sabato 14 giugno 2014

La dottoressa ci sta col colonnello (1980)

di Michele Massimo Tarantini


Regia: Michele Massimo Tarantini. Soggetto: Francesco Milizia. Sceneggiatura: Francesco Milizia, Michele Massimo Tarantini. Fotografia: Mario Vulpiani. Montaggio: Eugenio Alabiso. Scenografie: Adriana Bellone. Costumi: Antonio Randaccio. Assistente alla Regia: Maria Pia Rocco. Musiche: Franco Campanino. Durata. 87’. Genere: Commedia Sexy. Interpreti: Lino Banfi, Nadia Cassini, Malisa Longo, Alvaro Vitali, Bruno Minniti, Lucio Montanaro, Enzo Andronico, Dino Cassio, Thomas Rudy, Valentino Simeoni, Luciano Amodio.


La carriera sexy di Nadia Cassini (Gianna Lou Müller) si sviluppa negli anni che vanno dal 1970 al 1982, da Il Dio serpente di Piero Vivarelli a Giovani, belle… probabilmente ricche di Michele Massimo Tarantini, pure troppo, viste le modeste qualità recitative della bella statunitense. Le pellicole che la vedono protagonista sono quasi tutte incentrate sull’analisi particolareggiata delle sue bellezze posteriori.


La dottoressa ci sta col colonnello (1980) di Michele Massimo Tarantini è un film che si ricorda per la parola coglionello che la dottoressa pronuncia, sbagliando, al posto del regolare colonnello. Narra la leggenda che la gag nacque spontanea da un errore di recitazione della Cassini e alla fine divenne la battuta cult del film. Tarantini scrive e sceneggia la pellicola insieme al ferroviere part-time Francesco Milizia e si avvale di un bel cast composto da Lino Banfi, Alvaro Vitali, Nadia Cassini, Malisa Longo, Enzo Andronico e diversi caratteristi. Si tratta dell’ultimo titolo di una serie di dottoresse che vede Edwige Fenech dettare il passo, seguita da Karin Schubert (La dottoressa sotto il lenzuolo, 1976) e Sabrina Siani (La dottoressa preferisce i marinai, 1981). 


La storia di Milizia punta sulla libertà concessa a Nadia Cassini di mettere in mostra il sedere per tutta la durata del film davanti agli sguardi estasiati di soldati e spettatori. Nadia Cassini è la professoressa Eva Russell, innamorata cotta di Lino Banfi (colonnello Anacleto Punzone) che chiama affettuosamente coglionello. Banfi è sposato con Malisa Longo, soffre problemi di erezione ma soprattutto è complessato per le ridotte dimensione del pene. Il colonnello deciderà di farsi trapiantare il gigantesco membro di Alvaro Vitali, ma l’operazione andrà male e finirà per cantare tra le voci bianche. Vitali avrà in dote moglie e dottoressa.
Il film diverte ancora oggi, viene passato spesso sulle reti Rai e Mediaset, persino da Iris in orari pomeridiani, chiara dimostrazione del cambiamento dei tempi. 


Michele Massimo Tarantini si conferma grande autore della commedia sexy, costruisce situazioni assurde e le rende credibili, sfruttando la vis comica di un Lino Banfi al massimo della forma. La pellicola si regge sui duetti esilaranti tra il colonnello Banfi e l’attendente Vitali che riceve in continuazione sonori scapaccioni e improperi coloriti. Lino Banfi e Alvaro Vitali mettono in scena una comicità da cabaret ispirata a Stan Laurel e Oliver Hardy per certe situazioni ripetitive riprese dalle vecchie comiche e dal cinema muto. Basti citare la sequenza della torta in faccia a Banfi dopo un rutto enorme di Vitali con il primo che risponde sputandogli una fragola in un occhio. 


Lino Banfi recita nel solito dialetto pugliese espressioni come: che bel confetto a mandolino che c’ha! (rivolto alla Cassini), sei il paziente? e allora abbi pazienza e fai il paziente con pazienza (che ricorda Totò), io resisto, ho fatto la resistenza, ho sempre fatto il coglionello, io sono un coglionello (rivolto ancora alla Cassini), a fra poco o come dicono i francesi a frappé, niente mele (per dire niente male, equivocando sulla frutta) e via di questo passo. 


Banfi è protagonista anche di una parte onirica durante la quale sogna una Cassini velata di plastica e con il sedere evidenziato da un completo intimo rosso. Il comico pugliese realizza l’immedesimazione del pubblico con il personaggio durante la classica scena della doccia. Vediamo il sedere della Cassini con la soggettiva di Banfi che guarda dal buco della chiave fino a quando un accappatoio calato ad arte non chiude la scena. Tarantini non rinuncia ai cliché della commedia sexy e una doccia con relativa spiata dalla serratura non può mancare. 


Banfi concretizza l’immedesimazione con lo spettatore costruendo la macchietta del maschio ipnotizzato dal sedere della Cassini. Non c’è una sola scena durante la quale non abbia gli occhi puntati sul suo delizioso posteriore. Nadia Cassini fa bella mostra di sé con la tipica andatura ancheggiante, vestita di rosa confetto, velata di sola plastica, fotografata in biancheria intima rossa, nuda sotto la doccia, danzando in perizoma nero, vestita rosso fuoco con vistosi spacchi, spesso a novanta gradi e con il sedere in primo piano, con le gambe in mostra e infine cantando una pessima canzone (Bang your door). Malisa Longo è la moglie di Banfi, diventa l’amante di Vitali quando ne scopre le virtù nascoste, resta delusa dopo l’operazione, ma è la Cassini che consiglia il rimedio con una cura al cortisone che fa crescere i peli. Vitali diventa una sorta di scimmione, al punto che Banfi lo presenta come nipote e quando gli chiedono: Da parte di chi? risponde Da parte di King Kong! 


La partecipazione sexy della Longo si limita a una rapida visione del seno durante un rapporto sessuale, non è più giovanissima, sono lontani i tempi del decamerotico, ma è sempre un’ottima attrice e resta una bella presenza scenica. Lucio Montanaro è un caratterista divertente nei panni di una suora muscolosa che pratica l’anestesia a colpi di karate. Valentino Simeoni è un’altra suora mascolina del distretto militare. Dino Cassio è un sergente che grida a tutto spiano, si vede poco, ma risulta efficace. Bruno Minniti è il bel tenente Lancetti, inespressivo, tipico attore da fotoromanzo, che ci prova con la Cassini, ma lei preferisce Banfi. Enzo Andronico è il generale Mangiafuoco in una rapida ma riuscita caratterizzazione. 


Michele Massimo Tarantini è un regista esperto di commedia sexy, dedica grande attenzione ai particolari e ai personaggi di contorno. Le sue pellicole non sono mai tirate via, possiedono ritmo e verve, seguono le regole della pochade, spesso risultano surreali e persino fumettistiche, ma non invecchiano con il passare degli anni. La dottoressa ci sta col colonnello è un film che si guarda con piacere, ricco di comicità genuina che ricorda il cinema muto e i cartoni animati (slapstick), ideale per far passare una serata in allegria. Alcune scene della pellicola sono girate tra Pisa (lungarni) e Livorno (Hotel Palazzo), ma la parte principale è girata a Santa Cesarea Terme.


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