di Ivan Zuccon
Regia: Ivan Zuccon. Soggetto: Ivan Zuccon.
Sceneggiatura: Ivan Zuccon, Gerardo Di Filippo. Montaggio: Ivan Zuccon.
Fotografia: Ivan Zuccon. Effetti Speciali: Crea FX, Luca Auletta. Suono:
Antonio Masiero. Costumi: Donatella Ravagnani. Produttori: Zack Ewans, Roberta
Marrelli, Ivan Zuccon, Valerio Zuccon. Produzione: Studio Interzona, Zack Ewans
Production. . Distribuzione: Distribuzione Indipendente. Genere: Horror
fantastico. Durata: 87’.
Girato: Adria, Rovigo, Bologna. Titolo italiano: L'ira dei corvi.
Interpreti: Tiffany Shepis (Principessa), Debbie
Rochon (Debbie), Tara Cardinal (Liza), Domiziano Arcangeli (Larry), Suzi
Lorraine (Pierrot), Michael Segal (ufficiale), Brian Fortune (Hugo), Gerry
Shanahan (Charlie) Emanuele Cerman (Spoon), Matteo Tosi (soldato, prete),
Giuseppe Gobbato (soldato), John Game (Skinny), Carl Wharton (scava tombe),
Andrea Togan (prostituta), Chris Pybus (Junkie), Svetlana Bekleseva (Lenora),
Marcella Braga (madre).
Ivan Zuccon è uno dei nostri migliori registi di
genere, un autore duro e puro, uno
che non accetta compromessi con la grande distribuzione, ma porta avanti un ben
preciso discorso horror sin dalle incerte suggestioni lovecraftiane de L’altrove
(2000), Maelstrom (2001) e La casa sfuggita (2003), raggiungendo
vette claustrofobiche in Bad Brains
(2005), NyMpha (2006) e firmando il
suo capolavoro con Colour from the dark (2009). Wrath
of the Crows impiega ben quattro anni per uscire ma un eccellente risultato
tecnico ripaga la lunga attesa.
Vediamo in sintesi la trama. I detenuti di una
sgradevole prigione costruita in un seminterrato, popolato da topi e corvi, devono
sottostare alle torture perpetrate dal capo delle guardie e dai suoi aguzzini. Tutto
è disposto da un temuto giudice, che
nessuno ha mai visto, ma che impone le leggi da rispettare. I prigionieri sanno
quali sono le regole da seguire, ma non ricordano nulla delle loro vite, a
parte il male che hanno fatto. A un certo punto compare dal niente un nuova prigioniera:
Principessa. Si tratta di una bellissima donna, coperta soltanto da una
pelliccia di piume di corvo, ma presto capiremo che non è una semplice
detenuta.
Il film di Zuccon è un prison-movie che strizza l’occhio al nazi-porno anni Settanta e al moderno torture-porn. Molti i registi italiani che come sempre Zuccon cita
con dovizia di riferimenti: Lucio Fulci (gli occhi estirpati), ma persino Luis
Buñuel, Joe D’Amato (il pasto cannibale in ginocchio, dopo aver estratto le
viscere), Luigi Batzella (La bestia in
calore, 1977), persino Ruggero Deodato per gli eccessi cannibali. Il
regista più citato da Zuccon è Bruno Mattei, che ricordiamo per molti women in prison contaminati dal nazi-porno come K.Z 9 lager di sterminio (1977), Violenza in
un carcere femminile (1982), Blade
violent - I violenti, (1983) e,
a sottogenere morto e sepolto, il nostalgico Anime perse (2006). Pellicole come Hostel (2006) di Eli Roth e Saw
(2004) di James Wan sono alla base di un film simile, ma anche la saga de Il silenzio degli innocenti, che ha
avuto la sua consacrazione nel 2001 con Hannibal
di Ridley Scott. Per non parlare del claustrofobico ed ecccessivo The
Torturer (2005) di Lamberto Bava,
che è figlio di simili ispirazioni d’oltreoceano. Nonostante tutto Ivan Zuccon
conserva una sua ben precisa originalità, perché non si limita a filmare un
campionario di eccessi splatter e gore a base di carmi sbranate, giugulari
penetrate, gole sgozzate, occhi scavati, corpi maciullati e ridotti in
poltiglia da violenti cazzotti. La sua cifra stilistica di matrice lovecraftiana sta nell’improvvisa e
impensabile svolta soprannaturale, quando compare la figura del giudice supremo
e ci rendiamo conto che Principessa è una strega al suo servizio. Peccato che
un simile film in Italia uscirà (forse) soltanto a fine 2014, grazie a Distribuzione
Indipendente, mentre negli Stati Uniti è sbarcato addirittura a Hollywood, dove
il nostro Zuccon ha presentato il film nella capitale mondiale del cinema.
