapere da Bruna quale sia la vera professione della mamma, per reazione
comincia a delinquere, infine viene arrestato dopo per aver rubato una
radiolina a un degente dell’ospedale. Finale melodrammatico: il ragazzo muore
in carcere, legato a un letto di contenzione, in preda a un delirio febbrile.
Il film è dedicato allo storico dell’arte Roberto
Longhi e certe rappresentazioni scenografiche sono pittoriche, grazie alla
collaborazione di Flavio Mogherini, futuro regista di scuola pasoliniana. Il finale, con il ragazzo
che muore legato al letto del carcere, ricorda un Cristo del Mantegna, una
scena da struggente deposizione. Carlo Rustichelli compone una colonna sonora
basata sulle musiche sinfoniche di Antonio Vivaldi che accompagna sequenze
poetiche fotografate in un livido bianco e nero. Violino tzigano, di tanto in tanto, interrompe la musica barocca e
porta in primo piano note di musica popolare. Il ritmo è lento, cadenzato, tra
piani sequenza della periferia, panoramiche, dialoghi in romanesco. Puro
cinema, una gioia per gli occhi vedere una Roma notturna e seguire le
passeggiate logorroiche di mamma Roma che racconta episodi di vita mescolando
fantasia e realtà. Pasolini narra per immagini un’umanità dolente che sogna un
riscatto impossibile ma deve rassegnarsi a un destino infelice.
Il regista compie un grande lavoro figurativo, guida
con bravura una straordinaria Anna Magnani che recita in mezzo a un gruppo di
attori dilettanti. Pasolini ci tiene a sviscerare il complesso rapporto madre -
figlio, secondo canoni psicanalitici, facendo capire la difficoltà di un
adolescente a rivelare il suo amore per la madre. Un tema caro al poeta, anche per
vicende biografiche, che lo vedono molto legato alla madre, anche se il loro è un
amore borghese, non certo borgataro. Ricordiamo poesie come Ballata delle madri e Supplica a mia madre, contenute in Poesia in forma di rosa, che ricalcano
identica tematica. L’educazione sentimentale di un adolescente è un altro tema caro
a Pasolini che lo inserisce nella pellicola ricorrendo al personaggio di Bruna,
la ragazza che introduce Ettore ai misteri del sesso. Non possono mancare i
volti del sottoproletariato urbano, i
ragazzi di vita che tanto interessano Pasolini, fotografati nelle
espressioni naturali e nella sofferenza quotidiana. Il regista indugia sui
campetti di calcio sterrati, inventati dai ragazzini di borgata, con le porte
segnate da giacchetti e maglioni, simbolo di un modo di giocare tipico degli
anni Sessanta. Anche i rapporti tra donne che fanno la vita, segnati da
amicizia e spirito di colleganza, sono in primo piano. Le parole di denuncia di
Mamma Roma: “E allora di chi è la colpa? Se avevano i mezzi erano tutti brave
persone”, pesano come macigni, anche se il regista non interferisce con le
immagini, non dà mai un giudizio morale o politico, ma si limita a fotografare
la realtà. Fantastico il finale, vero che sembra uscito da un racconto di Cuore, ma vero anche che la
rappresentazione del dolore materno e delle sofferenze del figlio è drammatica
e commovente. La galera non è acqua che
passa, ma dolore che resta, dolore
infinito. La pellicola termina con la disperazione materna e la macchina da
presa si ferma alcuni istanti su quel volto dolente, da Madonna straziata per
la morte del figlio, senza dissolvenze o inutili lungaggini, per lasciare il
posto alla parola Fine in campo
bianco.
Accattone e Mamma Roma
sono pellicole non ascrivibili a un genere, si tratta di lavori molto letterari
dai quali scaturisce l’intera poetica del regista. Se mi è concessa una
definizione personale, senza voler essere blasfemo, parlerei di neorealismo corretto da un pizzico di
melodramma pascoliano e deamicisiano, due autori molto cari a
Pasolini.
Alcune curiosità. Il debuttante Ettore Garofolo viene scoperto
da Pasolini mentre fa il cameriere in una trattoria, e in alòcune sequenze del
film lo vediamo all’opera nel suo vero mestiere, quando è assunto per servire
ai tavoli di un ristorante. Lo scrittore Paolo Volponi, amico di Pasolini,
interpreta il prete al quale Mamma Roma chiede un aiuto per trovare lavoro al
figlio. Gli esterni del film sono girati alla periferia di Roma, al palazzo dei
Ferrovieri di Casal Bertone, al villaggio INA - Casa del Quadraro, al Parco
degli Acquedotti e a Tor Marancia. Altre scene sono girate a Frascati, Guidonia
e Subiaco. Notiamo spesso sullo sfondo la cupola della Basilica di San Giovani
Bosco, così come si vedono le borgate con le baracche dove vive la povera gente.
Un piccolo escamotage di Pasolini riesce a far convivere recitazione impostata
con interpretazione spontanea. Anna Magnani non recita quasi mai in diretta
insieme a un attore dilettante, ma il dialogo viene realizzato ricorrendo a
primi piani uniti in sala montaggio.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (tre stelle e
mezzo): “Il tema dell’incoscienza, o della diversa coscienza, proletaria è al
centro del secondo film di Pasolini, dove il regista nobilita i suoi personaggi
con richiami alla pittura rinascimentale (il Cristo mori del Mantegna), e tocca
vertici di pathos senza versare una
lacrima: Mamma Roma rappresenta la femminilità dolente ma indistruttibile,
mentre Ettore, scettico e prematuramente deluso dalla vita, è fratello ideale
di Accattone, senza esserne una scialba replica. Quella della Magnani (che pure
non s’intese con Pasolini, che la accusò di voler dare al personaggio tratti
piccolo - borghesi) è una delle sue migliori interpretazioni”. Morando
Morandini (tre stelle e mezzo per la critica, tre stelle per il pubblico):
“L’esperimento di fondere la recitazione di Anna Magnani con quella dei ragazzi
di vita è parzialmente riuscito, ma contro scompensi e intemperanze e zone
sorde, il film ha momenti di coinvolgente vigore stilistico”. Tre stelle anche
per Pino Farinotti, ma senza motivare. Il nostro giudizio, da pasoliniani convinti, raggiunge le
quattro stelle, non trova difetti a un film riuscito, che unisce dramma
psicologico a scene di vita quotidiana, recitazione spontanea a impostazione
tecnica, sceneggiatura priva di difetti a dialoghi realistici.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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