di Giuseppe Piccioni
Regia: Giuseppe Piccioni. Soggetto: Marco
Lodoli. Sceneggiatura: Giuseppe Piccioni, Francesca Manieri. Fotografia:
Roberto Cimatti. Montaggio. Esmeralda Calabria. Produttore: Donatella Botti.
Casa di Produzione: Bianca Film. Durata. 90’. Genere: Drammatico. Distribuito: 21
settembre 2012. Prima nazionale: 17 agosto 2012. Interpreti: Riccardo
Scamarcio, Margherita Buy, Roberto Herlitzka, Silvia D’Amico, Davide Giordano,
Nina Torresi, Ionut Paun, Lucia Mascino, Domiziana Cardinali, Gene
Gnocchi, Elena Lietti, Alexandru Bindea, Marco Casazza, Roberto Brunetti.
Premi: David di Donatello - nomination Miglior Attore Protagonista a
Roberto Herlitzka. Nastri d’argento - nomination Miglior Produttore a
Donatella Botti: nomination Miglior Sceneggiatura a Piccioni e Manieri.
Ciak d’oro - Alice Giovani a Giuseppe Piccioni. Bif&st - Premio
Vittorio Gassman per il Miglior Attore Protagonista a Roberto Herlitzka.
Il cinema italiano non è soltanto
Checco Zalone e Paolino Ruffini, per fortuna, non è solo television-movie,
non presenta solo imbarazzanti remake di successi del passato (Il
vedovo). Ci sono ancora registi capaci di scrivere storie per
il grande schermo ben calate nella realtà, come Giuseppe
Piccioni (1953), autore di una manciata di pellicole che vanno da Il
grande Blek (1987) a Il rosso e il blu (2012)
nelle quali è difficile imbattersi in una caduta di stile. Fuori dal
mondo (1998) e Chiedi la luna (1990) sono due tra i
suoi lavori più convincenti, ma anche Giulia non esce la sera (2009),
interpretato dai bravi Mastandrea e Golino, non è da sottovalutare.
Piccioni è un regista che racconta piccole storie quotidiane, spesso premiato
da critica e festival, ma non abituato ai grandi incassi e
al successo popolare.
Il rosso e il blu è una pellicola che riconcilia con
l'asfittico cinema italiano contemporaneo, un lavoro onesto basato su un
soggetto di Marco Lodoli, sceneggiato a dovere dal regista e da Francesca
Manieri, girato con mestiere e interpretato da tre ottimi attori come
Margherita Buy (la preside), Riccardo Scamarcio (il supplente d'italiano)
e Roberto Herlitzka (il vecchio professore di storia dell'arte). A
parte Gene Gnocchi, che non è il massimo come compagno della preside,
convincono anche i giovani attori nelle vesti di studenti.
La storia racconta in maniera credibile un
anno scolastico di un liceo romano diretto da una giovane preside nevrotica
(Buy) che prende sotto la sua ala protettrice un ragazzino con gravi
problemi familiari. Nel liceo c'è anche un anziano professore di storia
dell'arte (Herlitzka), deluso da tutto e da tutti, che si lascia vivere e
disprezza i ragazzi, non sforzandosi neppure di capirli. Sarà una
vecchia studentessa a far rifiorire in lui l'amore per la scuola e la
gioia di fare lezione, anche se il suo destino è segnato da un male
incurabile. Un giovane supplente d'italiano (Scamarcio), invece,
cerca di calarsi nel mondo dei ragazzi ma con quanti tentativi faccia non
riesce a capire certi atteggiamenti, soprattutto la personalità di una
ragazzina che tenta di portare sulla retta via.
Il rosso e il blu è una commedia, proprio perché racconta la
vita con i suoi alti e bassi, non fornisce spiegazioni stereotipate né si
abbandona ai luoghi comuni, ma cerca di andare oltre le ovvietà da fiction televisiva.
Piccioni ricostruisce molto bene l'ambiente scolastico e il mondo degli
adolescenti, quasi come Francesco Bruni nel riuscito Scialla.
Presenta i fatti, espone gli eventi, senza dare spiegazioni, senza mai
forzare la mano sul facile pietismo o su un eccessivo romanticismo.
I
personaggi non sono stereotipati, vanno oltre la macchietta del vecchio
professore disilluso, del giovane supplente pieno di buona volontà e della
preside alle prese con problemi più grandi di lei. Il finale aperto, quasi pasoliniano,
con l'ultima campanella che suona per sottolineare il distacco
definitivo tra il giovane docente e i suoi alunni, è uno dei momenti più
riusciti del film. Ottime diverse parti oniriche e intensi flashback sul
passato e sulla vita dei protagonisti. Una pellicola incoraggiante per il
povero cinema italiano.
Gordiano Lupi
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