Regia: Raffaele Picchio. Soggetto: Tiziano Martella;
Raffaele Picchio. Sceneggiatura: Gianluigi Perrone. Fotografia. Daniele Poli.
Montaggio: Daniele Martinis. Produttori: Vincenzo Manzo, Gianluigi Perrone,
Raffaele Picchio, Pierpaolo Santagostino. Casa di Produzione: Fingerchop
Movie Production. Dvd: Sinister Film (2013). Genere: Horror. Durata: 83’.
Interpreti: Valentina D’Andrea, Andrea De Bruyn, Desirèe Giorgetti, Francesco
Malcom, Giuseppe Nitti, Simone Ripanti.
Morituris è un film horror indipendente molto coraggioso che
sfida gli strali della censura esibendo la violenza con compiaciuto realismo,
come da tempo non vedevamo. Raffaele Picchio per la sua opera prima prende
come punto di partenza il cinema exploitation
anni Settanta - Ottanta, cose come Non
violentate Jennifer, ma indirettamente anche L’ultima casa a sinistra e Cannibal
Holocaust.
In breve la trama. Tre ragazzi rimorchiamo due
ragazze e le invitano a un fantomatico rave
party in un bosco. In realtà è tutto un trucco per approfittare di loro,
violentarle e torturarle fino alla morte. Ma il bosco è abitato da oscure
presenze, gladiatori d’una città perduta che si risvegliano e compiono una singolare
giustizia a suon di crocifissioni.
Un film cattivo, spietato, per niente consolatorio, la
rappresentazione di un male capace di portare soltanto un male maggiore,
introdotto da un filmino in superotto stile Strega di Blair e Cannibal
Holocaust che mostra un eccidio familiare nel bosco degli orrori.
Morituris viene girato per due mesi in un bosco dalle parti
di Roma, con la macchina a mano, riprendendo tutte le suggestioni della
notte, l’atmosfera di una città morta infestata da gladiatori zombi. Il film
parte lento, dialoghi impostati, recitazione carente, una sequenza in auto
che ricorda la prima mezz’ora di In
the Market, lunga e ridondante. Si entra nel vivo quando la storia si
trasforma in un torture-porn con allucinanti
sequenze di stupro, credibili e ben realizzate.
L’attore più perverso è
Giuseppe Nitti che trova una buona intesa con Desirèe Giorgetti e realizza
un’indimenticabile sequenza di violenza carnale, a tratti esplicita, in altri
frangenti raccontata grazie agli occhi spiritati della ragazza. Sono queste le
sequenze che hanno scandalizzato i censori, oltre a una scena girata in
interni che vede un sadico torturatore inserire un topolino nella vulva della
vittima. Il film doveva essere distribuito a partire dal 19 novembre 2012,
ma la Commissione di Revisione Cinematografica ha negato il nulla osta.
La motivazione
è allucinante, più delle sequenze incriminate, perché dopo quattordici anni
si torna a parlare di “offesa al buon costume”, visto che “gli atti di
violenza e di perversione sulle donne, sono motivati dal gusto della
sopraffazione e dall’ebbrezza della propria forza rafforzata dal consumo di
alcol e droga”. La Commissione aggiunge: “I giustizieri si accaniscono sia sui ragazzi, rei di violenza e
sadismo, sia sulle ragazze vittime dei loro carnefici. Infine, negli atti di
perversa violenza viene impiegato un topolino come un oggetto sessuale”. La Commissione
giudica la pellicola “un saggio di perversità e sadismo gratuiti”.
Il film
viene pubblicato in DVD in Francia, Finlandia, Danimarca, Giappone e in
Germania (censurato). In Italia esce il 18 febbraio 2014 per la Sinister
Film. Siamo contrari da sempre a ogni tipo di censura, perché una pellicola
destinata a un pubblico adulto non deve essere giudicata da un punto di vista
morale ma tecnico - estetico.
Morituris
presenta carenze di sceneggiatura e una fotografia discutibile, ma grandi
effetti speciali di Sergio Stivaletti che riportano all’artigianato anni
Settanta - Ottanta, tra calchi di gesso, crani modellati sui volti dei
protagonisti, marmellata per ricreare pelli smembrate, trucco mirabile per
realizzare i gladiatori. Digitale poco o niente, per fortuna. Al critico non
può interessare se i protagonisti sono personaggi negativi, sadici razzisti dediti
ad alcol e cocaina, perché tutto fa parte della rappresentazione del male e
chi decide di vedere Morituris sa cosa
l’attende. Le scene di stupro sono credibili, le soggettive dei gladiatori
come presenze demoniache inquietanti, le sequenze che vedono la crocifissione
dei cinque ragazzi macabre al punto giusto, le flagellazioni e le decapitazioni
realistiche. Difetti evidenti la mancanza di tensione narrativa, la
ripetitività delle situazioni, la carenza di storia, una fotografia troppo
scura che spreca i mirabili effetti speciali di Stivaletti.
Morituris è un film che rifiuta le mezze misure, mostra la
violenza al cento per cento, non lascia niente all’immaginazione, proprio
come la vecchia exploitation tanto
cara al regista, che cita pure la strage del Circeo. I tre personaggi
maschili sono antipatici, ragazzi borderline,
rappresentano l’ipocrisia, la rabbia dei coatti, la consapevolezza del male.
Picchio giustifica la scelta fotografica, afferma di aver voluto una
rappresentazione realistica del bosco di notte, ma se riguarda il girato si
deve rendere conto - perché sembra un ragazzo intelligente - che spesso lo
spettatore si perde le sequenze migliori. Tre toni di fotografia, per gli
interni un caldo rosso acceso, per gli esterni uno spettrale azzurro tendente
al nero, quando scoppia il male un rosso fuoco, per le violenze il buio del
bosco di notte. I gladiatori zombi sono dei singolari giustizieri senza
morale, dispensano il male assoluto che non guarda in faccia a nessuno, che
sfocia improvviso e supera il sadismo agghiacciante dei persecutori. Un’incoraggiante
opera prima, pur con i limiti che abbiamo cercato di mettere in evidenza.
Picchio può fare di meglio, anche perché mostra di non badare ai
moralisti.
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giovedì 10 luglio 2014
Morituris (2011)
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