Oggi è il compleanno di Gloria Guida. Non diciamo quanti anni sono. Non ha importanza. L'attrice di Merano è ancora un donna affascinante. Festeggiamo la ricorrenza, pubblicando la recensione di un film interpretato nel 1975, anno di grazia per il suo successo cinematografico.
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Il gatto mammone è un buon film che
sfrutta il successo di Lando Buzzanca che in quel periodo riempiva le sale con
salaci commedie all’italiana a base di equivoci, corna e situazioni
paradossali. I suoi lavori sono stati così importanti da dar vita a un vero e
proprio sottogenere: il Buzzanca-movie. Il soggetto è di Francesco Longo, la
sceneggiatura di Alessandro Continenza e di Raimondo Vianello, la fotografia di
Alfio Contini, le musiche di Carlo Rustichelli, il montaggio di Renato Cinquini
e le scenografie di Enzo Altieri. Prodotto da Luciano Martino per una grande casa
distributiva come Medusa. Il cast: Lando Buzzanca, Rossana Podestà, Gloria
Guida, Grazia De Marzà, Franco Lantieri, Sofia Lucy, Franco Giacobini, Umberto
Spadaro, Tiberio Murgia, Alessandra Vazzoler, Adriana Facchetti e Renzo
Marignano.
Si tratta
del primo film importante interpretato da Gloria Guida, quello che la fa
conoscere al grande pubblico. La bella attrice entra in scena soltanto a metà
pellicola, doppiata da Micaela Esdra in un buffo dialetto da campagnola veneta,
ma la parte che recita la impone all’attenzione di tutti. “Abbiamo fatto
trenta, facciamo trentuno!” è la battuta cult della pellicola che la Guida ripete ossessivamente,
recitando la parte della ragazzina sprovveduta che accetta le conseguenze di
una situazione paradossale. Il film si avvale di due sceneggiatori d’eccezione
come Sandro Continenza e Raimondo Vianello e si propone di mescolare il filone
delle ragazzine sexy con quello della più tipica commedia all’italiana. Ci riesce
bene, al punto di costruire una pellicola dalla sceneggiatura quanto meno
improbabile.
Lollo
Mascalucia (Lando Buzzanca) e Rosalia (Rossana Podestà) sono una coppia che non
può avere figli. La vicenda si svolge in un paesino dell’entroterra siciliano,
un posto cupo e pettegolo, dove non lasciare eredi è motivo di grave disonore. Rosalia è
incolpata di essere sterile e i due ricorrono a ogni rimedio per provvedere.
Lollo è tormentato dal ricordo del padre che gli appare in sogno e pretende un l’erede.
“L’uomo non è uomo se non è padre”, sono le parole che durante un incubo
iniziale Lollo ripete ossessivamente. Sogna la moglie incinta e un pancione
enorme che esplode mentre i suoi compaesani fuggono da lui e lo evitano come un
appestato. Lollo per evitare il disonore dice a tutti che non vuole figli e per
provare la sua volontà acquista una scatola di profilattici ogni settimana.
La
situazione precipita quando muore il fratello di Lollo con tutta la sua
famiglia. Lollo resta l’unico Mascalucia, si sente moralmente costretto a dare
continuità alla sua stirpe per mandare avanti il pastificio di cui è unico
proprietario. Rosalia è la tipica moglie del sud remissiva e timorata di Dio
che asseconda Lollo in tutte le richieste pur di dargli il sospirato figlio.
Accetta il consiglio della madre e incontra una famiglia povera per trattare l’acquisto
di un nascituro. Lollo rifiuta con decisione: il figlio deve essere suo. Cicero
mostra uno spaccato sociale veritiero e denuncia episodi realmente accaduti
(purtroppo accadono ancora) negli ambienti di famiglie indigenti. La moglie e la
suocera contattano una vedova che si presta a fare un figlio con Lollo, ma la
donna è troppo brutta e il marito desiste. “Con quella là neppure papà ce
l’avrebbe fatta”, mormora sconsolo davanti alla tomba del padre. Se deve fare
un figlio con un’altra vuole essere lui a sceglierla e per questo vanno a
cercarla in un convento dove incontrano Marietta (Gloria Guida) e Lollo subito
se ne invaghisce. Lei è una ragazza madre veneta, suo figlio è stato adottato dopo che un
siciliano l’ha sedotta e abbandonata.
