giovedì 5 marzo 2015

Festa di Capodanno (1988)

di Piero Schivazappa


Regia: Piero Schivazzappa. Soggetto: Luciano Martino, Massimo Franciosa, Giorgio Mariuzzo. Sceneggiatura: Giorgio Mariuzzo, Piero Schivazappa. Fotografia: Giuseppe Berardini, Emilio Loffredo. Musiche: Augusto Martelli (ed. mus. Canale 5 Music). Montaggio: Daniele Alabiso. Scenografie: Carlo Leva. Costumi: Mariolina Bono. Direttore di Produzione: Viero Spadoni. Produttori: Luciano Martino per Dania Film, National Cin.ca, Medusa Distribuzione; Monica Venturini per Filmes International (Roma), Reteitalia (Milano). Interpreti: Johnny Dorelli [Giorgio Guidi] (Bruno Borghi), Eleonora Giorgi (Barbara Maggesi), Gloria Guida (Cinzia), Paolo Bonacelli (Roberto, marito di Barbara), Micaela Pignatelli (Sonia), Marika Ferri (Camilla), Scilla Gabel (Laura Bartezzaghi), Nanni Svampa (Carlo Alberto), Antonello Fassari (Luigi), Augusto Zucchi (Chicco), i piccoli Marco Gensini (Max) e Matteo Rocchietta (Tommaso), Romano Puppo (ricattatore), Paolo Rovesi (Giancarlo), Vera Furlan (signora Mattei), Renato Cortesi, Giacinto Mario Donatone, Armellina Germi, Giovanni De Martiis Gognetti, Renato Montalbano, Loris Loddi, Christiane Webler, Niels Gullov, Vittorio De Bisogno, Giuseppe Carlostella.


Festa di capodanno (1988) di Piero Schivazzappa, regista che ricordiamo per Le avventure di Ulisse del 1967 (gira gli episodi del cavallo di Troia), è l’ultimo film di Gloria Guida, pensato e prodotto per il piccolo schermo.
Festa di Capodanno è un film per la televisione, diviso in due parti di 90’, che presenta tutti i pregi e i difetti di una soap opera, di una telenovela che imita identici prodotti americani. Trasmesso da Canale 5 nei giorni 11 e 12 dicembre 1988 con un’audience di 3.511.000 spettatori. Il film si ricorda per molti intermezzi musicali nei quali Johnny Dorelli (favorito dal ruolo) dà il meglio di sé. Il pianista di piano bar Bruno Borghi - un simpatico sbruffone senza soldi - canta: L’unica occasione (Albertelli-Bardotti-Martelli), Se stasera sono qui (Mogol-Tenco), Se tu non fossi qui (Terzi-Rossi), Quando quando quando (Testa-Renis), Mi sono innamorato di te (Tenco), Serenata celeste (Fiorelli-Ruccione), Il clarinetto (Arbore-Mattone), Brazil (Barroso), Bom de de bom bom (Martelli), I Just Call to Say i Love You (Wonder) e Senza fine (Paoli). Basta questo valore aggiunto per convincere l’appassionato a mettersi alla ricerca di un film tutto sommato dignitoso, replicato alcuni anni fa dalla defunta Happy Channell. Uno degli ultimi interpreti nostrani di swing ci delizia, al massimo della forma, con evoluzioni canore degne di nota. La sceneggiatura, nata da un’idea del produttore Luciano Martino, viene elaborata da Franciosa, Mariuzzo e Schivazzappa, dilatandola all’inverosimile per raggiungere 180’ di programmazione televisiva. Va da sé che i tempi non sono serrati e che il montaggio è lento, compassato, secondo canoni da piccolo schermo, così come non dobbiamo attenderci grandi cose in materia di fotografia. Sono da ricordare, in ogni caso, alcuni squarci dei Navigli, diversi momenti di colore milanese, location degradate dell’hinterland lombardo, locali di lusso e bar di periferia, ricostruzioni di ambienti signorili.