Gli attori sono diretti molto bene e si muovono nelle catacombe
di uno squallido braccio della morte che fa pensare all’ambientazione
claustrofobica di Bad Brains.
Ricordiamo molti attori dei b-movies
statunitensi come Debbie Rochon, attrice della casa produttiva Troma, vista in Terror firmer e Poultrygeist - Night of the chicken dead, protagonista del
precedente lavoro di Zuccon, Colour from
the dark, ma anche Domiziano Arcangeli (Nella terra dei cannibali, 2003), Suzi Lorraine, Tara Cardinal (Zombie massacre, 2013), Tiffany Shepis,
già vista in NyMpha (2007). Tiffany
Shepis è la protagonista più inquietante, piuttosto svestita, molto sexy, avvolta
in un mantello di piume di corvo, rappresenta il male, l’enigmatica strega al
servizio del giudice, la dispensatrice di orribili punizioni per i prigionieri
che attendono il loro destino.
Ivan Zuccon punta molto sugli effettacci gore e splatter ma non rinuncia alla
sceneggiatura e alla complessità di un’opera che si fa suggestiva e
terrificante ogni volta che un condannato rivede come in un incubo la sua
orribile colpa. Lo smilzo ricorda di
aver fatto abortire a cazzotti la sua donna, legata alla sedia di un tavolo, e
di averla divorata con morsi efferati inferti dai suoi denti aguzzi. Per questo
subisce torture di ogni tipo e viene inseguito nel parco da una sorta di uomo -
cane liberato dagli aguzzini, che lo bracca e infine lo sbrana. Una donna
ammazzava i suoi bambini ed è tormentata dal loro ricordo. Una lanciatrice di
coltelli del circo ha massacrato una collega tormentata dal dubbio che la tradisse
con il marito. Uno storpio che serve una sbobba maleodorante in galera ha la
sua pena da scontare per essere stato un estirpatore di bulbi oculari. Un uomo
uccideva i preti e i religiosi che si comportavano come santi perché il mondo
non li meritava. Un altro turpe individuo viveva come drogato dal destino di
dover uccidere donne che massacrava con dolce voluttà. Gli ospiti della cupa
prigione sono tutte persone che meritano la fine orribile che stanno facendo,
in una sorta di purgatorio costruito a immagine e somiglianza dei loro peccati.
Ottimo il personaggio di Charlie, custode della anime perdute, catturate da un
strega che viene dal passato, da un mondo che l’ha condannata a vivere in
eterno come una dannata.
Il film è quasi completamente girato in interni umidi
e maleodoranti. La musica è sepolcrale, cupa e ossessiva. I movimenti di
macchina nervosi. Il regista cura in prima persona montaggio e fotografia per
conferire il suo tocco d’autore alla pellicola. Il montaggio è rapido, tra
dissolvenze, flashback e ricordi d’un
triste passato. La fotografia è molto curata, scura e tendente al verde.
L’atmosfera angosciante e claustrofobica. Il sadismo la fa da padrone e ogni
prigioniero viene punito secondo una dantesca pena del contrappasso. La sceneggiatura
non è ispirata a una storia di Lovecraft, ma le atmosfere sono quelle del
solitario di Providence; manca l’aiuto del valido collaboratore Ivo Gazzarrini,
ma Gerardo Di Filippo è altrettanto bravo a sceneggiare un’idea originale del
regista.
Il film non annoia, anche se spesso le violenze e gli
eccessi gore sono ripetitivi e l’unita di luogo e di tempo in cui si svolge
l’azione non giova alla dinamica degli eventi. Il regista è bravo ad alternare
passato e presente, incubi e tempo reale, conferisce un taglio spettacolare
alla vicenda e la svolta soprannaturale dà un senso a quel che abbiamo visto
durante la prima parte.
Ivan Zuccon meriterebbe maggior attenzione in un paese
che ancora distribuisce lo stanco cinema di Dario Argento, un grande del
passato che non ha più niente da dire, e non è capace di valorizzare i nuovi
ispirati talenti.
Mi sono già occupato di Zuccon:
http://cinetecadicaino.blogspot.it/2011/06/ivan-zuccon-tra-lovecraft-e-fulci.html
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
Sull'horror cinematografico contemporaneo sono molto carente.
RispondiEliminaZuccon merita uno "strappo alla regola", crerdimi.
EliminaNon ne dubito, ma i miei horror preferiti rimangono quelli della Universal degli anni 30/40, della Hammer degli anni 50/60 (in special modo quelli diretti da Terence Fisher, gli altri erano a volte di qualità un po' altalenante) e soprattutto i classici con Vincent Price.
EliminaNon male come gusti! Ma diamo fiducia ai giovani... se te lo dico io che ho 53 anni! :)
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