Regia: Tonino Cervi. Soggetto: Luigi Pirandello (liberamente ispirato al
romanzo Il turno, 1902). Sceneggiatura: Nicola Badalucco, Tonino Cervi,
Gianni Manganelli. Fotografia:
Enrico Guarnieri (Technicolor). Montaggio:
Nino Baragli. Musiche: Vince Tempera. Edizioni
Musicali: April Music
srl. Architetto Scenografo: Giancarlo Bartolini
Salimbeni. Costumi: Lucia
Mirisola. Costumista: Enrico
Luzzi. Coreografia: Umberto Pergola. Aiuto
Regista: Serena Canevari. Operatore alla
Macchina: Renato Ranieri. Fonico: Roy Rocco Mangani. Trucco Laura Antonelli:
Gilberto Provenghi. Fotografo di Scena:
Enrico Appetito. Sonorizzazione: Cinefonico
Palatino. Mixage: Alberto Doni. Effetti Sonori: Roberto Arcangeli. Teatri di
Posa: Cinestudi Dear
(Roma). Pellicola: Kodak. Titoli e Truke:
Studio 4. Organizzatore Generale/ Direttore di Produzione: Michele Marsala.
Produttore: Piero La Mantia. Casa di
Produzione: Mars Film Produzione spa.
Canzoni: Il turno (Casadei - Tempera), canta Raoul Casadei;
Marmellata albicoque e Sirena
nera (Albertelli - Tempera), canta Bruno
D'Andrea; Papaveri e papere (Panzeri
- Rastelli - Mascheroni), canta Fabio
Concato. Interpreti: Laura Antonelli, Paolo
Villaggio, Vittorio Gassman, Bernard Blier,
Gianni Cavina, Turi Ferro, Milena
Vukotic, Giuliana Calandra, Luigi
Lodoli, Giovanna
Mainardi, Tiberio
Murgia, Colette
Shammah, Victoria
Zinny, Lila
Kedrova, Antonella
Antinori, Arfenone
Belsana, Umberto
Amambrini, Tonino Aschi, Franco Beltrame,
Salvatore Billa, Salvatore
Campochiaro, Emma De Luca, Bernardino
Emanuelli, Giovanni
Febbraro, Gabrio
Gabrani, Gregorio
Gandolfo, Donilde
Humphreys, Margherita
Horowitz, valerio
Isidori, Marco
Loddo, Antonio
Maimone, Renato
Malavasi, Cesare
Nizzica, Ferdinando
Paone, Anna Maria Pescatori, Maurizio Russo,
Francesco Torrisi, Alessandra
Vazzoler.
La trama de Il turno deriva da un romanzo poco noto di Luigi
Pirandello, scritto nel 1902, dopo L'esclusa e prima de Il fu
Mattia Pascal, liberamente ispirato soltanto nei toni e nel finale, perché
la storia è rispattata nei minimi particolari dagli
sceneggiatori Cervi, Badalucco e
Manganelli. Don Ravì
(Blier) vuol far sposare la giovane e bella figlia
Stellina (Antonelli) al vecchio e ricchissimo Don
Diego Alcozer (Ferro), quattro volte vedovo,
ormai inattivo da un punto di vista sessuale. La figlia spera che il vecchio
muoia presto, lasciandola ricca e in grado di sposare lo sciocco barone
spiantato Pepè Alletto (Villaggio), che ama
con tutta se stessa. Don Diego non muore neppure dopo un brutto infortunio, ma è
il cognato avvocato Ciro Coppa (Gassman) a trovare il rimedio
dell'annullamento davanti alla Sacra Rota per vizio del consenso. Il
turno di Pepè non arriva ancora perché Stellina
sposa l'avvocato, che muore durante la prima notte di
nozze, lasciando libero il campo. Ultimo ostacolo alle nozze è un
mafioso (Cavina), di
cui Pepè - in un inatteso moto di coraggio - riesce
a liberarsi. Poche davvero le diifferenze con il
romanzo: Don Diego si ammala di polmonite e non subisce un infortunio giocando a
Mosca Cieca; l'avvocato muore durante una lite in tribunale con il procuratore
del re e non d'infarto la prima notte di nozze; la figura del mafioso -
interpretato da Cavina - è una mera aggiunta di
sceneggiatura.
Il tono del film, invece, è ben diverso dalla classica commedia
teatrale pirandelliana: siamo dalle parti della farsa, ai limiti del
trash, tra la commedia sexy e quel che resta della commedia
all'italiana. Il film è lungo, il montaggio poco serrato, la sceneggiatura
risente di punti morti ed è di una prevedibilità sconcertante, ma gli interpreti
sono eccellenti. Gassman è perfetto nel ruolo da sbruffone arrogante che si
approfitta di un ingenuo Villaggio, a suo agio come succube imbranato. Turi
Ferro ritrova Laura Antonelli dopo Malizia ed è bravo come
vecchio rincoglionito che si fa cantare Tua dalla donna di turno, visto
che è impotente. Giani Cavina è un convincente
mafioso, meno pericoloso di quel che vuol far sembrare, anche se schiaccia le
noci con le mani. Bernard Blier è un padre
diligente, interessato al denaro e non alla felicità della figlia.
Milena Vukotic e Tiberio
Murgia, sono cameriera innamorata del barone
spiantato e maggiordomo fedele del ricco Don Diego.
Laura Antonelli è al massimo
della forma, non si vede mai nuda, ma recita indossando abiti trasparenti che
fanno intravedere tutto, soprattutto quando entra per la prima volta nel letto
di Don Diego. Una parte da pura commedia sexy vede Villaggio spiare con un
binocolo Laura Antonelli mentre si spoglia lentamente, quindi indossa reggicalze
e giarrettiere. Paolo Villaggio pare poco adatto alla parte, anche se interpreta
ottimi duetti farseschi con Gassman, ma il tentativo di portare il personaggio
di Fantozzi (ne aveva già interpretati tre) in una commedia pirandelliana
naufraga miseramente e trasforma un progetto ambizioso in una farsa poco
incisiva.
Tonino Cervi ritrova Laura Antonelli dopo Il malato
immaginario e la guiderà di nuovo con Sordi ne
L'avaro, altro testo di matrice teatrale. Molti interni girati
alla Dear ed esterni siculi ben fotografati
da Guarnieri (senza eccessi né virtuosismi), uso
dello zoom senza sosta, eccesso di primi piani, campi e controcampi. Finale
atteso: "Avete visto? E' arrivato anche il mio turno...", afferma il barone
mentre prende possesso della bramata Stellina. Musica dal taglio pop di Vince
Tempera, che scrive la sigla dei titoli di coda (Il turno), cantata
dall'orchestra di Raoul Casadei, oltre a
Marmellata albicoque e
Sirena nera, interpretate da Bruno D'Andrea. Nella colonna sonora anche
Papaveri e papere oltre a un accenno di Tua, intonata da Laura
Antonelli. La critica. Morando
Morandini: "Un Pirandello (poco noto) rimpicciolito
nel formato di una commedia all'italiana di serie B. Turi Ferro spicca in una
compagnia di attori fuori posto".
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