di Alberto
Cavallone
Regia: Alberto Cavallone. Soggetto e Sceneggiatura:
Alberto Cavallone, Guido Leoni, Mario Imperoli. Fotografia (Eastmancolor):
Maurizio Centini. Montaggio: Alberto Cavallone. Animazioni: Alberto Cavallone.
Musiche: Franco Potenza. Produzione: Golden Star Film. Interpreti: Magda
Konopka, Jane Avril (Maria Pia Liuzzi), Sergio Leonardi, Beryl Cunningham,
Claudie Lange, Anthony Vernon (Antonio Casale), Barth Warren, Ge Willington.
Titolo in lavorazione: Follow Me.
Quickly - Spari e baci a colazione, nato come Follow Me, è un film anomalo nella
scarna produzione di Alberto Cavallone, anche se non meno trasgressivo e
folle di altri. Terza pellicola distribuita, ma per la prima volta si
divaga da sesso e impegno politico - sociale per demitizzare un genere, il
gangster-movie all’americana, fino ai
limiti dell’irrisione. Quickly
è girato in location esotiche -
alcune vere, altre ricostruite nei teatri di posa Elios e nelle campagne
romane - tra le quali spicca la tanto amata Tunisia, già vista ne Le salamandre e che ritroveremo
in Zelda. La storia non si può raccontare
per quanto è confusa e volutamente strampalata, ma l’intrigo principale ruota
attorno a una valigetta di diamanti contesa tra un quartetto di assurdi
malviventi e un paio di ispettori assicurativi. Regista e sceneggiatori
costruiscono un folle helzapoppin
di situazioni surreali, condito da ironiche didascalie, costellato di
onomatopee fumettistiche e da incursioni a disegni animati.
Cavallone ci presenta i protagonisti nelle sequenze
iniziali descrivendo un’assurda aggressione a una banca di Kansas
City, il sequestro di un matador dopo una corrida, alcune scaramucce tra
banditi e polizia, catture di malviventi e rocambolesche fughe, il tutto
condito da un umorismo impacciato e goffo. Cavallone mette
in burletta i mafia-movies
e i noir internazionali, elegge protagonisti una prostituta polacca
(Konopka), un nazistoide con i
baffetti alla Hitler, un siciliano e un ragazzotto di bell’aspetto. Il
montaggio è talmente rapido da apparire scombinato, una serie di orologi - assurde truffe ai danni di
chiunque - vengono messi in scena tra citazioni cinematografiche (Un maggiolino tutto matto) e originali
trovate fumettistiche. La parte più divertente si registra quando Cavallone
ironizza sulla rivoluzione cubana: un attore imita Fidel Castro per
raccontare un dirottamento praticato dai rivoluzionari di Martica -
amici dei russi - guidati dalla sexy presidente Beryl Cunningham. Il
film è talmente confuso da sembrare un lavoro a episodi, tenuti insieme
dal tenue collante del gangster-movie
ironico.
Ottima la musica di Potenza, allegra e scanzonata, perfetta
colonna sonora per una serie di assurde trovate. Cavallone gira una commedia
farsesca, strampalata e psichedelica, ironizza sul genere bellico e sul
western, piazza anacronismi comici come un vigile che regola il traffico nel
deserto, a tratti sembra citare I due
parà di Lucio Fulci interpretato da Franco e Ciccio. Si ricordano per
originalità le voci fuori campo e i disegni animati che commentano la
pellicola, cose come: “Co’è questo film?”, “Sono piccolo, ma rivoluzionario”, “Hai
messo la pellicola al contrario?”, “No, è la pellicola riflessa nell’acqua: una
trovata del regista”, “Niente parolacce, se no si rischia il sequestro del
film!”... Molte comparse e stupende location
tunisine tra deserto e scogliere per un lavoro che gode di un budget
abbastanza buono, intervalli con i cammelli che sfilano,
disegni artigianali in bianco e nero sopra la pellicola eseguiti
dallo stesso regista. Un film folle, assurdo, un gangster-movie zeppo di battute insulse e di comicità slapstick, da cartone animato, che
vorrebbe demitizzare un genere. Bella fotografia araba curata dall’esperto
Centini che riproduce il colore delle città, le case bianche e i tetti
calpestabili, immortala stupendi tramonti tra mare e deserto, utilizzando
identici sfondi già visti ne Le
salamandre. Quickly
ricorda il noir comico alla Di Leo, cita i fumetti neri, ma è un film
troppo fuori dalle corde di Cavallone per essere definito un’operazione
riuscita.
Alberto Cavallone (Nocturno Cinema): “Era un film un
po’ squinternato, perché non poteva nascere che in quel maniera ed io, invece
di coprirlo, ho deciso di calcare la mano sul fatto che doveva apparire un film
squinternato. Ci fosse stata un pochino più di disponibilità si potevano curare
maggiormente, ad esempio, gli inserti animati”.
Rassegna critica. Marco Giusti (Stracult): “Buffo thriller”. Thriller? Non ho parole. Morando Morandini
- che per la prima e unica volta cita un film di Cavallone nel suo Dizionario - (una stella per la critica,
due per il pubblico): “C’è in Cavallone, pessimo autore in senso pieno, un’evidente
intenzione di mettere alla berlina il genere criminale, ma i risultati sono
deludenti per incapacità tecnica e creativa”. Incapacità tecnica e creativa?
Idem come sopra. Pino Farinotti assegna due stelle ma non commenta. Paolo
Mereghetti conferma due stelle: “Cavallone cerca di dare brio a uno sgangherato
canovaccio giallo - rosa tipico dell’epoca con inserti surreali, disegni
animati che dialogano con i personaggi e commentano il film, voci over che esaltano la bellezza delle
scelte registiche, tecniche d’avanguardia (come graffi e disegni fatti
direttamente sulla pellicola). L’ironia è spesso forzata e le spiritosaggini
sono da Settimana enigmistica, ma il
tutto merita di essere ricordato per il bizzarro ingegno che esibisce”.
Bizzarro ingegno. Ecco una recensione condivisibile.
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