giovedì 29 agosto 2013
La ragazzina compie quarant'anni
Gloria Guida comincia così, quasi per caso, è il regista Mario Imperoli che la cerca dopo aver notato alcune foto della giovane cantante alla CHD che dovevano servire per delle copertine dei suoi dischi. A Imperoli la ragazza pare perfetta per un film che vuol girare, gli serve una diciassettenne dall’aria ingenua, inesperta e soprattutto bella. Gloria Guida risponde a tutte le caratteristiche. Mario Imperoli (Roma, 1931 - 1977) è un regista poco noto al grande pubblico, anche perché è morto proprio quando iniziava ad avere un certo successo. Di professione giornalista, diventa sceneggiatore cinematografico e subito dopo produttore. Si mette in proprio come regista nel periodo 1972 - 1977 dirigendo alcune commedie erotiche e tra queste due film con Gloria Guida (l’altro è Blue Jeans).
La ragazzina è sceneggiato da Mario Imperoli (pure regista e soggettista), Arpad De Riso, Nino Scolaro e Giorgio Piferi. La fotografia è di Alvaro Pianezzi, mentre Sandro Lena cura il montaggio. Aiuto regista è Silvia Silvani. Le musiche sono di Nico Fidenco, eseguite dall’Orchestra di Giacomo Dell’Orso e dal complesso La Rosa dei Venti. Il primo film di Gloria Guida è prodotto da Roma International Film e da Screen Film e viene distribuito da Seven Arts. Interpreti: Gloria Guida, Paolo Carlini, Gian Luigi Chirizzi, Andres Resino, Colette Descombes, Lucia Catullo, Gianni Bortolotti, Piera Vidale, Umberto Scaglioni, Gian Carlo Cosma, Sonja Burron, Maria Grazia Turco, Leonora Puppo, Luigi Antonio Guerra, Mariano Arnosti, Armando Vecchio, Ada Arnaldi, Nadia De Minicis, Mario Di Girolamo, Andrea Gregoretti, Ornella Masciotti, Fiorella Piron, Giacomo Raffo, Maja Rimini, Augusta Sannini, Claudia Schiff, Alison Swaisaland e Germana Varini.
Gloria Guida è giovanissima, come abbiamo detto, non però così giovane come dicono Marco Giusti in Stracult e Manlio Gomarasca in un articolo comparso su Nocturno Cinema nell’estate del 1996. Non aveva quindici anni, ma diciotto compiuti al momento delle riprese. Marco Giusti non è nuovo ad approssimazioni, Gomarasca sorprende perché è fonte sempre molto attendibile.
Il film non è un capolavoro e l’unico motivo per consigliarne la visione è il cult della prima apparizione sul grande schermo di Gloria Guida, dotata di un fisico ancora acerbo ma già capace di toccare sapientemente le corde della malizia. La Guida è Monica, una studentessa sedicenne di Lignano Sabbiadoro ancora illibata che vive il problema della verginità e vorrebbe perderla soltanto con l’uomo giusto. Il film si sviluppa stancamente seguendo una sceneggiatura prevedibile e caratterizzata da dialoghi poco credibili. La trama è confusa, spesso si fatica a comprendere l’utilità di certe sequenze che sembrano girate solo per raggiungere la lunghezza canonica. Si pensi alla visita medica di Monica che serve a dare il via a una serie di palpeggiamenti da parte del dottore sul corpo della ragazzina. Oppure alle sequenze in cui Monica acquista il vestito per la festa di compleanno con il padrone del negozio intento a spiarla mentre si spoglia. Infine ci sono diverse scene che si perdono in dialoghi pseudo sociali e che tentano di dare spessore alla storia. Si affronta il tema dell'incomunicabilità tra genitori e figli, descrivendo il padre di Monica come un uomo tutto d’un pezzo che pensa soltanto a lavorare e che non rientra a casa neppure per il compleanno della figlia. La mamma è una borghese annoiata che dice di non riuscire a fare un discorso con la figlia. Di contorno abbiamo gli amici dei genitori che sono messi ancora peggio. L’avvocato Moroni (Paolo Carlini) se la fa con le ragazzine e vorrebbe a ogni costo portarsi a letto Monica, sua moglie invece è la classica borghese ricca e annoiata della vita che alla fine si trova un amante.
La trama non è di facile ricostruzione.
