di Mariano Laurenti (1970)
Regia: Mariano Laurenti. Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Gianviti. Fotografia: Clemente Santoni. Scenografia: Giacomo Calò Carducci. Musica: Bruno Nicolai. Produzione. Leo Covenini e Vittorio Martino per Flora Film/Variety Film. Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Lionello, Karin Schubert, Elio Crovetto, Paola Tedesco, Umberto D’Orsi, Tiberio Murgia, Ugo Adinolfi, Dada Gallotti, Enzo Andronico, Luca Sportelli, Nino Vingelli, Nuccia Belletti, Alberto Fogliano.
Il novantaduesimo film di Franco e Ciccio - decimo girato nel 1970 - è tra i più esilaranti e meglio girati del periodo storico, perché realizza una perfetta parodia del mondo del calcio, dei presidenti viziati, dei presunti maghi, delle rivalità cittadine e dei tifosi che seguono la squadra del cuore. Una parodia di un ambiente che negli anni Sessanta - Settanta viveva delle prodezze di Mazzola, Riva, Rivera, ma anche delle leggende di allenatori come Helenio Herrera ed Heriberto Herrera. Vediamo alla trama, che è abbastanza scorrevole, anche se nel finale subisce una leggera virata noir - sentimentale abbastanza insolita per una simile pellicola.
Franco Franchi è il mago K.K.
Ciccio Ingrassetti è il responsabile della Schiapp di Pizzusiccu, chiamato dal padrone Alberto D’Orsi a occuparsi della squadra di calcio aziendale, anche se non capisce niente di pallone. Per questo segue alla lettera l’invito di “assumere un mago di Milano” per risolvere i problemi calcistici e torna in Sicilia dopo aver assunto lo scalcinato chiromante Franco, detto mago K.K.. Ciccio comprende l’equivoco quando è troppo tardi, si mette a studiare calcio e cerca di insegnare a Franco come si allena una squadra. La commedia degli equivoci produce una parte comica interessante che si ricorda per l’episodio dell’arbitro corrotto (Tiberio Murgia), la lezione di tattica incomprensibile e il dolce ritiro nel grande albergo di Taormina. A un certo punto la squadra comincia a vincere una partita dietro l’altra, perché Tonino, centravanti dal carattere instabile, si innamora di una svedese (Karin Shubert) e molla la figlia del sindaco (Paola Tedesco), che non lo faceva stare tranquillo. Il finale vede il derby con la squadra di Ghiandinedda e il rapimento di Tonino, organizzato per far perdere la Schiapp. Franco entra in campo come numero 13, scopre d’essere un campione, perché segna quattro goal e fa vincere la sua squadra. A complicare una trama lineare abbiamo una storia sentimentale appena accennata che ci consente di ammirare due bellezze come Paola Tedesco e Karin Schubert, non ancora famose, ma soprattutto rappresenta la chiave di volta per una conclusione rocambolesca della pellicola.
I due maghi del pallone riscuote un grande successo di pubblico, costa solo cento milioni e incassa un miliardo. Nonostante tutto la critica colta lo distrugge, come consuetudine per i lavori dei comici siciliani. Basta citare il quotidiano milanese La Notte: “Ma chi gli avrà dato la patente di far ridere a quei due? Spericolati manipolatori di facezie che in bocca a qualunque altro farebbero arrossire di vergogna, hanno aggiunto alla loro intensa carriera anche questi ruoli per così dire inediti”. (da Alberto Castellano e Vincenzo Nucci - Vita e spettacolo di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia - Liguori, Napoli 1982). Paolo Mereghetti è meno caustico, concede una stella e mezza, definendo la pellicola come “impertinente presa in giro del carisma dell’allenatore Helenio Herrera, allora all’apice della popolarità”. Pino Farinotti concede due stelle, ma dimostra di non aver visto il film perché afferma: “Ciccio si rivolge a un mago per farsi consigliare sull’acquisto di un centravanti per la squadra locale di calcio. Il centravanti comprato è talmente bravo che una squadra avversaria lo rapisce”. Meglio Morandini che concede due stelle ma non parla di trama ed evita di fare brutte figure. Marco Giusti ancora peggio, perché su Stracult vede “Oreste Lionello nelle insolite vesti di calciatore”, mentre basta guardare il film per rendersi conto che il Lionello che interpreta Tonino non è Oreste…
Karin Schubert e Lionello
I due maghi del pallone presenta qualche analogia con il contemporaneo Il presidente del Borgorosso Football Club (1970) di Luigi Filippo D’Amico, interpretato da un irresistibile Alberto Sordi, un’altra farsa modellata sul mago Helenio Herrera. In ogni caso si tratta di un film che rappresenta bene il mondo del calcio e risulta persino credibile durante le riprese delle finte partite. Tra i caratteristi ricordiamo Dino Cassi in una rapida apparizione nei panni di un portiere d’albergo, Enzo Andronico è il sindaco del paese, Tiberio Murgia l’arbitro Concettino Lo Brutto (il nome ironizza su Concetto lo Bello), Alberto D’Orsi un credibile commenda milanese, Lionello un ingessato centravanti da fotoromanzo. Molte le battute storiche: “Avremo la nazionale col filtro” (Franco tenta di produrre un filtro magico per far giocare meglio la squadra), “Bagalù fa che la nostra squadra non perda più” (durante un fasullo rito magico), “Rocco e i suoi fratelli” (Ciccio parla di Nereo Rocco,allenatore del Milan, Franco equivoca con il film di Luchino Visconti), “Porta i ragazzi a ossigenarsi” (Franco porta la squadra dal parrucchiere a farsi i capelli biondi). Originale il finale metacinematografico. Ciccio: “Partiamo tutti. Il film è finito”. Franco: “Perché, era un film?”. Ciccio: “Certo che era un film. Credevi di essere diventato un campione di calcio?”.
Per vedere la sigla di testa e gustare la musica di Bruno Nicolai, con Franco Fanchi nelle vesti di cantante: http://www.youtube.com/watch?v=oZQv3_0Ftr0
Gordiano Lupi
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