Regia: Toni D'Angelo. Soggetto: Toni D'Angelo. Sceneggiatura: Maurizio
Braucci, Salvatore Sansone, Toni D'Angelo. Fotografia: Rocco Marra. Montaggio: Letizia
Caudullo, Silvano Agosti (supervisore). Musiche: Alessandro Rinaldi (edizioni
musicali Ala Bianca Group), canzone Per amarti di Bobo Rondelli.
Scenografia: Carmine Guarino. Costumi: Olivia Bellini. Trucco: Marisa Marconi,
Maria Vittoria Cascioli. Produttore: 13 Dicembre, con il supporto di MiBACT.
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà. Genere: Noir, Drammatico. Durata: 83'.
Interpreti: Chiara Conti (Clara), Alberto Gimignani (Maurizio), Luca Lionello
(Giovanni), Rosanna Gentili (Luisa), Irene Goloubeva (Angela), Giulio Beranek
(Ariel), Bobo Rondelli (Marco).
Toni D'Angelo (1979) è figlio di cotanto padre, quel Nino D'Angelo che
negli anni Ottanta - diretto da Ninì Grassia e Mariano Laurenti, ma pure da Romano
Scandariato e da se stesso - riempiva le sale di ragazzine innamorate della nuova
sceneggiata napoletana in salsa rosa. Il figlio fa tutt'altro mestiere ma
dobbiamo dire che è dotato di un certo talento e di un pizzico di genialità,
tra l'altro si toglie la soddisfazione di guidare il padre nel suo ultimo film
- Falchi (2016) - che non abbiamo ancora avuto modo di vedere.
Alcuni
suoi corti sono puro cinema impegnato (Bukowski, Casoria e Poeti),
ma anche i lunghi a soggetto non sono disprezzabili e forse L'innocenza di Clara è il più intenso, capace
di racchiudere tutta la poetica di un autore profondo e originale. In tempi che
vedono inneggiare a registi come Guadagnino - dotati di budget esorbitanti
rispetto alle idee - fa piacere vedere un piccolo film teatrale, ben diretto,
fotografato con cura, sostenuto da una colonna sonora adeguata e interpretato
con partecipazione dagli attori. Niente di eccezionale, si badi bene, una
piccola storia di amore e morte, tradimenti, infedeltà coniugale e amicizia
perduta, ma raccontata con gusto e passione. Ottima l'ambientazione tra le cave
di marmo di Carrara, in uno sperduto paesino di montagna, dove Clara (Conti) è
costretta a vivere un matrimonio infelice che la porta di nuovo tra le braccia
del primo amante (Rondelli) e persino a illudere Giovanni (Lionello), grande
amico del marito (Gimignani).
Il film è un noir che vive sul colpo di
scena finale, quindi non è lecito raccontare altro a livello di trama,
accenniamo soltanto alla storia collaterale di un amore giovanile contrastato
da un padre padrone, che predica bene ma
razzola male. Bobo Rondelli canta la sua Per amarti, accompagnandosi
con la chitarra, dedicandola alla donna che lo abbandona per sposare un uomo tutto suo, anche se tornerà da
lui. "Le gabbie che racchiudono gli esseri umani sono invisibili, per
questo le loro sbarre risultano invalicabili...", dice l'epigrafe iniziale
firmata Silvano Agosti (supervisore al montaggio), che racchiude tutto il senso
del film. Non è possibile cambiare la propria natura, tanto meno fuggire da noi
stessi, nonostante i buoni propositi e le costrizioni morali, quel che siamo
- in definitiva - è la gabbia dalle sbarre più robuste e insormontabili.
Un piccolo film da camera, teatrale, girato in gran parte tra interni
claustrofobici, boschi (scene di caccia) e cave di marmo, che vede come temi di
fondo l'amore coniugale e l'amor filiale, passando per l'amicizia e lo stretto legame
che vincola le persone al paese natio e alle tradizioni. Buona prova d'autore,
confermata da un discreto successo di critica e di pubblico al Festival del
Cinema di Montreal e al Courmayeur Noir In Festival. Purtroppo sono film che
vediamo in pochi...
Per vedere il film:
da Film&Clips
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