di Ingmar
Bergman
Titolo Originale: Sommarnattens
leende. Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Ingmar Bergman. Fotografia: Gunnar
Fischer. Montaggio: Oscar Rosander. Scenografia: P.A. lundgren. Costumi: Max
Goldstein. Musica originale: Erik Nordgren. Produzione: Allan Ekelund per
Svensk Filmindustri. Distribuzione Italiana: Indief. Riprese: Giugno - Agosto
1955. Prima Proiezione. 26 dicembre 1955. Durata: 108’. Origine: Svezia (1955).
Genere. Commedia.
Interpreti: Gunnar Björnstrand, Eva Dahlbeck, Ulla
Jacobsson, Jarl Kulle, Margit Carlqvist, harriet Andersson, Björn Bjelfvenstam,
Naima Wifstrand, Ǻke Fridell, Brigitta Valberg, Bibi Andersson.
Sorrisi di
una notte d’estate è una commedia
sentimentale, come recita la scritta sui titoli di testa, intrisa di codici e
convenzioni tipici del genere, ma al tempo stesso commedia per niente
convenzionale. Definita dalla critica la
più bella commedia europea degli anni Cinquanta, la sola capace di reggere
il confronto con le produzioni statunitensi. Grande successo in patria,
premiata a Cannes nel 1956 per l’umorismo
poetico del suo autore, appena trentasettenne ma sprizzante genialità da
tutti i pori. Il film rappresentò uno sforzo produttivo enorme per la Svensk
Filmindustri, per la precisa ricostruzione d’epoca, gli arredamenti e i
costumi, ma venne ripagato dal successo internazionale e dalle vendite
all’estero. Il successo commerciale aprì le porte ai due capolavori successivi:
Il settimo sigillo (1957) e Il posto delle fragole (1957),
soprattutto il primo, a suo tempo rifiutato per i costi eccessivi.
Ingmar Bergman gira una commedia romantica sceneggiata
su un complesso scacchiere di sentimenti che s’intrecciano e si sciolgono tra
loro per poi tornare a confondersi. Gli ingredienti ci sono tutti: un avvocato
che ha sposato una moglie bambina, un conte che tradisce la consorte, un nipote
teologo innamorato della giovane moglie dello zio, un’attrice di facili costumi
che vorrebbe riprendersi il suo avvocato, una domestica disinibita. Il
personaggio più erotico e trasgressivo è la domestica, interpretato dalla
conturbante da Harriet Andersson, già protagonista di Monica e il desiderio (1953), ma tutte le donne sono figure
positive e intense, mentre i maschi sono personaggi convenzionali che si
muovono secondo le trame femminili.
Dire che Sorrisi di una notte d’estate è una commedia romantica in costume arricchita
dalla musica di Schumann non rende giustizia a un’opera ironica, scanzonata,
trasgressiva, sbilanciata nei confronti della critica religiosa e intensamente
erotica. Molte parti sono pura poesia. “I giovani amano sempre: se stessi e
l’amore che provano per loro stessi”, dice il marito amareggiato. “Quando
s’invecchia si dimentica…”, aggiunge per giustificare che non ricorda la
nascita del suo amore per la moglie bambina. Un film molto teatrale, ben
recitato, quasi tutto girato in interni e che fa del dialogo intenso, ironico,
poetico, la sua maggior forza. Il nipote (in realtà figlio) teologo è il solito
personaggio che serve a Bergman per stigmatizzare l’educazione religiosa
ricevuta da un padre severo e puritano. Il ragazzo legge pagine sulla virtù
alla domestica - che non può capire - ma al tempo stesso fa pensieri impuri.
L’avvocato vive un amore imperfetto con la moglie troppo giovane che ancora non
si è concessa ma lo ama come un padre. Il vero amore dell’uomo maturo proviene
dal passato ed è l’attrice di facili costumi, la vecchia amante con cui alla
fine si ricongiungerà. I giovani se ne andranno innamorati, fuggendo in carrozza,
mentre lui e la sua amante saranno liberi di rifarsi un presente.
