Regia: Piero Schivazzappa.
Soggetto: Luciano Martino, Massimo
Franciosa, Giorgio Mariuzzo. Sceneggiatura: Giorgio Mariuzzo, Piero
Schivazappa. Fotografia: Giuseppe
Berardini, Emilio Loffredo. Musiche: Augusto Martelli (ed. mus. Canale 5
Music). Montaggio: Daniele Alabiso. Scenografie: Carlo Leva. Costumi: Mariolina
Bono. Direttore di Produzione: Viero Spadoni. Produttori: Luciano Martino per Dania Film, National Cin.ca,
Medusa Distribuzione; Monica Venturini per Filmes International (Roma),
Reteitalia (Milano). Interpreti: Johnny Dorelli [Giorgio Guidi] (Bruno Borghi), Eleonora Giorgi (Barbara Maggesi), Gloria Guida (Cinzia),
Paolo Bonacelli (Roberto, marito di
Barbara), Micaela Pignatelli (Sonia),
Marika Ferri (Camilla), Scilla
Gabel (Laura Bartezzaghi),
Nanni Svampa (Carlo Alberto),
Antonello Fassari (Luigi),
Augusto Zucchi (Chicco), i
piccoli Marco Gensini (Max) e
Matteo Rocchietta (Tommaso),
Romano Puppo (ricattatore),
Paolo Rovesi (Giancarlo), Vera
Furlan (signora Mattei), Renato
Cortesi, Giacinto Mario Donatone, Armellina Germi, Giovanni De Martiis
Gognetti, Renato Montalbano, Loris Loddi, Christiane Webler, Niels Gullov,
Vittorio De Bisogno, Giuseppe Carlostella.
Festa di
capodanno (1988) di Piero Schivazzappa, regista che ricordiamo per Le avventure di Ulisse del 1967 (gira
gli episodi del cavallo di Troia), è l’ultimo film di Gloria Guida, pensato e
prodotto per il piccolo schermo.
Festa di
Capodanno è un film per la
televisione, diviso in due parti di 90’, che presenta tutti i pregi e i difetti
di una soap opera, di una telenovela che imita identici prodotti
americani. Trasmesso da Canale 5 nei giorni 11 e 12 dicembre 1988 con
un’audience di 3.511.000 spettatori. Il film si ricorda per molti intermezzi
musicali nei quali Johnny Dorelli (favorito dal ruolo) dà il meglio di sé. Il
pianista di piano bar Bruno Borghi - un simpatico sbruffone senza soldi -
canta: L’unica occasione
(Albertelli-Bardotti-Martelli), Se
stasera sono qui (Mogol-Tenco), Se tu non fossi qui (Terzi-Rossi), Quando quando quando (Testa-Renis), Mi
sono innamorato di te (Tenco), Serenata
celeste (Fiorelli-Ruccione), Il
clarinetto (Arbore-Mattone), Brazil
(Barroso), Bom de de bom bom
(Martelli), I Just Call to Say i Love You
(Wonder) e Senza fine (Paoli). Basta
questo valore aggiunto per convincere l’appassionato a mettersi alla ricerca di
un film tutto sommato dignitoso, replicato alcuni anni fa dalla defunta Happy
Channell. Uno degli ultimi interpreti nostrani di swing ci delizia, al massimo della forma, con evoluzioni canore
degne di nota. La sceneggiatura, nata da un’idea del produttore Luciano
Martino, viene elaborata da Franciosa, Mariuzzo e Schivazzappa, dilatandola
all’inverosimile per raggiungere 180’ di programmazione televisiva. Va da sé
che i tempi non sono serrati e che il montaggio è lento, compassato, secondo
canoni da piccolo schermo, così come non dobbiamo attenderci grandi cose in
materia di fotografia. Sono da ricordare, in ogni caso, alcuni squarci dei
Navigli, diversi momenti di colore milanese, location degradate dell’hinterland lombardo, locali di lusso e bar
di periferia, ricostruzioni di ambienti signorili.