La suora accetta una generosa ricompensa
per convincerla ad andare a servizio dai Mascalucia. Marietta viene trattata
con ogni riguardo da Lollo e Rosalia: fa colazione a letto, sceglie i programmi
televisivi, mangia come un tribunale, scola fiaschi di vino e legge
fotoromanzi. Invece di fare la serva viene trattata come una figlia e Lollo
parla pure in veneto pur di ingraziarsela. A Lollo la ragazza piace. Nelle
scene successive lo vediamo spiarla a seno nudo in camera e dal buco della chiave
mentre fa la doccia. La sequenza della doccia è molto sexy, forse una delle
scene più erotiche dell’intero film e la telecamera indugia a lungo sul sedere
bagnato di Gloria Guida. Un classico della commedia sexy, immagine spesso
ripetuta in moltissimi film e divenuta ormai elemento imprescindibile. Dopo un
dialogo tra Lollo e Marietta che dovrebbe essere chiarificatore, la ragazza
equivoca ancora di più e pensa che la vogliono adottare perché sono senza
figli. Sarà la vecchia vedova che era stata contattata per mettere al mondo il
tanto desiderato figlio a farle capire la verità. Marietta indignata scappa via
in una notte di tempesta, ma alla fine ritorna e pronuncia la solita frase:
“Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno”.
Prima della decisione di Marietta
continua la commedia degli equivoci con Lollo che rientra a casa e scambia
prima la vecchia vedova per Marietta e poi addirittura la suocera. La serie dei
palpeggiamenti si conclude in entrambi i casi con Lollo che si ritrae schifato.
Il padre continua ad apparire nei momenti più imprevisti, tanto che Lollo per
strada investe pure un poliziotto credendolo una visione. Lollo si prepara a
fare un figlio con Marietta ma in casa non ci riesce perché la moglie piange
dietro la porta e la suocera prega in compagnia della vecchia vedova. Non è
l’ambiente giusto. I due se ne vanno per qualche mese e fanno spesso l’amore
senza che niente accada. Lui scrive alla moglie, dice che si sacrifica tanto,
anche cinque volte al giorno, che per lui è come un’operazione, soffre più di lei.
Ovvio che sono tutte balle. A Lollo la bella cameriera piace e a un certo punto
le fa pure una proposta che lei non capisce o finge di non capire (“Abbiamo
fatto sessantotto, facciamo…”). Le provano di tutte, persino la psicoterapia e
il training autogeno ma l’unico risultato è che Lollo si addormenta sopra
Marietta. È lei che alla fine gli apre gli occhi: “Potremo provare in eterno ma
non accadrà niente, perché lo sterile sei tu!”. Lollo si sottopone a una serie
di esami, scopre che è la triste verità e finisce in depressione.
Durante un
nuovo incubo Lollo vede i compaesani che lo insultano e lo lapidano, pure la
moglie e la suocera fanno parte del gruppo. Il padre esce all’orizzonte e pare
yn sole che sorge, ma non è soddisfatto come quando Lollo provava ad avere un
figlio. Pure lui ha una pietra in mano per colpirlo. Lollo è distrutto ma la
soluzione la trova Rosalia. Adesso tocca a lei sacrificarsi, sarà come fare
un’operazione chirurgica… “Chi è il chirurgo?” domanda lui. “Questa è l’unica
cosa che non saprai mai”, conclude Rosalia. Finale surreale con l’immagine del
padre che sorge all’orizzonte ed esibisce un paio di corna verso il figlio che
espone il bambino ai compaesani.
Il film
viene passato spesso sulle reti televisive, conserva la freschezza di oltre trent’anni
fa e diverte senza mai cadere nella volgarità. Lando Buzzanca è bravo a
recitare la solita parte da maschio latino, Gloria Guida è una perfetta
ragazzina ingenua che si fa spiare dalla serratura del bagno mente fa la
doccia, Rossana Podestà è una professionista assoluta. Una commedia casalinga
degli equivoci con punte di comicità che superano il lato erotico della
pellicola. Tanto che non si può ascrivere questo film al filone
erotico-malizioso del cinema italiano. Siamo in presenza di una semplice
commedia, che pure al tempo uscì senza divieti ai minori, e le uniche parti
dove si spinge sul versante sexy sono le sequenze in cui la Guida compare nuda sotto la
doccia.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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