Regia: Eriprando
Visconti. Soggetto e Sceneggiatura: Eriprando Visconti, Gian Piero Bona (dalla
biografia di Mario Mazzucchelli). Fotografia: Luigi Kuveiller. Montaggio:
Sergio Montanari. Scenografie: Flavio Mogherini. Costumi: Danilo Donati.
Arredamento: Ennio Michettoni. Musiche: Ennio Morricone. Direzione Musiche:
Bruno Nicolai. Produttore: Silvio Clementelli. Casa di Produzione: Clesi
Cinematografica. Distribuzione: Euro International. Durata: 105’. Genere: Drammatico.
Interpreti: Anne Heywood (Virginia), Antonio Sabàto (Giampaolo), Tino Carraro
(monsignor Barca), Hardy Krüger (don Paolo), Luigi Pistilli (conte de Fuentes),
Carla Gravina (Caterina), Margarita Lozano (suor Benedetta), Caterina Boratto
(suor Francesca), Giovanna Galletti (suor Angela), Renzo Giovanpietro
(Vicario), Anna Maria Alegiani (suor Ottavia), Francesco Carnelutti
(cantastorie), Maria Michi (suor Bianca), Giulio Donnini (Molteno), Rita
Calderoni (suor Giovanna), Laura Belli (suor Candida), Pier Paolo Capponi
(conte Taverna).
La
monaca di Monza è una storia a tutti nota per merito di
Alessandro Manzoni che narra le sue infelici vicende amorose ne I Promessi Sposi, per mezzo di Lucia ospite
del convento lombardo dove la religiosa è reclusa. Eriprando Visconti si occupa
di una storia lombarda del XVII
secolo, romanzandola soltanto un poco e sceneggiandola dalla parte della donna,
mettendo al centro del cupo dramma erotico una figura femminile tratteggiata
con cura e approfondita nei minimi particolari. Virginia De Leyva (Heywood ) è la
madre superiora di un convento di suore a Monza, dove è stata inserita per
volontà del padre (finanziatore della struttura). Un giorno viene convinta da
don Paolo Arrigoni (Krüger) a ospitare Giampaolo Osio (Sabàto), un donnaiolo
impenitente ricercato dagli spagnoli per aver ucciso un cavaliere del re. Tra i
due nasce l’amore, dopo uno stupro iniziale avvenuto con la complicità di altre
suore e pure se il giovane non si limita a frequentare la madre superiora ma
concede a molte suore le sue attenzioni. Virginia denuncia Giampaolo e lo fa
arrestare, ma quando scopre di essere incita e partorisce una bambina riesce a
favorire la sua evasione e per un certo periodo di tempo diviene la sua amante.
Finale abbastanza noto e triste, con la Chiesa cattolica che si difende dallo
scandalo imbastendo un processo farsa a base di orrende torture per estorcere
confessioni di ogni tipo. Giampaolo viene ucciso, la monaca è reclusa in un
convento di clausura, murata con mattoni e calce mentre a tutto schermo compare
la parola Fine.
Eriprando Visconti non
si è mai allontanato dalla sua Lombardia nei temi affrontati, tanto che al
secondo film - sette anni dopo Una
storia milanese (1962) - scrive una
storia lombarda (sottotitolo), preoccupandosi di salvare la reputazione di
Virginia De Leyva, presentata non solo come vittima ma anche come donna
coraggiosa e innamorata, capace di affrontare la Santa Inquisizione, costretta
a cedere solo dopo aver subito efferate torture. Un film d’autore che non ha
niente a che vedere con film derivativi ascrivibili al filone tonaca movie, così come La vera storia della monaca di Monza
(1980) di Bruno Mattei, sceneggiato da Bruno Fragasso, è soltanto un remake spinto ed eccessivo a base di
erotismo e torture. Eriprando Visconti
sceneggia molto bene - insieme a Gian Piero Bona - la biografia di
Mazzucchelli, ne fa un dramma passionale e intenso, una storia d’amore atipica,
ma anche un atto d’accusa nei confronti della corruzione delle gerarchie
ecclesiastiche del tempo. Un film ingiustamente relegato tra le opere minori di
un regista, che è stato oggetto di recente rivalutazione critica da Corrado
Colombo e Mario Gerosa nel documentato e indispensabile Prandino - L’altro Visconti (Il Foglio, 2018).
Un cast tecnico
perfetto, a partire dal regista che non sbaglia un’inquadratura, tra campi e
controcampi teatrali in interni conventuali e ottime soggettive, ma anche
panoramiche e carrelli esterni nelle campagne lombarde. Fotografia cupa e dai
toni smorzati di Kuveiller, colonna sonora intensa e drammatica di Morricone -
Nicolai, montaggio rapido di Montanari, scenografie perfette di Mogherini. Cast
eccellente, a partire dall’interprete principale, l’inglese Anne Heywood, ex
Miss Gran Bretagna, attiva nel poliziesco all’italiana, nel peplum e nella
commedia erotica. Antonio Sabàto - noto per molto cinema di genere - è la sua
spalla maschile, meno profondo della protagonista, perfetto per la parte da
conquistatore avventuriero, uno spaccone amato dalle donne. Ricordiamo un’interessante
Carla Gravina, una giovanissima Rita Calderoni, ma non sono da meno Laura
Belli, Luigi Pistilli e Pier Paolo Capponi (attore caro a Fernando di Leo che ci
ha lasciato il 18 febbraio del 2018).
Eriprando Visconti
mostra nel film tutto il suo stile, a metà strada tra il cinema d’autore e la
ricerca di un eccesso che scandalizza e stupisce, ma che diventa un tratto
rilevante e significativo della sua opera. La figura della donna sarà sempre al
centro del cinema di Visconti, bravissimo nel tratteggiare personaggi femminili,
così come gli uomini sono spesso relegati ai margini della storia, meri strumenti,
dipinti con tratti più caricaturali.
Per vedere una parte del film:
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