In breve la
storia. Bruno Borghi (Dorelli) è un pianista senza una lira, separato dalla
moglie che si è rifatta una vita e con una figlia. Il pianista manda avanti
relazioni occasionali, una di queste con Cinzia (Guida), fotomodella a caccia
di successo che ogni tanto gli affida il figlio. Bruno ha tre amici
inseparabili: Carlo Alberto (Svampa), Luigi (Fassari) e Chicco (Zucchi), con
cui gioca a tennis e a carte, dividendo i guai di un’esistenza da spiantati,
dedicandosi al gioco d’azzardo e alle piccole truffe. A un certo punto Bruno
conosce Barbara (Giorgi), moglie del ricco e potente Maggesi (Bonacelli) e tra
i due nasce un amore vero. La donna molla il marito e le sue ricchezze e va a
vivere con Bruno in una povera casa sui Navigli conducendo un’esistenza grama,
perché il potente Maggesi fa in modo che il pianista non trovi lavoro in nessun
locale. Alla fine il ricco cambia tattica e si riprende la moglie illudendo
Bruno di poter sfondare nel mondo della musica grazie a un disco di successo.
La produttrice Bartezzaghi (Gabel) è solo una sua pedina che mette in trappola
Bruno e lo distoglie dal grande amore per Barbara. La donna torna alla sua
vita, accanto al potente Maggesi, delusa da un uomo che credeva diverso ma che
alla prova dei fatti si è dimostrato un ambizioso egoista. Resta il tempo per
una resa dei conti in casa del ricco. “È stato bello proprio perché non è
durato”, dice Bruno. Cinzia (Guida), intanto, sposa Luigi (Fassari) e decide di
abbandonare il mondo dello spettacolo per condurre una vita normale accanto ad
un uomo innamorato e al figlio. Il resto del gruppo torna alla solita vita,
mentre Bruno vende la casa sui Navigli per emettere il primo assegno non a
vuoto della sua vita e salvare l’impresa della figlia da sicuro fallimento.
Un film
televisivo che si guarda ancora con piacere, interessante da un punto di vista
musicale, commedia corale di buoni sentimenti, a tratti irrealistica, diluita
come tempi, ma comunque un lavoro che permette di affezionarsi ai personaggi.
Molto intensi i due protagonisti Dorelli e Giorgi, amanti innamorati,
appassionati di musica, convinti di poter costruire un futuro insieme pur
partendo da mondi diversi. Dorelli caratterizza un simpatico bugiardo senza
ambizioni che vive la vita alla giornata e non ha tempo per coltivare sogni e
illusioni. Non è un cattivo, ma imbrogliare il prossimo fa parte del suo dna, come arrampicarsi sugli specchi e
raccontare una sciocchezza dopo l’altra. Eleonora Giorgi conferisce spessore
drammatico al personaggio più complesso della storia: la donna di un uomo
potente trattata come un oggetto, una cosa di proprietà, che a un certo punto della
sua vita sceglie l’amore. Non riuscirà a resistere alla tentazione del ritorno
a casa, dove l’attende una famiglia e un figlio (Rocchietta, visto nell’ultimo lacrima di del Balzo) che crede in lei.
Gloria Guida è diligente in un ruolo da piccola attrice a caccia di successo,
una fotomodella che si fa turlupinare da fotografi estemporanei che vogliono
solo portarsela a letto. Intreccia una relazione con Bruno, poi restano solo
amici, sarà Luigi a sposarla e a occuparsi del bambino che soffre la mancanza
di una madre. Piccola parte da donna gelosa quando denuncia la tresca tra Bruno
e Barbara al potente Maggesi e quando incontra per le scale la rivale in un
faccia a faccia piuttosto intenso. Nanni Svampa va ricordato per alcune battute
in milanese stretto e per il tormentone sui tartufi che nasconde in frigo
perché costano cari, ma diverte pure il tentato suicidio quando la moglie lo
molla. Paolo Bonacelli è la quintessenza della perfidia, del potere che castiga
i sottoposti, colui che non può neppure pensare di perdere una proprietà, anche
se si tratta di una donna.
Festa di capodanno è un lavoro televisivo, strutturato come una commedia
all’italiana, un lavoro che fa sorridere, non certo ridere a quattro ganasce,
una storia di tradimenti, sotterfugi, incomprensioni, raccontata ricorrendo a
piccoli personaggi pescati dalla realtà. La sceneggiatura è leggermente
macchinosa, sembra scritta un poco alla volta, allungata sul set secondo
necessità per raggiungere il giusto metraggio. Il filo conduttore restano la
musica e l’amore, i due leitmotiv sui
quali scorre la storia.
Nessun commento:
Posta un commento