Regia: Mario Caiano (William Hawkins). Soggetto e
Sceneggiatura: Mario Caiano, Gianfranco Clerici. Fotografia: Sergio Martinelli.
Montaggio: Gian Maria Messeri. Musiche: Francesco De Masi. Scenografie: Fiorella
De Simone, Mario Sertoli. Trucco: Raul Ranieri, Nerea Rosmanit. Aiuto Regista:
Eduardo Salerno. Direttore di Produzione: Carlo Bigazzi. Produzione: Filmes
spa. Distribuzione: Fida Cinematografica. Durata. 93’. Eastmancolor. Interni:
Stabilimenti Incir - DE Paolis. Esterni: Dobbiaco - Alto Adige. Prima
Nazionale: 28 gennaio 1977. Genere: Sexploitation (Nazierotico). Interpreti:
Sirpa Lane, Giancarlo Sisti, Marzia Ubaldi, Roberto Posse, Gianfilippo Carcano,
Piero Lulli, Cristiana Borghi, Renata Moar, Margherita Horowitz, Gudrun
Gundelach, Isabella Russo, Sarah Crespi, Gaetano Russo, Giovanni Di Benedetto,
Gloria Piedimonte, Piero Caretto, Rita Moscatelli, Gianfranca Dionisi, Mike
Morris.
Il piatto forte del nazierotico sono le torture all’interno
dei campi di concentramento femminili, le case di tolleranza per ufficiali
tedeschi, le sevizie su giovani ebree, le torture gratuite, le scene di
lesbismo, i rapporti contronatura, le violenze carnali, le uccisioni barbare e
i massacri. Il sottogenere dura lo spazio di tre stagioni (1975 - 1978), a
parte alcuni episodi fuori tempo massimo e - in tempi recenti - un fugace
ritorno di Bruno Mattei. Gli autori più rappresentativi di questo cinema di
serie B sono: Bruno Mattei, Mario Caiano, Paolo Solvay (Luigi Batzella), Sergio
Garrone, Rino Di Silvestro, Cesare Canevari, persino Aristide Massaccesi che si
cimenta in una singolare versione porno (Salon
Kiss, 1994).
In questo pezzo analizzo l’unico nazierotico diretto da Mario Caiano (1933), figlio d’arte del
produttore Carlo, autore del nostro cinema di genere che si destreggia tra peplum - mitologici (Ulisse contro Ercole, 1962; Goliath e la schiava ribelle, (1963), Maciste il gladiatore di Sparta,
1964…), western (Le pistole non
discutono, 1964; Sette pistole per
un massacro, 1967; Un treno per
Durango, 1968…), decamerotico (I racconti di Viterbury, 1973 - firmata
Edoardo Re) horror (Amanti d’oltretomba, 1965; Ombre roventi, 1970), poliziotteschi (A tutte le auto della polizia, 1975; Milano violenta, 1976; Napoli
spara, 1977…) e in tempi recenti film televisivi (Un bambino in fuga, 1988 - 1990…). Il nazierotico rappresenta uno strappo alla regola nella sua
filmografia, tant’è vero che firma La
svastica nel ventre con uno dei suoi pseudonimi anglofoni: William Hawkins,
in puro stile Aristide Massaccesi. Vediamo la trama di questa pellicola, che
non può considerarsi tra le peggiori del sottogenere, vista la cura con cui è realizzata
a livello di immagini e di colonna sonora.
La giovane ebrea Anna (Sirpa Lane) vive spensierata tra
le montagne dell’Alto Adige ed è fidanzata con un militare tedesco, ma quando
scoppia la guerra viene catturata dalle SS che uccidono la madre e internano il
padre. Nel campo di concentramento si dipana la consueta trama da nazierotico: dottoresse che godono
esplorando il sesso delle detenute, militari che violentano, kapò lesbiche,
ufficiali nazisti depravati, aguzzini che torturano. Anna è molto bella, fa
innamorare un colonnello nazista masochista che per proteggerla la promuove direttrice
di un bordello per militari, dopo che aveva fatto la puttana per soldati nel
campo di concentramento.
