sabato 12 novembre 2011

Godzilla (1954)

di Ishiro Honda


Regia: Inishiro (Ishiro) Honda e Terence (Terry) O. Morse (per la versione internazionale). Fotografia: Tokugawa. Effetti Speciali: Eiji Tsuburaya, Akira Watanabe, Hiroshi Mukoyama. Soggetto: Shigeru Kayana. Sceneggiatura: Inishiro Honda, Takeo Murata. Produzione: Toho. Produttore esecutivo: Tomoyuki Tanaka. Interpreti: Raymond Burr (Steve Martin), Takasashi Shimura (dottor Yamane), Momoko Kochi (Emiko), Akira Takarada (Ogata), Akihito Hirata (dottor Serizawa), Sachio Sakai. Doppiaggio italiano: Fonolux e C.D.C.. Titolo originale giapponese: Gojira.


Il primo film della serie Godzilla è una pellicola drammatica, ad alta tensione, pensata per spaventare gli adulti e per far rivivere l’incubo delle terribili esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Il cinema di mostri comincia dal successo di King Kong (1933) di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack, che si limita ad attualizzare il mito della bella e la bestia. Sono gli statunitensi i primi a far indossare costumi ad attori per trasformarli in mostri, a comporre scenari miniaturizzati, riducendo in scala città e luoghi selvaggi. Non c’è ancora la computer grafica, la tecnica digitale è un sogno, ma per fortuna nella serie Godzilla verrà utilizzata solo con l’ultimo scadente sottoprodotto di Roland Emmerich (1998). Il primo King Kong è fatto con pupazzi snodabili mossi da un animatore (Willis O’ Brien); viene rieditato nel 1952 e segna l’inizio del cinema di mostri in tempi moderni. Il risveglio del dinosauro (1953) di Eugène Lourié è l’antesignano di Godzilla, perché racconta la storia di un dinosauro che si risveglia dopo un’esplosione nucleare e tenta di distruggere New York. Godzilla, invece, è un rettile preistorico che nasce dalla paura della bomba atomica e dalla leggenda giapponese di un mostro mitologico che esce dalle acque. Negli anni Cinquanta, i giapponesi della Toho si specializzano in mostri, grazie al regista Inoshiro Honda e all’effettista Eiji Tsuburaya, che muore nel 1971 e lascia orfana la sua creatura. Il termine Gojira è un mix tra l’inglese gorilla e il giapponese kujira (balena), ma deriva pure dal soprannome di un tecnico della Toho, di corporatura robusta e tozza.


Il primo film della serie è decisamente per adulti, soltanto dopo gli autori si adegueranno ai gusti dei ragazzini che frequentano le sale. Godzilla simboleggia la paura che l’umanità possa essere colpita ancora da qualcosa di tragico e di sconvolgente, il mostro preistorico è un incubo a forma di fungo che deriva la sua ispirazione anche da pellicole importanti come Testimonianza di un essere umano (1955) di Akira Kurosawa, noto in Italia come Vivere nella paura. Non dimentichiamo altri antecedenti storici come Assalto alla terra (1954) di Gordon Douglas, con le formiche giganti che minacciano di distruggere il mondo. La guerra dei mondi (1953) di Byron Haskin, dal romanzo di H.G. Wells, è un altro precedente illustre, pure se siamo nel campo della fantascienza spaziale.


Godzilla è un essere mesozoico, la bomba atomica fatta mostro, che grazie a un film dal montaggio serrato, costruito con una sceneggiatura simbolica priva di tempi morti, conquista il pubblico.  La regia è attenta e curata, gli effetti speciali sono notevoli, sia quando il mostro compare per la prima volta sull’isola del Pacifico che durante la distruzione di Tokyo, riprodotta in miniatura dal grande Tsuburaya. Godzilla nasce da un’idea del produttore Tomoyuki Tanaka, che in alcune scene indossa personalmente una tuta di gomma e interpreta il mostro. L’alito radioattivo del rettile, il raggio disintegratore che l’ha reso famoso, è fatto con un ritocco della pellicola impressionata.


La trama è molto lineare. Nella versione internazionale si parte in flashback, dai ricordi del giornalista statunitense Steve Martin, ricoverato in ospedale insieme a molti feriti dopo la distruzione di Tokyo da parte di Godzilla. Il ricordo del giornalista porta alla memoria la scomparsa di navi, affondate, incendiate, distrutte, senza superstiti. Vediamo l’isola di Oto e scopriamo la leggenda del mostro preistorico considerato una divinità, fino a quando non compare con la sua testa enorme sopra una collina. Vengono usate bombe di profondità ma il mostro non muore e appare di nuovo nella Baia di Tokyo seminando distruzione e morte per le strade della città giapponese. A questo punto si torna in diretta e vediamo il dottor Serizawa convinto da una ragazza di cui è innamorato a usare contro Godzilla il terribile distruttore di ossigeno. Si tratta di un’invenzione letale capace di uccidere chiunque, purché vi sia ossigeno; il suo creatore ha una crisi di coscienza e teme che possa cadere in mani sbagliate. Siamo di fronte a un altro simbolismo: il distruttore di ossigeno altro non è che la bomba atomica. Il dottor Serizawa decide di usare l’arma contro Godzilla che viene ridotto a uno scheletro sul fondo del mare. Il mondo è salvo, ma Serizawa recide il tubo del suo respiratore e decide di morire negli abissi accanto a Godzilla, perché la sua scoperta non dovrà più essere usata da nessuno. 


Godzilla è un gigantesco mostro anfibio risvegliato dai troppi esperimenti nucleari, secondo le leggende degli indigeni che vivono nell’isola di Oto è un feroce dio del mare che attacca le navi e le fa naufragare. La prima paura atomica è data dal risveglio del mostro, che torna in vita solo per colpa della follia umana e degli indiscriminati esperimenti nucleari. La seconda paura atomica è costituita dalla stesa arma usata per sconfiggerlo, ancora più potente e terribile del mostro stesso. La pellicola presenta evidenti sottintesi antiamericani, perché fa capire che è da scellerati usare armi letali contro il mondo senza curarsi egli effetti negativi. Un’altra paura tutta giapponese è quella della “minaccia che viene dal mare”, impersonata dal mostro mesozoico che si leva dalle acque e si spinge contro Tokyo. Ishiro Honda realizza il suo capolavoro conferendo al film un alone di tristezza e un tono da melodramma insoliti per una pellicola di mostri. Gli effetti speciali sono modesti, se visti con i nostri occhi, ma per i tempi sono quanto di meglio si possa realizzare. Resta in superficie la sottotrama sentimentale che serve soltanto a convincere lo scienziato a usare la potente arma contro Godzilla. Sono realistiche le scene di terrore e le sequenze di disperazione e morte girate negli ospedali di Tokyo. Godzilla sarà protagonista di altre decine di pellicole, ma non avranno niente in comune con questo film irripetibile.


Godzilla riscuote un successo straordinario di pubblico. La Paramount lo distribuisce in tutto il mondo in una versione internazionale di 81’ (tagliando diverse sequenze da un originale di 98’), con scene aggiuntive girate da Terence O. Morse. Le parti che vedono un giornalista, interpretato da Raymond Burr - noto Perry Mason televisivo -, commentare la distruzione di Tokyo sono presenti soltanto nella versione internazionale.

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