venerdì 31 gennaio 2020

Per conoscere Nino D'Angelo - 4


L’Ave Maria (L’artista) (1982) di Ninì Grassia 


Regia: Ninì Grassia. Soggetto e Sceneggiatura: Ninì Grassia. Fotografia: Luigi Ciccarese. Montaggio: Franco Malvestito. Direttore di Produzione: Gino Ciotola. Musiche Originali: Nino D’Angelo, Augusto Visco. Edizioni Musicali: Gesa Milano, Discoring 2000, Discografia Vis Radio. Arrangiamenti e Direzione: Augusto Visco. Aiuto Regista: Romano Scandariato. Operatore alla Macchina: Carlo Aquari. Assistente Operatore: Sandro Cosenza. Ispettore di Produzione: Francesco De Leone. Segretario di Produzione: Giovanni Garbetta. Segretario di Edizione: Luigi Ferrara. Fotografo di Scena. Lorenzo Paolercio. Architetto: Enrico Brancati. Fonico: Cinzia Rossi. Aiuto Montaggio: Vincenzo Zincone. Assistente al Montaggio: Roberto Puglisi. Truccatore: Aldo Navarra. Parrucchiere: Mario Turco. Sarta: Antonietta De Falco. Capo Elettricista: Francesco Acciarino. Elettricisti: Ciro Orlo, Ciro De Falco. Capo Macchinista: Giuseppe Argento. Macchinisti: Gaetano Rutigliano, Francesco Ferro. Cassiere. Bruno Menegotti. Attrezzista. Giovanni Rinaldi. Doppiaggio e Mixage: CDS Roma. Sviluppo e Stampa: Augustus Color. Titoli: Studio Mafera. Casa di Produzione: Giada Cinematografica srl. Distribuzione: General Video. Durata: 103’. Genere: Drammatico, Sentimentale, Musicale. Interpreti: Nino D’Angelo (se stesso), Elena Valentino (Angela, maestra di Ciruzzo), Maria Rosaria Omaggio (Claudia, l’impresario), Lino Crispo (Pasquale, marito di Caterina), Bianca Sollazzo (Caterina, moglie di Pasquale, Carmine Iorio (Ciruzzo), I Sergenti a Sonagli (alias Renato Rutigliano e Gino Briglione, il primo un maestro e il secondo un ragioniere), Michele Nunziata (scagnozzo di Don Gaetano), Gigi Capone (benzinaio), Mimmo Postiglione (commissario di polizia), Italia Solimene (madre di Angela), Enzo Berri (presentatore tv), Antonio Vergara (Don Gaetano), Adriana Giuffrè (amica di Angela), Mister Fisch.


Nino (D’Angelo) è un ragazzo napoletano di 25 anni, vedovo e padre del piccolo Ciruzzo, si arrangia facendo i mestieri più disparati, ma la sua vera passione è il canto che per il momento pratica allietando comunioni e banchetti di nozze. Un giorno conosce Angela (Valentino) e se ne innamora prima di sapere che è la maestra di suo figlio, anzi, questa cosa finisce per provocare la prima crisi tra i due giovani. Infatti Nino aveva raccontato alla ragazza un sacco di menzogne, soprattutto presentando il figlio come il fratello minore. Gaetano, fidanzato geloso di Angela, un vero e proprio malamente che si occupa di riciclare denaro sporco, fa arrestare Nino dalla polizia facendo trovare nella sua auto soldi falsi. Uscito di galera, il nostro eroe ottiene un grande successo come cantante, grazie a Claudia (Omaggio), l’impresaria che crede in lui e diventa la sua amante, portandolo in giro per il mondo. Nino rischia di perdere il figlio, vittima di un incidente stradale e anche la sua amata Angela che ha deciso di sposare Gaetano. Notevole il finale con il ragazzo che canta dentro di sé una struggente Ave Maria in napoletano e convince Angela con la sua presenza in chiesa ad abbandonare il promesso sposo e a fuggire con lui. Una nuova famiglia si compone e il piccolo Ciruzzo avrà finalmente una madre.


L’Ave Maria prende il titolo dalla canzone che campeggia in tutta la parte finale, ma è corretto anche l’altro titolo con cui la pellicola è conosciuta (L’artista) perché è il romanzo di formazione, stile sceneggiata napoletana, della nascita di un cantante e si ispira a veri fatti biografici del protagonista. Molto simile nella struttura a Celebrità, è il terzo film di Nino D’Angelo, il secondo dei cinque interpretati sotto la guida di Ninì Grassia, dopo la parentesi al fianco di Mario Merola e Alfonso Brescia (Tradimento), che frequenterà ancora con Giuramento. Soggetto e sceneggiatura del regista, che gira tra Napoli e Castel Volturno una pellicola che cerca di rivitalizzare la sceneggiata classica, inserendo parti comiche che gravano sulle gracili spalle de I Sergenti a Sonagli (Renato Rutigliano e Gino Briglione), così come nel primo film avevamo visto I Fatebenefratelli. Lino Crispo e Bianca Sollazzo - marito e moglie che aiutano Nino nella cura del piccolo Ciruzzo - deliziano il pubblico con alcuni siparietti da commedia dialettale e con i proverbiali scontri tra coniugi abbastanza convenzionali. I ruoli femminili sono ricoperti da Elena Valentino e Maria Rosaria Omaggio, la prima dolce e innamorata, la seconda donna in carriera che soltanto alla fine esce dal personaggio perfido e crudele, mostrandosi comprensiva. 


