di Renzo
Cerrato
Regia: Renzo (Lorenzo) Cerrato. Sogetto: adattamento
di Oscar De Mans dal romanzo Le lys de
mer (La legge del mare) di André Peyre De Mandarques. Sceneggiatura: Oscar
De Mans, Giovanni Simonelli, Pier Luigi Ciriaci, Jacqueline Audry
(collaboratrice). Fotografia: Edmond Sechan. Montaggio: Raimondo Crociani.
Scenografia: Francesco Roselli. Arredamento: Tonino Fratalocchi. Costumi:
Gloria Cardi. Fonico: Eugeno Rondani. Operatore alla Macchina: Gianfranco
Maioletti. Aiuti Registi: Renzo Girolami, Jaqueline Audry. Fotografo di Scena:
Angelo Pennoni. Musiche: Gianfranco Plenizio (Edizioni Musicali CAM). Produzione:
Milvia Cinematografica (Roma), Comacico (Parigi). Paesi: Italia/Francia.
Produttore Esecutivo: Piero Nardi. Direttore di Produzione. Paul Laffargue.
Organizzazione Generale: Oscar Di Martino Mansi. Interni: Teatri di Posa
Cinecittà. Direttore Doppiaggio: Mario Colli (Società Attori Sincronizzatori).
Esterni: Villa Chigi a
Castel Fusano (Roma). Siniscola - frazione di Santa Lucia - Baronie (Sardegna). Interpreti: Carole Andrè, Angelo Infanti, Kiki Caron, Luigi
Barbini, Giustino Durano, Tiberio Murgia, Pietro Tordi, Claudio Trionfi, Bruno
Alias, Renato Terra, Marisa Solinas.
Renzo (Lorenzo) Cerrato è un regista di cui sappiamo
poco o niente. Per fortuna ci soccorre il manuale di Roberto Poppi. Nato il 26
giugno 1920 a Roccavignale (Savona), morto a Frascati il 16 ottobre 2013. Aiuto
regista di William Dieterle, Carmine Gallone e Bernard Borderie. Molto attivo
in Francia, dove collabora con De Broca, Oury, Labro, Hossein, Hunebelle e
Desagnat. Il suo primo lungometraggio è del 1968: Niente rose per 0SS 117 (in collaborazione con Desagnat), un film
di spionaggio a imitazione della saga 007. Cerrato rientra in Italia, sceneggia
I lupi attaccano in branco (1970) di
Franco Cirino, e gira il film della sua vita: Violentata sulla sabbia (1971), un buon successo di pubblico realizzato
in collaborazione con Jaqueline Audry e con l’aiuto di Renzo Girolami. Il film
gode di stroncature critiche di vario tipo e conta una serie di sciocchezze
postume che lo classificano come porno-soft, forse per il fatto che pochi
recensori l’hanno visto.
Fonda la Cerrato Compagnia Cinematografica, acquisisce
a Roma il Cinema Teatro Clodio e il Cinema Araldo, oggi scomparsi. Alcuni
dicono che sia stato regista di tre pellicole mai uscite: I gigli del mare (1970), La
dea dai piedi d’argilla (1970) e La
forza del potere (1982). Ricordiamo Cerrato come produttore di programmi
televisivi per bambini, soprattutto lo storico Bim-bum-bam. Tra i programmi di successo realizzati per la
televisione: Linea Verde, la prima
serie di Casa Vianello, alcune
edizioni de Il pranzo è servito, Quiz Show, Cari Genitori, Zig Zag, Agenzia matrimoniale. Nel 2000 torna al
cinema come attore in Costanza da
Libbiano di Paolo Benvenuti.
Violentata
sulla sabbia (1971) è un film che non
ero mai riuscito a vedere, finalmente sono riuscito a colmare una lacuna per
sfatare le leggende di certa critica che favoleggia di film porno. La cosa più
spinta del film è il titolo e - per il periodo storico - pure il tema trattato,
ma sceneggiatori e regista non premono l’acceleratore sul versante morboso.
Vanina (André) assiste alla morte dei genitori e vede
violentare la madre, ma viene portata in salvo da una domestica. La sua vita è
segnata dal grave lutto e la sua sessualità si forma con una tendenza
masochista. La ragazza sogna di far l’amore per la prima volta violentata sulla sabbia, ma decide lei
l’uomo che dovrà possederla (Infanti) e il luogo (la Sardegna). Il film è
ambientato in maniera perfetta in una Sardegna assolata e selvaggia, non ancora
meta turistica di massa, tra spiagge bianchissime, greggi di capre, strade
polverose, fichi d’india, fiori inebrianti, cani addormentati, serate danzanti
nei locali di paese. Ottima la fotografia, che insiste su paesaggi e colore
locale, ma anche la descrizione delle abitudini dei sardi è particolareggiata.
