giovedì 18 giugno 2015

Lo strangolatore di Vienna (1971)

di Guido Zurli


Regia: Guido Zurli. Soggetto: Guido Zurli. Sceneggiatura: Lorenzo Gicca Palli, Karl Ross, Guido Zurli. Fotografia: Augusto Tiezzi. Scenografie: Francesco Di Stefano. Montaggio: Enzo Alabiso, Elisabetta Innocenzi. Musica: Alessandro Alessandroni. Costumi: Gloria Cardi. Assistente Regia: Fabrizio Tucci. Genere: Horror. Durata: 92’. Produzione: Italia/Germania. Interpreti: Victor Buono, Franca Polesello, Brad Harris, Dario Michaelis, Luca Sportelli, Karin Field.

 
Lo strangolatore di Vienna è black-comedy più che horror, come spesso viene classificato, commedia nera e grottesca con momenti di vera suspense (soprattutto nel concitato finale) e situazioni ai limiti dell’assurdo interpretate da personaggi caricaturali. Ambientato a Vienna nel 1930. Formidabile il nordamericano Victor Buono che presta uno sguardo da invasato e un’imponente corporatura per dare vita a un macellaio uscito dal manicomio che in rapida successione strangola la moglie, una prostituta e il cognato. La trovata geniale, ai limiti del surreale, per liberarsi dei corpi femminili, consiste nel saponificare le ossa e produrre ottime salsicce con le carni delle vittime, da vendere al parco di Vienna con un carrettino.


“La carne è carne!”, esclama. Frase simbolica che rappresenta il tono comico - grottesco dell’intera pellicola. I bottoni del vestito della moglie e l’anello di una sexy vicina finiti nelle salsicce, saranno la spia degli eccidi e permetteranno a due insoliti investigatori (un giornalista americano e un commissario austriaco) di risolvere il caso. Lo strangolatore finirà saponificato nella vasca del suo acido.


Tra le sequenze più interessanti ricordiamo alcuni momenti da commedia sexy: il macellaio che spia la procace vicina dalla finestra mentre si spoglia in controluce, un rapporto con una prostituta e il buco della chiave dal quale adocchiare un sensuale spogliarello. Un film teatrale, girato quasi completamente in interni, in quattro colori, arricchito da panoramiche di Vienna, corse spensierate del giornalista con la sua bella a ritmo di valzer e giri di ruota di un gigantesco Luna Park che mostra la città dall’alto. Ottima la colonna sonora di Alessandroni, a base di musiche anni Venti, da cinema slapstick, per un film che anticipa Tobe Hooper e ricorda la bottega degli orrori di Roger Corman.


Un lavoro curioso, che diverte e non presenta tempi morti, a parte pochi dialoghi datati tra un giornalista a caccia di notizie e un ingessato commissario. Il protagonista ispira simpatia, nonostante le nefandezze, così come il regista è molto bravo a far intuire le sequenze macabre sfumando la scena al momento giusto. Victor Buono è fantastico quando taglia la carne e prepara salsicce nel suo oscuro rifugio, quando regala orribili prodotti ai poliziotti che lo sorvegliano e nelle sequenze che lo vedono irretire in una perversa spirale l’ultima vittima. Ottimo anche Luca Sportelli, cognato un po’ imbranato e vigliacco che fa una brutta fine. Franca Polesello è petulante quanto basta per restare subito antipatica.


Lo strangolatore di Vienna presenta un ben riuscito mix di comicità e tensione, ironia e surreale, thriller e umorismo britannico. Peccato che sia una pellicola quasi introvabile e che i pochi critici che si degnano di ricordarla sembrano farlo per sentito dire piuttosto che dopo una visione effettiva. Sanguinoso e delirante (ma senza sangue effettivo), cinema estremo, grottesco, divertente, lontano da ogni moda, che in Italia può trovare qualche similitudine - per il clima umoristico - soltanto nell’avatiano Tutti defunti tranne i morti. Non è facile raccontare una storia horror con toni comico - umoristici. Zurli ci riesce molto bene. Titoli per il mercato estero: The mad butcher (USA - GB), L’etrangleur de Vienne (Francia).


Guido Zurli (Foiano della Chiana, 1929 - Roma 2009) debutta alla regia nel 1962 con Le verdi bandiere di Allah, un film che avrebbe dovuto girare Sergio Leone. Si dedica per tutta la vita al cinema di genere, sfornando un’impressionante numero di pseudonimi: Albert Moore, G. Z. Reds, Jean Loret, Frank Sanders e persino Guider Zurlen, come sceneggiatore del debutto porno di Moana Pozzi: Valentina, ragazza in calore di Raniero Di Giovanbattista. Tra i suoi film ricordiamo lavori western, spy story, horror, gialli, avventurosi, tutti caratterizzati da uno stile comico - grottesco. Lavora molto all’estero, soprattutto in Turchia, per evitare di cadere nella spirale del cinema erotico e delle pellicole a luci rosse; negli anni Ottanta si dedica alla regia televisiva. Ricordiamo un titolo erotico di culto: Gola profonda nera (1976), interpretato dal transessuale Ajita Wilson.

Seguite la mia rubrica di cinema su Futuro Europa: http://www.futuro-europa.it/

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