di William
Friedkin
Regia: William Friedkin. Soggetto e Sceneggiatura:
Tracy Letts. Fotografia: Caleb Deschanel. Montaggio: Darrin Navarro. Musiche:
Tyler Bates. Scenogtrafia: Franco - Giacomo Carbone. Costumi: Peggy Schnitzer.
Trucco: Krystal Kershaw. Produttori: Nicholas Chartier, Scott Einbinder,
Patrick Newall, Eli Selden, Doreen Wilcox Little, Christopher Woodrow, Molly
Conners, Vicki Cherkas, Zev Foreman, Roman Viaris. Casa di Produzione: Voltage
Pictures, Pictures Perfect Corporation, Ana Media, Worldview Entertainment.
Distribuzione Italiana: Bolero Film. Durata: 103’. Genere: Thriller - Noir.
Interpreti: Matthew McConaughey (Killer Joe), Emile Hirsch (Chris Smith), Juno
Temple (Dottie Smith), Thomas Aden Church (Anselm Smith), Gina Gershon (Sharla
Smith). Mouse d’Oro al Festival di Venezia 2011 - Academy of Science Fiction,
Fantasy & Horror Films, Saturn Award
come Miglior Film Indipendente e Miglior Attore.
Juno
Temple
Tutti ricordano il geniale William Friedkin (1935) per
Il braccio violento della legge
(1971) e L’esorcista (1973), regista
innovativo nel cinema horror e poliziesco, autore di lavori crudi e sperimentali
come Cruising (1980).
Matthew McConaughey e Juno Temple
L’esorcista è stata la fortuna e la maledizione di Friedkin,
perché il grande successo della pellicola horror più paurosa degli anni
Settanta - che generò sequel, imitazioni, persino un vero e proprio sottogenere
italiano - ha segnato la fine delle sue produzioni ad alto budget. Fiedkin ha
continuato a girare ottime pellicole indipendenti ma il grande pubblico non è
quasi mai riuscito a vederle. Friedkin ha lavorato per la televisione, si è
inventato direttore di opere, ricordiamo l’Aida (2005 - 2006) al Teatro Regio
di Torino, e ha continuato a fare film interessanti.
Matthew McConaughey
Killer Joe è uno di questi, basato su un soggetto
teatrale scritto dal premio Pulitzer Tracy Letts (che lo sceneggia). Racconta la
storia torbida di una famiglia di disperati texani che per cambiare vita decide
di far uccidere la madre per spartirsi i soldi della polizza vita. Joe Cooper,
detto Killer Joe, un poliziotto che nel tempo libero si trasforma in uno
spietato assassino a pagamento, viene incaricato di compiere il delitto. Non ci
sono personaggi positivi, da buon noir che si rispetti. Chris è un giovane
spacciatore che deve soldi a un boss della malavita, il padre Anselm è un
ubriacone perdigiorno, la matrigna Sharla una prostituta, il killer è un
poliziotto depravato. Unica luce che rischiara un ambiente marginale, ma fin
troppo ingenua, la giovane Dottie, ancora vergine, che ricorda come un sogno un
fidanzato dei tempi del liceo. Killer Joe chiede la ragazzina come caparra per
compiere il crimine, perché la famiglia non può pagare il lavoro in anticipo. Tra
i due nasce un torbido rapporto d’amore che condurrà lo spettatore verso un
finale violento, anticipato da rivelazioni inaspettate, tra schizzi di sangue ed
esplosioni di follia.
Juno Temple nella scena del perverso streap-tease
Killer Joe è un film intenso e cupo, recitato
benissimo da attori ben calati in un’interpretazione teatrale, fotografato in
una scenografia texana decadente, tra notti piovose e giornate torride, in un clima da noir
metropolitano e thriller claustrofobico, pieno di flashback onirici e paesaggi
degradati. Orrore, sesso malato, depravazione, eccessi gore e splatter,
pestaggi realistici sono la cifra stilistica di un’opera che non sembra girata
da un regista alle soglie delle ottanta primavere. Friedkin racconta una storia
ironica e dura, amara, desolante, senza speranza infarcita di dialoghi surreali
e di sequenze erotiche perverse che anticipano una carneficina.
Bene ha fatto il Festival di Venezia a premiare un
lavoro che ricorda il nostro miglior cinema noir, opere come La belva col mitra (1977) di Sergio
Grieco, ma anche l’opera omnia di Fernando di Leo (I ragazzi del massacro, 1969 - La
mala ordina, 1972). Premiato anche al Toronto International Film Festival.
In Italia si è visto poco e male, uscito a ottobre 2012, si è aggirato per
qualche multisala delle maggiori città, per poi finire del dimenticatoio, come
ogni produzione non sponsorizzata dalle major.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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