Regia: Carlo
Vanzina. Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina. Fotografia:
Giancarlo Trasunto. Montaggio: Carlo Bolli e Michele Soavi. Aiuto Regista:
Lodovico Gasparini. Musiche: Alan Sorrenti. Produzione: Giovanni Bertolucci per
San Francisco Film. Distribuzione: Titanus. Interpreti: Alan Sorrenti, Anne
Marie Carell, Jennifer (Chantal Benoist), Tommy Polgar, Ronn Mardenbro e Fausta
Avalli.
Figlio delle stelle (Tu sei l'unica donna per me) è un musicarello che vorrebbe sfruttare il momento di grande successo del cantautore napoletano Alan Sorrenti, ancora oggi noto soltanto per due canzoni: Figli delle stelle e Tu sei l'unica donna per me.
Alan Sorrenti e Jennifer
La trama non
è importante e serve soltanto per confezionare - in maniera molto povera - un
contenitore di canzoni a uso e consumo dei fan. Il cantante Daniel (Sorrenti) fa
un provino, il grasso manager Tumba resta estasiato dal suo modo di cantare e
decide di lanciarlo nel mondo della musica. Daniel riscuote un grande successo,
dopo i primi concerti e un amore sbagliato, ha un malore sul palcoscenico,
probabilmente un collasso, ma si riprende grazie a un periodo di riposo trascorso
in un albergo sul mare. Il suo manager (Polgar) lo fa credere morto per
sfruttare la situazione, nel frattempo il cantante incontra Debora (Jennifer), figlia
del padrone dell’albergo, il vero amore. Daniel dimentica la storia fallimentare
con la fotomodella Gloria (Carell), conosciuta in ascensore (come in una sua
canzone), che si era messa con lui per sfruttarne il successo. Alla fine il cantante
vorrebbe mollare tutto, nonostante l’opposizione del manager, ma Debora lo
segue, decide di scommettere sul suo amore. Non appena la ragazza siede in sala
il cantante intona le note della famosa Tu
sei l’unica donna per me. L’amore trionfa, come sempre, secondo la lezione
dei vecchi musicarelli. Il finale è affidato a un dialogo fuori campo
mentre i due ragazzi sono in albergo. “Ci ameremo per tutta la vita”, “All’inizio
si dice sempre così, poi di solito va a finire male”. “Ma per ora che c’importa?”.
Il film
viene prodotto con pochi mezzi, ma l’incasso è proporzionale all’impegno
profuso perché al botteghino si contano soltanto cinque milioni di vecchie
lire. Sorrenti non era Morandi…
Alcune considerazioni
sugli attori. Alan Sorrenti è bravino come cantante (ottima la libera
interpretazione di Dicintancelle vuje)
ma triste come attore, sfoggia sempre la solita espressione imbambolata e
ovviamente viene doppiato. Anne Marie Carell, la donna cattiva, è una fotomodella,
bella ma non certo brava. Tommy Polgar è un po’ eccesivo e fumettistico, ma
efficace. Jennifer (Chantal Benoist) è un’altra cantante in prestito al cinema,
ma tutto sommato se la cava meglio di Sorrenti. Jennifer si è sposata con l’attore francese Gerard
Lanvin e si è ritirata dal mondo dello spettacolo, adesso fa la mamma (ha due
figli) e la moglie a tempo pieno. Ronn Mardenbro è doppiato
niente meno che dal bravo Ferruccio Amendola, versione romanesca monnezzara. Fausta
Avalli si vede lo spazio di una scena ma è una molto espressiva nel ruolo di piccola
fan innamorata del cantante.
Alan Sorrenti e Anne
Marie Carell
La
sceneggiatura è infarcita di luoghi comuni, considerazioni banali e penosi dialoghi:
“Non mi sento migliore di nessuno. Sono un ragazzo come gli altri, con i suoi
casini in testa”. “Hai una voce che rompe il silenzio!”. “Per restare sulla
cresta dell’onda devi vendere l’anima”… La fotografia è da cartolina turistica
della riviera romagnola e si abbandona a qualche tratto poetico quando il
regista racconta l’esilio di Daniel nel grande albergo sul mare. L’incontro con
il nuovo amore è patetico, così come sono imbarazzanti quasi tutte le sequenze
erotiche e le frasi che la coppia di innamorati si scambia. Il film è
congegnato come un lungo flashback a
ritroso nel tempo, parte dal giorno in cui Daniel torna sulle scene e
ripercorre il suo passato. Lo stile è quello di un videoclip con sequenze al
servizio delle canzoni, musicarello
atipico e fuori tempo massimo che mette in scena anche pezzi meno noti del
cantante oltre ai due classici intramontabili. Molta pubblicità indiretta, le
sigaretti Muratti la fanno vergognosamente da padrone. Scolastico, didascalico,
prevedibile, insomma un pessimo film che si può vedere soltanto se coltiviamo
interessi storici sul cinema bis
italiano. Aiuto montatore è niente meno che un giovanissimo Michele Soavi.
Mereghetti è
caustico: “La sceneggiatura di Enrico Vanzina sembra scritta in due pomeriggi”.
Non ha tutti i torti, ma il vero protagonista è Alan Sorrenti, versione
sculettante con pantaloni attillati anni Settanta, mentre canta rock romantico
napoletano. Accanto a lui c’è la cantante francese Jennifer che sembra quasi un
travestito. Rivisto oggi è tutto molto trash. Marco Giusti non è da
meno: “Una delle operazioni più folli mai realizzate dai Vanzina che si
allontanarono subito dopo dal genere. Ma il film rimane una pietra miliare del
cinema bis italiano”. Non ve lo consigliamo.
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