di Carlo
Verdone
Regia: Carlo Verdone. Soggetto e Sceneggiatura: Leonardo
Benvenuti, Piero De Bernardi, Carlo Verdone. Montaggio: Antonio Siciliano.
Fotografia: Danilo Desideri. Musica: Fabio Liberatori. Scenografia: Franco
Velchi. Produttore: Mario e Vittorio Cecchi Gori. Durata: 120’. Commedia. Interpreti:
Carlo Verdone, Enrico Montesano, Paola Onofri, Massimo Boldi, Marisa Solinas,
Claudia Poggiani, Guido Celano, Anna Maria Torniai, Andrea Aureli, Pino Patti,
Fabrizio Otello Polverini, John Steiner )doppiato da Carlo Valli), Tony
Brennero, Barbara Herrera, Ciro Orlando, Gianni Franco, Stefano Gragnani, Eolo
Capritti, Cesare Nizzica, Antonio Vezza, Luciano Foti, Maria Tedeschi,
Salvatore Biondo.
I due
carabinieri è il quinto film da
regista di Carlo Verdone, una delle pellicole dei tempi in cui Verdone era
capace di inventare cose nuove nel campo della commedia, aiutato dalla fresca
vena di Benvenuti e De Bernardi. Risulta ottima l’intesa comica tra i due
protagonisti Verdone (Marino) e Montesano (Glauco), così come si ricorda con
piacere Massimo Boldi (non ancora impegnato nei cinepanettone) nei panni del carabiniere milanese Adalberto. I due carabinieri è una storia di
amicizia, pensata da Mario Cecchi Gori come strumento per presentare l’Arma dei
Carabinieri in modo simpatico e divertente, sostenuta dallo stesso corpo
dell’esercito per diffondere una sua immagine rassicurante grazie a una
pellicola popolare. Carlo Verdone non era così convinto di scrivere e girare un
film partendo da un simile intuizione, ma l’idea del produttore si rivelò
vincente, visto il successo di pubblico. In realtà durante la lavorazione i
rapporti tra Verdone e Montesano furono pessimi, il rapporto tra i due comici fu
improntato a una quasi totale impossibilità di convivere, confermando il detto
popolare che due galli in un pollaio sono troppi. Montesano e Verdone erano
molto popolari ed entrambi volevano essere sempre in primo piano, tra l’altro
il secondo era favorito dal ruolo di regista, che il primo mal sopportava. Fu
l’ultima volta in cui i due attori recitarono insieme, dopo Grand Hotel Excelsior (1982)
di Castellano e Pipolo, pellicola più gestibile perché lavoravano in episodi
diversi. Peccato, perché il risultato finale è positivo e dalla finzione
scenica non trapela niente dei pessimi rapporti personali. Montesano
interpreterà un altro film sull’Arma dei Carbinieri (Il tenente dei carabinieri, 1986, di Massimo Ponzi), insieme al più
malleabile Massimo Boldi, un lavoro meno riuscito del precedente, più
televisivo, poliziesco-soft più che
commedia, sempre scritto da Benvenuti e De Bernardi.
Inutile raccontare la trama che racconta l’amicizia
tra un ragazzo introverso come Marino e un caciarone come Glauco, ben
interpretati da Verdone e Montesano, carabinieri di stanza a Roma dopo la
scuola di formazione. Rita (Paola Onofri) è la donna che potrebbe minare una
solida amicizia, perché rappresenta l’amore conteso, ma alla fine il messaggio
che si vuol far passare è che l’amicizia è un sentimento più forte dell’amore.
Rita si sposa con Glauco e Marino accetta la situazione. Molte avventure dei
due carabinieri compongono quasi un film a episodi dal taglio comico -
poliziesco. Si passa da Roma a Biella, con il terzetto composto da Verdone,
Montesano e Boldi che ne combina di tutti colori, ma in primo piano c’è un
buonismo di fondo quasi celebrativo dell’Arma dei Carabinieri. Troviamo accenni
al senso di fare il carabiniere in tempo
di pace, al ruolo dell’Arma al
servizio del cittadino, ma pure battute storiche: “Siamo gli Starsky ed
Hutch italiani”, dice Montesano riferendosi alla popolare serie televisiva.
Risposta di Verdone: “No, noi siamo Stanlio e Ollio”. Boldi è fantastico quando sniffa cocaina per
errore e si sete bene “come una bestia”, sfruttando una battuta televisiva per
la quale era diventato molto popolare tra i giovani.
Ottima la parte finale sul
treno, con un grande John Steiner nei panni di uno squilibrato che tiene in
ostaggio Verdone e un gruppo di scout, ma viene catturato dal carabiniere Montesano.
La musica è di Fabio Liberatori che cita due canzoni degli Stadio: La mattina e Ba… Ba… Ballando (da Chiedi
chi erano i Beatles). La collaborazione dell’Arma per un film simile è
anche una sorta di reazione ai tanti barzelletta-movies
che presentavano i carabinieri come stupidi e inetti, oggetto di mere caricature
da avanspettacolo. Il film di Verdone non presenta questo taglio, ma rientra
nei canoni della commedia all’italiana di stampo classico.
Grande successo di
pubblico, riconosciuto dalle quattro
palline del Morandini, sia al cinema che in tutti i passaggi televisivi. La
critica alta comunque non è
soddisfatta. Paolo Mereghetti (una stella e mezza): “Il film ha il merito di
non sacrificare la comicità alla barzelletta. Ma non può bastare”. Morando
Morandini (due stelle): “Tutto si può rimproverare a Verdone, ma non il
puntiglio di cambiare registro a ogni nuovo film”. Pino Farinotti (due stelle):
“Commedia simpatica, ma di pregi non eccezionali con il merito di non essere la
solita barzelletta sull’Arma”. A nostro parere un film da rivedere senza
pregiudizi di maniera.
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