lunedì 10 novembre 2014

Il paramedico (1981)

di Sergio Nasca


Regia: Sergio Nasca. Soggetto: Sergio Nasca, Enrico Montesano. Sceneggiatura: Laura Toscano, Franco Marotta, Sergio Nasca, Enrico Montesano, Gianfranco Manfredi. Fotografia: Giuseppe Aquari. Montaggio: Enzo Siciliano. Musiche: Armando Trovajoli. Produttore: Fulvio Lucisano. Casa di Produzione: Italian International Film. Distribuzione: Medusa. Durata: 105’. Genere: Commedia. Interpreti: Enrico Montesano, Edwige Fenech, Daniela Poggi, Rossano Brazzi, Marco Messeri, Leo Gullotta, Enzo Robutti, Barbara Herrera, Mauro Di Francesco, Enzo Cannavale, Enzo Liberti, Pietro Zardini, Franco Diogene, Carlo Monni, Ugo Fangareggi, Antonia Carmi, Calogero Buttà, Francesco Bagagli, Roberto Ceccacci, Clarita Gatto, Corrado Cartia, Maurizio Gaudio, Gabriele Villa, Nicola Di Gioia.


Il paramedico (1982) è una commedia politico - erotica di poche pretese interpretata con ironia da Enrico Montesano e Edwige Fenech. 
Sergio Nasca (1937 - 1989), come insegna l’indispensabile manuale di Roberto Poppi, è un aiuto regista che dirige una manciata di pellicole di scarso rilievo: Il saprofita, 1973; Vergine e di nome Maria, 1975; Stato interessante, 1976; Il paramedico, 1981; D’Annunzio, 1985; La posta in gioco, 1987. La sua importanza - soprattutto con Il saprofita e Vergine e di nome Maria - sta nel tentativo di sovvertire certe regole, nella volontà di trasgredire e scuotere dal torpore la cinematografia italiana. Il paramedico fa parte del suo periodo meno impegnato ed è una commedia pensata per fare incassi al botteghino, sceneggiata da Manfredi, Toscano e Marotta, su idea di Montesano e del regista. Accenni politici molto stemperati, che torneranno con prepotenza ne La posta in gioco


Vediamo la trama. Enrico Montesano è Mario, un infermiere del Policlinico che lavora come un matto e convive con Nina (Edwige Fenech), moglie fredda e teledipendente. Insolito il ruolo della bella Fenech che con tutto quel ben di Dio che si ritrova non è molto credibile nei panni di una moglie immune da voglie erotiche. La Fenech passa le giornate incollata alla televisione, telefona a trasmissioni di fantascienza, racconta di aver visto gli UFO e si appassiona alle telenovelas. Il suo teleromanzo preferito è Perfidia che narra le disavventure del conte Gondrano e quando passa in tv non è capace di pensare ad altro. Montesano prova ad accarezzarla, le scopre le cosce - per la gioia del pubblico maschile - ma niente da fare. In compenso sogna di portarsela a letto nei panni di un improbabile sultano mentre lei è in abiti da suora e resta vestita di un sensuale babydoll. Edwige Fenech è vestitissima, la sola sequenza sexy è il sogno del marito. Daniela Poggi invece alza il tasso erotico del film, compare nuda in un paio di scene, sedere in mostra e seni al vento, persino cor pelo de fori, come direbbe Fulci. 


Il soggetto è piuttosto debole. Montesano vince a una lotteria una Fiat Argenta 2000 metallizzata (La Fiat è sponsor del film!) e si dà alla bella vita senza dire niente alla moglie. Nina sospetta che lui la tradisca e - seguendo le indicazioni di uno psicologo televisivo - cerca di riconquistarlo coprendolo di attenzioni. Il marito ha ben altro per la testa, per togliersi la moglie di torno racconta la balla della politica notturna, facendole credere di essere entrato a far parte di un gruppo che cambierà l’Italia. Montesano incontra Daniela Poggi, moglie insoddisfatta di un diligente Rossano Brazzi, partecipa a una festa spacciandosi per medico e alla fine va a letto con lei. Le sole scene erotiche sono merito della Poggi che si fa sbirciare le cosce in auto e si concede senza veli al nostro paramedico. 


La trama si ingarbuglia quando l’Argenta viene rubata da alcuni terroristi e la polizia prende Montesano per un bombarolo. Citiamo un ottimo Enzo Robutti nei panni del commissario intransigente e una comparsata di Carlo Monni come agente della DIGOS. Montesano finisce in galera, è tutelato da un avvocato da burletta come Enzo Cannavale (molto bravo) e riesce a ottenere una posizione di privilegio facendo il finto “pentito” e dando nomi di inesistenti complici. La moglie è nel suo centro per via dell’interesse televisivo e giornalistico e si dà da fare raccontando a tutti la sua vita con un terrorista.


Montesano parla e mette nei guai Rossano Brazzi e Daniela Poggi. La verità viene a galla e la moglie del riccone confessa di aver fatto l’amore con l’infermiere proprio la notte dell’attentato. Brazzi fa parte della loggia massonica B2 (ironia sulla P2) e ha molti fratelli che lo tutelano e che lo aiutano. Montesano viene rilasciato, tutti lo evitano come un appestato, ma riconquista la moglie che è diventata ricca dopo aver venduto alla stampa il memoriale. Il finale fa intuire Montesano e la Fenech che fanno l’amore a bordo di una Fiat Argenta, mentre una gru li trasporta a bordo di una nave.


Il paramedico mette in burletta il problema dei delinquenti che collaborano con la giustizia, tenta di fare satira politica, ironizza sulla P2 e sul terrorismo, ma non graffia a dovere. Le gag non sono molto raffinate, la parte sexy troppo limitata e il ritmo modesto. Nasca realizza un prodotto ibrido che non diverte e che si trascina stancamente sino alla fine. Se salviamo le interpretazioni di Enzo Cannavale ed  Enrico Montesano, la pellicola è da dimenticare. 


Per Mereghetti si tratta di “una farsaccia grossolana e sboccata dove Nasca cerca di mescolare comicità e satira sociale con risultati pessimi”. Gianfranco Manfredi, da noi avvicinato, ha riferito: “Sono tra gli sceneggiatori, ma questo film  non sono neanche andato a vederlo. Ho litigato con tutti: attore, regista e produttore, perché ho capito in corsa che sarebbe venuto male, perché se non c’è intesa sul progetto e nemmeno sul set, un film, bene non può venire. Poche cose ho visto e abbastanza da farmi passare la voglia. Per esempio, l’assurda quanto inutile scenetta di Montesano che lega l’utilitaria a un albero con una catena non l’ho scritta io. Una gag buttata lì a caso. Senza senso. E neanche fa ridere. Aggiungo che Lucisano (il produttore) aveva paura di citare la P2 (“Quelli sono importanti”). Risultato? Ha fatto cambiare P2 in B2! Una cosa così sciocca che non vale neanche la pena di commentarla”.

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