L’Ave Maria (L’artista) (1982) di Ninì Grassia
Regia:
Ninì Grassia. Soggetto e Sceneggiatura: Ninì Grassia. Fotografia: Luigi
Ciccarese. Montaggio: Franco Malvestito. Direttore di Produzione: Gino Ciotola.
Musiche Originali: Nino D’Angelo, Augusto Visco. Edizioni Musicali: Gesa
Milano, Discoring 2000, Discografia Vis Radio. Arrangiamenti e Direzione:
Augusto Visco. Aiuto Regista: Romano Scandariato. Operatore alla Macchina:
Carlo Aquari. Assistente Operatore: Sandro Cosenza. Ispettore di Produzione:
Francesco De Leone. Segretario di Produzione: Giovanni Garbetta. Segretario di
Edizione: Luigi Ferrara. Fotografo di Scena. Lorenzo Paolercio. Architetto:
Enrico Brancati. Fonico: Cinzia Rossi. Aiuto Montaggio: Vincenzo Zincone.
Assistente al Montaggio: Roberto Puglisi. Truccatore: Aldo Navarra. Parrucchiere:
Mario Turco. Sarta: Antonietta De Falco. Capo Elettricista: Francesco
Acciarino. Elettricisti: Ciro Orlo, Ciro De Falco. Capo Macchinista: Giuseppe
Argento. Macchinisti: Gaetano Rutigliano, Francesco Ferro. Cassiere. Bruno
Menegotti. Attrezzista. Giovanni Rinaldi. Doppiaggio e Mixage: CDS Roma.
Sviluppo e Stampa: Augustus Color. Titoli: Studio Mafera. Casa di Produzione:
Giada Cinematografica srl. Distribuzione: General Video. Durata: 103’. Genere:
Drammatico, Sentimentale, Musicale. Interpreti: Nino D’Angelo (se stesso),
Elena Valentino (Angela, maestra di Ciruzzo), Maria Rosaria Omaggio (Claudia,
l’impresario), Lino Crispo (Pasquale, marito di Caterina), Bianca Sollazzo
(Caterina, moglie di Pasquale, Carmine Iorio (Ciruzzo), I Sergenti a Sonagli
(alias Renato Rutigliano e Gino Briglione, il primo un maestro e il secondo un
ragioniere), Michele Nunziata (scagnozzo di Don Gaetano), Gigi Capone
(benzinaio), Mimmo Postiglione (commissario di polizia), Italia Solimene (madre
di Angela), Enzo Berri (presentatore tv), Antonio Vergara (Don Gaetano),
Adriana Giuffrè (amica di Angela), Mister Fisch.
L’Ave
Maria prende il titolo
dalla canzone che campeggia in tutta la parte finale, ma è corretto anche
l’altro titolo con cui la pellicola è conosciuta (L’artista) perché è il romanzo di formazione, stile sceneggiata
napoletana, della nascita di un cantante e si ispira a veri fatti biografici
del protagonista. Molto simile nella struttura a Celebrità, è il terzo film di Nino D’Angelo, il secondo dei cinque
interpretati sotto la guida di Ninì Grassia, dopo la parentesi al fianco di
Mario Merola e Alfonso Brescia (Tradimento),
che frequenterà ancora con Giuramento.
Soggetto e sceneggiatura del regista, che gira tra Napoli e Castel Volturno una
pellicola che cerca di rivitalizzare la sceneggiata classica, inserendo parti
comiche che gravano sulle gracili spalle de I Sergenti a Sonagli (Renato
Rutigliano e Gino Briglione), così come nel primo film avevamo visto I
Fatebenefratelli. Lino Crispo e Bianca Sollazzo - marito e moglie che aiutano
Nino nella cura del piccolo Ciruzzo - deliziano il pubblico con alcuni
siparietti da commedia dialettale e con i proverbiali scontri tra coniugi
abbastanza convenzionali. I ruoli femminili sono ricoperti da Elena Valentino e
Maria Rosaria Omaggio, la prima dolce e innamorata, la seconda donna in
carriera che soltanto alla fine esce dal personaggio perfido e crudele,
mostrandosi comprensiva.