Il regista presenta subito Monica che corre libera e sorridente sulla spiaggia di Lignano, icona perfetta di gioventù e spensieratezza, lolita stupenda dotata di ingenuo candore e straripante sensualità. Le corse di Gloria Guida sulla spiaggia sono il leitmotiv del film e costituiscono il pretesto ideale per far ascoltare in sottofondo l’ottima colonna sonora di Nico Fidenco. Nella scena successiva si comprende che Monica è l’oggetto dei desideri di alcuni compagni di classe, soprattutto di Leo (Gianluigi Chirizzi) che ci prova spesso ma viene tenuto a bada dalla ragazza. Il film presenta, con una stilizzazione eccessiva, i vizi borghesi e i pensieri degli studenti che sembrano avere in testa soltanto il sesso. Leo è il personaggio più negativo perché fa innamorare le ragazze per poi consegnarle nelle mani del depravato avvocato Moroni (Paolo Carlini) che preferisce le studentesse alla moglie (Colette Descombres). Il regista presenta subito dopo la villa dell’avvocato, inquadrando la moglie mentre nuota nuda in piscina. Facciamo conoscenza con il professor Bruno De Angelis che ha affittato la mansarda della villa. Monica si innamora proprio del giovane professore di storia dell’arte interpretato da Andres Resino. Lui se ne va in giro con una potente moto giapponese e un giaccone di pelle alla moda. La ragazzina è affascinata dai modi gentili e dalla sua tenerezza. Intanto Leo continua l’attività di magnaccia e vorrebbe conquistare Monica solo per inserirla in quel torbido giro. Vediamo i due a bordo della decappottabile di Leo sulla spiaggia di Lignano e Monica guida l’auto seduta sopra il grembo del ragazzo in una posa provocante. Gloria Guida indossa sempre minigonne ascellari e gli slip multicolori fanno capolino a più riprese. Era il periodo delle gonne a ruota vivaci con camicetta scollata e la bella attrice ne sfoggia un intero guardaroba. Nella scena sulla spiaggia, girata con la tecnica del ralenti, c’è un tentativo di approccio da parte di Leo che viene subito scoraggiato dalla ragazza. Con una perfetta sintesi di malizia e finta ingenuità prima provoca Leo e poi lo disillude. Subito dopo la coppia si ferma a un distributore di benzina e Monica guarda con insistenza un signore di mezza età, soprattutto mette in mostra le cosce per provocarlo. Monica sa che quell’uomo è un amico di famiglia e lo fa soltanto per scatenare la sua reazione.
Leo continua nei suoi loschi affari e il cliente più assiduo del ragazzo è proprio l’avvocato che paga fior di quattrini per portarsi a letto le ragazzine. Il suo sogno proibito resta Monica. La studentessa si innamora del professore, va in moto con lui sul lungomare e ammira i suoi dipinti. “Bisogna credere in quel che si fa, pure nell’amore”, dice il professore. E aggiunge: “Vedrai che anche tu troverai la giusta combinazione di colori”. Il dialogo è tra i peggiori dell’intera pellicola. Intanto il professore se la fa con la moglie dell’avvocato Moroni, che tutto preso dal vizio e dalle attività che rasentano lo strozzinaggio non se ne rende conto. Leo lo ha reso schiavo e adesso le offre pure Monica (“Sedici anni e ancora nuova…”). A questo punto Gloria Guida ci delizia gli occhi con uno spogliarello sensuale all’interno del bagno di casa. Rimane a seno nudo con un paio di mutandone bianche per niente sexy che in seguito sfila ma senza mostrare niente allo spettatore. Per il nudo integrale si dovrà attendere il film successivo. La scena è troppo lenta e precede una ridicola telefonata tra padre e figlia. L’avvocato Moroni comincia a insidiare Monica, la incontra e le offre un passaggio con la sua auto che dispone niente meno che di un registratore Geloso per ascoltare musica (le autoradio in Italia dovevano ancora prendere campo). Sull’auto c’è un’altra scena sensuale con Gloria Guida che accavalla le gambe e mette in mostra le cosce abbondanti da ragazzina. Si finisce ancora sul mare a correre sulla sabbia di Lignano (l’azienda turistica sponsorizza il film) con lei che si fa toccare le gambe ma poi respinge l’avvocato. Ancora una perfetta sintesi di malizia e ingenuità. Il regista con poca continuità mostra una discussione familiare con la moglie che rimprovera l’avvocato di pensare soltanto al denaro. L’uomo capisce che la moglie ha un amante ma non gli interessa, basta che le apparenze siano salve e che non si sappia in giro.
