giovedì 12 settembre 2013

Figlio delle stelle (1979)

di Carlo Vanzina
Musicarello in salsa Alan Sorrenti 

Regia: Carlo Vanzina. Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina. Fotografia: Giancarlo Trasunto. Montaggio: Carlo Bolli e Michele Soavi. Aiuto Regista: Lodovico Gasparini. Musiche: Alan Sorrenti. Produzione: Giovanni Bertolucci per San Francisco Film. Distribuzione: Titanus. Interpreti: Alan Sorrenti, Anne Marie Carell, Jennifer (Chantal Benoist), Tommy Polgar, Ronn Mardenbro e Fausta Avalli. 

Figlio delle stelle (Tu sei l'unica donna per me) è un musicarello che vorrebbe sfruttare il momento di grande successo del cantautore napoletano Alan Sorrenti, ancora oggi noto soltanto per due canzoni: Figli delle stelle e Tu sei l'unica donna per me.

 Alan Sorrenti e Jennifer

La trama non è importante e serve soltanto per confezionare - in maniera molto povera - un contenitore di canzoni a uso e consumo dei fan. Il cantante Daniel (Sorrenti) fa un provino, il grasso manager Tumba resta estasiato dal suo modo di cantare e decide di lanciarlo nel mondo della musica. Daniel riscuote un grande successo, dopo i primi concerti e un amore sbagliato, ha un malore sul palcoscenico, probabilmente un collasso, ma si riprende grazie a un periodo di riposo trascorso in un albergo sul mare. Il suo manager (Polgar) lo fa credere morto per sfruttare la situazione, nel frattempo il cantante incontra Debora (Jennifer), figlia del padrone dell’albergo, il vero amore. Daniel dimentica la storia fallimentare con la fotomodella Gloria (Carell), conosciuta in ascensore (come in una sua canzone), che si era messa con lui per sfruttarne il successo. Alla fine il cantante vorrebbe mollare tutto, nonostante l’opposizione del manager, ma Debora lo segue, decide di scommettere sul suo amore. Non appena la ragazza siede in sala il cantante intona le note della famosa Tu sei l’unica donna per me. L’amore trionfa, come sempre, secondo la lezione dei vecchi musicarelli. Il finale è affidato a un dialogo fuori campo mentre i due ragazzi sono in albergo. “Ci ameremo per tutta la vita”, “All’inizio si dice sempre così, poi di solito va a finire male”. “Ma per ora che c’importa?”. 

Il film viene prodotto con pochi mezzi, ma l’incasso è proporzionale all’impegno profuso perché al botteghino si contano soltanto cinque milioni di vecchie lire. Sorrenti non era Morandi…
Alcune considerazioni sugli attori. Alan Sorrenti è bravino come cantante (ottima la libera interpretazione di Dicintancelle vuje) ma triste come attore, sfoggia sempre la solita espressione imbambolata e ovviamente viene doppiato. Anne Marie Carell, la donna cattiva, è una fotomodella, bella ma non certo brava. Tommy Polgar è un po’ eccesivo e fumettistico, ma efficace. Jennifer (Chantal Benoist) è un’altra cantante in prestito al cinema, ma tutto sommato se la cava meglio di Sorrenti. Jennifer si è sposata con l’attore francese Gerard Lanvin e si è ritirata dal mondo dello spettacolo, adesso fa la mamma (ha due figli) e la moglie a tempo pieno. Ronn Mardenbro è doppiato niente meno che dal bravo Ferruccio Amendola, versione romanesca monnezzara. Fausta Avalli si vede lo spazio di una scena ma è una molto espressiva nel ruolo di piccola fan innamorata del cantante.

Alan Sorrenti e Anne Marie Carell
La sceneggiatura è infarcita di luoghi comuni, considerazioni banali e penosi dialoghi: “Non mi sento migliore di nessuno. Sono un ragazzo come gli altri, con i suoi casini in testa”. “Hai una voce che rompe il silenzio!”. “Per restare sulla cresta dell’onda devi vendere l’anima”… La fotografia è da cartolina turistica della riviera romagnola e si abbandona a qualche tratto poetico quando il regista racconta l’esilio di Daniel nel grande albergo sul mare. L’incontro con il nuovo amore è patetico, così come sono imbarazzanti quasi tutte le sequenze erotiche e le frasi che la coppia di innamorati si scambia. Il film è congegnato come un lungo flashback a ritroso nel tempo, parte dal giorno in cui Daniel torna sulle scene e ripercorre il suo passato. Lo stile è quello di un videoclip con sequenze al servizio delle canzoni, musicarello atipico e fuori tempo massimo che mette in scena anche pezzi meno noti del cantante oltre ai due classici intramontabili. Molta pubblicità indiretta, le sigaretti Muratti la fanno vergognosamente da padrone. Scolastico, didascalico, prevedibile, insomma un pessimo film che si può vedere soltanto se coltiviamo interessi storici sul cinema bis italiano. Aiuto montatore è niente meno che un giovanissimo Michele Soavi.

Mereghetti è caustico: “La sceneggiatura di Enrico Vanzina sembra scritta in due pomeriggi”. Non ha tutti i torti, ma il vero protagonista è Alan Sorrenti, versione sculettante con pantaloni attillati anni Settanta, mentre canta rock romantico napoletano. Accanto a lui c’è la cantante francese Jennifer che sembra quasi un travestito. Rivisto oggi è tutto molto trash. Marco Giusti non è da meno: “Una delle operazioni più folli mai realizzate dai Vanzina che si allontanarono subito dopo dal genere. Ma il film rimane una pietra miliare del cinema bis italiano”. Non ve lo consigliamo.

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