Il fidanzato ritrova Hannah, ma lei non vuole essere
salvata e lo lascia partire per il fronte, anche se in ultima analisi si pente
e cerca di fermarlo. Troppo tardi, ché il treno sta partendo. Molto bello il
finale, anche se irreale. Anna compie un gesto eroico, dopo aver ucciso il
protettore: scende le scale del bordello intonando una canzone ebrea, spara a un
generale e viene freddata da un nazista. I nazisti cantano l’inno nazionale sul
corpo del generale avvolto da una bandiera mentre una serva ebrea copre il
corpo della ragazza uccisa.
Gli esterni del film sono girati in Alto Adige, la
scena in cui la ragazza corre verso il treno del fidanzato per fermarlo è
ripresa in mezzo alla neve della stazione ferroviaria di Dobbiaco. I dialoghi troppo artefatti sono il punto debole di
una pellicola che gode di una solida sceneggiatura, di buone riprese in esterno
e grande colonna sonora. Si potrebbe fare a meno di inutili filmati d’epoca e di
sequenze belliche di repertorio, ma servono a conferire veridicità alla storia.
Molto è derivativo: il bordello per nazisti è preso da Solon Kitty, mentre le sequenze nel campo di concentramento sono
estrapolate dai prison movie che
l’hanno preceduto. Interessante il contrasto tra le sequenze romantiche
iniziali - sottolineate da una languida musica di sottofondo - con i due
ragazzi che fanno l’amore in riva a un lago di montagna e la durezza di quel
che accade dopo.
La finlandese Sirpa Lane (1955 - 1999, alias Sirpa
Salo) è piuttosto brava, la ricordiamo interprete de La bestia (1975) di Walerian Borowczyk (Romilda inseguita dal mostro), ma anche in Papaya dei Caraibi (1978) di Joe
D’Amato. Roger Vadim dice che è “la nuova Bardot”, per la somiglianza fisica
con l’attrice francese, ma la sua carriera si limita a film erotici di modesto livello.
Muore di Aids a Formentera nel 1999. Non male Giancarlo Sisti come ufficiale
nazista sadomasochista che ama travestirsi da donna quando fa l’amore e si
eccita nel vedere la sua donna truccata da soldato. Molte le scene a rischio di
taglio censura, tra le più disturbanti ricordiamo lo stupro iniziale, il
massacro di una prigioniera (Cristiana Borghi) a colpi di bastone, l’ispezione
vaginale da parte della dottoressa del campo di concentramento e la sequenza
del cane che vorrebbe familiarizzare con la detenuta.
Rassegna critica. Corrado Artale (Tutte dentro, Bloodbuster, 2013). “Diretto con buon mestiere e fra
i più quotati del filone… c’è il bordello per soldati tedeschi, ci sono le
sevizie, c’è l’amore malato tra un gerarca e la detenuta di turno… i momenti gore non mancano, ma la violenza è
soprattutto psicologica…”. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Anche il
cinema di serie B cerca di sfruttare il filone aperto da Portiere di notte e Salon Kitty: al centro c’è la solita
equazione nazismo uguale sadomasochismo, con la donna ridotta a oggetto
sessuale; ma qui il voyeurismo è
bilanciato da un po’ di moralismo (di grana grossa ma non spregevole), e per
fortuna mancano le elucubrazioni finto intellettuali della Cavani o le
giustificazioni viscontiane di
Brass”. Morando Morandini e Pino Farinotti omettono l’esistenza della
pellicola. Fanno male. A mio parere il film presenta una sola caduta di stile quando
Anna, prima di morire, racconta la battuta sul pisello di Hitler, l’unico disoccupato di Germania.
Marco
Giusti (Stracult) è condivisibile:
“Uno dei prodotti meno trash del
filone porno-nazi, con un cast
dignitoso, la bellissima Sirpa Lane reduce da La bestia, Cristiana Borghi alle prime armi, la guapa della tv Gloria Pindemonte,
caratteristi come Piero Lulli, un buon regista come Mario Caiano”. Nocturno Cinema: “Tra le sequenze migliori
lo scorticamento di Cristiana Borghi dopo essere stata legata nuda a un tavolo
e massacrata col manganello e lo stupro iniziale, uno dei più crudi di tutto il
filone”. Titoli esteri: Destine d’une
femme (Francia, Belgio), Esvastica en
el vientre (Spagna), Nazi Love Camp
27, Fraulein SS (Germania). Si
consiglia la visione integrale della pellicola, perché la versione che passa in
televisione (anche su Iris) risulta tagliata all’inverosimile. In rete abbiamo
reperito questa: http://www.youtube.com/watch?v=Q7wXoAKGGPw.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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