In breve la storia. Bruno Borghi (Dorelli) è un pianista senza una lira, separato dalla moglie che si è rifatta una vita e con una figlia. Il pianista manda avanti relazioni occasionali, una di queste con Cinzia (Guida), fotomodella a caccia di successo che ogni tanto gli affida il figlio. Bruno ha tre amici inseparabili: Carlo Alberto (Svampa), Luigi (Fassari) e Chicco (Zucchi), con cui gioca a tennis e a carte, dividendo i guai di un’esistenza da spiantati, dedicandosi al gioco d’azzardo e alle piccole truffe. A un certo punto Bruno conosce Barbara (Giorgi), moglie del ricco e potente Maggesi (Bonacelli) e tra i due nasce un amore vero. La donna molla il marito e le sue ricchezze e va a vivere con Bruno in una povera casa sui Navigli conducendo un’esistenza grama, perché il potente Maggesi fa in modo che il pianista non trovi lavoro in nessun locale. Alla fine il ricco cambia tattica e si riprende la moglie illudendo Bruno di poter sfondare nel mondo della musica grazie a un disco di successo. La produttrice Bartezzaghi (Gabel) è solo una sua pedina che mette in trappola Bruno e lo distoglie dal grande amore per Barbara. La donna torna alla sua vita, accanto al potente Maggesi, delusa da un uomo che credeva diverso ma che alla prova dei fatti si è dimostrato un ambizioso egoista. Resta il tempo per una resa dei conti in casa del ricco. “È stato bello proprio perché non è durato”, dice Bruno. Cinzia (Guida), intanto, sposa Luigi (Fassari) e decide di abbandonare il mondo dello spettacolo per condurre una vita normale accanto ad un uomo innamorato e al figlio. Il resto del gruppo torna alla solita vita, mentre Bruno vende la casa sui Navigli per emettere il primo assegno non a vuoto della sua vita e salvare l’impresa della figlia da sicuro fallimento.


Un film televisivo che si guarda ancora con piacere, interessante da un punto di vista musicale, commedia corale di buoni sentimenti, a tratti irrealistica, diluita come tempi, ma comunque un lavoro che permette di affezionarsi ai personaggi. Molto intensi i due protagonisti Dorelli e Giorgi, amanti innamorati, appassionati di musica, convinti di poter costruire un futuro insieme pur partendo da mondi diversi. Dorelli caratterizza un simpatico bugiardo senza ambizioni che vive la vita alla giornata e non ha tempo per coltivare sogni e illusioni. Non è un cattivo, ma imbrogliare il prossimo fa parte del suo dna, come arrampicarsi sugli specchi e raccontare una sciocchezza dopo l’altra. Eleonora Giorgi conferisce spessore drammatico al personaggio più complesso della storia: la donna di un uomo potente trattata come un oggetto, una cosa di proprietà, che a un certo punto della sua vita sceglie l’amore. Non riuscirà a resistere alla tentazione del ritorno a casa, dove l’attende una famiglia e un figlio (Rocchietta, visto nell’ultimo lacrima di del Balzo) che crede in lei. Gloria Guida è diligente in un ruolo da piccola attrice a caccia di successo, una fotomodella che si fa turlupinare da fotografi estemporanei che vogliono solo portarsela a letto. Intreccia una relazione con Bruno, poi restano solo amici, sarà Luigi a sposarla e a occuparsi del bambino che soffre la mancanza di una madre. Piccola parte da donna gelosa quando denuncia la tresca tra Bruno e Barbara al potente Maggesi e quando incontra per le scale la rivale in un faccia a faccia piuttosto intenso. Nanni Svampa va ricordato per alcune battute in milanese stretto e per il tormentone sui tartufi che nasconde in frigo perché costano cari, ma diverte pure il tentato suicidio quando la moglie lo molla. Paolo Bonacelli è la quintessenza della perfidia, del potere che castiga i sottoposti, colui che non può neppure pensare di perdere una proprietà, anche se si tratta di una donna.


Festa di capodanno è un lavoro televisivo, strutturato come una commedia all’italiana, un lavoro che fa sorridere, non certo ridere a quattro ganasce, una storia di tradimenti, sotterfugi, incomprensioni, raccontata ricorrendo a piccoli personaggi pescati dalla realtà. La sceneggiatura è leggermente macchinosa, sembra scritta un poco alla volta, allungata sul set secondo necessità per raggiungere il giusto metraggio. Il filo conduttore restano la musica e l’amore, i due leitmotiv sui quali scorre la storia.

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