Arriva il gran giorno del compleanno di Monica con la ragazzina che resta senza mutandine, vittima di uno scherzo di Leo che le sfila gli slip rossi e le fa volteggiare in mezzo alla stanza con la complicità di altri amici. L’avvocato prende l’occasione per lanciarsi in accuse verso i ragazzi che non hanno un’educazione e una morale (come se lui fosse migliore). Poi passa a contestare i professori sessantottini e capelloni come Bruno De Angelis. Imperoli tenta (con risultati sconcertanti) di mettere il dito sulla piaga dell’ipocrisia borghese. Monica è sempre più innamorata del professore e lo va a confessare proprio alla moglie dell’avvocato, non sapendo che lei è la sua amante. In ogni caso è con il professore che perde la verginità, al termine di una scena erotica abbastanza spinta che fa intuire più di quanto lascia vedere. La ragazza era vergine e lui non lo sapeva, ma lei non è pentita perché è davvero innamorata. Da segnalare alla fine del rapporto la stupidità del dialogo. “Abbiamo davvero fatto l’amore?” chiede lei. “Su questo non c’è alcun dubbio”, risponde serio il professore. Come si possono scrivere battute così ridicole? In ogni caso Monica viene a sapere che il tanto idealizzato professore è l’amante della moglie dell’avvocato che da tempo la insidia. L’avvocato tenta di consolare Monica, la conduce in una casa al mare che definisce “il nostro rifugio” e cerca di portarsela a letto. Lei resiste, lui prima tenta di violentarla, poi arriva a offrirle cinquecentomila lire. L’avvocato le consegna l’assegno, mentre la ragazzina lo ridicolizza rivelandogli che il professore è l’amante di sua moglie. L’uomo, umiliato e deriso, la prende a ceffoni e la fa fuggire, ma poi si pente e la insegue in pineta. Il finale drammatico è l’ultima cosa improbabile di un pessimo film: l’avvocato muore travolto da un camion in corsa mentre insegue Monica. Al cimitero le malelingue confabulano e dicono che la moglie dell’avvocato si è già consolata con un ragazzo più giovane. In ogni caso l’apparenza è velata della solita ipocrisia, a parte Monica, spontanea e vestita con provocanti abiti multicolori (ha persino un ombrellino azzurro). Mentre in sottofondo partono le note dell’ottima colonna sonora di Nico Fidenco vediamo Monica immaginare i morti distesi sulle loro pietre tombali. Lei è stata tradita dalla vita e vorrebbe vendicarsi del mondo. La pellicola si conclude con un primo piano del suo volto che si apre in un sorriso non più tanto ingenuo.
Pur con tutti i suoi limiti La ragazzina lancia Gloria Guida nel ruolo che le sarà più congeniale: la studentessa sexy e maliziosa che fa perdere la testa a compagni di classe e professori. La sola cosa che davvero merita la visione è il suo corpo, acerbo ma già notevole, esibito con generosità ricorrendo a minigonne vertiginose. Gloria Guida recita con freschezza e naturalezza una parte che risente dei pessimi dialoghi e di una sceneggiatura non all’altezza. Il film ha un buon successo di pubblico e il destino della ex cantante viene segnato da pellicole all’insegna dell’erotico-malizioso. La critica accoglie bene La ragazzina, caso strano per pellicole simili. Paese Sera scrive: "Il film ha delle buone intuizioni e la commedia è riuscita". Pure Il Borghese, giornale di destra, in un articolo del 14 luglio 1974 a firma Claudio Quarantotto, salva Gloria Guida e le ritaglia un posto particolare nell’affollato panorama delle lolite cinematografiche. "Ragazzona, più che ragazzina, bionda, con le sue cosciotte muscolose, il suo viso un po’ duro e ossuto, i gesti impacciati dell’adolescente che non sa ancora bene usare tutto il ben di Dio che le è stato regalato, la Guida è forse, più di tutte, una Lolita ancora nabokoviana. In lei, cioè nel suo personaggio, ingenuità e malizia si confondono, insieme ad amoretti che durano lo spazio di un amplesso e che sono subito seppelliti con un incosciente cinismo. Statuetta di carne, niente turba eccessivamente quella sua espressione di appagamento sensuale, naturale, che la isola dal mondo circostante, nel quale provoca soltanto guai. Meno bamboleggiante della Muti, meno programmaticamente sexy della Giorgi, è una specie di vikinga nostrana del genere acqua, sapone e perversione ed è l’unica in ogni modo che si distingua nel gruppo delle Lolite". Condivido in pieno questa analisi.
(tratto da Gloria Guida - La Marylin Monroe degli anni Settanta - Il Foglio E-Book - disponibile su AMAZON)
Gordiano Lupi
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