I personaggi sono psicologicamente molto approfonditi,
tra scene di gelosia, effusioni, dialoghi intensi e un intreccio di rapporti
tipico del genere ma insolito per lo sviluppo. “L’amore è un passatempo
doloroso”, spesso paragonato a una guerra, è in pratica la filosofia della
pellicola. Ma le parti che potrebbero essere drammatiche si dissolvono sempre
in soluzioni umoristiche. L’arte di Bergman e del suo direttore della fotografia
Gunnar Fischer si nota in numerose e suggestive dissolvenze a carattere
naturalistico che immortalano la campagna svedese. Bellissima la spiegazione
del titolo in un finale poetico che vede la disinibita domestica amoreggiare
con il maggiordomo sopra un pagliaio. “La notte d’estate sorride”, afferma il
rustico domestico. “Il primo sorriso è per i giovani innamorati, il secondo per
gli incoscienti e per gli sciocchi senza speranza e il terzo per tutti coloro
che hanno trovato la pace e la gioia di vivere in un’anima gemella”. La
conclusione del film vede l’amore che sboccia tra i due servitori che si
promettono fedeltà nel solo modo possibile: “finché la noia non ci separerà”.
Tutti i fili della commedia si dipanano.
Il film viene distrutto dalla censura italiana che
impone il divieto ai minori di anni sedici, perché “alcune scene e i temi
affrontati possono danneggiare una personalità non ancora ben definita”.
Nonostante il divieto i censori si danno molto da fare. Il figlio dell’avvocato
diventa nipote per fugare ogni dubbio di incesto con la giovane moglie, la
materia studiata si trasforma da teologia in filosofia e vengono eliminate
tutte le parti in cui si cita Lutero, oltre ai riferimenti nei confronti dei preti
e degli uomini di Dio. La pellicola conta ben dieci minuti di tagli. Una
sequenza che vede protagonista la disinibita domestica e lo studente di
teologia che allunga le mani per palpare il seno viene del tutto cancellata.
Tagliato il dialogo sulla verginità e la conversazione sugli uomini tra la
domestica e la moglie bambina, così come scompare dalla versione italiana la
sequenza sul letto tra le due donne abbracciate. I censori sforbiciano il
dialogo tra l’avvocato e la vecchia amante dove rievocano la loro relazione in
maniera spregiudicata. Soppresso un dialogo troppo esplicito tra l’attrice e
l’anziana madre, pure quest’ultimo un personaggio molto trasgressivo. La
traduzione italiana modifica l’affermazione della cameriera rivolta alla
domestica. “Una sgualdrina resta sempre una sgualdrina anche se lavora per Sua
Maestà il Re!”, nel più tranquillizzante: “una cameriera resta sempre una
cameriera…”. Tutti i riferimenti corporali, erotici e il sarcasmo nei confronti
della religione, presenti bei dialoghi originali, vengono eliminati o attenuati
dalla versione italiana. Per fortuna adesso è in circolazione un’edizione
filologicamente corretta, uscita con Il
Sole 24 Ore, curata dalla Cineteca di Bologna e montata da Roberto Chiesi.
Rassegna critica. Pino Farinotti (quattro stelle):
“Una commedia di Bergman ricca però dei temi presenti nei suoi film più
drammatici (l’insoddisfazione umana, l’incomprensione fra uomo e donna, la
ricerca impossibile della felicità), seppure trattati con tono più leggero e
apparentemente più svagato”. Morando
Morandini (quattro stelle - ridotte a tre per il pubblico): “Carosello
tragicomico di amori incrociati. La migliore commedia del regista, un
capolavoro. Risvolti comici da pochade, rivela un retrogusto amarissimo”. Paolo
Mereghetti (tre stelle): “Bergman mescola la pochade a Pirandello, Shakespeare
a Max Ophuls e René Claire per trattare in una chiave solo in apparenza
leggera, e comunque per lui nuova, il tema del rapporto tra i sessi e della
ricerca della felicità”.
Bergman sosteneva di essere negato al registro
umoristico, ma questo film e Una lezione
d’amore dimostrano che non era vero. Un genio resta tale, anche se scrive
una commedia.
La censura e Bergman: http://www.youtube.com/watch?v=UIGymETJ-IM
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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