Il nome della Omaggio - 25 anni ma già piuttosto nota - campeggia sui titoli di testa con un rilievo da partecipazione straordinaria. Bravo anche il piccolo Carmine Jorio che a un certo punto ricorda i bambini del lacrima movie, sia per la madre perduta che per un padre finito in galera, ma anche quando è sul letto di un ospedale in fin di vita e rischia di morire dopo un incidente stradale. Inutile dire che tutta la storia è incentrata su Nino D’Angelo, che recita con il suo vero nome per creare la maggiore immedesimazione possibile tra attore e personaggio. Molte le canzoni interpretate, intervallate da siparietti comici - abbastanza ripetitivi - de I Sergenti a Sonagli e da sequenze che portano lo spettatore a percorrere le strade di una Napoli povera e solare. Il regista racconta il rapporto padre - figlio, la nascita di un amore e il successo dell’aspirante cantante con toni da fotoromanzo e da cinema popolare, rifacendosi al melodramma e alla sceneggiata, basandosi su una messa in scena poverissima. Bella fotografia napoletana, tra sole e mare, golfo immortalato in suggestive panoramiche, via Caracciolo e traffico cittadino, Spaccanapoli e il suo popolo intento a inventarsi il quotidiano. Proprio come nella realtà è un concorso canoro che fa conoscere Nino D’Angelo ai produttori, in questo caso a Maria Rosaria Omaggio che se ne invaghisce pure e tenta di sottrarlo alla sua bella. 


La trama si complica con toni da romanzo sentimentale quando apprendiamo che Angela è promessa sposa di un certo Don Gaetano che fa di tutto per togliere di mezzo Nino.  Il calvario deve essere completo prima che trionfi l’amore e il protagonista deve toccare il fondo prima di risalire la china e assaporare la felicità accanto alla sua bella e al figlio ritrovato. Ninì Grassia conosce bene gli strumenti del mestiere e li usa fino in fondo raccontando la costruzione di un artista da parte di una produttrice che crea il personaggio e lo consegna al pubblico, ma anche il travaglio interiore di un uomo innamorato del figlio e di una donna. Molte parti sono davvero intense, come la lettera del bambino al padre in galera, la canzone di Nino in discoteca rivolta alle donne della sua vita e infine l’Ave Maria in chiesa che prelude alla riconquista del suo amore perduto.  Per chi ama il lacrima movie e il melodramma sono emozionanti pure le sequenze dell’incidente stradale e subito dopo in ospedale, quando si sta in ansia per il destino del bambino e il genitore veglia al suo capezzale una notte intera. Un buon lavoro, convenzionale quanto si vuole, ma originale perché pesca a piene mani dalla vita del protagonista e la racconta con un minimo di drammatizzazione cinematografica.


Rassegna critica. Marco Giusti (Stracult): “Secondo film di Nino D’Angelo diretto da Ninì Grassia dopo Celebrità. Qui Nino è sedotto e bidonato da Maria Rosaria Omaggio e non si cura della bella Elena Valentino che ha accanto. Ma finirà bene”. Non è proprio la vera trama del film ma apprezziamo lo sforzo di operare una sintesi efficace. Pino Farinotti (due stelle): “La carriera di cantante che ha sempre sognato, e che ora sembra arridergli, costringe il giovane Nino a trascurare il figlioletto Ciro e la donna che potrebbe occupare il posto della sua defunta moglie. Aprirà gli occhi prima di perdere l’amore di entrambi”. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Curiosa anche se schematica sceneggiata, che utilizza elementi semibiografici della vita di Nino D’Angelo (che peraltro anche nel film mantiene il suo nome vero): dagli esordi come cantante ai matrimoni, ai concorsi nelle televisioni locali, alle sue scarse buone maniere (vedi la lezione sull’uso delle posate)”. Morando Morandini non cita neppure l’esistenza della pellicola.


Il testo della canzone L’Ave Maria. Tutt’addubbata chiesa/ stammatina,/ merlette bianche e rose/ profumate,/ a’ ‘nammurata mia/ se spusa a nat’e,/ ma o’ core suoie/ s’è già spusate a mme.../ Ave Maria/ l’organe sta sunanne/ ppe na Madonna,/ ca nun è cchiù a mia./ A’ sposa mia/ cu nate ‘e sta spusanne/ ma inte e pensiere suoie/ ce sto sempe io./ Sta sposa ca nun tene nu peccate,/ add’a suffrì accussì/ ppe colpa mia./ Nun te cerc perdone/ voglie sule pietà/ c’aggia perdute u bbene/ ca tu sule me può dda/  Ddoie lacrime m’anneescì/  m’anna fatte murì/ Ave Maria/  e così sia/ Tu si i ricorde mie/ cchiù cummevente/ comme m’ha scorde chhiù/ st’Ave Maria/ ggia perdute tte/ e a vita mia/ e tu e’perdurte a mme/ senza vulè./ Ave Maria./ A’ sposa mia./ Sta sposa/ ca nun tene nu peccate,/ add’asuffrì accussì/ ppe colpa mia./ Nun te cerc perdone/ voglie sule pietà/ c’aggia perdute u bbene/ ca tu sule me può ddà/ Ddoie lacrime m’anneescì/ m’anna fatte murì./ Ave Maria/ e così sia.

Per vedere il film: 


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