Il nome della Omaggio - 25 anni ma già piuttosto nota
- campeggia sui titoli di testa con un rilievo da partecipazione straordinaria. Bravo anche il piccolo Carmine Jorio
che a un certo punto ricorda i bambini del lacrima
movie, sia per la madre perduta che per un padre finito in galera, ma anche
quando è sul letto di un ospedale in fin di vita e rischia di morire dopo un
incidente stradale. Inutile dire che tutta la storia è incentrata su Nino
D’Angelo, che recita con il suo vero nome per creare la maggiore
immedesimazione possibile tra attore e personaggio. Molte le canzoni
interpretate, intervallate da siparietti comici - abbastanza ripetitivi - de I
Sergenti a Sonagli e da sequenze che portano lo spettatore a percorrere le
strade di una Napoli povera e solare. Il regista racconta il rapporto padre -
figlio, la nascita di un amore e il successo dell’aspirante cantante con toni
da fotoromanzo e da cinema popolare, rifacendosi al melodramma e alla
sceneggiata, basandosi su una messa in scena poverissima. Bella fotografia
napoletana, tra sole e mare, golfo immortalato in suggestive panoramiche, via
Caracciolo e traffico cittadino, Spaccanapoli e il suo popolo intento a
inventarsi il quotidiano. Proprio come nella realtà è un concorso canoro che fa
conoscere Nino D’Angelo ai produttori, in questo caso a Maria Rosaria Omaggio che
se ne invaghisce pure e tenta di sottrarlo alla sua bella.
La trama si complica
con toni da romanzo sentimentale quando apprendiamo che Angela è promessa sposa
di un certo Don Gaetano che fa di tutto per togliere di mezzo Nino. Il calvario deve essere completo prima che
trionfi l’amore e il protagonista deve toccare il fondo prima di risalire la
china e assaporare la felicità accanto alla sua bella e al figlio ritrovato.
Ninì Grassia conosce bene gli strumenti del mestiere e li usa fino in fondo
raccontando la costruzione di un artista da parte di una produttrice che crea
il personaggio e lo consegna al pubblico, ma anche il travaglio interiore di un
uomo innamorato del figlio e di una donna. Molte parti sono davvero intense,
come la lettera del bambino al padre in galera, la canzone di Nino in discoteca
rivolta alle donne della sua vita e infine l’Ave Maria in chiesa che prelude
alla riconquista del suo amore perduto.
Per chi ama il lacrima movie e
il melodramma sono emozionanti pure le sequenze dell’incidente stradale e
subito dopo in ospedale, quando si sta in ansia per il destino del bambino e il
genitore veglia al suo capezzale una notte intera. Un buon lavoro,
convenzionale quanto si vuole, ma originale perché pesca a piene mani dalla
vita del protagonista e la racconta con un minimo di drammatizzazione
cinematografica.
Rassegna critica. Marco Giusti (Stracult): “Secondo film di Nino
D’Angelo diretto da Ninì Grassia dopo Celebrità.
Qui Nino è sedotto e bidonato da Maria Rosaria Omaggio e non si cura della
bella Elena Valentino che ha accanto. Ma finirà bene”. Non è proprio la vera
trama del film ma apprezziamo lo sforzo di operare una sintesi efficace. Pino
Farinotti (due stelle): “La carriera di cantante che ha sempre sognato, e che
ora sembra arridergli, costringe il giovane Nino a trascurare il figlioletto
Ciro e la donna che potrebbe occupare il posto della sua defunta moglie. Aprirà
gli occhi prima di perdere l’amore di entrambi”. Paolo Mereghetti (una stella e
mezzo): “Curiosa anche se schematica sceneggiata, che utilizza elementi
semibiografici della vita di Nino D’Angelo (che peraltro anche nel film
mantiene il suo nome vero): dagli esordi come cantante ai matrimoni, ai
concorsi nelle televisioni locali, alle sue scarse buone maniere (vedi la lezione
sull’uso delle posate)”. Morando Morandini non cita neppure l’esistenza della
pellicola.
Il testo della
canzone L’Ave Maria. Tutt’addubbata chiesa/
stammatina,/ merlette bianche e rose/ profumate,/ a’ ‘nammurata mia/ se spusa a
nat’e,/ ma o’ core suoie/ s’è già spusate a mme.../ Ave Maria/ l’organe sta
sunanne/ ppe na Madonna,/ ca nun è cchiù a mia./ A’ sposa mia/ cu nate ‘e sta
spusanne/ ma inte e pensiere suoie/ ce sto sempe io./ Sta sposa ca nun tene nu
peccate,/ add’a suffrì accussì/ ppe colpa mia./ Nun te cerc perdone/ voglie
sule pietà/ c’aggia perdute u bbene/ ca tu sule me può dda/ Ddoie lacrime m’anneescì/ m’anna fatte murì/ Ave Maria/ e così sia/ Tu si i ricorde mie/ cchiù
cummevente/ comme m’ha scorde chhiù/ st’Ave Maria/ ggia perdute tte/ e a vita
mia/ e tu e’perdurte a mme/ senza vulè./ Ave Maria./ A’ sposa mia./ Sta sposa/
ca nun tene nu peccate,/ add’asuffrì accussì/ ppe colpa mia./ Nun te cerc
perdone/ voglie sule pietà/ c’aggia perdute u bbene/ ca tu sule me può ddà/
Ddoie lacrime m’anneescì/ m’anna fatte murì./ Ave Maria/ e così sia.
Per vedere il film:
Il mio cinema è su Futuro Europa:
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