di
Cristian-Jacque
Regia: Cristian-Jacque. Soggetto: Jacques Emmanuel,
Jean-Charles Tacchella. Sceneggiatura: Age, Furio Scarpelli, Cristian-Jacque,
Jean Manse, Jacques Emmanuel. Produttore: Franco Cristaldi. Fotografia: Gianni
Di Venanzo. Montaggio: Jacques Desagneaux. Musiche: Nino Rota. Scenografia:
Gianni Polidori. Durata. 98’.
Genere: Comico - Drammatico. B/N. Interpreti: Totò, Fernandel (doppiato da
Carlo Dapporto), Nino Besozzi (doppiato da Michele Malaspina), Leda Gloria, Nathalie
Nerval, Nöel Roquevert (doppiato da Stefano Sibaldi), René Genin (doppiato da
Nico Pepe).
La legge è
legge (titolo francese: La loi… c’è la loi!) ricorda Guardie e ladri (1951) di Mario
Monicelli e Steno, qualche critico ha voluto dire che è “una riedizione
corretta, più moderna e più leggera” (Ennio Bispuri - Totò, principe clown, 1997) del film interpretato da Totò e Aldo
Fabrizi. Non condivido, penso che sia ravvisabile una citazione della pellicola
precedente, ma il film gode di una ben precisa originalità. Inoltre è l’unico
caso in cui riusciamo ad apprezzare insieme due comici straordinari - ma diametralmente
opposti - come Totò e Fernandel. Alcune sequenze indimenticabili citano il
cinema muto, le comiche, sono prive di dialoghi e soggetto, basta il singolare
modo di ridere dei due attori a strappare il sorriso.
Il film viene presentato
al Festival di Berlino, voluto dal produttore Alexandre Mnouchkine, padre di
Ariane Mnouchkine, fondatrice del Théatre du Soleil. Alla base di tutto c’è la
storia di un confine conteso, il comune di Briga Marittima, divenuto francese
solo nel 1947, ma con un territorio diviso in due dalla linea di frontiera. Per
questo alcune frazioni sono rimaste italiane, altre sono state annesse ala
Francia, alcune sono piemontesi (provincia di Cuneo), altre liguri (provincia
di Imperia). Il nuovo confine porta problemi, incomprensioni e soprattutto
contrabbando. Il film è ispirato alla realtà degli arresti per contrabbando che
si sono succeduti negli anni Cinquanta, delle richieste di documenti per i
cittadini di Briga al comune francese e alle vicende di famiglie divise tra
Italia e Francia. Fernandel si chiama Pastorelli, uno dei cognomi più diffusi a
Briga Marittima.
Il film è ambientato nel paesino immaginario di Assola,
ma in realtà viene girato a Venafro, in Molise. La situazione di frontiera che
viene raccontata è di pura fantasia, può essere ispirata a Ventimiglia -
Mentone, perché i due centri sono lontani dieci chilometri, ma la frazione di
Grimaldi è vicina a Italia e Francia.
Vediamo la trama. Ad Assola, paese diviso a metà dalla
linea di confine, vivono il doganiere francese Ferdinand Pastorelli (Fernandel)
e il contrabbandiere napoletano Giuseppe la Paglia (Totò). Il film comincia con
una serie di scenette legate al contrabbando e agli arresti che possono essere
eseguiti solo in territorio francese. Il fulcro fondamentale della storia è
legato alla nazionalità di Ferdinad, nato da madre e padre ignoti, nella cucina
di una trattoria, al tempo territorio italiano, ma registrato dall’albergatore
nel comune francese. La commedia diventa dramma personale per Ferdinad, che
perde il posto di doganiere, deve registrarsi come cittadino italiano, finisce
in galera, si vede negare nazionalità, moglie e famiglia… Per assurdo riprende
validità il matrimonio con la prima moglie (consorte di Giuseppe) perché in
Italia il divorzio non esiste, quindi è accusato di bigamia. Ferdinand subisce
un arresto come disertore perché non ha fatto il militare in Italia, anche se
ha combattuto in Francia per cinque anni come tiratore scelto. In preda alla
follia, fugge sulle montagne e comincia a sparare sulle persone che gli hanno
distrutto la vita. Giuseppe risolve una situazione che si è fatta difficile, dopo
aver scoperto per puro caso che quando Ferdinad è nato la cucina della
trattoria era in territorio francese. La vita torna alla normalità, con
Giuseppe che fa il contrabbandiere e l’amico - nemico che gli dà la caccia per
imprigionarlo.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo):
“Fiacca presa in giro della burocrazia in una commedia che sembra una variante
della saga di Don Camillo e Peppone”. Non condivido il fiacca, perché il film realizza un’efficace stigmatizzazione della
burocrazia. Inoltre Don Camillo e Peppone non hanno alcuna attinenza al film in
oggetto, che - caso mai - presenta un nobile antecedente in Guardie e ladri. Il fatto che Fernandel
sia protagonista insieme a Totò non può automaticamente indurre a pensare che
ci sia di mezzo Don Camillo.
La critica di Mereghetti è molto superficiale. Morando
Morandini: (due stelle e mezzo) “Il doganiere francese Pastorelli e il
contrabbandiere italiano Giuseppe vivono nel paese montano di Asola, tagliato
in due dal confine. Deciso a fare un brutto scherzo al doganiere, Giuseppe
riesce a provare che è nato in territorio italiano, mettendolo nei guai.
Pacificazione finale. Unico film in cui i due celebri comici hanno fatto
coppia. La storia è un pretesto per i loro duetti, ma è condotta agilmente.
Anche i personaggi di contorno sono ben coloriti. Corredata di 6 firme tra cui
Age & Scarpelli, la sceneggiatura è ispirata a Guardie e ladri. Fotografia
di G. Di Venanzo, musiche di N. Rota”.
Pino Farinotti concede tre stelle senza
motivare, che condividiamo, aggiungendo che il film è una divertente presa in
giro della burocrazia e che sfrutta al meglio le doti mimiche di due attori
come Totò e Fernandel. Molte sequenze sono da antologia del comico, anche se il
doppiaggio di Carlo Dapporto - che ricorre a un buffo francese italianizzato -
non fa apprezzare al meglio la comicità di Fernandel.
Gordiano Lupi - www.infol.it/lupi
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