domenica 8 marzo 2015

L’erotomane (1974)

di Marco Vicario



Regia: Marco Vicario. Soggetto e Sceneggiatura: Marco Vicario. Montaggio: Nino Baragli. Fotografia: Giuseppe Rotunno. Colore: Technicolor. Musiche: Riz Ortolani. Direttore di Produzione: Giorgio Morra. Scenografia: Luciano Spadoni. Arredamento: Massimo Tavazzi. Costumi: Luca Sabatelli. Aiuto Regista: Maurizio Mein. Assistente alla regia: Stefano Vicario. Operatore alla Macchina: Cesare Allione. Fonico: Raoul Montesanti. Fotografo di Scena: Gianni Vino. Teatri di Posa: De Paolis (Roma). Sincronizzazione: CDS. Doppiaggio: CD. Mixage: Franco Bassi. Canzone: You give to me, eseguita da Lighthouse. Casa di Produzione: Atlantica Produzioni Cinematografiche (Roma). Distribuzione. Medusa. Interpreti: Gastone Moschin, Janet Agren, Silvia Dionisio, Isabella Biagini, Jacques Dufilho, Paola Senatore, Milena Vukotic, Neda Arneric, Maria Antonietta Beluzzi, Vittorio Caprioli, Jacques Herlin, Ugo Fangareggi, Loredana Martinez, Carla Brait, Livio Galassi, Giacomo Rizzo, Claudia Caminito, Mario Colli, Eugene Walter, Andrea Scotti, Mario Danieli, Paolo Paoloni, Luigi Antonio Guerra, Rosita Torosh, Mauro Vestri, Edoardo Florio, Gaetano Scala, Ettore Bevilacqua, Franco Beltrame, Luigi Origine Soffrano (Jimmy il Fenomeno).


Marco (Renato) Vicario (Roma, 1925), diplomato in recitazione al Centro Sperimentale, attore di buon livello dal 1950 al 1958, decide di cambiare nome di battesimo per evitare confusione con altro interprete. Produttore dal 1958 con la sua Atlantica Film, soggettista, sceneggiatore e regista di un buon numero di pellicole, anche di un certo successo commerciale. Tra i lavori più interessanti: Sette uomini d’oro (1965), Il grande colpo dei 7 uomini d’oro (1966), Homo eroticus (1971), Paolo il caldo (1973) - così noto che Ciccio Ingrassia realizzò Paolo il freddo interpretato da Franco Franchi -, Mogliamante (1977) e Il cappotto di astrakan (1979). Il suo ultimo film è il modesto Scusa se è poco (1982). Marito dell’attrice Rossana Podestà, padre dei registi televisivi Stefano (assistente alla regia ne L’erotomane) e Francesco, ancora attivo (pare) in Francia, nel campo della pubblicità.


L’erotomane esce in un periodo di gran spolvero per la commedia erotica e vorrebbe completare un ciclo cominciato bene con Il prete sposato (1970), proseguito meglio con Homo eroticus e Paolo il caldo, ma non possiede la stessa verve comica, non dispone di un attore adatto al ruolo come Lando Buzzanca, né di un Marcello Giannini calato nella parte di assatanato sessuale. Intendiamoci, Gastone Moschin è molto bravo, si dà un gran da fare, ma spesso risulta ingessato nelle caratterizzazioni tipiche della commedia sexy. Un cast femminile stellare pare, invece, quasi sprecato, perché alcune attrici (Senatore, Dionisio…) sono sottoutilizzate. 


La trama - soggetto e sceneggiatura sono del regista - non è il massimo dell’originalità, quasi un canovaccio ripetitivo con soluzioni pensate per presentare sequenze piccanti. Gastone Moschin è un affarista di pochi scrupoli che imbastisce una speculazione petrolifera approfittando della crisi energetica. Vittorio Caprioli è il politico corrotto che gli spiana la strada verso il successo in cambio di tangenti. Il problema più grave dell’industriale è l’impotenza che lo perseguita da sei mesi, proprio da quando ha raggiunto il massimo in campo economico. Non riesce ad avere rapporti né con la bella moglie (Agren), né con la giovanissima amante (Dionisio), in compenso sogna di far l’amore nei modi più strani e nei momenti più impensati. Lo psichiatra Dufilho (il noto colonnello Buttiglione) cerca di aiutarlo facendolo regredire ai traumi infantili, ma ogni tipo di consiglio sembra inutile. 


