Regia. Mauro Severino. Soggetto Originale: Mauro
Severino. Sceneggiatura: Mauro Severino, José J. Maesso. Montaggio: Gianmaria
Messeri. Fotografia: Peppino (Giuseppe) Pinori. Colore: Technospes. Architetto:
Raphael Ferri. Scenografie: Gastone Carsetti. Costumi: Luca Sabatelli. Musiche:
Adolfo Waitzman (Edizioni Musicali Grandi Firme della Canzone). Direttore di
Produzione: Armando Todaro. Produttori: Nando Bolognini, Luigi Borghese. Casa
di Produzione: Aetos Produzioni Cinematografiche srl (Roma), Tecisa Television
y Cine s. a. (Madrid). Paesi Origine: Italia/Spagna. Distribuzione: Agora.
Prima Nazionale: 10 ottobre 1975. Aiuto Regista: Franco Fantasia. Assistente
alla Regia: Renato Ferraro. Operatore alla macchina: Roberto Lombardi.
Fotografo di Scena: Bruno Calvo. Doppiaggio: C.D. Cooperativa Doppiatori srl.
Interni: Teatri di Posa De Paolis - In.Ci.R. srl. Esterni: Procida, Napoli,
Ischia, Stazione di Santa Marinella (Roma). Interpreti: Enrico Montesano, Barbara
Bouchet, Milena Vukotic, Gino Santercole, Pino Ferrara, Carmen Martinez, Ada
Tauler, Maria Alvarez, Anita Farra, Giancarlo Badessi, Eleonora Morana, Betty
Pedrazzi, Antonio Apicella, Regina Elena Bisio, Roberta Palombi, Stefania
Pigiani.
Mauro Severino (Castiglion della Pescaia, 1936) è un
mio importante vicino di casa di cui
ero piuttosto inconsapevole. Avevo visto al cinema Amore vuol dir gelosia (1975), Tutti
possono arricchire tranne i poveri (1976) e Travolto dagli affetti familiari (1978), ma avevo tra i 15 e i 18
anni, a quel tempo il mio interesse principale era rivolto alle grazie delle
interpreti: Barbara Bouchet e Gloria Guida. Adesso è giunto il momento di
pensare anche al nostro regista maremmano. Mauro Severino si caratterizza per
lavori comico - erotici che strizzano l’occhio alla satira sociale senza pigiare
l’acceleratore sul versante politico, anche se il suo film d’esordio - Vergogna, schifosi!... (1968), che non
ho visto, secondo Roberto Poppi “si inserisce nel filone contestatario”.
Severino
si avvicina al mondo del cinema quasi per caso, lavorando come attore di
secondo piano per Pietro Germi, si fa le ossa come auto regista, soggettista e
sceneggiatore in lavori di un certo spessore (Il sicario, Avventura di un soldato, L’isola di Arturo, Il gioco
delle spie…), affiancando - tra
gli altri - autori come Damiano Damiani, Renato Pacini, Fernando Cerchio, Nino
Manfredi e Luciano Salce. Attivo in televisione,
dove gira sceneggiati e documentari. Ricordiamo Signorina grandi firme (1979) e Una
donna tutta sbagliata (1989). Il suo cinema si ricorda per due commedie
sexy interpretate dalla coppia Montesano - Bouchet e da una commedia erotica
basata sul duo inedito Buzzanca - Guida. Cinque film in tutto, girati dal 1968
al 1978, tra questi un lavoro televisivo: Una
città in fondo alla strada (1974).
Amore vuol
dir gelosia racconta uno spaccato di
provincia con una curata ambientazione sull’isola di Procida e alcune sequenze
girate a Napoli. Un dentista represso (Montesano) da una moglie farmacista
(Vukotic), tirannica e avara, s’innamora della bella vicina di casa (Bouchet),
che vive un rapporto violento con un collerico e fedifrago marito (Santercole).
La storia si sviluppa secondo i meccanismi della pochade teatrale di Feydeau per finire in bagarre, in maniera piuttosto grottesca. L’amore tra Montesano e
Bouchet da spirituale e romantico, basato su una reciproca gelosia, diventa
carnale e ossessivo, così come la moglie tirannica vede risvegliare i sensi e
tradisce il marito per vendetta. Montesano non si scompone più di tanto e con
la complicità della madre attende il momento per gettarsi tra le braccia della
bella amante. I titoli di coda scorrono sui corpi avvinghiati dei due attori -
la Bouchet completamente nuda - che si amano sulla sabbia scura di Procida.
Mauro Severino costruisce una storia divertente rispettando
tutte le convenzioni narrative della commedia sexy, tra voyeurismo, specchi che riflettono nudi femminili, serrature dalle
quali spiare, bagni saponosi e amplessi comico - erotici. Non mancano una morale
anti censura, il rifiuto del perbenismo di facciata di un’Italia bacchettona e una
critica serrata alla grettezza piccolo - borghese. La provincia curiosa, i vizi
privati e le pubbliche virtù, le persone che non si fanno i fatti loro, i
tradimenti sulla bocca di tutti, le voci maligne del popolo, sono altri
elementi interessanti. Bravi gli attori. Montesano è il mattatore con un personaggio
tipico da Charlot frustrato, basato su una comicità slapstick, a metà strada tra le comiche del muto e il cartone
animato, mentre la Vukotic è una buona moglie repressa doppiata in napoletano
(non sappiamo da chi, inoltre è insolito che un’attrice del suo valore venga
doppiata) e la Bouchet (doppiata da Vittoria Febbi) una sensuale vicina che parla
in milanese.
Gino Santercole (doppiato da Michele Gammino) è il marito violento
e traditore che regala diversi nudi e numerosi rapporti sessuali con Ada Tauler
(la sexy macellaia del paese). Pino Ferrara è il capitano Bazzoni che entra in
scena nel momento meno adatto e rompe le uova nel paniere allo sprovveduto
dentista. Buona fotografia di Peppino Pinori che ci regala sequenze da
cartolina dell’isola di Procida, ma anche suggestivi spaccati marini e
panoramiche del golfo di Napoli. Ottima la colonna sonora di Adolfo Waitzman,
composta da suadenti tanghi argentini, melodie latine e musica folcloristica. Leitmotiv del film è il motivo Amore e gelosia di Fabio Frizzi, Franco
Bixio e Vince Tempera.
Amore vuol dir
gelosia esce in Spagna (paese co-produttore) con grande ritardo, il 2
febbraio 1984, con il titolo latino Yo no perdono un cuerno
(Io non perdono un corno). Un difetto non da poco è costituito da una seconda
parte lenta e ripetitiva, il regista dimostra di conoscere poco i tempi comici
e diluisce troppo una materia che dopo sessanta minuti ha bruciato tutte le
polveri. La stupenda cecoslovacca Barbara Gutscher, in arte Bouchet
(Reichenberg, 1943), invece, è il pezzo forte della commedia. Bella icona del decamerotico,
ma anche del noir italiano, ravviva con la sua presenza la nascente commedia
sexy, prestandosi con generosità a interpretare disinibite scene di nudo
condite di grande ironia.
Rassegna
critica. Paolo Mereghetti (una stella e mezzo): “Un incontro non molto
convincente tra alcuni tratti della commedia all’italiana e la satira di
costume caratteristica degli anni Settanta”. Pino Farinotti concede due stelle
ma non motiva. Morando Morandini: una stella e mezzo per la critica, ma
diventano tre per il gradimento del pubblico.
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