di Pupi
Avati
Regia: Pupi Avati. Soggetto e Sceneggiatura: Pupi
Avati, Antonio Avati. Fotografia: Pasquale Rachini. Colore: Telecolor.
Montaggio: Amedeo Salfa. Musica: Riz Ortolani. Edizioni Musicali: Frame Music.
Direttore di Produzione: Paolo Bacchi. Aiuto Regista: Cesare Bastelli.
Scenografia: Giancarlo Basili, Leonardo Scarpa, Annalisa Cecchini. Costumi:
Steno Tonelli. Operatore: Antonio Schiavo - Lena. Fotografo di Scena: Andrea
Marcaccioli. Mixage: Romano Checcacci. Produzione: Ama Film di Antonio Avati, Rai
- Rete Uno.
Interpreti: Carlo Delle Piane, Tiziana Pini, Rossana Casale, Cesare
Barbetti, Ferdinando Orlandi, Bob Tonelli, Gianpaolo Cocchi, Gianfranco Mari,
Amerigo Alberani, Enea Ferrario, Gianluigi Gaspari, Alessandro Baraldi,
Francesco Brunacci, Vittorio Catelli, Davide Celli, Marcello Cesena, Domenico
Lo Bianco, Paolo Magagna, Mauro Marchese, Roberto Messini, Salvatore Morelli,
Marco Prosperini, Leonardo Sottani, Agostino Tamburini, Edoardo Tonioni,
Giancarlo Torri, Giovanni Veronesi, Elisabetta Canaletti, Rossana Coggiola,
Maura Gualtieri, Isabella Ippoliti, Federica Lolli, Lea Martino, Patrizia Poli,
Giuseppina Romagnoli, Antonella Savini, Alessandra Tedeschi,Ginevra Testa,
Martina Vicinelli, Lidia Broccolino, Antonio Viespoli, Ferdinando Gueli, Pino
Tosca, Carlotta De Furlani, Massimo Romano, Romano Sancini, Sergio Lama,
Giancarlo Costa, Nik Novecento.
Esterni: Comunità Montana di Vergato, Sasso
Marconi, Porretta Terme, Bologna. Canzoni: L’incanto,
A tu per tu, Rosso e blu (Riz Ortolani - Iaia Fiastri). Premi: Premio Pasinetti
Miglior Attore a Carlo Delle Piane, Festival di Venezia 1983. Nastro d’Argento
Miglior Film, 1983 - 84. Nastro d’Argento a Pupi e Antonio Avati, Miglior
Soggetto. Nastro d’Argento Carlo Delle Piane, Miglior Attore Protagonista.
Nastro d’Argento Lidia Broccolino, Miglior Attrice Esordiente. Nastro d’Argento
a Riz Ortolani, Migliore Musica. Globo D’Oro a Carlo Delle Piane, Miglior
Attore.
Una gita
scolastica è il tipico film di Pupi
Avati, piccolo ma grande, nel senso che la storia è ridotta ai minimi termini,
ma le emozioni e i sentimenti sono esaltati alla massima potenza. Poesia pura, sapiente
costruzione per flashback di una
pellicola corale, on the road
montano, alla scoperta dell’Appennino tosco - emiliano. Vediamo la storia. Tutto
parte dal sogno di Laura, una signora ottantenne che rivive una giornata
indimenticabile: la gita scolastica della sua classe, la terza G del professor
Carlo Balla (Delle Piane), che da Bologna valica l’Appennino per raggiungere
Firenze. Laura è l’unica superstite di una gita che custodisce nella memoria
per aver fatto credere alle compagne di aver conquistato un amore impossibile,
il ragazzo più bello della classe. Poetico l’incipit del sogno, ma ancora più
straordinario il finale che vede Laura morire dolcemente, raggiungendo i
compagni d’un tempo che sfumano nella nebbia del lungolago. Avati ambienta alla
perfezione la storia nel 1914, alla vigilia dell’intervento italiano nella
Prima Guerra Mondiale, descrive il suo Appennino con maestria, aiutato dalla
fotografia di Rachini e da una struggente colonna sonora di Ortolani.
Ma il
cuore del romanzo - ché di romanzo si tratta, questo è cinema letteratura! - risiede
nel personaggio del timido professor Balla, che
Delle Piane interpreta da grande attore. Meritati i riconoscimenti per aver costruito
una figura di romantico sognatore, innamorato della professoressa Serena
Stanziani (Pini), ma destinato a subire soltanto sconfitte. Serena tradisce il
marito ma non con Bolla, sceglie un alunno, il peggiore, il meno dotato, quello
che aveva umiliato il professore dicendogli che non avrebbe fatto la sua fine,
non si sarebbe fatto fregare dalla vita.
Nonostante tutto, in un commovente
finale, il professore difende la collega dallo scandalo, la protegge mentre gli
alunni applaudono. Forse si metteranno insieme, ma non è questo che importa al
regista. La storia finisce stemperandosi nel ricordo di Laura e nella sua dolce
morte. Tiziana Pini torna a lavorare con Pupi Avati dopo Bordella (1976), ma non va oltre la
bella presenza decorativa. Non fa molto nel cinema, nonostante il lancio
televisivo con Macario (1978), un Festival di Sanremo (1984) e una copertina su
Playboy. Solo qualche commedia: State buoni se potete, In viaggio con papà, Sette chili in sette giorni, Le comiche… Nel cast ci sono anche il
futuro regista Giovanni Veronesi e il debuttante Nik Novecento che morirà
giovanissimo per una malformazione cardiaca.
Una gita
scolastica è la prova di come sia
possibile scrivere cinema sentimentale senza cadere nello sdolcinato e nel
retorico, raccontando per immagini piccoli episodi che segnano un’intera
esistenza. Avati cita Bergman con il suo timido professore che per mettersi in
viaggio attende l’incanto, quindi conduce
la classe sui sentieri della fanciullezza, alla scoperta del suo tempo perduto,
di un posto delle fragole localizzato
tra le montagne di Vergato, Sasso Marconi e Porretta Terme. Molti piccoli
episodi poetici e al tempo stesso onirici: il funerale dei giovani sposi sul
carro tirato dai buoi, la lotta con i cadetti, le piccole storie d’amore della scolaresca,
il passaggio dei ciclisti, le parti da musical
campestre, il pugilato come ricordo d’infanzia, la provocazione erotica della
professoressa.
Un film dal tono agrodolce, lieve e intenso, leggero e profondo,
intriso di commovente poesia. “L’incanto
ci aveva abbandonati per sempre”, dice la voce fuori campo. Lo spettatore
si rende conto che durante il film pure lui è stato preda
dell’incanto, di quel vento montano che aveva spinto il professor Bolla
alla ricerca del suo tempo perduto. Un film da vedere, per capire la vita. E
chi parla di manierismo nostalgico e
zuccheroso - pure se si chiama Paolo Mereghetti - non capisce niente di
cinema.
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