La salute dell’imprenditore peggiora sempre di più e non serve convincere la moglie ad amoreggiare con l’idraulico (Fangareggi), né organizzare un rapporto di gruppo con l’onorevole Caprioli e la sua enorme signora (Beluzzi). Tra le tante presenze femminili ricordiamo la sexy cameriera Neda Arneric, posseduta in terrazza, che provoca scandalo e fa intervenire la polizia, ma anche Isabella Biagini (collega) a bordo di un auto in un drive-in e Paola Senatore nelle vesti di una sexy - politica. Il finale vede il rinnovato vigore del protagonista dopo aver rivissuto - in tutti i sensi - un trauma infantile ed essere stato operato. Ma non è finita, perché l’eccessiva foga erotica provoca un nuovo trauma e una vera e propria impotenza, questa volta definitiva, che sfocia in una dichiarata omosessualità.


L’erotomane è un film più citato che visto, perché quasi tutti i testi di cinema consultati equivocano la trama. Persino Il Mereghetti (una stella e mezzo): “Un cinico avvocato sfoga la sua impotenza sessuale diventando uno spregiudicato affarista, mentre tutte le cure per recuperare la virilità sono vane. Solo lo shock di sapersi cornuto lo sblocca e lo trasforma in un forzato del sesso a tutti i costi. Classica commediola, neanche troppo originale, che scivola verso il genere pecoreccio”. Non ha visto il film neppure Pino Farinotti (due stelle): “In seguito ad uno choc infantile, il cavalier Persichetti è diventato impotente. Per guarire le tenta tutte, ma soltanto nel vedere la moglie a letto con un altro riesce a “sbloccare” il vecchio trauma. Da quel momento in poi diventerà un maniaco sessuale”. Morando Morandini non cita neppure l’esistenza del film, mentre Marco Giusti (Stracult) - tra tante piacevolezze - azzecca il finale giusto: “Tentativo non troppo riuscito di trasformare Moschin in erotomane alla Buzzanca. Purtroppo Moschin, nei panni di un marito impotente con la moglie Janet Agren e assatanato di tutte le altre (sic!) non riesce a costruirsi un personaggio popolare come quello buzzanchiano e la sua performance finisce per funzionare contro il successo del film. Alla fine diventa impotente per davvero”.


L’erotomane non è un grande commedia sexy, i tempi comici sono modesti, le sequenze piccanti lasciano a desiderare e molti attori risultano sprecati in caratterizzazioni banali. Milena Vukotic è tra le interpreti più brave nei panni di una segretaria quasi violentata da un Moschin in preda a raptus erotico. Le sequenze più sexy sono interpretate da Neda Arneric, cameriera provocante, spesso nuda sulla terrazza di un palazzo romano, in preda alle voglie del nostro erotomane. Janet Agren non è da meno, sia con Moschin che con l’infoiatissimo idraulico Fangareggi, forse in una delle interpretazioni più hot della sua carriera. Silvia Dionisio si vede in poche sequenze come amante post sessantottina in mezzo a un gruppo di studenti universitari; divertente la felliniana Beluzzi, per la mole imponente, che ricordiamo durante un tentativo di amore di gruppo. 


Le trovate comiche restano ai minimi storici e non basta un pizzico di critica politica, un accenno alla corruzione e alla crisi energetica per risollevare dal grigiore generale un lavoro modesto. Il doppio finale è un’altra trovata inutile che rende ancora più farsesco il tono del film. Trovata da cartoon: gli orecchi di Moschin che si muovono come antenne quando si attiva il suo istinto da erotomane. Da salvare le parti oniriche, i sogni erotico - avventurosi a base di odalische (Brait), predoni, sceicchi, emiri e petrolio che sgorga dal sottosuolo. Vicario ha fatto di meglio.

1 commento:

  1. Io ho sempre trovato Moschin sottoutilizzato nel cinema italiano [ha dovuto aspettare "Amici Miei",per avere un po' di popolarità] o utilizzato male,anche in tivù.Mi spiace,l'ho sempre apprezzato molto e mi spiace ancora di più vederlo coinvolto in robaccia del genere.

    Qunato alla Podestà è giusto ricordare che poi si separò da Vicario per mettersi con il celebre scalatore Walter Bonatti ,e che ci ha lasciato l'anno scorso,se non ricordo male,o al massimo due anni fa.

    Ho comperato il tuo " Soparssediamo!" e spero di divertirmi nel leggerlo,augurandomi non ci siano erroti marachiani,come quelli letti nella scheda dal tuo dastabase riguardante "Pierino Colpisce Ancora".

    Siti piacevoli in ogni caso,divertenti da leggere.

    I miei complimenti anche per la passione e l'amore profusi nel cinema inteso sia come settima arte sia come cinema di genere,con recensioni di films dimeticati o sconosciuti ai più,tante volte.

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