di Pasquale
Festa Campanile
Regia: Pasquale Festa Campanile. Soggetto: Ugo
Liberatore. Sceneggiatura. Luigi malerba, Ottavio Jemma, Pasquale Festa
Campanile. Montaggio: Nino Baragli. Fotografia. Silvano Ippoliti. Scenografia e
Costumi: Ezio Altieri. Produttore: Silvio Clementelli. Musiche: Riz Ortolani.
Organizzazione della Produzione: Giorgio Adriani. Segretario di Produzione:
Neri Parenti. Produzione: Clesi Cinematografica, Verona Produzione. Aiuto
Regista: Marcello Crescenzi. Operatore alla Macchina: Enrico Sasso. Maestro
d’Armi: Remo De Angelis. Colore: Spes (dir. E. Catalucci). Negativi:
Eastmancolor. Teatri di posa: De Paolis. Durata: 100’. Genere: Commedia (decamerotico). Interpreti: Lando
Buzzanca, Renzo Montagnani, Marilù Tolo, Felice Andreasi, Roberto Antonelli,
Giancarlo Cobelli, Ely Galleani, Franco Latini, Guido Lollobrigida, Gino
Pernice, Alberto Sorrentino, Guglielmo Spoletini, Toni Ucci, Paolo Stoppa,
Sergio Ammirata, Luigi Basagaluppi, Enrica Bonaccorti, Bruno Boschetti, Clara
Colosimo, Ria De Simone, Gianni Magni, Loredana Martinez, Franco Pesce, Elena
Puatto, Enzo Robutti, Bruno Vaerini.
Jus primae
noctis rappresenta un’incursione di
Pasquale Festa Campanile nel decamerotico,
genere che va di gran moda nel 1972, subito dopo il successo de Il Decameron (1970) di Pier Paolo
Pasolini. Non è la sola, perché nel 1973 gira La Calandria, son Lando Buzzanca e Salvo Randone. Festa Capanile
era stato quasi un precursore del genere con La cintura di castità (1967), girato sull’onda del successo de L’armata Brancaleone (1966) di Mario
Monicelli. Il regista sceneggia un soggetto di Ugo Liberatore, con la
collaborazione di Luigi Malerba e Ottavio Jemma, dirigendo con eleganza un decamerotico alto, che non si limita a
riproporre una serie di situazioni erotiche a base di corna, frizzi e lazzi. Un
cast di attori in buona forma, una perfetta ricostruzione storica e una
divertente colonna sonora di Riz Ortolani completano il quadro.
Lando Buzzanca
è Ariberto da Ficulle, che diventa Signore di un piccolo feudo (Partanna) grazie
al matrimonio con la bruttissima Matilde di Montefiascone (Colosimo), ma
esercita il suo potere con arroganza e dispotismo. Impone tasse e gabelle assurde,
escogita privilegi sempre nuovi, per pagare un esercito di mercenari tedeschi
guidati da un comandante omosessuale. Alle
sue dipendenze c’è anche un laido frate (Andreasi) che dispensa perdoni,
sacramenti e indulgenze dietro congrua retribuzione. Tra le tante prevaricazioni spicca lo jus primae
noctis sui vassalli esercitato sulle coppie che si sposano, a meno che il
marito non paghi il controvalore in denaro stabilito dal Signore. I sudditi
sono piuttosto sciocchi ma Ariberto incontra un rivale furbo come Gandolfo
(Montagnani) che si prende gioco di lui e finisce per guidare la rivolta dei
sottoposti contro il dispotico padrone. Il film è tutto improntato sulla
rivalità tra Ariberto e Gandolfo, mettendo in primo piano un’insolita coppia
comica Buzzanca - Montagnani.