Angelo Pennoni e Edmond Sechan fanno il loro mestiere con professionalità,
fotografando il film in quattro colori, con toni soffusi e malinconici.
La
colonna sonora di Gianfranco Plenizio è straordinaria, accompagna lo spettatore
nella visione di un film romantico e psicologico, montato con i ritmi giusti da
Raimondo Crociani. Una voce fuori campo dal tono poetico sembra leggere parti
del romanzo di André Peyre De Mandarques - Le
lys de mer (La legge del mare) - da cui è tratta la sceneggiatura. Carole
André (Parigi, 1953) ha appena diciotto anni, ma è già un’attrice navigata
perché frequenta il mondo del cinema da quando è adolescente, la sua prima
pellicola è Faccia a faccia (1967)
di Sergio Sollima. Tutti la ricordiamo per Sandokan
(1976, prima TV e poi cinema) - sempre di Sollima - a fianco di Kabir Bedi,
dove interpreta Marianna, la perla di Labuan. Doppiata nei panni della
protagonista, non eccezionale nella parte in cui recita, ma fotografata
benissimo mentre indossa sensuali bikini colorati.
Ottima la sua
interpretazione da adolescente maliziosa, occhi azzurri, sguardo da cerbiatto,
sorriso dolce, lunga treccia di capelli che le scende sul collo. Il suo
personaggio è molto psicologico, connotato da frequenti flashback e alcune parti oniriche che ricordano il triste passato e
anticipano un possibile futuro. Carole André dà vita a un carattere di donna
forte e trasgressiva, che anticipa i tempi, chiama il suo partner “l’uomo della
spiaggia”, decide come diventare donna, legata e violentata come sua madre. A
un certo punto vediamo persino un bacio lesbico tra Carole André e Kiki Caron,
alla quale la ragazza si rivolge per chiedere consiglio su come concedersi a un
uomo.
Una storia di formazione erotica, in definitiva, che termina con il tanto
agognato rapporto sessuale sulla sabbia, mentre il cielo della notte è
rischiarato da una luna piena. Christine Caron (Parigi, 1948), detta Kiki,
campionessa di nuoto, è l’amica di Carole André, nella sua seconda interpretazione
cinematografica dopo La piscina
(1968) di Jacques Deray, molto a suo agio quando nuota a stile libero, meno
quando si tratta di recitare. Pure per Kiki fotografia stupenda e numerose pose
mentre indossa audaci bikini. Nient’altro. L’erotismo non va oltre alcuni
rapporti tra Carole André e Angelo Infanti, sempre sfumati, e qualche fugace
nudo, mai integrale, della bella francese. Angelo Infanti non è un grande
attore, ma parla poco, non dice neppure il suo nome, perché il rapporto tra
violentata e violentatore segue i canoni di Ultimo tango a Parigi. Unica variante: la ragazza rivela come si
chiama ma non vuole sapere niente del compagno occasionale, scelto per perdere
la verginità. La pellicola anticipa Histoire
d’O (1975) con Corinne Clery e Emanuelle
(1974) con Sylvia Kristel, entrambi girati da Just Jaeckin, per atmosfera
torbida e suadente, anche se le situazioni erotiche sono molto più contenute.
Caratteristi
interessanti sono Giustino Durano, nei panni di un prete che consegna un
portafortuna a Vanina, e Tiberio Murgia, ossessivo pretendente della bella
Kiki. Ottimo il finale, realistico e per niente sdolcinato, con Vanina che
abbandona la Sardegna senza sapere niente di chi l’ha fatta diventare donna.
“L’amore non ha bisogno di nomi”, mormora. Suono in presa diretta, rumori del
mare, colori di un’isola selvaggia e naturale che ricorda i tropici fanno della
pellicola un documento d’epoca da ricercare.
Rassegna critica. Paolo Merghetti (una stella) mi
sconcerta: “Il becero titolo italiano promette chissà cosa, mentre si tratta di
un adattamento del romanzo Le lys de mer….
Oggi potrebbe passare in prima serata tv, e di sesso (o erotismo) ce n’è
pochissimo: in compenso, la voce narrante e il monologo interiore della ragazza
stordiscono a furia di scemenze pseudo letterarie. La André concede qualche
casto nudo. Molta nostalgia per la Gallura semiselvaggia, senza ombrelloni e
con aragoste servite all’osteria”. Marco Giusti (Stracult) afferma che Kiki
Caron ha interpretato solo questo film (e non è vero), parla di “supercult
storico per il titolo” e di film disastroso con “un cast italiano bassissimo”.
Per fortuna aggiunge che non l’ha visto e che “uscì nei cinema considerati
porno”. E non è vero. Concordo solo sul fatto che si tratta di un film da
rivedere.
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