mercoledì 5 febbraio 2014

Fifa e arena (1948)



di Mario Mattòli


Regia: Mario Mattòli. Soggetto e Sceneggiatura: Steno, Marcello Marchesi. Fotografia: Vincenzo Seratrice. Montaggio: Giuliana Attenni. Musiche: Pippo Barzizza. Scenografie: Piero Filippone. Costumi: Dario Cecchi. Produttore: Cdi - Metropa Film di Enrico Piermarini. (Roma). Distribuzione: La Cinematografica Distribuzione Indipendente. Genere: Commedia. Durata: 81’. Bianco e Nero. Interni: Scalera (Roma). Prima Nazionale: 25 aprile 1948.

Interpreti: Totò (Nicolino Capece), Isa Barzizza (Patricia Cotten), Mario Castellani (il bandito Cast), Galeazzo Benti (George), Franca Marzi (Estrellita), Alda Mangini (Carmen), Giulio Marchetti (Paquito), Vinicio Sofia (manager Paquito), Ada Dondini (zia Adele), Luigi Pavese (il medico), Irene Genna (Juanita), Adriana Serra (Manuelita), Cesare Polacco (banderillero), Cesare Fantoni (torero), Ughetto Bertucci (autista), Raimondo Vianello (direttore albergo), Enzo Turco (cliente del lustrascarpe), Manhè (ballerino), Leho (ballerino), Nino Milano (lustrascarpe), Fulvia Mammi (ragazza del topicida), Guglielmo Inglese, Adolfo Geri, Toto Mignone, Nino Marchetti (pilota LAI), Felice Minotti, Loris Gizzi (il professore Padreterno), Umberto Salvadori (cliente con gli abiti macchiati), Giorgio Costantini, Gianni Rizzo, Gorella Gori. 


Il secondo film di Mattòli con il grande Totò (dopo I due orfanelli, 1947) è un grande successo di pubblico, ma - come spesso capita con le farse - fa storcere la bocca ai critici. Rivisto oggi è un film invecchiato benissimo, addirittura coraggioso per i chiari riferimenti politici, per la critica al costume e per alcune battute sulla censura.  


Totò è Nicolino Capece, commesso nella farmacia della zia, che finisce nei guai per un errore di stampa. La sua foto viene pubblicata sulla Gazzetta di Napoli come pericoloso serial killer di donne invece che in una pubblicità. Nicolino fugge travestito da hostess, finisce niente meno che in Spagna, a bordo di un aereo delle LAI (le preistoriche linee nazionali non ancora Alitalia) che lo porta a Siviglia. Mario Castellani - immancabile spalla di Totò - lo attende nei panni del fumettistico bandito Cast per mettere in atto un diabolico piano. Nicolino dovrà sposare la ricchissima Patricia Cotten (una supersexy Isa Barzizza) per poi ucciderla ed ereditare l’ingente patrimonio. La parte comica fondamentale - che tutti ricordano - comincia quando Nicolino si innamora della bella ereditiera, si finge torero (Nicolete, per assonanza con il mitico Manolete) e sfida un vero matador (il diligente Giulio Marchetti) in un’esilarante corrida. Bravissimo Luigi Pavese nei panni di un medico strampalato che dichiara il nostro eroe abile alla corrida, nonostante avesse usato trucchi da caserma per farsi venire la febbre. Lieto fine con Nicolino che sconfigge il toro, sposa la bella miliardaria e riesce a provare la propria innocenza. Il finale doveva essere diverso, ma il produttore  non volle la filippica in difesa dei tori pensata dagli sceneggiatori e pretese che l’animale morisse come in una normale farsa da avanspettacolo, picchiando le corna contro un vassoio nascosto sotto il vestito di Nicolete.  


Rassegna Critica. Arturo Lanocita (Il Nuovo Corriere della Sera, 4 gennaio 1949): “Fifa e arena, ossia Siviglia napoletanizzata, Totò e il suo protagonismo, spiegati al popolo iberico e applicato alle corride. È una piccola enciclopedia della paura ridicola, i lazzi, le smorfie e le contorsioni di un comico teatrale sono qui esasperati in una traduzione cinematografica che non senza emulare modelli celebri (le famose paure di Charlot perseguitato dagli omaccioni e dal destino, le paure insigni di Harold Lloyd appeso al grattacielo e di Buster Keaton percosso dai poliziotti), suscita risate. Strepitosi trucchi attenuano la presa di questo film, la lotta di Totò mutato in torero, con una bestia inferocita è troppo visibilmente un duello con un simulacro di legno”. Morando Morandini attinge da questa recensione d’epoca, un delle poche positive, per citare il film nel suo Dizionario (tre stelle). 


Paolo Mereghetti (due stelle): “Grande successo per il secondo film del sodalizio Mattòli - Totò su un soggetto di Steno (Stefano Vanzina, non ancora regista), sceneggiato con Marcello Marchesi, dove le situazioni comiche si innestano su spunti che strizzano l’occhio all’attualità (il pesce democristiano perché censura la vista della Barzizza nuda, il club di tauromachia femminile Montecitoros dove tutte le discussioni finiscono in rissa). Non mancano momenti di puro delirio totoesco (la sua fame disperata che lo spinge a farsi un panino con una spugna farcita di sapone, dentifricio e una spruzzatina di borotalco), o dialoghi genialmente surreali (Barzizza: “Sei fatalista, pessimista o esistenzialista?”. Totò: “Veramente, io sono farmacista)”.  


A nostro parere Fifa e arena è una divertente parodia di Sangue e arena (1941) di Rouben Momoulian, una farsa slapstick che in molte situazioni ricorda i cartoni animati. Comicità che cita a piene mani il cinema muto, mentre situazioni surreali e battute paradossali ne fanno un prodotto originale, adatto ancora oggi a un pubblico di ogni età. Totò è di una comicità straripante, diretto con sicurezza da Mattòli, solo in parte ingabbiato in una sceneggiatura teatrale che lo lascia libero di inserire grandi pezzi da avanspettacolo. Franco Franchi si ispirerà ai canovacci comici di questa pellicola, al tema della fame atavica e ai molti qui pro quo verbali. Coraggiosa parte erotica con un breve nudo (non integrale) di Isa Barzizza, coperto da un pesce (democristiano!), ma molto audace per i tempi.

 

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