Marilù Tolo
Veneranda (Tolo) è la bellissima compagna di
Gandolfo, che Ariberto fa sottostare allo jus
primae noctis per umiliare il rivale,
ma nella sequenza finale vediamo la vendetta del popolo sulla seconda moglie
del Signore (Galleani), deflorata da ben dodici persone. Ariberto viene
abbandonato in groppa a un asino, incontra il Papa (Stoppa) mentre rientra a Roma
e ingaggia una corsa assurda con l’Antipapa per arrivare primo al soglio
pontificio. Il film è vietato ai minori di anni quattordici perché ci sono
diverse scene di nudo, quasi mai integrale, ma è una farsa divertente e piena
di ritmo ambientata nel Medio Evo che tenta di fare un discorso critico sul
potere.
Ottimo incasso, anche perché il genere va di moda e prelude alla
nascita della commedia sexy di ambientazione contemporanea. Attori molto bravi,
su tutti Renzo Montagnani nel ruolo di un villano che lotta contro il potere,
ma anche Lando Buzzanca come Signore dispotico non è da meno. Paolo Stoppa è un
papa romanesco rozzo e cafone, Felice Andreasi un frate innamorato del denaro e
ossequioso verso i potenti. Toni Ucci è un burino che per ingannare il tempo
ruba le galline, affermando: “A tutto c’è rimedio meno che alla rottura de cojoni!”.
Ely Galleani
Marilù Tolo, mora con gli
occhi azzurri, è dotata di grande personalità, affronta un paio di scene che la
vedono nuda senza particolari problemi. Il cast femminile è interessante, le
interpreti non sono ancora famose ma i loro nomi saranno importanti nella
commedia erotica e nel cinema di genere: Ely Galleani, Ria De Simone, Enrica
Bonaccorti (nuda in una scena a letto con il Signore per lo ius primae noctis).
Il film è girato per gli esterni al Castello Caetani
di Sermoneta, dalle parti di Latina, mentre le cascate dove fa il bagno nuda
Marilù Tolo sono quelle della Mola di Formello, nei pressi del Parco di Veio a
Formello
(Roma). Il grande duello
(Giancarlo Santi, 1972) e Sogni
mostruosamente proibiti (Neri parenti, che in questo film è Segretario di
Produzione, 1982) sono altre due pellicole che vedono le cascate di Formello in
primo piano. Una caratteristica della pellicola è il linguaggio usato, una
sorta di italiano antico inventato dagli sceneggiatori, a metà strada tra il
latino volgare e la lingua usata dal Boccaccio nel Decameron.
Molte le sequenze memorabili: il piscio al posto del
vino, la gogna, il pubblico ludibrio con Montagnani che balla sulle lamiere
roventi, la Tolo che gira a seno nudo per sottostare a un ordine del Signore,
la gallina che becca il granturco nel sedere di Montagnani, Buzzanca che fa
l’amore con trenta donne consecutivamente per dimostrare il suo potere, il
finto matrimonio di Montagnani con un uomo travestito, l’amico di Buzzanca
castrato da un morso di cane, il duello a bastonate tra i due rivali, la corsa
delle bighe papali con Buzzanca che si sorregge a entrambe e corre verso Roma. I
difetti più evidenti della pellicola sono un eccesso di uso dello zoom (andava
di gran moda) e alcuni strani movimenti di macchina per passare da un
personaggio all’altro. Il montaggio non è molto serrato, la fotografia cambia
colore da una scena all’altra, come se fossero sequenze riprese in momenti
diversi e inserite in sala montaggio. Jus
primae noctis resta comunque un decamerotico
scritto con passione, dotato di una vera sceneggiatura e di una struttura
solida, molto al di sopra della media del periodo storico.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle): “Le
risate grasse sono bilanciate da ambizioni quasi alte da apologo sul potere.
Discreto ritmo e cast divertente: soprattutto Montagnani nella parte di un
Bertoldo con coscienza di classe, e Stoppa in quella di un papa romanesco ben
più greve del Pio VII de Il marchese del
Grillo. Incredibili musichette di
Riz Ortolani”. Morando Morandini non ne parla, mentre Pino Farinotti conferma
le due stelle, senza fornire un giudizio critico. Davinotti on line: “Un decamerotico di un certo gusto, valorizzato dalla valida
performance dei due protagonisti, meno sopra le righe del consueto e alle prese
con una sceneggiatura che una volta tanto esiste”.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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